venerdì 11 dicembre 2020

“La donna degli alberi” di Lorenzo Marone: un viaggio intimo nella natura tra le ferite dell’umanità

La donna degli alberi, Lorenzo Marone

“Lascio il mondo dei vincenti, di quelli che si sentono tali, il frastuono dei loro bolidi, la televisione dell’apparire, le cartacce per terra, l’auto davanti alla discesa dei disabili, il menefreghismo diffuso. Lascio l’idea che non ci si debba annoiare, e chi non mostra dubbi, chi non ha tempo per salutare, i ripetitori della telefonia mobile sui tetti.”

Lei è una donna come tante, con le sue ferite e le sue storie passate. 

Ha deciso di lasciare la città e andare sui monti per stare nella baita del padre dove i ricordi dell’infanzia sono rimasti al riparo. 

La montagna non è semplice e le stagioni si alternano con i loro pro e i loro contro. La vera padrona è la natura ed è da questa che si lascia trasportare e trascinare, i suoi ritmi la cullano e la riportano violentemente alla realtà, verso un’introspezione che lei non aveva mai avuto il coraggio di affrontare prima. 

La montagna le ricorda che la fuga non è mai la scelta giusta ma oltre alla durezza le dona anche dolcezza con lo Straniero, che vuole piantare nuovi abeti sul versante nord, con la Guaritrice, muta dalla nascita, con la Rossa, che gestisce la locanda del paese e con la Benefattrice che le rifocilla corpo e anima.

Le vere protagoniste di questa storia sono le donne in tutte le loro sfaccettature, donne consapevoli delle leggi della natura che si capiscono senza necessità di troppe parole. Di nessuno di loro conosciamo il nome ma non è questo ciò che conta, non sono i nomi, non è l’apparenza ma solo i fatti e il proprio vissuto.

“La donna degli alberi” (Feltrinelli, novembre 2020) è l’ultimo romanzo di Lorenzo Marone che ci ha abituato ormai da tempo alle emozioni forti.

Il periodo di incertezza nel quale stiamo vivendo ci avvicina ancora di più a questa storia, chi di noi non vorrebbe allontanarsi da tutto e tutto per ritrovarsi e trovare un punto di contatto con l’universo?

L’inverno nella montagna è il periodo buio della donna, quello più difficile per chiunque abbia una consapevolezza di sé e del mondo attorno.

“A volte l’equilibrio si rompe e nasce una stella.”
Lorenzo Marone

Il contatto con la natura è diventato ancora più importante ma generare un rispetto per essa non è cosa semplice. La donna lo impara a proprie spese e ne uscirà prima ferita e poi rafforzata per la vita presente e futura.

La solitudine le diventa amica ma alla fine la felicità è la meta, così come lo è per tutti noi.

“Mi sono separata dal lago attenta stavolta a non lasciare parte di me, se non le poche impronte che domani, o dopo, la notte cancellerà. Per ricordarmi che non siamo niente. E aiutarmi così a dare più valore a tutto.”

Le piante, gli animali, il verso di quel gufo sotto il pergolato della baia, la vicinanza del cane, la volpe che la scruta, ognuno di loro ha un’anima delicata da preservare.

“La donna degli alberi” è un cammino non semplice tra i monti, in mezzo ai boschi, alla ricerca di un qualcosa non semplice da codificare. 

È un Lorenzo Marone nuovo, differente da quello conosciuto nei precedenti romanzi, molto intimo, proiettato verso il femminile e verso ciò che è pura introspezione.

“Il Natale è un incontro con la memoria, ci porta a casa, inevitabilmente.”

Link per l'acquisto qui

lunedì 23 novembre 2020

“Il gatto che voleva salvare i libri” di Sosuke Natsukawa: il fascino delle librerie e l’amore per i libri

Il gatto che voleva salvare i libri, Sosuke Natsukawa

“E quindi Rintarō lo aveva accompagnato in silenzio fino alla fine. Dopodiché davanti a lui, oltre alla zia che lo guardava con espressione preoccupata, era rimasto quel negozio. Non che gli portasse dei debiti, ma quanto a valore non si poteva nemmeno considerare un’eredità. Si chiamava Libreria Natsuki, ed era un piccolo negozio di libri usati in un angolo della città.”

Rintarō, giovane ragazzo giapponese, ha sempre vissuto con il nonno e quando questo muore - il romanzo si apre con questo evento - la sua vita è come se si fermasse e lui si trovasse in una sorta di limbo nel quale lasciarsi trasportare inerme. 

Timido e schivo si è sempre definito un hikikomori e la libreria del nonno è stato l’unico luogo nel quale si sia sempre sentito sicuro e veramente se stesso. I libri sono da sempre il suo mondo e quando un giorno si presenta un gatto parlante che lo coinvolge in pericolose missioni con l’unico scopo di salvare i libri dalla loro scomparsa Rintarō pensa di sognare. Cosa deve fare ora? 

Seguire quello strano e irreale personaggio o seguire la zia in un’altra città lasciando la libreria al suo destino chiudendola per sempre?

“Non saranno i libri a percorrere la vita al posto tuo. Un avido lettore che si dimentica di camminare con le proprie gambe diventerà solo il voluminoso dizionario di un sapere obsoleto. Niente di più che un pezzo di antiquariato che non servirà a nulla a meno che qualcuno non lo apra.”

“Il gatto che voleva salvare i libri” (Mondadori, 2020, traduzione di Bruno Forzan) è il secondo bellissimo romanzo del medico giapponese Sosuke Natsukawa.

L’inizio è bellissimo ed è impossibile non voler andare oltre per scoprire cosa è accaduto dopo il fatto iniziale e che fine farà la libreria del nonno.

Realtà e magia si fondono in un romanzo che ha come protagonisti i libri in ogni loro eccezione. Libri di ogni genere, forma, libri antichi e libri contemporanei.

I labirinti che Rintarō e il gatto attraversano ci portano tra coloro che i libri non sempre li amano, talvolta vorrebbero trasformarli in forme insensate o preferirebbero concentrarsi su altre forme di diffusione del sapere. Le riflessioni che si aprono sono davvero tante e tutte attuali e più che mai reali.

“Se ti limiti a leggere libri in modo così frenetico, non si
amplierà per questo il mondo a te visibile. Per quante conoscenze tu riesca a inculcarti, se non pensi con la tua testa e non cammini con le tue gambe tutto rimarrà solo qualcosa di preso inutilmente a prestito.”

Rintarō che tanto ancora ha da imparare scopre che la sua passione va oltre la semplice

Sosuke Natsukawa
lettura di un libro, si rende conto che salvare i libri significa salvare l’umanità.

Ogni libro racchiude una propria anima ed è questa che va preservata e fatta conoscere al mondo intero.

“Al giorno d’oggi diminuiscono sempre più le occasioni di avere un contatto diretto con i libri, è raro che gli venga dedicata attenzione, e così anche la loro anima si va via via perdendo. Ma c’è ancora qualcuno che li ama dal profondo del cuore e ascolta la loro voce, come te e tuo nonno prima di te.”

Rintarō scopre inoltre che leggere e amare i libri non equivale necessariamente ad isolarsi dal mondo ed una compagna di classe le farà anche scoprire l’amicizia con la A maiuscola.

“Quello spazio creato dal nonno era un’importante oasi di ristoro anche per un hikikomori come il nipote, e Rintarō, che a scuola non si sentiva a proprio agio in nessun posto, si rintanava qui a leggere. All’inizio sceglieva i libri a caso, ma poi ci si appassionava e li divorava avidamente. Lo considerava insomma il suo rifugio, un santuario dove trovare protezione.”

“Il gatto che voleva salvare i libri” ci ricorda l’importanza delle librerie indipendenti, dei librai e dei libri al loro interno ed è ricca di frasi belle e importanti da ricordare.

Ogni libro porta con sé un mondo ed ogni mondo è una visione verso l’altro, verso la condivisione, verso l’infinito delle storie e verso la magia più bella che sia mai stata creata.

Link per l'acquisto qui


lunedì 16 novembre 2020

“Dimmi che non può finire” di Simona Sparaco: un viaggio spirituale al femminile alla ricerca del proprio cammino

Dimmi che non può finire, Simona Sparaco

“I numeri mi stavano tradendo, e non ero disposta ad accettarlo. Mi ero sempre lamentata, ma in realtà – proprio come una supereroina – non volevo perdere il mio potere. Quello che mi rendeva unica. Soprattutto, dopo aver inscenato uno psicodramma lungo un mese, fatto di fughe, ritorni, bugie, volevo aver ragione. A dire il vero, io volevo sempre avere ragione.” 

La nostra vita è circondata da numeri, dalla nostra data di nascita ai giorni che si susseguono sul calendario, da quelli che studiamo a scuola a quelli che vediamo ovunque ci giriamo. Ma se questi divenissero fonte di ossessione

È ciò che accade ad Amanda, quasi trentenne, che fin da piccola considera i numeri come rivelazione di ciò che le capiterà. 

Lei crede che le cifre le indichino la fine dei suoi momenti di felicità e per evitare il peggio preferisce giocare in difesa ed interrompere per tempo qualunque cosa, a discapito della sua vita. 

Abbandonato il lavoro nella redazione di un noto quiz televisivo decide di accettare di occuparsi di un bambino di sette anni; i bambini non le piacciono e qualora dovesse interrompere anche questo impiego il dispiacere non sarebbe poi così grande. Non ha però tenuto conto del fatto che questo bambino le somiglia, le cambierà la vita e soprattutto trasformerà il suo modo di pensare e vedere le cose. E chissà che anche il padre del bambino non possa fare la sua parte…

“Dimmi che non può finire” (Einaudi, ottobre 2020) è il nuovo romanzo di Simona Sparaco, un nuovo viaggio tra le emozioni che tiene incollati alle pagine dall’inizio alla fine.

Amanda è una donna in crisi a causa di un passato e di un presente non semplici. Le vicende della vita l’hanno portata ad essere diffidente e ad affidarsi ai numeri come unico rifugio di salvezza. Quando qualcosa di positivo le capita crede che la durata sarà breve e la felicità è per lei una meta inaccessibile. Il rischio non rientra tra le possibilità ma potrebbe essere l’unica scelta in grado di mostrarle una prospettiva differente.

Simona Sparaco

E poi c’è l’amore, anche questo sempre definito da una precisa data di scadenza. Ma se fosse l’ora di lasciarsi andare e non pensare più a nulla?

“Poi osservai il mio nuovo compagno di banco: costretto a mangiare qualcosa che non gli piaceva, ferito anche lui dalla vita, con un padre assente, una madre morta, una nonna anaffettiva e una domestica di pietra; un innocente innamorato di un’orribile femmina che presto lo avrebbe fatto soffrire. Quel bambino era la cosa più vicina alla versione aggiornata di me che io avessi mai incontrato prima.”

“Dimmi che non può finire” racconta vite reali, mostra il rovescio della medaglia – la ricchezza materiale non significa nulla – ma soprattutto è l’immagine di una donna in evoluzione, una donna sola e smarrita tra le fatiche quotidiane che scoprirà le sue potenzialità e dopo un percorso molto intimo e doloroso si renderà conto di meritare ogni cosa, nel presente e nel futuro.

Bello, divertente, commovente, profondamente attuale e reale.

Link per l'acquisto qui

lunedì 9 novembre 2020

“Il viaggio di Halla” di Naomi Mitchison: il cammino di una giovane donna tra draghi, mitologia norrena e umanità


Il viaggio di Halla, Naomi Mitchinson
“D’estate la Montagna del Drago era bollente e afosa e la Brughiera Arida era ispida per passeggiare. Ma d’inverno tutto era ricoperto di neve e la straordinaria aurora boreale stendeva fra terra e cielo una cortina di bagliori luccicanti oppure improvvisava una danza sui trampoli intorno alla Stella Polare.”

Naomi Mitchison (1897–1999), è stata una scrittrice, poetessa e saggista scozzese che visse tra letteratura (non a caso fu grande amica e lettrice di J.R.R. Tolkien), scienza (scienziati erano sia il padre che il fratello) e politica e grande fu il suo impegno nella difesa dei diritti civili (aderì, in particolare, alle cause del socialismo e del femminismo, battendosi in favore della liberazione sessuale e dell’aborto).

Le sua passioni furono la poesia, i fantasy che si intrecciavano alla mitologia, i libri storici e quelli di fantascienza. Ne scrisse numerosi, insieme a saggi e biografie, ma non ottenne il successo e l’attenzione che avrebbe meritato.

“Il viaggio di Halla” (Fazi Editore, novembre 2020) pubblicato nel Regno Unito nel 1952, è considerato oggi un classico della letteratura fantasy del Novecento e per la prima volta abbiamo la fortuna di leggerlo in italiano grazie alla traduzione di Donatella Rizzati.

Protagonista di questa incantevole storia è Halla, figlia di un re che decide di abbandonarla nei boschi. La balia, che non ha il cuore di lasciarla così, si trasforma in orso ed è dagli orsi che viene accudita nei primi anni di vita per poi essere cresciuta dai draghi sulle montagne rocciose. La vita dei draghi non è mai stata semplice e viene messa continuamente in pericolo dagli esseri umani, dagli eroi. 

Odino dall’altro vede tutto e tutti e offre ad Halla una possibilità di scelta: vivere come i draghi e trascorrere la vita ad accumulare tesori, o viaggiare leggera il mondo dandole la possibilità di conoscere gli uomini. Halla è una giovane donna che del mondo conosce ben poco e il suo viaggio la porterà alla scoperta di luoghi antichi, religioni sconosciute, usanze discutibili e nuovi linguaggi, sia umani che animali. Conoscerà umani degni di nota e altri che non meritano di vivere. Tarkan Der le entrerà nel cuore ma non sarà un punto di arrivo.

Naomi Mitchinson

“C’erano troppi eroi e razziatori in giro, gente che cercava qualsiasi cosa su cui potesse mettere le mani, figli cadetti di grandi uomini, con sangue nobile nelle vene, senza dubbio, ma privi di pazienza o di onestà, che si trasformavano in scellerati e violenti se non ottenevano tutto quello che volevano.”

“Il viaggio di Halla” è una bellissima favola con la quale Naomi Mitchison ci accompagna tenendo per mano da una parte Halla e dall’altro i lettori incantati.

Conosciamo Halla in fasce e la lasciamo adulta e consapevole di innumerevoli fatti ed emozioni per tempo ignorati. Ma è un bene che Halla abbia compiuto questo viaggio? Forse sarebbe stato meglio che proseguisse la sua esistenza tra i draghi combattendo contro gli eroi?

Quella di Halla è una storia di formazione senza tempo ricca di riflessioni su ciò che significa davvero la parola umanità e sulla tolleranza tra popoli e religioni.

“Era una cosa che ti faceva chiedere a che punto stesse arrivando il mondo. Ti faceva sospettare di umanità chiunque incontrassi.”

Ed è proprio l’umanità il perno centrale del romanzo: Halla ha vissuto tra gli animali e ha assimilato le loro abitudini perlopiù istintive e solo quando si ritrova lei stessa tra gli uomini impara a conoscere il mondo, il suo passato e il suo futuro.

“Il viaggio di Halla” è bellissimo, coinvolgente, magico, toccante e disarmante.

L’occasione perfetta per andare lontano con la mente verso luoghi incantati e realtà non troppo lontane dalla nostra.

Link per l'acquisto qui

lunedì 2 novembre 2020

“Sul filo dell’acqua” di Sara Rattaro: un omaggio a Genova tra vita, morte e amore imperterriti



“Attraversi il corridoio grazie alla poca luca che filtra dalle finestre. Poi li vedi. Sono in tre e due di loro sono in divisa. Da quel momento inizi ad annegare anche tu. Sprofondi lentamente fino a toccare il fondo, il momento in cui dovrai dirlo a tuo figlio.”

Dimenticare quel 4 novembre 2011 non è semplice, è ancora meno lo è per i genovesi che lo vissero in prima persona. La Genova ferita che ha sempre la forza di rialzarsi, la Genova di Sara Rattaro che ha deciso di omaggiarla con un romanzo toccante che vede protagonisti donne e uomini che, come in una catena umana di salvezza, hanno vissuto quella giornata, e la vita precedente, in maniera differente ma con alcuni punti di contatto.

Giulia osservò la piena irrompere nel negozio dei genitori e si salvarono per un pelo; Chiara era in auto bloccata e se non fossero arrivati i soccorritori chissà dove sarebbe ora; Angela non era in città ma non sapeva che anche lei avrebbe perso qualcosa di molto importante; Anna ha perso il marito che non potrà più mettere il suo coraggio al servizio degli altri.

Un anno dopo le vite proseguono ma perdurano gli strascichi di quel terribile giorno.

Anna e Chiara si scontrano ma non hanno il tempo di parlare perché Giulia è a casa sua e sta per partorire. Andrea ha perso un amico ed Enea, vedovo ormai da anni, si ritrova a dover rinunciare ancora una volta ad un amore. Marco deve dire addio mentre Carlo trova Giulia… le vite di otto persone si intrecciano fino a chiudere un cerchio nel quale le cicatrici non potranno mai rimarginarsi.

“Infine torna la pioggia che ha portato via così tanto di me da far sembrare impossibile che io mi riesca ancora a muovere.”

“Sul filo dell’acqua” (Solferino, ottobre 2020) è un romanzo collettivo, non solo per gli otto protagonisti le cui storie Sara Rattaro ci racconta con passione, ma perché è presente l’intera Genova, con il suo passato doloroso, i suoi sacrifici, la sua forza che la fa sempre riemergere con orgoglio.

L’oscurità iniziale di ogni storia porta sempre verso la luce, vita e morte si susseguono e coesistono in un cerchio di scambi, emozioni, persone, amore.

“Forse quello significava innamorarsi: smettere di avere fretta di fare altro. Forse era questo che voleva dirmi mia sorella.”

L’acqua porta la morte ma è dall’acqua nasce la vita ed è attorno a questo elemento che tutto accade.

“Ho attraversato la strada e ho allungato la mano sul suo petto. La lana soffice sotto le mie dita è riuscita a scaldare tutto il mio corpo come se io fossi diventata capace di condurre calore, finalmente.”

Un bellissimo omaggio alla Genova ferita che puntualmente si rialza, amori intensi e complicati al contempo, storie così legate alla realtà da permettere al lettore di immedesimarcisi con facilità.

“Diversi mesi dopo, Genova fu ferita da una delle alluvioni più feroci della sua storia e tutti noi avremmo impiegato un po’ a ritornare alla normalità, ad accettare la fragilità della nostra terra e a smettere di piangere il sommozzatore morto quel pomeriggio mentre tentava di soccorrere una coppia.”

Ancora una volta Sara Rattaro ci trasporta nel suo mondo fatto di emozioni, ci fa sorridere e commuovere, ci racconta di un passato sempre presente e ci fa come al solito sognare.

Un unico difetto: anche questo, come i precedenti, si legge troppo velocemente!!

Link per l'acquisto qui


lunedì 17 agosto 2020

“Il ritorno della Regina. Le mie avventure con le api selvatiche” di Dave Gulson: alla scoperta dei bombi e del loro incredibile mondo

Il ritorno della Regina, Dave Goulson
“Se è una regina delle loro specie, allora cercano di afferrarla in volo e sottoporla a un entusiasmante assalto sessuale a mezz’aria. O’Neill ha scoperto le coppie spesso volavano via bloccate insieme e non poteva dire con certezza se si stessero accoppiando o meno. Fu in grado di osservare le coppie che si schiantavano a terra, ma nella maggior parte dei casi la femmina riusciva a scrollarsi di dosso o a scalciare via il maschio e a fuggire scappando nella fitta vegetazione.”
Parto col dire che sono sempre stata affascinata dagli insetti e adoro fotografarli, sebbene non sia sempre così semplice. Di recente ho poi scoperto che esiste una vasta bibliografia al riguardo ma non parlo di testi eruditi rivolti a studiosi (anche questi assolutamente importantissimi) ma di libri per gli appassionati non muniti di competenze scientifiche.

“Il ritorno della Regina. Le mie avventure con le api selvatiche” (Hoepli, giugno 2019, traduzione di Alfonso Lucifredi) è la storia di (e scritta da) Dave Goulson, professore di scienze naturali e ambientali all’Università del Sussex che nel 2006 ha fondato il Bumblebee Conservation Trust e che per la sua opera a difesa dei bombi e degli insetti in estinzione ha vinto nel 2010 il premio di innovatore sociale dell’anno assegnato dal Biology and Biotechnology Research Council.

Goulson ha coltivato fin da bambino la passione per gli insetti e il suo libro parte proprio con il racconto dei suoi esperimenti di bambino, le strategie per catturare insetti e animali di vario tipo, collezionarsi e conservarli nel migliore dei modi talvolta con esiti esilaranti o persino drammatici.

Poi la scoperta dei bombi ed in particolare l’interesse per il bombus subterraneus, una volta diffuso nel Kent ma poi, per una serie di vicissitudini, quasi scomparso e ritrovato nelle zone più selvagge della Nuova Zelanda. Goulson ha tentato (e non ha ancora abbandonato questo fine) di riportare i bombi in patria ma questo non è semplice come potrebbe sembrare.
Dave Goulson

Ma soprattutto Goulson con le sue parole ci fa capire quale sia l’importanza dei bombi per la natura e per la nostra vita, e a quanto i bombi siano presenti nella nostra quotidianità. Si parla tanto di api ma troppo poco di bombi.

“Potreste anche pensare al fatto che ogni cetriolo, melanzana, fagiolo, ribes nero e peperone che mangiate sia stato quasi certamente impollinato da un bombo, forse allevato in una fabbrica, o forse selvatico. Una scatola di fagioli cotti contiene in gran parte fagioli cannellini che sono stati impollinati da bombi, e una salsa fatta da pomodori impollinati da bombi. Dobbiamo essere grati a queste piccole creature per tutto quello che ci danno…”

È interessantissimo scoprire le varie tipologie di bombi, la costruzione e la vita nei loro nidi, i loro gusti alimentari, il ruolo delle Regine e delle operaie, le stravaganti abitudini di accoppiamento, il rapporto con gli uomini, gli studi scientifici a loro dedicati.

“Il ritorno della Regina. Le mie avventure con le api selvatiche” è avvincente come lo sarebbe un romanzo anche perché alla fine è questo che è con un pizzico di imprinting diaristico e di tanto digressioni, altrettanto interessanti e comprensibili a tutti, scientifiche.

Se quindi amate la natura questo è il libro che fa per voi e sono certa che, come me, ve ne innamorerete!

Link per l'acquisto qui

venerdì 31 luglio 2020

“Quello che ancora non sai di me” di Virginia Bramati: tra amori rinnovati, circoli letterari e case-famiglia


Quello che ancora non sai di me, Virginia Bramati
“Ma la passione per i libri, il piacere della lettura mi hanno accompagnato sempre. E alle clienti, dopo la domanda di rito (<<Come li vuole?>>), scappava inevitabilmente la mia di domanda: <<Le piace leggere?>>. E che grande piacere se la risposta era positiva! Perché allora si iniziava a scambiarci titoli di libri e opinioni su autori e generi, si diventava <<amiche di libro>> per sempre.”
Fresco, divertente e mai banale, questo è il mix perfetto per un libro da leggere rilassati sotto l’ombrellone.

Si tratta di “Quello che ancora non sai di me” (Giunti Editore, giugno 2020) l’ultimo romanzo della milanese Virginia Bramati.

Protagonista è Caterina, sempre vissuta in Calabria, insegnante di latino e greco che, al momento di aggiornare la sua posizione nelle graduatorie ministeriali, decide di selezionare la provincia di Brescia anziché quella di Cosenza. Ma perché ha deciso di allontanarsi così da tanto da casa nonostante stia organizzando il matrimonio con Francesco?

Poi c’è Luca, avvocato che ha scelto però di dedicarsi ad una casa-famiglia sita a Sirmione, sul lago di Garda, per adolescenti allontanati dalle famiglie.

E infine Carla, la parrucchiera, appassionata di libri, che vede e sente tutto e alla quale un po’ tutti fanno riferimento.
    
Le vite dei tre si intersecano inesorabilmente creando nuove storie, nuove visioni future e scenari inediti relativi alle case-famiglia e ai loro ospiti.

“Quello che ancora non sai di me” è davvero carino e racconta una storia d’amore che si sviluppa in maniera graduale e mai scontata. Il bello è che non si limita a questo, racconta di libri, di scambi di consigli letterari, di scuola e di voglia di ricominciare e di vedere le cose con occhi differenti.
Virginia Bramati

Narra anche di ragazzi minorenni in difficoltà che provano a ricostruire le loro vite nonostante le minacce esterne ed è davvero interessante scoprire realtà simili ed osservare i ragazzi interagire con gli altri. E ci si affeziona ad una ragazza in particolare della quale scopriremo la storia.

"Doloroso scoprire come spesso il pericolo si annidi proprio dove dovresti trovare rifugio."

A un certo punto avremo persino l’impressione di trovarci in un giallo perché accade qualcosa di terribile che per fortuna avrà una risoluzione positiva e ci mostrerà che il coraggio può farsi avanti nelle occasioni più inaspettate.

“Perché a volte, sai, bisogna essere gli eroi di noi stessi.”

Una piacevole lettura per queste calde giornate estive, pagine che scorrono rapide ed un finale che lascia il sorriso sulle labbra.

P.S. La copertina è bellissima!!


Link per l'acquisto qui

martedì 28 luglio 2020

“Maregrigio” di Vincenzo Restivo: un viaggio tra le onde delle passioni e delle vite nella periferia italiana


Maregrigio, Vincenzo Restivo
“E ha un suono ben definito, l’anima di Pasquale. Marisa ha imparato a riconoscerlo stringendosi a lui e poggiando l’orecchio sulla sua schiena, sulla pancia o sul petto. Ha il suono dell’affanno e della frenesia. È il suono della vita che comincia, e della consapevolezza azzardata di poter realizzare tutti i desideri del mondo.”
Teresa Miele è una giovane donna ma non sa cosa significhi vivere in modo spensierato perché costretta a vendere il suo corpo a uomini bavosi che la utilizzano per i loro porci comodi. La sua realtà è oscura ma sa che c’è qualcos'altro e forse può provare a cambiare la sua esistenza. 

Ezio ha sedici anni, è innamorato di Francesco ma l’omofobia di quest’ultimo e dei suoi amici non gli rendono la vita semplice. 

Poi ci sono Stefano e Diego, fratelli adolescenti, alla ricerca dell’avventura, che giocano a fare i grandi con il rischio di finire male. 

E poi Marisa, madre e moglie che evade la realtà grazie alla eccitante relazione segreta con Pasquale, amico dei suoi figli. 

E infine ci sono gli altri che a Dragona attendono con trepidazione della Madonna sull'acqua.

Maregrigio” (Milena Libri, giugno 2020), l’ultimo romanzo del marcianisano Vincenzo Restivo, è un groviglio di emozioni, di corpi, di cieli, di dolore.

Quelle che inizialmente paiono come storie separate tra loro diventano ben presto un tutt'uno, perché ogni personaggio ha la sua storia da raccontare e questa non è mai priva di altri protagonisti con i relativi vissuti.

Teresa combatte contro le differenze e le costrizioni di genere ed un mondo che, ancora oggi, separa in modo troppo netto maschi e femmine.

“Fu proprio una di quelle notti che glielo disse, con quel coraggio che hanno solo gli ingenui. Approfittò del fatto che le era rimasto addosso, con una guancia che le schiacciava il seno e tutta quella bava che le bagnava la pancia. Gli confessò che non voleva essere femmina, anzi che le faceva proprio schifo, essere femmina. E quando ebbe finito di parlare, si era sentita pure meglio.”

Tutti patiscono la mancanza di libertà di essere ciò che ci si sente, chi perché vorrebbe crescere anzitempo per emulare le vite degli adulti, chi perché spinto da pulsioni naturali considerate dai più riprovevoli.  
Vincenzo Restivo

La colpa che li accomuna è quella di essere nati nella periferia dove accade di tutto ma nella quale, al contempo, nessuno parla e attende con rassegnazione il proprio destino o che la Madonna faccia il miracolo e porti via con se il dolore di vite subite.

“Lei non aveva mai davvero capito cosa fosse la crudeltà, quanto fosse giusto chiamarla così. Forse, se avesse intuito la crudeltà nelle carezze di suo padre, avrebbe saputo evitarla.”

Sacro e profano si intersecano in continuazione, ognuno osserva la luce negli occhi degli altri e tentano di attaccarsi a quella luce come fosse la sola speranza possibile.

Fresco di riconoscimento al Premio Letteratura Napoli Cultural Classic 2020 per la Narrativa, Vincenzo Restivo ci regala un nuovo intenso romanzo che segue la scia del precedente “La Santa piccola” (Milena Libri, 2017; di questo è in progetto un adattamento cinematografico con la casa di produzione RainDogs di Roma), storia dolce e crudele sui temi della prostituzione minorile l’omosessualità.

“Maregrigio” trascina ogni cosa con sé, tra attimi di sospensione, attesa, indecisione, tra luce ed ombra, tra fatti e pensieri, risultando così fortemente attuale e toccante, dall’inizio alla fine, con pagine che volano via con rabbia e dolore profondi.

In una parola bellissimo, e carico di frasi che toccano il cuore per non essere più dimenticate.

Link per l'acquisto qui


mercoledì 15 luglio 2020

“La memoria del lago” di Rosa Teruzzi: un mistero alla scoperta delle origini delle Miss Marple del Giambellino

Copertina La memoria del lago di Rosa Teruzzi
La memoria del lago, Rosa Teruzzi

“Se le parole degli amanti non sono scritte nel vento e nell'acqua che scorre, come sosteneva Catullo, forse Gabriele sarebbe riuscito a mantenere le sue promesse.”

Rosa Teruzzi è tornata e il periodo non poteva essere migliore. Dopo la tensione dei primi mesi di questo duemilaventi avere tra le mani un libro che permette di sognare e immergersi in una nuova indagine è davvero un piacere.

La memoria del lago” (Sonzogno, maggio 2020) è il quinto capitolo della serie de I delitti del casello ma come gli altri può essere letto in modo indipendente.

Libera e sua madre sono tornate e stavolta si devono occupare di questioni di famiglia mentre la figlia Vittoria parte per una vacanza con il fidanzato che madre e nonna sperano di poter conoscere presto meglio. 

Le Miss Marple del Giambellino amano indagare e nonostante i giornali parlino dei misteriosi rapinatori mascherati la voglia di scoprire ciò che realmente accadde alla madre di Iole, la ultrasessantenne eccentrica appassionata di yoga e amore libero che vive insieme alla figlia Libera, la ormai famosa fioraia del Giambellino.

Cosa ci faceva Ribella in quel bosco tutta sola con una bambina piccola che la aspettava a casa? E perché nonno Spartaco non ha mai voluto raccontare altro su questa storia? Voleva mantenere un segreto o semplicemente non era a conoscenza nemmeno lui della verità?

Un’altra bellissima storia che ci porta stavolta sul lago di Como, più precisamente a Colico, in provincia di Lecco. È qui che si è conclusa la vita della povera Ribella, tanti giravano attorno a lei e forse non tutti con intenzioni benigne.

Ma è bello poi ritrovare (o incontrare per la prima volta) Libera, così bella ma sempre così tormentata dal suo passato e dal presente che fatica a decifrare. Per chi già lo conosce sappiate che Gabriele ricomparirà e… leggete per saperne di più!!

Riecco anche il Dog e la Smilza, sempre pronti a buttarsi in nuovi casi e abilissime nel ricavarne il meglio ai fini del loro quotidiano.

Foto Rosa Teruzzi
Rosa Teruzzi

“Allora non si era sbagliata. Per qualche ragione che in quel momento ancora le sfuggiva, il Dog era rimasto affascinato dalla storia di Ribella. Magari soltanto perché rappresentava un enigma e quindi una sfida alla sua intelligenza. E infatti il capocronista aveva subito dato prova delle sue capacità: gli erano bastate meno di tre ore per avviare le ricerche. Aveva scoperto, per esempio, che il prete della denuncia, don Carolino, era ancora vivo, e dopo la pensione si era ritirato nella casa di famiglia, a Laghetto.”

Con “La memoria del lago” si ride, ci si innamora, si respirano libertà e nostalgia, si sentono i profumi dei fiori più belli (quelli utilizzati da Libera per le creazioni dei suoi famosissimi e originali bouquets) e si ammirano ineguagliabili scorci sul lago.

Un viaggio verso le origini che ci permettono di conoscere una Iole sempre stravagante ma molto più riflessiva. Una storia che fa riflettere sull'importanza del passato per il nostro presente.

Una nuova avventura al femminile della scrittrice ed esperta di cronaca nera Rosa Teruzzi il cui capolinea è ancora una volta quello splendido casello milanese restaurato e sempre luogo di emozioni, dubbi e passioni senza tempo.

Link per l'acquisto qui 

martedì 16 giugno 2020

“Stalker (l’altra faccia delle bugiarde verità)” di Nicola Rocca: la rapida discesa dall’amore all’ossessione

Copertina Stalker di Nicola Rocca
Stalker, Nicola Rocca
“Non sono una cosa da prendere e mettere dove vuole, che se ne sta ferma immobile fino al momento in cui non le trova una nuova collocazione. Non sono neppure un animale, che lo segue e rimane in attesa dei suoi ordini. Io amo Manuel, non le sue regole assurde, O meglio, io amo il Manuel dei primi tempi, non questo.”

Sveva e Manuel si sono incontrati quasi per caso e il loro è stato da subito un amore profondo. La scelta di convivere è stata naturale e da quel momento hanno condiviso ogni cosa. Fino a quando lui non ha cominciato a mostrare atteggiamenti differenti, sintomo di qualcosa di cui lei non si era mai accorta prima. Una morbosità che lei non conosceva e con questa la paura di non riuscire a gestire la situazione e il tentativo di risolvere tutto nel migliore dei modi. Ma queste situazioni non sono mai semplici ed è sufficiente pensare ai ben noti fatti di cronaca per convincersene.

“Stalker (l’altra faccia delle bugiarde verità)” è l’ultimo racconto di Nicola Rocca, scrittore della bergamasca classe 1982, autore di diversi romanzi (il più recente “Scheletri nell’armadio") e racconti.

La storia potrebbe essere una delle tante delle quali abbiamo sentito parlare ai telegiornali e nei programmi di cronaca nera.

Si parla di stalking, di uomini violenti che non sopportano il non poter tenere sotto controllo ogni situazione e soprattutto la donna che sta loro accanto.

Fotografia Nicola Rocca
Nicola rocca

Vicende non nuove, purtroppo, ma a rendere particolare il racconto è la narrazione che parte dall’inizio della relazione dei due fino all’apice fatto di paura e brutalità.

Una climax di fatti, di emozioni, di incomprensioni, di reazioni negative, di soprusi.

“Se lo amo ancora come due anni fa? Certo che sì! Più di prima. È per questo che, ogni tanto perdo la testa e do fuori di matto. La gelosia mi parte da sotto i piedi e arriva fino ai cappelli. Non potrei neanche immaginare Sveva tra le braccia di un altro uomo. Guai.”

Sveva e Manuel sono due di noi ma il finale potrebbe non essere così scontato come inizialmente ipotizzato.

Un racconto da divorare, da affrontare con apprensione e curiosità e da terminare con un sorriso ambiguo, quasi diabolico.

Link per l'acquisto qui


lunedì 8 giugno 2020

“Lo scarafaggio” di Ian McEwan: quando la vera bestia schifosa è l’uomo

Copertina del libro Lo scarafaggio di Ewan McEwan
Lo scarafaggio, Ewan McEwan

Quella mattina Jim Sams, un tipo perspicace ma niente affatto profondo, si svegliò da sogni inquieti per ritrovarsi trasformato in una creatura immane. Per un pezzo rimase disteso sul dorso (non precisamente la sua posizione preferita) a osservarsi costernato i piedi lontanissimi, l’esiguità degli arti. Appena quattro, naturalmente, e pressoché inamovibili. Le sue zampette brune, per le quali già provava una certa nostalgia, si sarebbero agitate disinvoltamente in aria, seppure invano.”

Cosa può esserci di peggiore per uno scarafaggio di svegliarsi nei panni di un umano? Questo è ciò che capita una mattina a Jim Sams, ora uomo, non uno qualsiasi bensì il primo ministro del Regno Unito.

Per Jim tutto è nuovo, deve prendere confidenza con quei lunghi e pochi arti e capire come funziona quel mondo che lui osservava dal basso; una cosa però l’ha capita subito: questo popolo può essere facilmente governato, è sufficiente trovare la politica giusta.

È così che Sams riunisce il Consiglio dei ministri e decide che il suo scopo sarà raggiunto quando nel Regno Unito verrà approvato l’Inversionismo, in parole povere una politica che rovescerà tutto ciò che era stato fatto fino a quel momento, coinvolgendo principalmente il mondo del lavoro.

“Dunque come poteva fiorire l’economia inversionista in un mondo cronologista?”

Lo scarafaggio” (Einaudi, maggio 2020) è oggi più attuale che mai ed è scaturito in modo così naturale dalla mente di un Ian McEwan sempre attento ai cambiamenti della società e protagonista di un movimento, quello della Brexit, che cambierà radicalmente la vita della popolazione inglese.

Omaggiando chiaramente Franz Kafka e rifacendosi agli spassosi pamphlet satirici di Jonathan Swift

Ian McEwan
McEwan mostra uno dei tanti paradossi che ritroviamo a vivere in questo periodo storico.

A suscitare ripugnanza non è l’uomo che si sveglia scarafaggio ma lo scarafaggio che si ritrova nel corpo e nella mente di un uomo, essere solitario che si fa avanti tradendo, fingendo, mostrandosi egoista.

Ma è veramente l’uomo ad agire in questo modo o assistiamo ai piani di uno scarafaggio che tenta di traslare nel nostro mondo il suo modo di vivere?

Centoventi pagine ricche di ironia che fanno tanto riflettere apparendo a tratti quasi macabre ed un finale inaspettato del quale godere pienamente per l’assurdità dello stesso e, forse soprattutto, per lo scampato pericolo.

 Link per l'acquisto qui  

mercoledì 3 giugno 2020

“L’invenzione di noi due” di Matteo Bussola: la fatica dell’amarsi e l’importanza delle parole

L'invenzione di noi due, Matteo Bussola

“Cominciai a scrivere a mia moglie dopo che aveva del tutto smesso di amarmi. Solo allora mi venne l’idea. È triste, tragico persino, ma torniamo a occuparci delle cose quasi sempre quando sono finite. Forse la fine è l’unica condizione in grado di smuoverci davvero. Forse è solo che, per risvegliare il nostro desiderio di agire, abbiamo bisogno di una distanza, la sensazione di dover recuperare un’opportunità che ci appare lontanissima, perduta. Irrimediabile.”

Di storie d’amore ne leggiamo e ne circolano davvero tante ma quante di queste potrebbero essere descritte come verosimili e in quante riusciamo realmente a rivedere noi stesse/i?

Sì, non nego che sognare ad occhi aperti a volte sia piacevole ma lo è ancora di più ritrovarsi tra pagine che raccontano verità.

“L’invenzione di noi due” (Einaudi, maggio 2020), ultimo romanzo di Matteo Bussola, è la storia di Milo e Nadia, marito e moglie da anni e legati da qualcosa che credevano fosse così forte che avrebbe permesso di non cambiare mai il loro amore

Ma la realtà non è così semplice, lei sembra essersi spenta e lui non sa più cosa fare per riportarla a sé. Fino a quando non gli viene l’idea di scrivere delle lettere alla moglie fingendosi un altro. Tra le parole che si scambiano ci sono tutte le paure, le speranze e quelle confessioni che mai si erano scambiati prima di allora. Nadia comincia a ritrovare la voglia di andare avanti, Milo se ne rende conto ma con la consapevolezza di non essere stato lui ad evocare tali emozioni e la gelosia fa capolino per la prima volta nel suo cuore. Ora non gli rimane più tanto, meglio fingere ancora o raccontare la verità?

“L’invenzione di noi due” è il racconto del cambiamento, perché nulla è statico, tantomeno le relazioni tra persone che stanno insieme da tanti anni. Una narrazione delicata che non si fa problemi a mostrarsi nella sua spietatezza, nel suo essere così reale, senza remore nell’esprimere emozioni vere, non edulcorate.

“Certi giorni, avrei voluto che Nadia non ci fosse per poterla desiderare ancora, per sognare che esistesse da qualche parte, per avere nostalgia di un chissà.”

Milo e Nadia sono due di noi: lei una donna all’apparenza complicata, ma che in realtà

Matteo Bussola
desidera solo evolversi insieme al suo compagno di vita; lui da’ tante cose per scontato, troppe, e fatica a cogliere i segnali che lei gli invia. Lui è arrendevole, preferisce lasciare le cose così come sono per timore di creare danni, ferito da esperienze passate che ancora bruciano.

“Ma è un fatto che chi ha perso un pezzo di sé, si tratti di un braccio o di un piede, passerà il resto della vita a cercare di tenersi insieme.”

La voce narrante è quello di Milo, un uomo, cosa che non capita così spesso quando si tratta di romanzi che raccontano storie di amore. Ed è forse proprio questo aspetto a renderla una storia per tutti, e in particolare per i lettori maschili, per riflettere, per capire che nulla mai va dato per scontato e che la diversità è ciò che sempre ci contraddistingue, con i suoi pro e i suoi contro.

“Scrivere un romanzo è come l’amore: l’ispirazione può avere la forma di una folgorazione iniziale, ma poi non procede per scatti brucianti, piuttosto si muove per passi lenti, sentieri tortuosi, e richiede una lunga, difficile fedeltà, mentre la storia ma mano si viene formando.”

“L’invenzione di noi due” è amore puro, sincero, forte, è un libro la cui lettura è necessaria e capace di cambiare la nostra vita.

È anche amore per i libri e per la scrittura, così importante e capace di scavare dentro di noi, tra le viscere, andando oltre ogni parola che potrebbe mai essere pronunciata da bocca umana.

Link per l'acquisto qui