lunedì 15 maggio 2023

Il libro nipponico del mese di Serena Lavezzi: “L’uomo che voleva uccidermi” di Yoshida Shūichi


“La vita è una danza nel cratere di un vulcano: erutterà, ma non sappiamo quando.” Mishima Yukio

Maggio il mese delle rose, il mese che ci introduce alle giornate più calde e con esse la voglia di trascorrere più tempo all’aperto. Perché non portarsi un bel libro e goderne in mezzo alla natura?

Serena Lavezzi
Questo mese tra le vostre letture ci potrebbe essere un bel libro nipponico come “L’uomo che voleva uccidermi” di Yoshida Shūichi; un thriller ricco di suspence e con un intreccio piuttosto complesso che viene sciolto solamente alla fine e in maniera del tutto inaspettata.

A consigliarci questo quarto libro del 2023, per la rubrica Il libro nipponico del mese, è sempre la nostra Serena Lavezzi, scrittrice piemontese autrice di diversi romanzi e saggi ambientati in Giappone e nell’Asia orientale, colei che gestisce un ProfiloInstagram sempre ricco di attività e che di recente si è arricchito grazie ad un Gruppo di Lettura, che si riunisce una volta al mese, dedicato al Giappone.

Attenzione: per mantenere l’atmosfera della cultura giapponese Serena Lavezzi ha scelto di mantenere l’ordine cognome – nome anziché adattarlo all’uso italiano.

 

BREVE TRAMA: “L’uomo che voleva uccidermi” è un romanzo corale, dove varie voci si intersecano e sovrappongono allontanandoci sempre più dalla verità finale. Ci ritroviamo così a rincorrere il colpevole senza sosta, sempre più confusi. Sulla statale 263 che collega Fukuoka a Saga, all’altezza del valico di Mitsuse, viene ritrovato il cadavere della giovane Ishibashi Yoshino, impiegata in un’agenzia assicurativa di Fukuoka. La ragazza aveva passato la serata con le amiche, confidando loro che aveva un appuntamento al parco cittadino con il suo fidanzato Masuo. Qualche capitolo più tardi scopriamo che in realtà l’incontro era con qualcun altro, un tale conosciuto su un sito di appuntamenti, Shimizu Yuchi. Ma quale è la verità? Chi ha incontrato davvero Yoshino? E chi l’ha portata fino al valico per ucciderla a sangue freddo? Perché sia Masuo che Yuichi continuano a scappare? Chi è la donna sconosciuta che accompagna quest’ultimo? Tutti gli indagati paiono nascondersi e l’indagine si ferma a un punto morto. Uno dopo l’altro conosciamo tutte le persone coinvolte e nessuna pare dirci la verità fino in fondo, ogni personaggio ci racconta la sua versione dei fatti, apparentemente in contrasto con quella di tutti gli altri. Si dipana così una storia difficile da comprendere e dal finale inaspettato.  

PERCHÉ DOVRESTI LEGGERLO: la trama è interessante e lo svolgimento per nulla banale, il tutto avvolto da una solida struttura narrativa e uno stile di scrittura semplice e rapido, direi disincantato e parco di lunghe descrizioni. 

CURIOSITÀ SULL’AUTORE: ha iniziato i suoi studi presso la facoltà di economia, per poi dedicarsi interamente alla scrittura con il suo primo romanzo del 1997. Da molti dei suoi libri sono stati tratti film.   

 


TITOLO:
L’UOMO CHE VOLEVA UCCIDERMI

AUTORE: YOSHIDA SHŪICHI (1968, Nagasaki)

CASA EDITRICE: FELTRINELLI

N° PAGINE: 366

ANNO PUBBLICAZIONE: 2019

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PREZZO CARTACEO: € 9,40 

PREZZO E-BOOK: € 6,99






venerdì 12 maggio 2023

“Il prezzo da pagare” di Paolo Pedote: un intrigante giallo tra casualità e agghiaccianti retroscena domestici

Il prezzo da pagare, Paolo Pedote

“La domanda di Katia rimase sospesa nell’aria. Liliana si accorse di un’ombra nel corridoio, riflessa nello specchio all’angolo. L’orco era vicino alla porta. Liliana si alzò e uscì dalla stanza. Appena se lo trovò davanti, lo fissò con disgusto.”

Silvio Cattellan è un criminologo che per puro caso si trova ad assistere alla morte di un uomo. Le cause dovrebbero essere naturali ma Silvio ha visto qualcosa che gli fa pensare che le cose non siano andate in maniera così semplice: forse quell’uomo cercava con gli occhi il suo aiuto e lui non ha fatto niente. E ora le scelte sono due: fare finta di niente o denunciare le sue perplessità?

Ma Cattellan non può e non vuole soffermarsi alla prima impressione e comincia ad indagare sulla moglie che sembra voler chiudere la faccenda del marito troppo velocemente. 

Ad avvalorare tale ipotesi la collaboratrice domestica che descrive la signora come avida e desiderosa di appropriarsi dei soldi del marito. Ma qualcosa ancora non torna e Cattellan è deciso ad arrivare fino alla fine.

“Il prezzo da pagare” (Todaro Editore, collana I Gechi, 2022) è il nuovo racconto lungo del milanese Paolo Pedote, un bel giallo che intriga dalla prima all’ultima parola.

Tutto nasce da un incontro fortuito, da uno scambio di sguardi che rimane impresso nel criminologo che indaga su tale vicenda. Ma si sa, ciò che gli altri vedono non sempre corrisponde a realtà e in pochi sanno cosa accade all’interno di una casa, di una famiglia.

“Poco dopo una sirena incendiò il silenzio, più cattiva di una vespa, e anche quel sibilo pungente l’aveva fatta agitare. Era così forte che lo percepì come un presagio, un presagio per tutto quello che sarebbe successo.”

Paolo Pedote
La realtà è a volte molto più aspra di quanto avremo immaginato e ciò che avviene da tempo in casa di Liliana non ha niente di idilliaco, a pagarne le spese anche la figlia Katia e quando ci sono figli di mezzo le madri si scoprono capaci di qualunque cosa.

Ciò che accade nel presente si incrocia con i fatti passati ma ogni immagine è vivida e queste, insieme alla scrittura accattivante dell’autore Paolo Pedote, rendono il racconto godibile e amabile in ogni suo aspetto.

E noi indaghiamo con lui, con curiosità, esaminando ogni dettaglio, rievocando simili vecchi fatti di cronaca, e sperando che quanto intuito non si riveli essere realtà. 

E infine il dilemma più grande: restare umani e agire seconda questa o andare oltre e assecondare quella che talvolta viene ritenuta giustizia?

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mercoledì 10 maggio 2023

“Gli unici indiani buoni” di Stephen Graham Jones: un inquietante horror tra wapiti in cerca di rivalsa e isolate riserve indiane

Gli unici indiani buoni, Stephen Graham Jones

“E a muoversi lì come un’immagine residua, come se fosse rimasta indietro e cercasse di scivolare via senza farsi vedere, è sicuro al novanta per cento che ci sia l’ombra di una persona stagliata contro la parete. Un’ombra sottile, solo per un istante. Una donna con una testa non umana. Troppo pesante, troppo lunga. Quando l’ombra si volta come per imprimerlo nei suoi occhi spalancati, lui alza la mano per ostruirle la vista, per nascondersi, ma è troppo tardi. È troppo tardi da circa dieci anni ormai. Da quando ha premuto quel grilletto.”

Lewis, Gabe, Ricky e Cassidy sono quattro giovani indiani cresciuti insieme in una riserva al confine con il Canada. Il loro legame è forte ma viene spezzato dalla morte di Ricky, coinvolto in una lite tra ubriachi fuori da un bar. O almeno questo è ciò che dice la versione ufficiale. 

Il tempo continua però a scorrere per gli altri tre e nonostante non smettano di chiedersi cosa sia accaduto in realtà proseguono le loro vite e tentano di integrarsi in una società differente dalla loro, quella dei bianchi. Poi, un giorno, Lewis vede sfarfallare la luce di un faretto nel soggiorno di casa sua, sale sulla scala per tentare di ripararlo e intravede un’ombra, una donna con una testa non umana

Chi o cosa è? E cosa vuole da lui? Un orribile presentimento si fa strada nella sua testa: e se avesse a che fare con quella battuta di caccia di tanti anni prima finita male? Ma cosa accadde realmente quella notte? Forse qualcuno o qualcosa li perseguita? E cosa vuole dai quattro amici?

“Gli unici indiani buoni” (Fazi Editore, maggio 2023, traduzione di Giuseppe Marano) è il penultimo romanzo, il primo tradotto in Italia, del nativo americano, appartenente alla tribù dei Piedi Neri, nato in Texas, Stephen Graham Jones. Grandissimo successo di pubblico e critica in patria, ha vinto, fra gli altri, gli ambiti Shirley Jackson Award e il Bram Stoker Award.

Un romanzo che ci catapulta in un incubo, quello di quattro uomini consapevoli di aver fatto
qualcosa di sbagliato nel loro passato, le loro origini e tradizioni parlano chiaro, prima o poi dovranno pagare per tutto quanto.

Umorismo e scene strazianti e sanguinolente si alternano ma nello sfondo sempre le tradizioni e le usanze degli Indiani d’America tra le difficoltà del presente e il tentativo di allontanarsi da cattive strade. Proprio quest’ultimo aspetto fa de “Gli unici indiani buoni” un romanzo così particolare e a rendere la storia ancora più spaventosa sono il razzismo nei confronti degli indiani che ancora abitano nelle riserve e la dicotomia bianchi-indiani che non può mai essere perdonata né dimenticata.

Stephen Graham Jones

Impossibile non intravedere le atmosfere dei romanzi di Louise Endrich (indiana Chippewa) e i dilemmi dei giovani protagonisti di Reservation Dogs (serie televisiva statunitense creata da Taika Waititi e Sterlin Harjo); in entrambi le origini indiane sono fondamentali ma appare complicato ricordare quanto è stato tramandato dagli anziani e quanto è stato raccontato e rielaborato in maniera non sempre corretta.

Restare legati al passato o dimenticare tutto per immergersi in una cultura differente, in un territorio nuovo, nonostante tutto e tutti? La penseranno allo stesso modo i wapiti co-protagonisti della storia?

“Per lei è stato magico quel giorno, in classe, aprire una nuova pagina bianca del suo quaderno, il libro mastro dei giorni nostri. Se lo immaginò in un museo, si figurò perfino una classe di studenti della prima media che un giorno sarebbero andati in processione alla teca di vetro, per vedere come facevano gli antichi, ai tempi in cui i quaderni per gli appunti si trovavano ovunque, in quella manciata d’anni in cui gli indiani avevano solo riserve, prima di riprendersi tutta l’America.”

Diverse generazioni si avvicendano, tutte con i loro vuoti esistenziali, i passati e i presenti nelle riserve (a rappresentare tutto ciò che rimane degli indiani d’America) e da romanzo horror si trasforma in formazione, poi in giallo e infine in un’angosciosa rincorsa che potrebbe non avere mai fine.

“Gli unici indiani buoni” è un viaggio tra inconscio, illusione, realtà, vendetta e paura, un romanzo scritto con maestria che ci ricorda la supremazia della natura e le realtà scomode del nostro presente.

E Stephen King aveva ragione, assisterete alla più terrificante partita di basket della storia!

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