lunedì 30 luglio 2018

“Il balcone delle meraviglie” di Rossella Calabrò: come curare, ascoltare e osservare le proprie piante con amore e ironia


Il balcone delle meraviglie, Rossella Calabrò
“Ve lo dico: il ciclamino è uno dei miei fiori preferiti. Ogni volta che lo osservo mi regala una piccola fitta di gioia. La stessa che provo quando una persona mi sorprende per l’intelligenza o per la grazia. Ha quel tipo di bellezza, il ciclamino, che assomiglia alla poesia.”
Chi segue Rossella Calabrò sui social sa che ama adottare le povere piante disperate che si trovano sole solette sugli scaffali dei supermercati. È più forte di lei, più la pianta è triste e vicina alla morte e più sente il bisogno di portarla a casa e darle una seconda opportunità. 

Come non capirla: chi ama davvero le piante le considera, perché è questo che sono, esseri viventi che soffrono, gioiscono e hanno persino un carattere preciso.

Se anche voi condividete l’indole di Rossella non potete non leggere “Il balcone delle meraviglie” (Sperling & Kupfer, aprile 2018), non un romanzo ma una sorta di manuale per coltivare con successo le piante e noi stessi.

Si comincia con una premessa nella quale l’autrice racconta di sé e di come è nato l’amore per le piante e del perché sia nato questo libro, frutto della sua personale esperienza di giardiniera in appartamento.

“La Quinta Verità è che vi racconto la mia verità, frutto di trent’anni di giardinaggio da balcone e da davanzale. Di molte letture, certo, ma più che altro di esperienza personale, quella che vale più di tutto.”

Dopo alcuni consigli iniziali su come comportarsi, in generale, con le nostre piante, si parte con l’anturio, per passare poi all’aspidistra passando per la kenzia, l’edera, il pothos, l’oleandro, il gelsomino, il rincospermo e tanti altri. Per ogni fiore è presente un’illustrazione ed ognuna di queste è in bianco e nero così da poter essere colorata dal lettore per rilassarsi con un po’ di art therapy.

Come inframezzo anche dei simpatici ed utilissimi, esercizi di florisofia.
Rossella Calabrò

L’ironia è ancora una volta protagonista e da questa è scaturito un libro che è un piccolo gioiello, con una copertina davvero bella, completamente floreale, e con parole che danno la giusta importanza alle piante, compagne fedeli ma talvolta, giustamente, esigenti, della nostra esistenza. 

Ogni capitolo è dedicato ad una pianta differente ma non solo, ognuno racconta uno stato d’animo, un pezzo di vita dell’autrice (c'è persino la mitica Crudelia!), un aneddoto nel quale ritrovarsi e sul quale riflettere.

“Che sono esseri viventi, che hanno un codice genetico simile al nostro per più del cinquanta per cento (quello di un abete, addirittura, è sette volte più complesso del nostro). Individui che sentono, soffrono, hanno paura oppure provano gioia. Sono cose dimostrate scientificamente, eh, non le dico tanto per fare la figlia dei fiori.”

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martedì 24 luglio 2018

Novità in libreria: in cartaceo e digitale la nuova edizione di “Io, te e la dislessia” di Mariorosaria Conte


“In ottobre infatti, fu emessa dal Dipartimento per l’Istruzione, una circolare sulle Iniziative relative alla dislessia. In esse si fa riferimento agli strumenti compensativi e dispensativi indispensabili per una sana vita scolastica dell’alunno dislessico, ai problemi psicologici, soprattutto alle frustrazioni, che derivano a causa di una mancata comprensione del disturbo specifico dell’apprendimento e alle strategie per andare incontro a un alunno dislessico. Quindi cause, conseguenze e interventi adeguati sulla dislessia, erano tutti ben appresi sin dalla fine degli anni Settanta. […] Perché lasciare genitori e figli abbandonati a se stessi o al buon senso degli insegnanti?”
“Io, te e la dislessia”, in una nuova veste grafica e autopubblicato, è la testimonianza, romanzata, di Mariarosaria Conte, ispirato ad una storia vera, di una madre che alcuni anni fa si imbatté, nei disturbi specifici dell’apprendimento: la figlia intraprendeva in quegli anni la scuola materna per passare poi alle elementari. 

Una bambina intelligente e vispa che nel momento in cui ebbe a che fare con alcune maestre, non troppo pazienti né interessate ad informarsi su determinati disturbi e certamente poco sensibili, venne presa per svogliata e risero di lei anziché provare a capire qualche quale approccio potesse essere il migliore. La reazione della piccola, come si può facilmente immaginare, fu quella di chiudersi in se stessa.

Cominciò così un percorso di coscienza e sofferenza per la bambina e per i genitori che si imposero di istruire gli insegnanti ignoranti sull'argomento prestando attenzione a non far capire di essere più preparati di loro sul tema, per evitare reazioni contrarie.

“Io, te e la dislessia” è un viaggio non semplice di una famiglia che deve sopportare afflizioni e incomprensioni, tra lotte continue e la necessità di usufruire di una didattica personalizzata.

Un percorso forte e toccante, pagine che scorrono veloci, un libro per conoscere ed informarsi.






TITOLO: Io, te e la dislessia
AUTORE: Mariarosaria Conte
EDITORE:Selfpublishing
GENERE: Narrativa
NUMERO DI PAGINE: 162
PREZZO ED. CARTACEA: 10,00 €
PREZZO ED. DIGITALE: 6,99 €
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Biografia di Mariarosaria Conte

Mariarosaria Conte è nata a Napoli, città in cui vive tuttora. È sposata e ha tre figli. Laureata in Giurisprudenza, dopo un percorso completo di formazione e l’abilitazione all'esercizio della professione di avvocato, ha abbandonato la carriera in ambito legale per dedicarsi all'insegnamento nella Scuola Primaria e ai suoi figli. 

Ha pubblicato Mare nell'anima (2015); Io, te e la dislessia (2016), Cinque minuti prima della campanella (2018).


Pagina Facebook: Mariarosaria Conte Autrice


sabato 21 luglio 2018

“L’incredibile storia dell’uomo che dall’India arrivò in Svezia in bicicletta per amore” di Per J Andersson: un favoloso viaggio all’inseguimento del destino


“È un discendente degli indigeni oppressi dell’India e un simbolo della discriminazione di casta, ma anche un vagabondo felice in giro per il mondo. È un ragazzo della giungla e un uomo di città. Non possiede ricchezze, eppure ha tutto quello che gli serve. Conosce la storia dell’arte, l’immaginario romantico e le sfumature dei passaggi di Turner, ma non sa dove sia la Svezia, e la tecnologia per lui rimane un mistero. La sua vita è stata molto più ricca di esperienze di quanto avesse mai osato sognare, eppure si sente ancora un ingenuo: crede a tutto quello che gli dicono, e ha sempre voglia di imparare qualcosa. Ha tentato il suicido tre volte ed è quasi morto d’inedia, eppure si sente leggero come una piuma. Anzi, addirittura felice. Crede nel destino e nelle tradizioni, ma anche nella libertà di metterle da parte.”
Quando Pikay nacque l’astrologo predisse che avrebbe sposato una ragazza straniera, che lui non avrebbe dovuto cercarla ma che lei sarebbe venuta da lui. Non disse però quali ingiustizie avrebbe dovuto subire a causa della suddivisione della popolazione indiana in caste, la fame che avrebbe patito e le soddisfazioni che sarebbero arrivate. 

Quella di Pikay è una storia incredibile che si svolge tra il 1975, il suo anno di nascita, e i giorni nostri. Dopo anni non certo semplici, vissuti da ‘intoccabile’, dopo aver persino ritratto Indira Gandhi, lui e Lotta, una ragazza svedese, si incontrano per caso a Nuova Delhi. Lei è solo di passaggio ma qualcosa li lega fin dal primo momento tanto che, quando riparte, lui cerca un modo per rivederla. È convinto che il destino abbia deciso per lui, così inforca una vecchia bicicletta e parte verso l’Europa, un luogo esotico che non vede l’ora di scoprire, curioso e innamorato della sua Lotta.

Pikay
“L’incredibile storia dell’uomo che dall’India arrivò in Svezia in bicicletta per amore” (Sonzogno, giugno 2018, traduzione di Giulia Pillon e Alessandra Scali) è la storia vera di un indiano che percorse migliaia di chilometri per amore, percorrendo la mitica hippie trail, un percorso ricco di cultura, di persone, di perigli ma anche di solidarietà e ospitalità.

“Senza quella frustrazione ora non sarebbe seduto su questo treno. È stata la spinta decisiva in direzione della felicità. Senza quel senso di inferiorità non sarebbe mai diventato un artista. L’emarginazione si è trasformata nel motore che la ha fatto avanzare ininterrottamente, fino a traguardi che non si sarebbe mai sognato di raggiungere.”

Un viaggio incredibile dal sapore fiabesco, l’unione tra i racconti hippie e le storie d’amore di Bollywood. La vita di un bambino, poi ragazzo e poi uomo, che, giunto ai limiti della sopportazione umana, si trova sorpreso dinanzi alle possibilità che la vita gli offre. Una società indiana governata dalle caste, ricca per questo di discriminazioni, che tenta però di modernizzarsi e liberarsi dalle idee ormai vecchie.

Nella mente sempre la madre, Kalabati, personaggio carismatico che lo condurrà, pur se inconsapevolmente, verso l’arte in tutte le sue sfaccettature.

“In ogni essere umano scorre la stessa energia vitale, indipendentemente dalle origini o dal colore della pelle. Se la si pensa così non si può essere razzisti, di questo Lotta era certa.”

“L’incredibile storia dell’uomo che dall’India arrivò in Svezia in bicicletta per amore” è un mondo di umanità, di speranza, di spirito di fratellanza e di tutti quei sentimenti che i lettori troveranno dentro di sé dopo aver affrontato questo favoloso e commovente viaggio insieme a Pikay e Lotta.

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mercoledì 4 luglio 2018

“Ciclamini al re” di Cristina Biolcati: quando l’amicizia e la cultura vanno oltre il bullismo e il disprezzo


“Due giorni e suo padre sarebbe tornato. Cosa aveva da offrirgli, dopo tanto tempo? Niente. Lui era solo un ragazzino di dodici anni, in sovrappeso e senza amici. Un figlio che lo aveva scordato e lo stava aspettando privo di trasporto, così come si attende uno sconosciuto. Avesse avuto qualcosa di bello da raccontare, papà sarebbe stato orgoglioso.”
Giulio ha dodici anni e attende con ansia il ritorno del padre. Ha letto tutti i classici, tranne quelli russi che sono troppo pesanti. Le sue pagelle scolastiche sono le migliori della classe ma purtroppo tutto ciò non interessa al padre che ama gli amici e i cani. Giulio non ha cani e neppure amici ma per quest’ultimo si può rimediare reclutandone uno a pagamento per l’occasione. Peccato che venga preso in giro dai più e trovare qualcuno che lo stia a sentire non sarà certo semplice. E se poi si aggiungesse persino un leone?

Cristina Biolcati, scrittrice ferrarese, padovana d’adozione, è tornata con un racconto, stavolta lungo, edito dalla Delos Digital.
“Ciclamini al re” conquista dalla prima pagina, con quella voce narrante onnisciente che sa dialogare così bene con il lettore. Sarebbe bello se questo fosse un racconto per bambini
Ciclamini al re, Cristina Biolcati
ma ciò che accade va oltre e i risvolti sono inaspettati.
Giulio è tenerissimo e spontaneo e questo è uno dei motivi per il quale si ritrova bullizzato: i suoi interessi sono diversi dai coetanei e il fatto di vivere in un piccolo paese della Pianura Padana, nel quale tutti sono dediti al lavoro fisico, non gli è certo di aiuto.
L’amicizia tra lui e Sabina è bellissima, e forse in lei riuscirà a trovare un po’ di quella umanità che nessuno gli ha mostrato prima d’allora, non il padre sempre lontano e forse neppure quella nonna che lo ha cresciuto attenta a tenerlo nella bolla dell’illusione e della falsità.
“E poi corse via, là dove la notte era più buia, a inseguire le luci di un paese che ormai era in mezzo a loro. A cercare la sua casa, per immergersi nell'indifferenza, dove non c’era mai stato niente di troppo forte che così non ti uccide.”

Cosa c’entra il leone, simbolo di orgoglio, coraggio e nobiltà? C’entra, ve lo assicuro, ma solo leggendo capirete.
“Ciclamini al re” si fa divorare ed emoziona, racconti di libri, di ragazzi che leggono e sanno andare oltre le apparenze, di adulti che sottovalutano i loro figli e nipoti, di bulli che possono essere neutralizzati, di un mondo che ancora esiste e che all'occorrenza può essere narrato in maniera variopinta da penne capaci.

Biografia di Cristina Biolcati: 
Cristina Biolcati
Cristina Biolcati è ferrarese, ma padovana d’adozione. Laureata in lettere, ama molto leggere. Scrive poesie e racconti brevi. Fra le sue passioni: gli animali, l’arte e la filosofia. Collabora con alcune riviste digitali, dove scrive recensioni di libri e articoli letterari.
Opere pubblicate: Nessuno è al sicuro (Edizioni Simple, 2013), un saggio sugli attacchi di squalo in Italia dal 1926 a oggi; Ritorna mentre dormo (DrawUp Edizioni, 2013), una silloge poetica; L’ombra di Luca (Leucotea Edizioni, 2014), una raccolta di racconti brevi; Allodole e vento (Pagine srl, 2014), una seconda raccolta di poesie; Balla per me (Youcanprint, 2017), un romanzo breve; Se Robin Hood sapesse (Delos Digital, 2017), racconto rosa.
Partecipa spesso a concorsi letterari (e diversi li vince), ed è presente coi suoi racconti e poesie in molte antologie collettive.

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lunedì 2 luglio 2018

“La bambina che urlava nel silenzio” di Daniele Amitrano: un’indagine dell’ispettore Lorenzi tra sospetti e amori perduti


“Più avanti, in prossimità dell’auto ferma, si riconoscevano gli infermieri e il medico. L’ambulanza, coi lampeggianti accesi, tratteggiava a intermittenza le loro figure. Samuele aveva sempre visto l’alba come una sorta di momento romantico. Il fatto di dover sopraggiungere sul luogo di un suicidio spezzava quell'aurea che aveva sempre idealizzato nel suo immaginario. Quell'alba aveva impresso il volto della morte e della sofferenza.”
Il brigadiere Pinna è stato trovato morto nella sua auto. Si tratta di suicidio, o meglio questo è quanto dicono le indagini. La situazione familiare, da tempo, non era delle migliori e questa sembra la conclusione più scontata ma Samuele Lorenzi, giovane ispettore di Polizia dal grande intuito, non si ferma davanti alle apparenze. Ad incrementare l’idea che non si sia trattato di un semplice suicidio un sogno ricorrente nel quale una bambina cade dentro un pozzo sul quale si trova uno strano ed enigmatico messaggio. Forse qualcosa lega le due storie? In che modo? E perché poi Santino Pinna avrebbe deciso di farla finita nonostante il
Daniele Amitrano
legame profondo con la figlia?

“La bambina che urlava nel silenzio” (13Lab Editore, giugno 2018) è il nuovo romanzo di Daniele Amitrano (classe 1982, originario di Formia, Latina), dopo il successo di “Figli dello stesso fango” (2016) edito dalla medesima casa editrice. Un giallo che vede protagonista l’ispettore Lorenzi, ligio al dovere ma tormentato dai problemi personali più intimi e da quel sogno terribile, forse ammonitore.

Incubi notturni e realtà si alternano e ad essere protagonista è anche una storia d’amore che coinvolge l’ispettore Lorenzi che pare ossessionato da una figura femminile misteriosa.

“Ma il frastuono più intenso lo stava emettendo il suo cuore. Un’arpa dalle corde raffinate intonò una dolce melodia nel nome di Cinzia. L’unica persona per lui che aveva il magico dono di percuotere il silenzio pur rimanendo assolutamente muta, incastonata in una cornice.”

Una storia ben scritta, scorrevole, che pecca un po’ di originalità a causa dei vari riferimenti a noti fatti di cronaca e a nomi ripresi da alcuni di questi, uno per tutti l’omicidio di Serena Mollicone, caso recentemente riaperto e balzato alla cronaca fin dal 2001, quando la giovane ragazza venne assassinata in circostanze poco chiare.

Forse l’intenzione dell’autore era quella di rievocare questa e altre storie ben note, come una sorta di omaggio a chi ha perso la vita e ancora cerca giustizia?

La bambina che urlava nel silenzio, Daniele Amitrano
Nonostante ciò la lettura è piacevole e gli amanti di programmi nei quali la cronaca nera è protagonista potranno riconoscere i vari indizi disseminati un po’ovunque nel romanzo.




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