venerdì 24 dicembre 2021

Buone feste a tutte e tutti con la poesia “Notti di Natale” di Cristina Biolcati

 

“Onorerò il Natale nel mio cuore e cercherò di tenerlo con me tutto l'anno.” Charles Dickens

Meno uno al Natale e meno otto all’inizio del nuovo anno.

Quale migliore occasione per leggere una poesia natalizia della scrittrice Cristina Biolcati che abbiamo amato in quest’anno e continueremo a seguire nell’anno che sta per iniziare?

Una poesia che racconta di giorni di festa passati, di Natali che sembrano appartenere ad un’altra vita e per quanto rappresentino ricordi felici non è semplice andare oltre e goderne oggi come allora.

Dopotutto è la nostalgia il sentimento prevalente in questo periodo dell’anno ed insieme ad esso la speranza, quella di un futuro più sereno, di una mente sgombera dal dolore e di nuova forza per andare avanti.

Vi lascio a "Notti di Natale" (della quale ognuno avrà una differente e personale interpretazione) e con essa auguro a tutte e tutti voi delle feste serene e che l’anno nuovo sia per tutte e tutti noi migliore di quello che stiamo per salutare.

 

Ho sciolto ogni riserva

che mi faceva stare male.

Non le volevo ricordare,

quelle notti in compagnia.

Di un camino scoppiettante

e risate nell’ora che s’attarda.

Ve ne siete andati in tanti,

dalla festa e dal ricordo,

sì che al centro pesa il vuoto.

Un grumo grande come il mondo

che sa di neve e nostalgia.

Di frulli pazzi e spazientiti,

per la gioia che eterna occhieggia.

Affinché dalla ferita nasca brezza,

un respiro nuovo per lottare.

Allora la mia sete sarà immensa,

tornerà la voglia di Natale.




giovedì 23 dicembre 2021

Regala un libro a Natale: “Dall’Hokkaidō al Kyūshū - Scrittori giapponesi moderni e contemporanei”, il saggio di Serena Lavezzi


“Un viaggio culturale, ma anche paesaggistico che ci porterà a passeggiare per le strade di tutto il paese. Ci fermeremo ad ammirare templi, ad assaporare specialità locali e a rimirare la bellezza di un albero centenario. Le nostre tappe saranno le case dove sono nati gli scrittori che ci accompagneranno lungo il percorso, conosceremo le loro vite e le storia che hanno inventato.”

Sono i tanti i libri da me letti in questo duemilaventuno che ci sta per lasciare e tante sono state le scoperte letterarie che mi hanno lasciato piacevolmente sorpresa.

Tra queste, parlando di scrittrici italiane, vi è senza dubbio Serena Lavezzi, classe 1986, autrice di diversi romanzi ambientati in Giappone e creatrice del blog di successo Penne d’Oriente.

“La stazione termale” (Milena in Love, aprile 2021) mi ha introdotto nel mondo della scrittrice piemontese, nelle atmosfere che caratterizzano i suoi scritti e il suo blog, per approdare poi al saggio “Dall’Hokkaidō al Kyūshū” (Edizioni Stilnovo, giugno 2021) che ha come protagonisti gli scrittori giapponesi moderni e contemporanei.

Dopo la prefazione di Massimo Soumaré Serena Lavezzi introduce l’opera illustrando quale sarà il percorso di questo viaggio nel Giappone della letteratura e come è giunta a tale interessante progetto.

Utilissime le pagine dedicate alle varie epoche della storia giapponese che fungono da introduzione al cuore del saggio, quello nel quale conosciamo gli autori più cari all’autrice del saggio.

Serena Lavezzi
Si inizia con la delicatezza di Inoue Yasushi per giungere all’ultima tappa con Yoshida
Shūichi
passando per Dazai Osamu, Mishima Yokio, Yoshimoto Banana, Kirino Natsuo, Kawakami Mieko, Tsuhara Yasumi, Ryū Murakami e tanti altri e altre.

Collocazione storica e geografica, i romanzi più importanti, citazioni da questi e particolarità di ciascuno; sono alcune delle informazioni che troviamo in questo saggio tramite il quale è possibile conoscere aspetti poco noti e opere più o meno conosciute.

Un saggio per gli appassionati della letteratura giapponese ma non solo. È anche l’occasione per scoprire luoghi lontani, libri mai letti, atmosfere suggestive, una cultura affascinante.

Un saggio da leggere e rileggere, da conservare con cura nella propria libreria, arricchito da un utile glossario che rende la lettura più semplice.

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martedì 21 dicembre 2021

Regala un libro a Natale: “Casa dolce casa” di Signe Torp, in giro per le case e i bambini del mondo

Illustrazioni ©Signe Torp ©2021 24 ORE Cultura, Milano

“Siamo Mahana e Lono. Il luogo in cui preferiamo sederci è il balcone della nostra casa in cima al baniano. Da qui guardiamo le balene soffiare i loro saluti d’acqua mentre facciamo colazione. Pipistrelli, pappagalli e farfalle ci svolazzano intorno. Noi chiacchieriamo e cantiamo con gli animali, poi dondoliamo lungo i rami per arrivare al nostro letto in cima all’albero.”

Sono sempre i libri illustrati a riportarci a quando eravamo bambini e se anche ora siamo adulti non ci stanchiamo mai di sfogliare quelli della nostra infanzia e di scoprirne nuovi.

Provate quindi a tenere tra le mani “Casa dolce casa” (24 Ore Cultura, settembre 2021, traduzione di Francesca Pagliano) dell’illustratrice norvegese Signe Torp, un libro cartonato in formato grande (22,5 x 30 cm) le cui illustrazioni rappresentano un mondo a sé, per tema e bellezza dei disegni.

Con esso viaggerete per il mondo alla scoperta delle case più insolite del mondo: dalle grotte scavate sotto le sabbie del deserto agli altissimi grattacieli di New York; dalle abitazioni della Mongolia ai castelli tedeschi; dalle chiatte a Londra ai mulini a vento dei Paesi Bassi.

Le quarantotto pagine che compongono questo libro sono interamente illustrate ed alcune di esse si aprono a finestra mostrando le abitazioni in tutta la loro lunghezza o altezza.

Illustrazioni ©Signe Torp ©2021 24 ORE Cultura, Milano

“Ci sono molti angolini e cantucci confortevoli. Spesso ci mettiamo comodi attorno a uno dei tanti vecchi camini a leggere storie e bere cioccolata. Qui c’è un’intera biblioteca di libri su fate, mostri, cavalieri e fantasmi.”

Rivolto a bambini e bambine dai cinque anni in su è certamente una bella scoperta anche per i lettori più avanti con l’età.

Scopriamo gli interni delle abitazioni più conosciute e di quelle meno note, con termini nuovi e nelle loro lingue d’origine, e giriamo il mondo attraversando i cinque continenti.

Ma non solo: impariamo anche come gli abitanti di questi luoghi vivono, quali sono i loro abiti tradizionali, quali termini adoperano per descrivere la loro quotidianità, quali sono i colori che li caratterizzano, gli animali che vivono attorno a loro.

I più piccoli potranno decidere in quale luogo e casa vorrebbero abitare, i più grandi rimarranno affascinati dai disegni dettagliati e i colori accattivanti.

Illustrazioni ©Signe Torp ©2021 24 ORE Cultura, Milano

“La tua casa ci sta sul dorso di uno yak? Può viaggiare tra le montagne? Ed essere costruita in meno di un giorno? La mia sì! Sono Alma e la mia casa è chiamata ger. Le ger sono state usate per 3000 anni dai mandriani della Mongolia.”

“Casa dolce casa” è un esempio di come le diversità culturali possano essere celebrate e di come un libro bello, vario e colorato come questo possa andare oltre ogni differenza e luogo comune.

Non a caso a presentare le varie tipologie di case sono bambini, coloro che hanno occhi per la bellezza e per ogni sentimento positivo non ancora inquinato dalle visioni adulte.

Un libro illustrato di cui innamorarsi, da regalare a grandi e piccoli e da regalarsi.

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domenica 19 dicembre 2021

Regala un libro a Natale: “Zucca storta, zucca vuota” di Caterina Franciosi, un horror da brividi per cuori forti

Zucca storta, zucca vuota, Caterina Franciosi

“Mike era stato uno stupido a trattenersi così tanto al pub, se ne sarebbe dovuto andare ore prima, anche se là fuori i gatti neri, i Jack O’Lantern, le zucche intagliate e tutte le altre fesserie che si erano inventatigli abitanti di Postdale lo fissavano e lo giudicavano ad ogni passo.”

Sì, è vero, sulla bellissima copertina è in bella vista una spaventosa zucca di Halloween ma chi ha detto che le storie dell’orrore non possano essere lette tutto l’anno? In questo periodo freddo poi, davanti ad un bel caminetto acceso, o ad un caldo termosifone, non c’è niente di meglio di una storia da brividi.

“Zucca storta, zucca vuota” (Delos Digital, novembre 2021) è il nuovo racconto lungo della giovane scrittrice Caterina Franciosi, romagnola classe 1990.

Mike Turnpike odia Halloween a causa di un tragico evento accaduto in quel periodo e ogni anno il solo vedere gli addobbi per la festività lo fanno stare male. A peggiorare le cose la madre che lo incolpa per quanto successo.

La sua è ormai una vita di tormenti e trascinarsi da un pub all’altro è diventata l’attività preferita.

Il passato non può essere modificato ma le cose cambiano quando scopre quello strano antiquario di nome Allistair che gli offre la possibilità di una seconda occasione.

Nessuno offre nulla gratis, tantomeno quando si tratta di qualcosa di così importante e particolare.

Caterina Franciosi

Mike deciderà di accettare e riprendere in mano la sua vita o si lascerà andare al destino che sembra per lui già scritto?

“Il coltello gli scivolò dalle mani e tintinnò a terra proprio mentre l’orologio batteva l’ultimo rintocco. Era mezzanotte: la mezzanotte di Halloween.”

Un racconto lungo da brividi, il desiderio di poter cambiare il passato a qualsiasi prezzo.

“Zucca storta, zucca vuota” è in perfetto stile Creepshow e non è difficile immaginare una trasposizione cinematografica per questa storia.

La tensione non abbandona il lettore dalla prima all’ultima pagina e i brividi corrono veloci insieme al protagonista che dovrà affrontare qualcosa di inaspettato.

Nonostante la trama non sia delle più originali a colpire è la scrittura tagliente e riconoscibile della Franciosi ed è sempre un piacere potersi immergere in atmosfere simili, soprattutto per chi il genere lo ama e non si stanca mai di leggerlo.  

Un e-book da regalare e da regalarsi (i buoni Amazon, o di altre catene, possono essere un bel regalo natalizio), ma solo per cuori abituati alle emozioni forti.

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sabato 18 dicembre 2021

Regala un libro a Natale: “Cara Rose Gold” di Stephanie Wrobel, un thriller psicologico per chi ama le emozioni forti

Cara Rose Gold, Stephanie Wrobel

“Per diciotto anni nessun medico riuscì mai a capire quale fosse il suo male. Poi, arrivarono due agenti di polizia a salvare la figlia. E, pensate un po’, la ragazza era perfettamente sana, mentre quella malata era la madre malvagia.”

Durante i primi diciotto anni della sua vita, Rose Gold ha avuto bisogno dell’assistenza continua della madre, convinta di essere gravemente malata. Negli anni è passata da un medico all’altro, da una diagnosi all’altra senza mai comprendere quale fosse il problema. 

Fino a quando un giorno non si scopre la verità: la madre, Patty Watts, ha inscenato tutto e Rose non è mai stata malata in realtà.

La prigione diventa la nuova casa di quella donna e dopo cinque anni riesce a convincere la figlia ad ospitarla, nonostante l'assurdo passato. I vicini restano scioccati da questa decisione di Rose Gold ma nessuno pensa che non è più una bambina e che potrebbe essere solo l’inizio di una resa dei conti attesa da fin troppo tempo. 

La madre è una manipolatrice ma la figlia potrebbe aver imparato bene e nessuno immagina cosa potrebbe accadere.

“Cara Rose Gold” (Fazi Editore, ottobre 2021, traduzione di Donatella Rizzati) è un bellissimo e raffinato thriller psicologico con due protagoniste che catturano i lettori e che difficilmente possono essere dimenticate.

Il romanzo comincia dalla fine, quando il bluff è stato scoperto e la madre sta per terminare il suo soggiorno in carcere. È così che ci viene presentata una Rose Gold adulta che si sta ricostruendo una vita e tra un flashback e l’altro scopriamo una giovane donna la cui mente è volata molto più lontano di quanto vorremo immaginare.

Non va dimenticato che si tratta di una persona che ha subito un trauma per anni ed anni e le cui ripercussioni psicologiche potrebbero non è essere così evidenti e comunque non nell’immediato.

“Ma la gente non si elettrizzava per le storia che finiscono con un perdono. La gente voleva che si bruciassero i ponti. Voleva i drammi in confronto ai quali sentirsi normale. Stavo cominciando a capirlo.”

Stephanie Wrobel
“Cara Rose Gold” è una sorpresa continua, l’intreccio è intrigante e veramente ben scritto. 

Scopriamo il significato di sindrome di Munchausen per procura ed entriamo nella testa e nell'intimità di due donne che hanno tanto da dire e da fare, nel bene e nel male.

E ci ritroviamo a chiederci quanto una persona possa cambiare in situazioni simili dopo un periodo di detenzione.

Trecentosessanta pagine di tensione, di eventi imprevedibili, di soddisfazioni, di colpi di scena.  

Finalista all'Edgar Award, tradotto in sedici paesi e in testa alle classifiche di vendita, “Cara Rose Gold” ha come sfondo la provincia americana più cupa, quella dei vicini di casa che origliano in continuazione, pronti ad aiutare ma anche ad accusare e puntare il dito senza troppi problemi.

Esordio letterario dell’inglese (dalle origini statunitensi) Stephanie Wrobel, Rose Gold è un bellissimo romanzo che tiene incollati dalla prima all’ultima pagina; da regalare e da regalarsi per provare forti emozioni e trascorrere qualche ora piacevole dentro una storia trascinante come poche altre.

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mercoledì 15 dicembre 2021

Regala un libro a Natale: “La medaglia” di Pietro Castellini, tra distopia e fantapolitica i sogni e il destino di un tiranno

La medaglia, Pietro Castellini

“Se all’epoca avessero saputo che sarei diventato il Dittatore, si sarebbero messi a ridere. Anch’io lo avrei fatto. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare gli eventi che avrebbero portato alla fine del mondo conosciuto.”

Vi siete mai domandati come un dittatore giunga ad essere definito tale? Quale è stato il suo percorso professionale ma soprattutto di vita? E cosa lo ha portato a ricoprire un ruolo così complicato e contestato?

“La medaglia” (Delos Digital, luglio 2021), racconto lungo di Pietro Castellini, classe 1994, laureato in Scienze Geologiche e vincitore del 2020 Yearbook Geocontest nella categoria geo_tale-writing, prova a raccontare proprio questo, come un ragazzo, poi uomo, sia arrivato a diventare dittatore.

Tutto ciò accade in un mondo distopico, in un’ambientazione fantapolitica nel quale è il Dittatore stesso a raccontare e a raccontarsi.

Il suo destino è segnato fin dalla nascita e la gabbia dorata che oramai è divenuta la sua abitazione non è ciò che segretamente desiderava.

I sogni erano ben altri ma se solo il padre gli avesse indicato la strada forse le cose sarebbero potute evolversi in modo differente.

Pietro Castellini
Potrà il Dittatore mai sentirsi libero e prendere in mano quel potere che in realtà non gli è mai appartenuto?

Con una narrazione intimista Pietro Castellini ci conduce in un mondo diverso da come lo conosciamo, una realtà inquietante e oscura.

“Ci manderanno i loro reietti. I delinquenti, i ladri e gli stupratori lavoreranno per noi. E quando non avremo più loro, useremo gli androidi. Sono già pronti.”

Una visione futura che auspichiamo non si avvererà mai.

Un racconto ben scritto, una storia da leggere e sulla quale riflettere. 

Unica pecca, mi è forse mancata un po’ di azione, nonostante sia chiaro dal principio che il movimento vero e proprio della narrazione è quello interno, nell’anima e nella mente del tormentato protagonista.

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lunedì 13 dicembre 2021

Regala un libro a Natale: “I gatti nell’arte”, il bellissimo, raffinato ed ironico libro pop-up di Susan Herbert

Illustrazioni ©Susan Herbert ©2021 24 ORE Cultura, Milano
“Mentre la dea riflette sull’improbabilità della situazione in cui si trova, Flora si precipita verso di lei con un mantello, presumibilmente per coprire la sua nudità: ma, dato che la nostra Venere è già ammantata di pelo, il problema non è poi così grave.”

Il Natale si avvicina e cosa c’è di meglio di regalare un bel libro? Sì, è la cosa più bella del mondo (in particolare per chi i libri li ama svisceratamente) ma non è così semplice e vi è sempre il rischio di regalare un libro di cui l’altra persona potrebbe già essere in possesso.

Le soluzioni sono due: regalare un libro appena uscito (e sperare che non risulti già tra gli ordini di chi lo riceverà) o scegliere qualcosa di particolare che difficilmente potrebbe aver già acquistato.

In quest’ultimo caso il libro del quale vi sto per parlare è perfetto.

Si tratta de “I gatti nell’arte” (novembre 2021, 24 Ore Cultura, traduzione di Arianna Ghilardotti), un bellissimo cartonato pop-up nel quale i gatti si sostituiscono alle persone, in diversi celebri quadri, grazie alle splendide illustrazioni di Susan Herbert, britannica classe 1945, pittrice che ha studiato alla Ruskin School of Art ed ha collaborato come bozzettista con l'English National Opera e il Theatre Royal, specializzandosi in stampe a tiratura limitata di personaggi scenici animalizzati.

Accanto ad ogni pop-up, che si apre come una vera e propria cornice tridimensionale, un simpatico testo a descrivere la scena del quadro, i suoi protagonisti felini e i retroscena nascosti.  

“In una bella giornata d’autunno, in un palazzo cittadino di Bruges, una coppia si tiene per la zampa, pronta a scambiarsi solenne promessa di matrimonio.”

Un’opera davvero particolare e curata nei minimi particolari, i pop-up sono bellissimi e possono essere osservati da diverse prospettive.

La tridimensionalità ci conduce nel “La nascita di Venere” di Botticelli (come non chiedersi se la dolce felina avrà sentito freddo nonostante il folto pelo), tra “Las Meninas” di Velázquez (sarà stato semplice per il pittore spagnolo ritrarre così tante raffinate micette?), nell’enigmatica “Ofelia” di Millais: cos’è accaduto alla povera fanciulla felina e arriverà qualcuno a salvarla?

L’umorismo è ovunque, tra le immagini dai vividi colori, e nelle parole che rendono questo libro ancora più particolare e godibile, sia ad un pubblico adulto che ai giovani lettori che solo ora scoprono l’arte e le sue più grandi opere d’arte.

Un libro da regalare, da regalarsi, da sfogliare più e più volte, da soli o in compagnia, sorprendendosi di trovare ogni volta qualche nuovo sorprendente e divertente particolare.

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sabato 27 novembre 2021

“Dimmi soldato”: la poesia di Cristina Biolcati

 

Eccoci tornati alla poesia di Cristina Biolcati, al sesto appuntamento che ci permetterà di conoscere ancora più in profondità l’estro creativo di questa scrittrice.

Come “Meriggio”, “Tracce di te (a mio padre)” e “Salsedine”, anche “Dimmi soldato” è un inedito, per il quale ringrazio ancora una volta l’autrice.

Siamo a novembre, un mese malinconico per antonomasia e in questa lirica il protagonista è un soldato che non potrà mai scordare la guerra vissuta. 

Un pesante fardello da portare sulle spalle: quali pensieri lo attraversavano mentre si trovava tra le trincee?

Quali sensi di colpa hanno pervaso la sua persona ricordando chi a casa lo aspettava speranzoso?

Cristina Biolcati
E quali le ripercussioni psicologiche di un conflitto che da esterno e terreno è divenuto interno e profondamente doloroso?

Cristina Biolcati, scrittrice e poetessa ferrarese e padovana d’adozione, da anni ormai ci fa sognare e riflettere con i suoi racconti e con le sue liriche (per e con entrambi si è aggiudicata numerosi premi letterari); di recente abbiamo potuto leggere il suo primo romanzo thriller “Le congetture di Bonelli” (Delos Digital), ad inizio estate l’abbiamo ritrovata nel racconto breve “Al riparo dai sogni” (Officina Milena, per la nuova collana Milena in love), ne “Il castigo dell’acqua” (il cui ricavato va a sostenere “Sorriso in viaggio”, associazione che supporta i bambini malati e le famiglie che devono affrontare spese di viaggio e assisterli nei continui spostamenti per le visite specialistiche) e nel nuovo romanzo breve “Il suono delle sue ferite” (Delos Digital Passport). 

 

Dimmi soldato se quello che senti

somiglia soltanto a un’eco di storia.

Se ancora ricordi l’odore dei fossi,

ferroso e ramingo, fra i fuochi caduti

insieme agli amici, nelle strette trincee.

Dimmi soldato se ancora la tieni

la testa reclina; se sempre ti pieghi

e raggiungi carponi la meta agognata.

Se nella penombra rivedi tua madre,

con gli occhi esangui e le preci

e la sua voglia di farsi abbracciare.

Dimmi soldato se tuttora ti penti

per le ore sottratte a quel padre malato

e ai fratelli cresciuti come foste stranieri.

Se sono le bombe a svegliarti nel sonno

e la guerra in ogni luogo ti attende,

in questa landa desolata.





lunedì 15 novembre 2021

“Quel che mi piace di te”: la poesia di Marco Giuli


Eccoci arrivati, in questo mese di novembre, al quinto appuntamento con la poesia di Marco Giuli.

“Quel che mi piace di te” è una delle cinquanta liriche della raccolta “L'anima de li pensieri mia” (gennaio 2021, autopubblicazione disponibile su Amazon).

Il linguaggio è semplice, popolare, dialettale, ma ogni parola è rilevante e portavoce di sentimenti profondi e talvolta di un disagio che stiamo ora affrontando, in parte, ma non solo, a causa del periodo storico particolare che stiamo vivendo.

Marco Giuli

Per saperne di più su questa raccolta poetica e sull’autore andate a leggere l’intervista che trovate qui.

“Quel che mi piace di te” è amore puro, l’amore nei confronti di qualcuno di importante, una persona che ha saputo trasmettere emozioni profonde condivisibili.

È il rivivere un sentimento passato dando importanza a quei particolari che una volta apparivano banali. 

È una dichiarazione, è un viaggio, quello dell’amore, della vita; è la voglia di amare ancora e di godere appieno della bellezza della vita. 

 

Tre coni di luce soffusa

illuminano timidi er tavolo in legno

accanto ho Tea che curiosa m' annusa

in attesa febbrile di un mio breve cenno;

 

davanti a me una pagina vuota

m’ illumina il viso che da tempo non ride

cercando un'idea, nella speranza remota

di regalarti dei versi pe vedette sorride;

 

sì perché, amor mio, i tuoi sorrisi so doni rari

e finalmente ora ho capito il motivo

quello che per gli altri è banale per me so’ regali

che io troppo spesso non capivo;

 

mi piace di te anche come mi guardi

quel modo di fissarmi senza parlare

momenti che non valgon cento miliardi

che poi non resisto dal volerti baciare;

 

mi piace quando m’ accarezzi la testa

mentre in macchina ti siedi vicino

il tuo carattere forte, il tuo essere onesta

mi piace quando ti avvicini e mi regali un bacino;

 

le corse per Ponza, quando al ritorno per poco perdemmo il treno

la pioggia d'inverno, il tuo stringermi forte contro il tuo seno

le strade infinite d'America, il sole di Vienna e poi quello sardo

gli scoiattoli al centro del parco di Londra, tutto racchiuso dentro un tuo sguardo;

 

mi piace pensarti mentre sei lontana

e so sincero lo faccio anche adesso

sotto la luce di una stella lontana

prometto di amarti ancora più spesso.




venerdì 12 novembre 2021

“Ombre nella pietra” di Alex Coman: un terrificante distopico tra mondi idilliaci e violenza inaudita

Ombre nella pietra, Alex Coman

“S’incamminò lungo il marciapiede, accontentandosi di sentire l’erba sotto le suole delle scarpe. Si concesse solo un secondo per alzare gli occhi sul soffitto della Bolla e osservare la proiezione del cielo sereno, decorato con qualche nuvola qua e là. Uccelli volavano spensierati sopra le fronde degli alberi, volavano e cantavano.”

Mina e Robi vivono a Monte Alto, circondati dall’oceano che porta un’aria fredda e corrosiva. L’unico modo per non morire è riuscire a trascorrere più tempo possibile nella Bolla, dove l’aria è pulita e la natura prospera. Sono però obbligati ad indossare l’ombra, rinunciando ad ogni libertà e dignità e a poter comunicare con i cittadini.

Il resto del tempo sono costretti a passarlo nella grotta, nel grigiore e sempre esposti ad ogni pericolo e minaccia da parte degli altri abitanti. Ogni persona indossa un collare ed è tramite questo che vengono assegnati gli incarichi. Ogni ordine, ogni informazione, anche vitale, è nota a tutti e tutti possono farne un uso che non sempre è lecito. Mina e Robi sono legati l’uno all’altro, l’una morirebbe per l’altro e viceversa.

Gli apparenti, e talvolta illusori, momenti di serenità possono ribaltarsi da un momento all’altro. Robi ha dovuto obbedire agli ordini ritrovandosi in una situazione da incubo e quando viene a sapere delle sobillazioni nei confronti di Mina s’infuria e si convince di dover fare qualcosa a tutti i costi.  

“Ombre nella pietra” (Delos Digital, maggio 2021) è l’ultima pubblicazione dello scrittore ternano (nato in Romania, si è trasferito a Terni all'età di tredici anni insieme alla famiglia) Alex Coman (da sempre appassionato di scrittura, fa parte dello staff del Terni Horror Fest, festival che si svolge ogni anno nella sua città; è uno degli ScrittoriSopravvissuti, una trasmissione su Radio Galileo in onda ogni giovedì ed è uno dei recensori del sito www.leggeredistopico.com; nel 2020 ha pubblicato il suo prima romanzo, “Tra le stupide righe”, Argento Vivo Edizioni).

Alex Coman

Un racconto lungo, cinquanta pagine circa, che ci catapulta in un mondo distopico dalle sfumature dark, quasi horror. L’uomo si trasforma in ombra, l’aria è tossica e la si può respirare per sole centocinquanta ore di fila, ed un collare collegato in rete tiene tutti sotto controllo e impartisce ordini che ledono l’emancipazione e la rispettabilità umana.

Il racconto contrappone i due mondi ancora esistenti, quello della Bolla, rigoglioso e colorato, e quello delle grotte, grigio e privo di forme di vita vegetali o animali.

Ad accumunarli è però la violenza, identica nelle sue forme, nel futuro distopico del racconto così come nella nostra realtà presente.  

“Mina si chiuse il piccolo cancelletto di ferro battuto alle spalle e si ritrovò sul marciapiede verde, piante e fiori alti fino alle ginocchia a delimitarlo dalla strada di prato, il verde puntellato dai colori dei petali. Si chiese ancora una volta se qualcuno si fermava mai a sdraiarsi sopra, a sentire l’erba tra le dita e sulla schiena.”

Un mix di fantascienza, thriller e distopico

“Ombre nella pietra” è spaventoso, intrigante, molto ben scritto. Le pagine scorrono veloci ma nulla di quanto leggiamo è banale ed è impossibile non rabbrividire al pensiero che, in un futuro non troppo lontano, potremo trovarci a vivere scenari simili.

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mercoledì 10 novembre 2021

“Progetto Mathilda” di Caterina Franciosi: il nuovo racconto lungo ad ambientazione distopica

Progetto Mathilda, Caterina Franciosi

“Fu colpa della ragazza se Calvin non si accorse dell’auto scomparsa dal nulla alla sua destra. Era così impegnato a fissarla che non vide la grossa berlina nera. Se ne accorse solo quando gli fu addosso. Il Lynx venne lanciato fuori strada. Forse si ribaltò. Forse la ragazza strillò come un’aquila. O forse fu lui a gridare. O magari tutto si svolse in una manciata di secondi silenziosi. Ma non aveva importanza. Tutto ciò di cui Calvin si rese davvero conto fu il buio in cui precipitò.”

Calvin Baker lavora come tassista ma in questo mondo a svolgere questo ed altri mestieri sono persone che hanno commesso un crimine e perciò condannate dal Neoministero del Lavoro a scontare una pena. Una notte a prendere il taxi è una cliente molto particolare, una passeggera a rischio che potrebbe mettere a rischio il suo lavoro e la sua vita. 

Poi quell’incidente, il buio e il risveglio in una clinica. Ma qualcosa non va e al posto del braccio destro c’è ora un moncherino. L’incidente era così grave? Come farà ora a guidare senza un braccio? E se un medico gli proponesse qualcosa di interessante come una protesi super innovativa gratuita? Qualcosa non torna: lui è solo una criminale, e se sotto ci fosse dell’altro?

Caterina Franciosi
“Progetto Mathilda” (Delos Digital, settembre 2021) è tra le ultime pubblicazioni di Caterina Franciosi, classe 1990.

Un racconto lungo fantascientifico che ci porta in un mondo distopico nel quale il futuro è tra i peggiori che potremo immaginare.

Uomini e robot convivono ma in modo molto particolare: è ancora l’uomo a comandare ma le macchine assumono un ruolo centrale ed è forte il pericolo che queste possano da un giorno all’altro primeggiare.

L’uomo è una specie in via d’estinzione, a lavorare sono i delinquenti e la diffidenza regna ovunque.

Una realtà ben lontana dalla nostra ma con delle immagini che ricordano il mondo che stiamo vivendo.

In “Progetto Mathilda” l’uomo è ancora più solo, l’estraniazione fa parte di una quotidianità che somiglia più ad un incubo che ad un luogo piacevole nel quale vivere.

Un racconto molto bello, vi ritroverete piacevoli e non troppo velati rimandi a grandi classici del genere, che porta a mille riflessioni e riconferma Caterina Franciosi come scrittrice dalla penna (o tastiera) abile e dallo stile riconoscibile.

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