giovedì 23 aprile 2020

“L’evento” di Annie Ernaux: un inno alla femminilità tra aborti clandestini e maschilismo radicato

L'evento, Annie Ernaux
“Può darsi che un racconto come questo provochi irritazione, o repulsione, che sia tacciato di cattivo gusto. Aver vissuto una cosa, qualsiasi cosa, conferisce il diritto inalienabile di scriverla. Non ci sono verità inferiori. E se non andassi fino in fondo nel riferire questa esperienza contribuirei a oscurare la realtà delle donne, schierandomi dalla parte della dominazione maschile del mondo.”
Avete mai letto niente di Annie Ernaux? Parlo della scrittrice francese, ancora vivente, autrice, tra gli altri, de “Gli anni” con il quale ha vinto numerosi premi letterari (Marguerite Duras, François Mauriac, del Prix de la langue française, Premio Strega europeo 2016).

La sua è una scrittura davvero particolare, o meglio particolare è ciò che scrive, con quella mescolanza di autobiografia e fatti storici che la rendono unica nel suo genere. La sua passione per la sociologia incontra in maniera così naturale le esperienze personali e riportare queste ultime su carta diventa quasi un obbligo, una necessità o, in ogni caso, questo è ciò che il lettore percepisce.

“L’evento” (L’orma Editore, novembre 2019, traduzione di Lorenzo Flabbi) racconta di un aborto, il suo.

Era la fine del 1963, in quella Francia nella quale abortire era ancora illegale e anche solo nominare quella parola era considerato reato. Lei ha poco più di 23 anni, il padre del bambino è interessato a ben altro, per quanto finga per un po’ di essere presente.  

Cosa le rimane se non affidarsi a qualcuno che pratichi aborti clandestini? Anche questo non è così semplice e il percorso sarà lungo, impegnativo e doloroso.

Quella che ci offre Annie Ernaux è una cronaca quasi tangibile di ciò che accadde alla ragazza, la strada permeata di momenti di solitudine, di vicinanza da parte di una compagna di studi, di ricerca di un coraggio che non poteva mancare.

Ci ritroviamo immersi in una situazione quasi assurda, ma più reale di quanto potremmo mai
immaginare, in compagnia di una ragazza che deve sbrigarsela da sola e che dimostra una caparbietà non usuale.

Non solo deve combattere per un diritto che in quegli anni non era ancora tale ma deve farlo anche contro un mondo maschilista rafforzato dalla differenza di classi sociali, se così possono essere definite.

Paradossale il momento nel quale il medico si rende conto che quella ragazza è una studentessa universitaria, come lo era stato lui fino a pochi anni prima, e che merita quindi un trattamento privilegiato rispetto alle altre povere ignoranti ricoverate nella stessa struttura.

“E, come al solito, era impossibile determinare se l’aborto era proibito perché era un male o se era un male perché era proibito. Si giudicava in base alla legge, non si giudicava la legge.”

“L’evento” è la voce cristallina di una donna consapevole e risoluta che parla a uomini e donne per raccontare loro dei fatti storici ancora realtà in diversi Paesi del mondo.

È un lungo percorso che dal buio iniziale sfocia verso la luce, un ritorno alla vita che non pretende di essere giudicato ma che ha come intento quello di far riflettere e di andare oltre il mondo maschilista e bigotto che ancora oggi ci circonda.

Agghiaccianti i fatti e il racconto di come l’aborto è stato praticato ma ancora più agghiacciante è la consapevolezza che quella società degli anni Sessanta francese a volte non è così lontana da quella che stiamo vivendo ora.

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martedì 14 aprile 2020

“Succede in biblioteca” di Claudia Bocciardi: misteri, frustrazioni, soddisfazioni, rischi e ironia dei bibliotecari

Succede in biblioteca, Claudia Bocciardi

“Siete mai entrati negli sgabuzzini dei bibliotecari? Tutta questa sinfonia ha il suo culmine nel ‘bip’ dell’allarme inserito alla chiusura. È allora che cominciano, nel silenzio, le voci dei libri.”

Sono sempre stata una frequentatrice di biblioteche ma nell'ultimo anno, dopo aver scoperto la rete comunale e provinciale, e avendo una biblioteca proprio sotto casa, lo sono diventata ancora di più.  
 
Non potevo quindi non essere incuriosita da un libro con questo titolo, del quale sono venuta a conoscenza tramite i consigli di Piero Dorfles a Per un pugno di libri.

“Succede in biblioteca” (febbraio 2020) è pubblicato da Editrice Bibliografica, casa editrice nata nel 1974, la cui produzione si indirizza fin dagli esordi agli operatori del settore editoriale, della comunicazione e della ricerca, con una particolare attenzione per il mondo delle biblioteche.

L’autrice di questo delizioso libercolo di poco più di cento pagine è Claudia Bocciardi, da anni bibliotecaria presso il Sistema Bibliotecario Urbano della sua città e, tra le altre cose, collaboratrice con l’autorevole rivista di settore “Biblioteche oggi” per la quale cura la rubrica “Succede in biblioteca”.

È proprio da quest’ultima che nasce l’omonimo libro, pagine ricche di ironia nelle quali si racconta cosa accade quotidianamente in biblioteca e cosa accade ai bibliotecari.

“Vallo a spiegare che i libri, sì li legge, ma che il bibliotecario fa anche dell’altro! Un mestiere avvolto da un’aura di mistero, una professione oscura.”

Non ci è dato sapere se ogni cosa riportata sia frutto di esperienze reali ma poco importa. Ciò che importa è che a parlare è una bibliotecaria che ogni giorno svolge il suo lavoro con passione e con curiosità.

La curiosità nei confronti di ciò che potrà accadere, di chi potrà incontrare, dei nuovi dispositivi e delle nuove modalità di accesso; ma anche i timori relativi ai libri che periodicamente giungono da donatori che vogliono solo sbarazzarsi dei loro tomi, dei colleghi che vanno in pensione, di coloro che si portano la sedia da casa nel timore di non trovare posti a sedere.

“E se nonno Angelo, dalla sua, può anche ispirare tenerezza, quanti altri impenitenti scrittori della prima
Claudia Bocciardi
ora, improvvisati e pretenziosi bussano alla nostra porta! Hanno solitamente un ego smisurato che neanche Umberto Eco… Si riconoscono a una prima occhiata: dalla faccia, dalla posa, dalla prosopopea. Stressano i bibliotecari senza aver mai messo piede in biblioteca. Arrivano perorando la loro causa e alcuni di loro – udite, udite – si spacciano per scrittori, vantandosi di aver letto molto poco in vita loro.”

Ma non solo: ci sono gli stereotipi, gli aspiranti scrittori che propongo i loro scritti ai poveri bibliotecari, gli interminabili corsi di aggiornamento, i Pokémon nascosti tra i libri, i cataloghi cartacei, i rappresentanti di libri, gli innamoramenti in biblioteca, i pensionati e tanto altro.

Gioie e dolori dei bibliotecari, potremmo affermare. In effetti momenti di felicità e ottimismo si alternano a quelli più difficili e di sconforto, perché se pensavate che il bibliotecario si annoia o si limita a posizionare volumi sugli scaffali avete proprio sbagliato!

Lavorare in biblioteca è assistere ad un grande ed innominato esperimento sociale, è chiedersi perché di tanto in tanto qualcuno decida di censurare titoli bellissimi e importanti, è mostrare l’importanza delle biblioteche anche, e soprattutto, in questo periodo di emergenza sanitaria, è riflettere sull'importanza dei libri, veicoli verso mondi altri, senza i quali tutto ciò che abbiamo non esisterebbe. 

“La biblioteca è lo specchio dell’anima umano, della sua complessità e delle sue contraddizioni.”

“Succede in biblioteca” è un piccolo gioiello da divorare, sul (e con il) quale riflettere, indignarsi e sorridere, nulla da invidiare ai cosiddetti best sellers! 

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mercoledì 8 aprile 2020

“Una notte sull’alpe della luna” di Enrico Brizzi: un viaggio tra i boschi alla ricerca di sé


Una notte sull'alpe della luna, Enrico Brizzi

“Siamo alla fine di qualcosa e all’inizio di qualcos’altro, ma è ancora troppo presto per sapere cos’hanno significato gli anni della scuola oltre alle interrogazioni e ai compiti in classe, né ci è dato indovinare cosa sarà di noi in autunno. L’unica cosa che possiamo fare è procedere al riparo degli alberi felici, in silenzio come pellegrini diretti verso un santuario, o un oracolo, e sperare che il futuro non arrivi troppo in fretta.”
Era dai tempi di “Jack frusciante è uscito dal gruppo” che non leggevo qualcosa di Enrico Brizzi e quando ho saputo di questo ultimo romanzo, la cui trama è connessa agli alberi e la natura, mi sono detta che dovevo assolutamente leggerlo. 


“Una notte sull’alpe della luna” (Aboca, 2019) è la storia di tre amici, tre ragazzi che concluso l’esame di maturità decidono di andare insieme all’Arezzo Wave, il noto festival italiano di musica rock; arrivati nella città toscana si rendono conto che l’evento musicale si è già svolto e per una serie di vicissitudini si ritrovano a di raggiungere Rimini a piedi attraversando boschi e dormendo in tenda. Scoprono così l’Alpe della Luna, il gruppo montuoso dell’Appennino settentrionale che attraversa Toscana, Umbria e Marche. 


Quella che nasce come goliardata diventa un’esperienza quasi mistica, un viaggio a piedi durante il quale i ragazzi ripensano al loro passato e riflettono sull’imminente futuro, come se quella estate appena iniziata giungesse improvvisamente alla fine. 


“Il terzo giorno del nostro viaggio, Brando, Senzombra e io traversiamo il cuore della faggetta, ormai a nostro agio come animali. Risaliamo fra i tronchi dritti degli alberi felici la pista che corre lungo lo spartiacque, sostenuti dal sussurro del bosco, e i mille occhi che vegliano su di noi ci fanno sentire al sicuro, benvoluti dalle slanciate sentinelle della foresta.”


Gli alberi sono lo scenario di questo loro peregrinare, si lasciano avvolgere da essi come se
Enrico Brizzi
rappresentassero una sorta di protezione dall’ignoto, dalla paura di ciò che verrà. 


Tutto potrebbe accadere lì in mezzo e tutto ciò di cui parleranno è lì che resterà. 


Tre giorni speciali, i segnali della Via dei Contrabbandieri a mostrare loro la direzione, i cuori e i pensieri di tre ragazzi che si preparano ad uscire dall’adolescenza e si godono la scoperta libertà. 


Centododici pagine che scorrono rapidamente e in maniera piacevole, un viaggio nel passato ed un’immersione nella natura che sempre più dovremmo riscoprire per ritrovare noi stessi. 


La lettura perfetta per questo strano periodo che stiamo vivendo, per evadere dalle pareti di casa ed annusare il profumo degli alberi che presto potremo riabbracciare. 

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