lunedì 19 dicembre 2022

“Le luci ebbre”: la poesia di Cristina Biolcati


“La poesia, nel passato, era al centro della nostra società, ma con la modernità si è ritirata ai suoi margini. Io penso che l'esilio della poesia sia anche l'esilio del meglio del genere umano.” Octavio Paz

Dicembre è arrivato e anche quest’anno volge al termine.

Il Natale è alle porte e tutti abbiamo negli occhi le luci degli alberi e delle decorazioni natalizie. Ma non è solo questo, è anche una malinconia che ci pervade in maniera quasi inspiegabile.

È forse il periodo dell’anno più complicato, quello durante il quale i pensieri, non sempre positivi, riemergono, e la tristezza tenta di avvolgerci senza che noi possiamo farci qualcosa.

Ma è anche quello nel quale la speranza si fa viva ed è ad essa che ci appigliamo per qualcosa di migliore e un pizzico di meritata serenità.

“Le luci ebbre” è la poesia natalizia di Cristina Biolcati che ancora una volta ringrazio.

Versi potenti che dalla ruvidezza sfociano in delicato amore 

Cristina Biolcati
Cristina Biolcati, scrittrice e poetessa ferrarese e padovana d’adozione, da anni ormai ci fa sognare e riflettere con i suoi racconti e con le sue liriche (per e con entrambi si è aggiudicata numerosi premi letterari); di recente abbiamo potuto leggere il suo primo romanzo thriller “Le congetture di Bonelli” (Delos Digital), ad inizio estate l’abbiamo ritrovata nel racconto breve “Al riparo dai sogni” (Officina Milena, per la nuova collana Milena in love), ne “Il castigo dell’acqua” (il cui ricavato va a sostenere “Sorriso in viaggio”, associazione che supporta i bambini malati e le famiglie che devono affrontare spese di viaggio e assisterli nei continui spostamenti per le visite specialistiche), nel nuovo romanzo breve “Il suono delle sue ferite” (Delos Digital Passport) e nel thriller "Una mano negli abissi" (Delos Digital Crime). 

A ciascuno la propria interpretazione e... Buone Feste a tutte e tutti!

 

A Natale, colmeremo la fame di colori,

col maglioncino rosso e blu.

Sarà bello. Un manto di neve sui fiori

vorticherà nella sfera di vetro.

Tu fingerai di non vedere la notte

allungare le sue ombre di morte,

coi lupi neri alle porte che sostano

però non chiedono di entrare.

E poi allora sentirai un tocco,

come ruvida carezza scalfita.

Girerai la testa, ebbra di festa,

ignorando la bestia che ululava.

Come saggia protesta scorderai

di avere odiato i colori cupi.

Fra il rosa, il celeste e il giallo

riconoscerai quel tenue avvallo

che ti ha fatto arretrare.

Son tutte belle le luci, amore mio,

non temere. Gioia può esserci

anche in un temporale.




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