lunedì 23 novembre 2020

“Il gatto che voleva salvare i libri” di Sosuke Natsukawa: il fascino delle librerie e l’amore per i libri

Il gatto che voleva salvare i libri, Sosuke Natsukawa

“E quindi Rintarō lo aveva accompagnato in silenzio fino alla fine. Dopodiché davanti a lui, oltre alla zia che lo guardava con espressione preoccupata, era rimasto quel negozio. Non che gli portasse dei debiti, ma quanto a valore non si poteva nemmeno considerare un’eredità. Si chiamava Libreria Natsuki, ed era un piccolo negozio di libri usati in un angolo della città.”

Rintarō, giovane ragazzo giapponese, ha sempre vissuto con il nonno e quando questo muore - il romanzo si apre con questo evento - la sua vita è come se si fermasse e lui si trovasse in una sorta di limbo nel quale lasciarsi trasportare inerme. 

Timido e schivo si è sempre definito un hikikomori e la libreria del nonno è stato l’unico luogo nel quale si sia sempre sentito sicuro e veramente se stesso. I libri sono da sempre il suo mondo e quando un giorno si presenta un gatto parlante che lo coinvolge in pericolose missioni con l’unico scopo di salvare i libri dalla loro scomparsa Rintarō pensa di sognare. Cosa deve fare ora? 

Seguire quello strano e irreale personaggio o seguire la zia in un’altra città lasciando la libreria al suo destino chiudendola per sempre?

“Non saranno i libri a percorrere la vita al posto tuo. Un avido lettore che si dimentica di camminare con le proprie gambe diventerà solo il voluminoso dizionario di un sapere obsoleto. Niente di più che un pezzo di antiquariato che non servirà a nulla a meno che qualcuno non lo apra.”

“Il gatto che voleva salvare i libri” (Mondadori, 2020, traduzione di Bruno Forzan) è il secondo bellissimo romanzo del medico giapponese Sosuke Natsukawa.

L’inizio è bellissimo ed è impossibile non voler andare oltre per scoprire cosa è accaduto dopo il fatto iniziale e che fine farà la libreria del nonno.

Realtà e magia si fondono in un romanzo che ha come protagonisti i libri in ogni loro eccezione. Libri di ogni genere, forma, libri antichi e libri contemporanei.

I labirinti che Rintarō e il gatto attraversano ci portano tra coloro che i libri non sempre li amano, talvolta vorrebbero trasformarli in forme insensate o preferirebbero concentrarsi su altre forme di diffusione del sapere. Le riflessioni che si aprono sono davvero tante e tutte attuali e più che mai reali.

“Se ti limiti a leggere libri in modo così frenetico, non si
amplierà per questo il mondo a te visibile. Per quante conoscenze tu riesca a inculcarti, se non pensi con la tua testa e non cammini con le tue gambe tutto rimarrà solo qualcosa di preso inutilmente a prestito.”

Rintarō che tanto ancora ha da imparare scopre che la sua passione va oltre la semplice

Sosuke Natsukawa
lettura di un libro, si rende conto che salvare i libri significa salvare l’umanità.

Ogni libro racchiude una propria anima ed è questa che va preservata e fatta conoscere al mondo intero.

“Al giorno d’oggi diminuiscono sempre più le occasioni di avere un contatto diretto con i libri, è raro che gli venga dedicata attenzione, e così anche la loro anima si va via via perdendo. Ma c’è ancora qualcuno che li ama dal profondo del cuore e ascolta la loro voce, come te e tuo nonno prima di te.”

Rintarō scopre inoltre che leggere e amare i libri non equivale necessariamente ad isolarsi dal mondo ed una compagna di classe le farà anche scoprire l’amicizia con la A maiuscola.

“Quello spazio creato dal nonno era un’importante oasi di ristoro anche per un hikikomori come il nipote, e Rintarō, che a scuola non si sentiva a proprio agio in nessun posto, si rintanava qui a leggere. All’inizio sceglieva i libri a caso, ma poi ci si appassionava e li divorava avidamente. Lo considerava insomma il suo rifugio, un santuario dove trovare protezione.”

“Il gatto che voleva salvare i libri” ci ricorda l’importanza delle librerie indipendenti, dei librai e dei libri al loro interno ed è ricca di frasi belle e importanti da ricordare.

Ogni libro porta con sé un mondo ed ogni mondo è una visione verso l’altro, verso la condivisione, verso l’infinito delle storie e verso la magia più bella che sia mai stata creata.

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lunedì 16 novembre 2020

“Dimmi che non può finire” di Simona Sparaco: un viaggio spirituale al femminile alla ricerca del proprio cammino

Dimmi che non può finire, Simona Sparaco

“I numeri mi stavano tradendo, e non ero disposta ad accettarlo. Mi ero sempre lamentata, ma in realtà – proprio come una supereroina – non volevo perdere il mio potere. Quello che mi rendeva unica. Soprattutto, dopo aver inscenato uno psicodramma lungo un mese, fatto di fughe, ritorni, bugie, volevo aver ragione. A dire il vero, io volevo sempre avere ragione.” 

La nostra vita è circondata da numeri, dalla nostra data di nascita ai giorni che si susseguono sul calendario, da quelli che studiamo a scuola a quelli che vediamo ovunque ci giriamo. Ma se questi divenissero fonte di ossessione

È ciò che accade ad Amanda, quasi trentenne, che fin da piccola considera i numeri come rivelazione di ciò che le capiterà. 

Lei crede che le cifre le indichino la fine dei suoi momenti di felicità e per evitare il peggio preferisce giocare in difesa ed interrompere per tempo qualunque cosa, a discapito della sua vita. 

Abbandonato il lavoro nella redazione di un noto quiz televisivo decide di accettare di occuparsi di un bambino di sette anni; i bambini non le piacciono e qualora dovesse interrompere anche questo impiego il dispiacere non sarebbe poi così grande. Non ha però tenuto conto del fatto che questo bambino le somiglia, le cambierà la vita e soprattutto trasformerà il suo modo di pensare e vedere le cose. E chissà che anche il padre del bambino non possa fare la sua parte…

“Dimmi che non può finire” (Einaudi, ottobre 2020) è il nuovo romanzo di Simona Sparaco, un nuovo viaggio tra le emozioni che tiene incollati alle pagine dall’inizio alla fine.

Amanda è una donna in crisi a causa di un passato e di un presente non semplici. Le vicende della vita l’hanno portata ad essere diffidente e ad affidarsi ai numeri come unico rifugio di salvezza. Quando qualcosa di positivo le capita crede che la durata sarà breve e la felicità è per lei una meta inaccessibile. Il rischio non rientra tra le possibilità ma potrebbe essere l’unica scelta in grado di mostrarle una prospettiva differente.

Simona Sparaco

E poi c’è l’amore, anche questo sempre definito da una precisa data di scadenza. Ma se fosse l’ora di lasciarsi andare e non pensare più a nulla?

“Poi osservai il mio nuovo compagno di banco: costretto a mangiare qualcosa che non gli piaceva, ferito anche lui dalla vita, con un padre assente, una madre morta, una nonna anaffettiva e una domestica di pietra; un innocente innamorato di un’orribile femmina che presto lo avrebbe fatto soffrire. Quel bambino era la cosa più vicina alla versione aggiornata di me che io avessi mai incontrato prima.”

“Dimmi che non può finire” racconta vite reali, mostra il rovescio della medaglia – la ricchezza materiale non significa nulla – ma soprattutto è l’immagine di una donna in evoluzione, una donna sola e smarrita tra le fatiche quotidiane che scoprirà le sue potenzialità e dopo un percorso molto intimo e doloroso si renderà conto di meritare ogni cosa, nel presente e nel futuro.

Bello, divertente, commovente, profondamente attuale e reale.

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lunedì 9 novembre 2020

“Il viaggio di Halla” di Naomi Mitchison: il cammino di una giovane donna tra draghi, mitologia norrena e umanità


Il viaggio di Halla, Naomi Mitchinson
“D’estate la Montagna del Drago era bollente e afosa e la Brughiera Arida era ispida per passeggiare. Ma d’inverno tutto era ricoperto di neve e la straordinaria aurora boreale stendeva fra terra e cielo una cortina di bagliori luccicanti oppure improvvisava una danza sui trampoli intorno alla Stella Polare.”

Naomi Mitchison (1897–1999), è stata una scrittrice, poetessa e saggista scozzese che visse tra letteratura (non a caso fu grande amica e lettrice di J.R.R. Tolkien), scienza (scienziati erano sia il padre che il fratello) e politica e grande fu il suo impegno nella difesa dei diritti civili (aderì, in particolare, alle cause del socialismo e del femminismo, battendosi in favore della liberazione sessuale e dell’aborto).

Le sua passioni furono la poesia, i fantasy che si intrecciavano alla mitologia, i libri storici e quelli di fantascienza. Ne scrisse numerosi, insieme a saggi e biografie, ma non ottenne il successo e l’attenzione che avrebbe meritato.

“Il viaggio di Halla” (Fazi Editore, novembre 2020) pubblicato nel Regno Unito nel 1952, è considerato oggi un classico della letteratura fantasy del Novecento e per la prima volta abbiamo la fortuna di leggerlo in italiano grazie alla traduzione di Donatella Rizzati.

Protagonista di questa incantevole storia è Halla, figlia di un re che decide di abbandonarla nei boschi. La balia, che non ha il cuore di lasciarla così, si trasforma in orso ed è dagli orsi che viene accudita nei primi anni di vita per poi essere cresciuta dai draghi sulle montagne rocciose. La vita dei draghi non è mai stata semplice e viene messa continuamente in pericolo dagli esseri umani, dagli eroi. 

Odino dall’altro vede tutto e tutti e offre ad Halla una possibilità di scelta: vivere come i draghi e trascorrere la vita ad accumulare tesori, o viaggiare leggera il mondo dandole la possibilità di conoscere gli uomini. Halla è una giovane donna che del mondo conosce ben poco e il suo viaggio la porterà alla scoperta di luoghi antichi, religioni sconosciute, usanze discutibili e nuovi linguaggi, sia umani che animali. Conoscerà umani degni di nota e altri che non meritano di vivere. Tarkan Der le entrerà nel cuore ma non sarà un punto di arrivo.

Naomi Mitchinson

“C’erano troppi eroi e razziatori in giro, gente che cercava qualsiasi cosa su cui potesse mettere le mani, figli cadetti di grandi uomini, con sangue nobile nelle vene, senza dubbio, ma privi di pazienza o di onestà, che si trasformavano in scellerati e violenti se non ottenevano tutto quello che volevano.”

“Il viaggio di Halla” è una bellissima favola con la quale Naomi Mitchison ci accompagna tenendo per mano da una parte Halla e dall’altro i lettori incantati.

Conosciamo Halla in fasce e la lasciamo adulta e consapevole di innumerevoli fatti ed emozioni per tempo ignorati. Ma è un bene che Halla abbia compiuto questo viaggio? Forse sarebbe stato meglio che proseguisse la sua esistenza tra i draghi combattendo contro gli eroi?

Quella di Halla è una storia di formazione senza tempo ricca di riflessioni su ciò che significa davvero la parola umanità e sulla tolleranza tra popoli e religioni.

“Era una cosa che ti faceva chiedere a che punto stesse arrivando il mondo. Ti faceva sospettare di umanità chiunque incontrassi.”

Ed è proprio l’umanità il perno centrale del romanzo: Halla ha vissuto tra gli animali e ha assimilato le loro abitudini perlopiù istintive e solo quando si ritrova lei stessa tra gli uomini impara a conoscere il mondo, il suo passato e il suo futuro.

“Il viaggio di Halla” è bellissimo, coinvolgente, magico, toccante e disarmante.

L’occasione perfetta per andare lontano con la mente verso luoghi incantati e realtà non troppo lontane dalla nostra.

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lunedì 2 novembre 2020

“Sul filo dell’acqua” di Sara Rattaro: un omaggio a Genova tra vita, morte e amore imperterriti



“Attraversi il corridoio grazie alla poca luca che filtra dalle finestre. Poi li vedi. Sono in tre e due di loro sono in divisa. Da quel momento inizi ad annegare anche tu. Sprofondi lentamente fino a toccare il fondo, il momento in cui dovrai dirlo a tuo figlio.”

Dimenticare quel 4 novembre 2011 non è semplice, è ancora meno lo è per i genovesi che lo vissero in prima persona. La Genova ferita che ha sempre la forza di rialzarsi, la Genova di Sara Rattaro che ha deciso di omaggiarla con un romanzo toccante che vede protagonisti donne e uomini che, come in una catena umana di salvezza, hanno vissuto quella giornata, e la vita precedente, in maniera differente ma con alcuni punti di contatto.

Giulia osservò la piena irrompere nel negozio dei genitori e si salvarono per un pelo; Chiara era in auto bloccata e se non fossero arrivati i soccorritori chissà dove sarebbe ora; Angela non era in città ma non sapeva che anche lei avrebbe perso qualcosa di molto importante; Anna ha perso il marito che non potrà più mettere il suo coraggio al servizio degli altri.

Un anno dopo le vite proseguono ma perdurano gli strascichi di quel terribile giorno.

Anna e Chiara si scontrano ma non hanno il tempo di parlare perché Giulia è a casa sua e sta per partorire. Andrea ha perso un amico ed Enea, vedovo ormai da anni, si ritrova a dover rinunciare ancora una volta ad un amore. Marco deve dire addio mentre Carlo trova Giulia… le vite di otto persone si intrecciano fino a chiudere un cerchio nel quale le cicatrici non potranno mai rimarginarsi.

“Infine torna la pioggia che ha portato via così tanto di me da far sembrare impossibile che io mi riesca ancora a muovere.”

“Sul filo dell’acqua” (Solferino, ottobre 2020) è un romanzo collettivo, non solo per gli otto protagonisti le cui storie Sara Rattaro ci racconta con passione, ma perché è presente l’intera Genova, con il suo passato doloroso, i suoi sacrifici, la sua forza che la fa sempre riemergere con orgoglio.

L’oscurità iniziale di ogni storia porta sempre verso la luce, vita e morte si susseguono e coesistono in un cerchio di scambi, emozioni, persone, amore.

“Forse quello significava innamorarsi: smettere di avere fretta di fare altro. Forse era questo che voleva dirmi mia sorella.”

L’acqua porta la morte ma è dall’acqua nasce la vita ed è attorno a questo elemento che tutto accade.

“Ho attraversato la strada e ho allungato la mano sul suo petto. La lana soffice sotto le mie dita è riuscita a scaldare tutto il mio corpo come se io fossi diventata capace di condurre calore, finalmente.”

Un bellissimo omaggio alla Genova ferita che puntualmente si rialza, amori intensi e complicati al contempo, storie così legate alla realtà da permettere al lettore di immedesimarcisi con facilità.

“Diversi mesi dopo, Genova fu ferita da una delle alluvioni più feroci della sua storia e tutti noi avremmo impiegato un po’ a ritornare alla normalità, ad accettare la fragilità della nostra terra e a smettere di piangere il sommozzatore morto quel pomeriggio mentre tentava di soccorrere una coppia.”

Ancora una volta Sara Rattaro ci trasporta nel suo mondo fatto di emozioni, ci fa sorridere e commuovere, ci racconta di un passato sempre presente e ci fa come al solito sognare.

Un unico difetto: anche questo, come i precedenti, si legge troppo velocemente!!

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