venerdì 28 maggio 2021

20 anni di Paese d’Ombre: intervista al libraio Gianpiero Carta per lo speciale anniversario della sua libreria indipendente

© Rebecca Mais
“Credo che nessun libraio degno di questo nome abbia mai guardato l’orologio mentre sta aprendo le scatole della novità appena arrivate in magazzino o se è intento ad allestire un tavolo: il vero libraio lavora con passione e credo sia proprio la gioia di fare un mestiere che lo entusiasma a permettere di passare sopra a uno stipendio non esattamente da capogiro, ai turni faticosi, al costante contatto col pubblico che può essere logorante. Le giornate di lavoro in libreria sono lunghe, è vero, ma il fatto stesso di stare in mezzo ai libri, di sentirsi parte attiva della filiera attraverso cui il libro arriva alle mani del lettore, la consapevolezza del proprio ruolo di operatore culturale rappresentano una gratificazione.” (Romano Montroni, “Memorie di un libraio”)

Era il 19 maggio 2001 quando la Libreria Paese d’ombre venne inaugurata a Villacidro, una cittadina del Medio Campidano, nel sud ovest della Sardegna.

Il giovane GianpieroCarta, laureato pochi anni prima in Scienze Politiche, apriva questa nuova attività con entusiasmo e coraggio e sono questi che gli hanno permesso di festeggiare i primi venti anni della sua splendida libreria, un must per gli amanti dei libri di Villacidro e dei paesi dei dintorni.

Situata nel centro storico, a pochi passi dalla chiesa patronale di Santa Barbara, la Libreria Paese d’ombre vuol omaggiare Giuseppe Dessì, lo scrittore che a Villacidro trascorse la sua infanzia e l’adolescenza, che con l’omonimo romanzo “Paese d’ombre” vinse il Premio Strega nel 1972.

Non è quindi un caso che all’interno della libreria vi sia una parte consistente dedicata alla letteratura sarda, comprendendo sia autori/autrici del passato che attuali. Non mancano i best sellers, i grandi classici mondiali, la manualistica, i libri di varia ed una stanza (la libreria è divisa in due da uno stretto corridoio) interamente dedicata ai libri per bambini con alle pareti splendidi disegni a tema.     

La sorella Elisabetta, la cugina Paola, entrambe evidentemente appassionate di libri, sono tra coloro che più spesso gli amici – clienti della libreria hanno potuto incontrare oltre a Gianpiero.

La Libreria Paese d’ombre è un bel posticino nel quale trascorrere del tempo per acquistare qualche bel libro e fare una piacevole chiacchierata con il libraio o la libraia di turno.

Lascio ora la parola a Gianpiero che ancora, dopo venti anni, svolge il suo mestiere con passione e sempre con un sorriso per chi varca la soglia della sua libreria.


© Paola Lilliu

Innanzitutto, auguri per i venti anni della tua libreria e complimenti per questo importante traguardo Gianpiero! Come stai vivendo questo anniversario e come pensi di festeggiarlo?

Ti ringrazio per i graditi auguri.

Festeggerò come sempre, condividendo cultura, amicizia, sorrisi, speranza e ottimismo con i miei amici clienti.

Questo momento lo sto vivendo in modo inaspettato, nel senso che non avrei mai pensato di arrivare a venti anni di attività da librario; ma i libri ti appassionano, ti seducono e se riesci a creare un rapporto di amicizia e fiducia con i clienti... ecco venti anni in un secondo.

 

Nel corso degli anni, e prima che tu aprissi, diverse librerie hanno tentato l’impresa ma hanno tutte, chi prima, chi dopo, chiuso. Cosa ha permesso a te di resistere e consolidare l’attività?

Penso nell'aver puntato fin dall'inizio attività nella completa indipendenza; in questo modo ho avuto la possibilità di poter plasmare la libreria seguendo le esigenze e gli umori dei clienti nel corso degli anni e dopo tanti errori. Poi è stata strutturata in modo non molto ampio, ma a dimensione locale. Non esistono piccole librerie, ma piccoli lettori.

 

Un noto giornale provinciale scrisse che il tuo era (in riferimento all’apertura della libreria), tra le altre cose, un test di maturità per Villacidro. Quindi ti chiedo: dopo venti anni ritieni che Villacidro sia culturalmente cresciuta?

Credo che Villacidro sia sempre stata una cittadina culturalmente ricca e dinamica; ultimamente è presente una buona vivacità letteraria, soprattutto tra i giovani e le donne. Il punto cruciale è che non riesce ad esprimere tutto questo fervore culturale in modo armonico ed omogeneo. Quindi voglio rispondere alla Tua domanda in modo positivo, pur nella sua caoticità e faziosità.

 

Quali differenze noti oggi rispetto a venti anni fa? Forse è cambiato il tipo di clientela? O sono differenti i generi di libri venduti?

Al pari della clientela è cambiato anche il libraio... ci siamo trasformati nel corso degli anni e nel corso dei vari avvenimenti storici e culturali. Oggi noto una maggiore attenzione nella scelta del libro, una conoscenza maggiore dei vari libri richiesti; sicuramente merito delle varie rubriche, trasmissioni, blog e pagine di giornali che dedicano finalmente il meritato spazio ai libri.

Per quanto riguarda i generi dei libri venduti, ho notato una sensibile ascesa dei libri per ragazzi, soprattutto album e il settore della saggistica.

 

© Paola Lilliu

“Come ho detto tante volte, i libri sono merci, ma non sono merci come tutte le altre, perché sono prodotti dello spirito, plasmano la nostra personalità, il nostro modo di stare al mondo: noi siamo anche i libri che leggiamo”. Queste sono le parole di Romano Montroni nell’introduzione di “Memorie di un libraio” di Orwell. Cosa rappresentano per te i libri? E dal momento che siamo anche i libri che leggiamo, tu quali libri leggi solitamente? Quali ti hanno formato?  

I libri, per me, rappresentano degli insegnanti di vita; degli amici che mi trasmettono sicurezza e consapevolezza in ogni occasione, che ti danno il consiglio giusto nei momenti più difficili, ma anche la battuta ad effetto nei momenti ironici.

Non ho un genere di libri preferito, mi piace spaziare e affrontare i vari generi, come poesia o libri per ragazzi. Tra i romanzi che mi hanno formato partendo dall'adolescenza posso citare “Il signore delle mosche” di William Golding, il “Giovane Holden” di J.D. Salinger. In una età un po' più matura potrei inserire “Sulla strada” di Jack Kerouac, “Martin Eden” di Jack London”, “Il buio oltre la siepe” di Harper Lee. Come ultimi inserirei “Fiabe italiane” di Calvino, “Passavamo sulla terra leggeri” di Sergio Atzeni e “Stoner” di John Williams.

 

Cosa della tua libreria ami in modo particolare e perché?  

Ciò che amo maggiormente è la sua collocazione, ossia presso il centro storico della cittadina. Luogo purtroppo sempre più abbandonato a discapito della sua bellezza.

 

Cosa ami del tuo mestiere di libraio indipendente?

Semplicemente l'indipendenza, la libertà di scelta in tutti i campi senza condizionamenti. Ho fatto questa scelta fin dal principio nel rispetto del mio spirito libero da compromessi.

 

La pandemia non ha reso la vita facile a nessuno ma fortunatamente, ormai da mesi, si è deciso di non imporre la chiusura alle librerie. Come hai vissuto l’ultimo anno e come va ora che l’estate è vicina?

Dopo il grande spavento e disorientamento iniziale, ora riusciamo a convivere con il nostro sgradito ospite. La pandemia perlomeno ha avuto il merito di avvicinare/riavvicinare parecchie persone alla lettura; forse per evadere dalla drammatica realtà, per poter viaggiare tramite la lettura, per aggrapparsi a delle certezze o per evadere dalla monotonia e piattezza dei media.

 

Le nuove tecnologie e i social network hanno contribuito a ridurre le distanze, in ogni aspetto della vita. È stato così anche per te e la tua libreria?

Qualsiasi innovazione tecnologica, se usata bene e per scopi positivi, conferisce dei vantaggi. Nel mio caso, ha permesso maggiore visibilità e contato diretto con i potenziali clienti. Tutto ciò mi è possibile tramite l'utilizzo di vari social-media. Curiamo una pagina Facebook quotidianamente, che ha un discreto successo; soprattutto apprezzate le foto della mia collega Paola.

 

Nel corso degli anni non ti sei limitato a vendere libri nella tua libreria ma hai partecipato a diversi eventi. Ce n’è uno, o più di uno, che ti ha dato particolare soddisfazione o che ricordi in modo particolare?

© Paola Lilliu

Partecipiamo volentieri e con entusiasmo agli eventi esterni, di qualsiasi genere; come affermai già venti anni fa durante l'intervista per l'apertura libreria: “Sono i libri che spesso devono andare incontro ai lettori e non viceversa”.

L'evento più gradevole e a cui partecipo ogni anno con molta soddisfazione e #ioleggoperché, che consiste in una raccolta e donazione di libri alle varie biblioteche scolastiche del territorio. Ricordo in modo particolare una manifestazione legata all'evento #ioleggoperché, dove i ragazzi dell'istituto Alessandro Volta di Guspini/Arbus/Villacidro, per incrementare la donazione di libri, organizzarono un buffet con torte e vari dolci a forma di libro. La soddisfazione personale principale è la finalità di questa manifestazione: rimpinguare le scarne biblioteche scolastiche.

 

In venti anni di esperienza come libraio indipendente hai visto passare tante persone: sono stati di più quelli che Orwell definisce ‘snob da prima pagina’ o gli appassionati di letteratura?

Fortunatamente posso affermare “appassionati di letteratura”. Anche perché in una piccola libreria indipendente giungono lettori “maturi”, che sanno già ciò che cercano. Spesso chiedono consigli, ma hanno sempre un'idea ben precisa e definita.

 

Il cliente più bizzarro che abbia varcato la soglia della tua libreria? 

Come cliente bizzarro posso citare un ragazzo che durante le giornate uggiose, piovose, ma specialmente quando vi sono anche tuoni e fulmini si presenta puntualmente in libreria. Un giorno incuriosito gli chiesi il motivo di questa “tempistica metereologica” in libreria, lui rispose: “perché i libri mi danno sicurezza, riescono a rilassarmi e presso questa libreria mi sento a casa ed al sicuro. So che in mezzo ai libri sono protetto, non mi succederà niente e mi passa la paura”.

 

 Cosa ti auguri per i prossimi venti anni della tua libreria?

Altri venti anni e più di passione, amicizia e condivisione.


Pagina Facebook Libreria qui

giovedì 27 maggio 2021

“Meriggio”: la poesia di Cristina Biolcati


Eccoci di nuovo alla rubrica dedicata alla poesia.

Abbiamo cominciato con Marco Giuli, che ritroveremo ogni quindicesimo giorno del mese, e proseguiamo con Cristina Biolcati che ci accompagnerà con i suoi versi ogni ventisette del mese.  

“Meriggio” è una poesia inedita – poterla leggere in anteprima è un regalo per la quale ringrazio l’autrice – nella quale amore e natura si incontrano e scontrano riportando alla memoria sensazioni ed emozioni che parevano sopite ma che, al contrario, risultano più vivide che mai.

Cristina Biolcati

Una poesia semplice ma intensa al tempo stesso, versi che parlano con un linguaggio semplice che nasconde però messaggi sottesi di malinconia e sofferenza per un qualcosa che non c’è più.

Cristina Biolcati, scrittrice e poetessa ferrarese e padovana d’adozione, da anni ormai ci fa sognare e riflettere con i suoi racconti e con le sue liriche (per e con entrambi si è aggiudicata numerosi premi letterari); di recente abbiamo potuto leggere il suo primo romanzo thriller “Le congetture di Bonelli” (Delos Digital) e pochi giorni fa l’abbiamo ritrovata nel racconto breve “Al riparo dai sogni” (Officina Milena, per la nuova collana Milena in love).    

Vi lascio ora al componimento poetico in questione, leggetelo e rileggetelo per cogliere ogni volta qualche nuova sfumatura e percezione.

 

Fra i colori del meriggio

che di oro arrossano le stanze,

sosta ancora quel bacio strappato

dileguato eppur sanguigno.

Dormono i fiori e mostrano

un lume d’inedia spaurito

come occhi rossi di brace

che esploderanno in risa.

Un passero fra le fronde

che nel bosco trema,

così il tuo amore tra le cose

che più fanno male.




martedì 18 maggio 2021

“Le cronache dell’acero e del ciliegio. Libro 1 - La maschera del Nō” di Camille Monceaux: la formazione di un giovane giapponese tra cappa e spada

Le cronache dell'acero e del ciliegio, Camille Monceaux

“Quando risuonarono le prima note musicali, si fece buio in sala. Ipnotizzato dall’atmosfera di sacralità che era scesa sul palcoscenico, trattenni il fiato. Non vedevo ancora nulla. L’oscurità era completa, di uno spessore profumato e vellutato in cui le note musicali risuonavano come nella cassa di un tamburo. Mi sembrò di essere in preda a un’illusione.”

Copertina zigrinata con le splendide illustrazioni di Olivier Balez, dorso con il logo floreale dell’autrice stessa, tagli decorati con lo stesso celeste del titolo sempre opera della Monceaux, carta composta da fibre naturali, rinnovabili e riciclabili: questo è ciò che ammiriamo ad un primo sguardo dell’ultima pubblicazione de L’ippocampo, la casa editrice milanese specializzata in libri illustrati di alta qualità. Poi lo si comincia a sfogliare, si osserva la cartina disegnata da Camille Monceaux e si parte con un prologo che cattura immediatamente.

“Le cronache dell’acero e del ciliegio. Libro 1 - La maschera del Nō” (maggio 202, traduzione di Fabrizio Ascari) è il primo capitolo della tetralogia ambientata nel Giappone del XVII secolo scritta dalla francese Camille Monceaux classe 1991.

Ichirō è stato abbandonato quando era ancora in fasce con l’unica compagnia di un ciondolo a forma di foglia d’acero; viene così trovato e cresciuto da un misterioso samurai che gli insegna la rigorosa via della spada e dall’anziana Oba che gli insegna a leggere, scrivere, cucinare e a coltivare la sensibilità d’animo. Ichirō cresce in mezzo alla natura selvaggia incontaminata, al ritmo delle sue regole stagionali e lontano dalla civiltà. Un giorno però qualcuno giunge a turbare la loro serenità e tutto da quel momento cambia. 

Il ragazzo si trova solo a dover affrontare un mondo che ha conosciuto solamente dalle parole di chi lo ha cresciuto, raggiunge Edo, l’antica Tokyo, e comincia una nuova vita tutt’altro che semplice. È qui che scopre i quartieri malfamati governati da gruppi di orfani tiranneggianti, i samurai della capitale e il teatro kabuki per il quale riuscirà persino ad esibirsi con grande successo. Grazie a questo incontrerà un poeta dalle grandi ambizioni, il coetaneo Shin e la misteriosa Hiinahime che indossa una maschera del teatro Nō che non toglie mai.

"Sulla scena si può essere chi si vuole: una pazza, un fantasma, un ricco signore. Una donna o un uomo."

“Le cronache dell’acero e del ciliegio” è un bellissimo romanzo di formazione che porta il lettore ad immergersi nel Giappone del diciassettesimo secolo, tra le sue genti, le tradizioni, i santuari, l'inizio delle persecuzioni dei professanti altre religioni, le botteghe degli artigiani, tra i quartieri più poveri e quelli più abbienti.  

Camille Monceaux

“Dopo colazione, presi la direzione del santuario. Era da così tanto tempo che non ci andavo che provavo una leggera angoscia all’idea che il luogo fosse cambiato. Mentre risalivo il sentiero fangoso, un’ondata di nostalgia mi travolse. Pioveva leggermente e la foresta risuonava del picchiettio delle gocce sul denso fogliame. Era una melodia rasserenante, composta dal rimbalzare delle gocce da un ramo all’altro.”

Ciò che inizia come una fiaba si trasforma in un romanzo se possibile ancora più poetico e nel quale storia e arte la fanno da padrone. Con l’arrivo a Edo Ichirō abbandona l’infanzia per scoprire l’adolescenza e comprendere quanto la vita reale sia complicata e dolorosa.

Non dimentica le origini ma si ritrova proiettato in un futuro che deve costruirsi da solo e sempre più desidera scoprire chi siano i genitori e soprattutto chi è veramente lui.

“Le cronache dell’acero e del ciliegio” è un viaggio tra i viottoli della città imperiale, allora ben differente da come la si potrebbe immaginare, e tra il tradizionale teatro Nō e l’allora innovativo, e contestato, Kabuki.

Molto bella, inoltre, l'immagine chi si ha delle donne le quali, nonostante gli infausti destini, mantengono una spiccata dignità e tentano di non farsi sopraffare dalla società maschilista.

Ci sarebbe ancora tanto da dire ma vi lascio sole e soli tra le pagine di questo libro tutto da scoprire, con curiosità, sorpresa, passione, commozione, il cui unico difetto è quello di finire troppo in fretta, nonostante le oltre quattrocento pagine.

Il secondo capitolo, “La spada dei Sanada”, sarà pubblicato ad ottobre. Non ci resta che attendere con impazienza!

Link per l'acquisto qui 

lunedì 17 maggio 2021

“Supereroi. Servono i superpoteri per amarsi tutta una vita” di Paolo Genovese: quando l’amore è più imperfetto, instabile e profondo che mai

Supereroi, Paolo Genovese

“Anna come sono tante, Anna permalosa, Anna bello sguardo, Sguardo che ogni giorno Perde qualcosa. Se chiude gli occhi lei lo sa, Stella di periferia, Anna con le amiche, Anna che vorrebbe andar via. Marco grosse scarpe e poca carne, Marco cuore in allarme, Con sua madre una sorella, Poca vita sempre quella, Se chiude gli occhi lui lo sa, Lupo di periferia, Marco col branco, Marco che vorrebbe andar via.”

Queste sono le parole della canzone “Anna e Marco” di Lucio Dalla ma è anche la storia dei due omonimi protagonisti di “Supereroi” (Einaudi, 2020) del regista, sceneggiatore e scrittore romano Paolo Genovese.

Anna è proprio così, un po’ permalosa, a volte insicura ma altre piena di fiducia che vorrebbe sempre andare via, soprattutto quando comincia ad intravedere la felicità tanto agognata. Marco ha il cuore in allarme, sotto diversi punti di vista, sa bene cosa vuole ma a volte anche lui vorrebbe andare via.

Marco e Anna si incontrano quasi per caso e da quel momento, seppure ad intermittenza, il loro legame diventa indissolubile. Il loro è un amore imperfetto come tanti e come tanti combattono quotidianamente, consapevoli che, come il titolo suggerisce, servono i superpoteri per amarsi tutta una vita. E non sempre il finale sarà come ce lo eravamo immaginato.

“Con gli anni ho capito che l’uomo perfetto non esiste, tantomeno l’amore perfetto. E che forse l’unica perfezione sta in quell’energia che lo fa resistere al tempo.”

“Supereroi” è un romanzo che si fa divorare, che colpisce per l’imperfezione dei suoi personaggi, per l’essere così reale e realistico, per l’amore che scaturisce da ogni pagina.

Il concetto di base è che l’amore non è mai semplice e questo viene raccontato in maniera schietta e diretta come raramente capita.

“Si volta verso di lei e la tira a sé in uno di quegli abbracci con cui si cerca di trasmettere energia. Lo ha sempre fatto fin da bambino: stringere forte qualcuno, sentire un formicolio e far finta che sia energia che passa di corpo in corpo, come un supereroe che si preoccupa dei più deboli.”

Anna e Marco si rincorrono e sarebbe così semplice lasciarsi andare e decidere di arrendersi all’evidenza, ma siamo esseri umani complessi e dotati di intelligenza che troppo spesso ci porta a rimuginare persino sulle cose più semplici.

Paolo Genovese
E al termine di questa bellissima e commovente storia ci ritroveremo a chiederci quanti sono i momenti della nostra vita che possiamo definire perfetti e quanti ce ne potranno essere in futuro, e chi o cosa ci avvicina alle persone che amiamo: un algoritmo, il destino o semplicemente le nostre decisioni più ragionate?

“I riflessi dell’acqua danzano sulla pietra e i colori dei coralli rimbalzano sul volto di Anna. La sua espressione è quella di chi si è appena accorto che la bellezza e la felicità esistono realmente, basta avere il filtro giusto nell’animo.”

Ma soprattutto: amarsi per tutta la vita è possibile?

Per scoprirlo, o se non altro per rifletterci o semplicemente per immedesimarsi nella storia, non resta che leggere “Supereroi” e sperare che la fine arrivi il più tardi possibile.

Link per l'acquisto qui

sabato 15 maggio 2021

"Inno all’amore": la poesia di Marco Giuli


Parte oggi una nuova rubrica dedicata alla poesia!

Per cominciare ogni quindicesimo giorno del mese pubblicherò una poesia dello scrittore romano Marco Giuli ma sono certa che presto gli autori e le autrici aumenteranno.

“Inno all'amore” è una delle cinquanta liriche della raccolta “L'anima de li pensieri mia” (gennaio 2021, autopubblicazione disponibile su Amazon).

Marco Giuli

I temi trattati sono diversi: si va dall’amore all’amata Roma, dalla forzata reclusione all’amicizia senza dimenticare personaggi divenuti (purtroppo) protagonisti della cronaca come Stefano Cucchi o Emanuela Orlandi. Non mancano i momenti di spensieratezza, i ricordi del passato, i pensieri per il futuro e gli affetti più cari.

Il linguaggio è semplice, popolare, dialettale, ma ogni parola è importante e portavoce di sentimenti profondi e talvolta di un disagio che ancora stiamo vivendo a causa del periodo storico particolare che stiamo affrontando.

Una raccolta poetica che nasce nel duemilaventi con componimenti figli della pandemia e portatori di sentimenti comuni a tutti noi.

Per saperne di più su questa e sull’autore andate a leggere l’intervista che trovate qui.

Vi lascio alla lirica in questione, un vero e proprio inno all’amore universale, un amore che lascia svegli la notte, un amore che non si arrende, un amore che sopravvive al di là di tutto e tutti.  

 

La colpa è della luna

se io sto qui a pensà a te

Ormai è tarda notte

e sto già al quinto caffè

Du’ stelle te so’ vicine

e sembrano ditte qualcosa

e tu silenziosa sorridi,

le damigelle con la sposa.

 

La colpa è dell'amore

che punta e poi pretende

te fa senti no scemo,

che ama e non s'arrende

e se è vero che in amore

vince colui che fugge

io sto qui a pensà a te,

e sta cosa me distrugge.

 

Però a pensacce bene,

la colpa è anche mia

Uno scemo innamorato

che ama alla follia

che non glie frega niente

se er core batte forte

più forte er sentimento

che vincerà anche la morte.



lunedì 10 maggio 2021

“Swing Low” di Miriam Toews: un’esistenza felice nonostante depressione e psicosi manico depressiva

Swing Low, Miriam Toews

“Ero intrappolato in una terra di nessuno, paralizzato da qualche parte tra il mio passato e il mio futuro, incapace di muovermi o sognare o gridare aiuto, o perfino di morire.”

A diciassette anni Mel si convinse di essere un uovo e gli psichiatri, dopo aver espresso la loro diagnosi, gli dissero che non avrebbe mai potuto avere una vita normale e fare ciò che desiderava. Il primo passo fu la prescrizione di farmaci ma Mel se ne fregò di quanto gli venne detto, si sposò con Elvira, ebbe due figlie e fu un appassionato e gentile insegnante, amante della natura e della flora in particolare.

Quella di “Swing Low” (Marcos Y Marcos, 2021, traduzione di Maurizia Balmelli) è la sua storia scritta dalla figlia Miriam, talentuosa scrittrice canadese, che in prima persona visse gli alti e bassi del padre, che si godette i momenti buoni e provò ad esserci in quelli negativi.

Depressione e psicosi maniaco depressiva caratterizzano numerosi momenti dell’esistenza di Mel, un uomo che non si fece mai schiacciare dai pareri delle altre persone ma che talvolta dovette arrendersi alla sua condizione, rallentare e prendersi cura di sé.

Le parole sono quelle di Miriam che scrive come avrebbe fatto il padre, con dolcezza e risolutezza.

Ci sono le descrizioni delle lunghe passeggiate terapeutiche, delle vulcaniche idee che lo portarono ad essere tanto amato a scuola, dei momenti di smarrimento e delle paure di risultare un peso per le persone che gli orbitavano attorno.

Quello di Mel non è un percorso semplice, è una vita fatta di tante soddisfazioni ma anche di momenti non semplici, di silenzi forzati, di giornate trascorse a letto in attesa che tutto passi.

Miriam Toews

Vita e scoperta sono fondamentali per questo uomo che ha vissuto una esistenza piena nonostante tutto e tutti, un po’ per la sua determinazione ma anche per la fortuna di aver trovato persone intelligenti e premurose che hanno compreso il suo potenziale e si sono presi cura di lui in ogni momento facendolo sentire desiderato e sempre incluso.

“Leggiamo per sentire che non siamo soli. A mio avviso C.S. Lewis era un uomo geniale. Credeva in Dio, era a detta di tutti un buono scrittore e una persona gentile. Una domanda che tuttavia avrei voluto fargli è la seguente: come fa uno a sentirsi meno solo quando non riesce più a leggere?”

A rendergli in alcuni attimi un po’ più complicata la vita fu l’essere nato in una comunità mennonita di stampo patriarcale. È interessante scoprire alcune caratteristiche di questo poco conosciuto movimento religioso molto particolare (e non in positivo) e con delle similarità al più noto mormonismo.

“Swing Low” è un bellissimo omaggio al padre morto suicida, un atto d’amore, una testimonianza lucida e commovente da parte di una figlia che da lui ha preso l’esempio di forza e coraggio senza tralasciare i momenti di fragilità, anch’essi altrettanto importanti ed indimenticabili.

“Continuai a sognare senzatetto due o tre volte a settimana, e ogni sogno finiva in nero come se mi avessero svuotato nel cervello una vernice densa e scura per coprire tutto quanto, ogni singolo puntolino di luce che fosse fortuitamente filtrato nel mio inconscio, come un bambino piccolo che si avventura nel traffico, troppo piccolo, troppo bello, troppo prezioso per trovarsi in un luogo tanto pericoloso e caotico.”

Link per l'acquisto qui

mercoledì 5 maggio 2021

“Della stessa sostanza dei padri – Poesie al Maschile”, la nuova silloge poetica di Davide Rocco Colacrai

Della stessa sostanza dei padri, Davide Rocco Colacrai

 

"Ho capito che l’amore non è una malattia,/ che non posso essere guarito nel mio canto alla vita,/ che la promessa legata al letto come un Gesù Cristo è solo un inganno,/ un avvicinarsi sottovoce e in punta di piedi al soffitto e al cielo,/ quasi un’unghia storta di vento,/ e ho capito anche finalmente che questo guscio di miracoli/ all’incontrario che additano come manicomio/ è un condominio di santi.”

Sacro e profano, pazzia e omosessualità, politica e migrazione. Questi sono solamente alcuni degli argomenti trattati nella sua silloge poetica, la terza edita dalla casa editrice anconetana Le Mezzelane.

Della stessa sostanza dei padri – Poesie al Maschile” (marzo 2021) si compone di 27 poesie che parlano dell'uomo in tutte le sue sfumature e percezioni.

Davide Rocco Colacrai, giurista e criminologo, scrive ormai da anni e numerosi sono i riconoscimenti letterari nazionali e internazionali ricevuti dal 2008 ad oggi.

“Sento il mio corpo liquido, senza sartiame,/ e assoluto,/ quasi una lacrima che scivola sui polpastrelli del mare/ mentre il sole dipinge il suo raggio/ con cui mi trafigge/ e mi ritrovo sposo senza promessa e senza vestito/ un albatro di bruma che si tende oltre l’onda,/ dove i ricordi non sono ancora nati/ e gli occhi tacciono, mentre le dita predicono un’eco della mia terra.”

La sua è una poesia elegante e dal sapore istintivo e viscerale che raccoglie sensazioni ed osservazioni personali ma soprattutto persone. Sono le persone a fare il mondo e queste sono le protagoniste di versi che non hanno paura di addentrarsi in tematiche forti e delicate.

Davide Rocco Colacrai

Impressioni e sentimenti personali si intrecciano alle vicissitudini di personaggi noti come Stefano Cucchi, Stephen Hawking, Rudolf Nureyev, Pedro Lemebel, per citarne alcuni.

Colacrai mette le sue parole al servizio di uomini che hanno sofferto, che hanno goduto di questo mondo, ma che non sempre sono stati ricambiati in positivo.

Tramite i suoi versi essi parlano, si esprimono con dolore, con schiettezza e con profonda tenerezza.

Ogni componimento ha un preciso rimando e questo viene esplicitato con l’aggiunta di significative e interessanti note a piè di pagina.

“Tutte le mie ore le consumavo a scegliere storie,/ a sciogliere vite,/ ad ascoltarne il destino che non capivo appieno,/ e il cuore, e così intuivo un senso, il coraggio,/ forse me stesso, di là dal molo, oltre il mare.”

Una poesia priva di arzigogoli, diretta, luminosa, attuale e reale.   

Una raccolta da leggere e rileggere ogni volta con occhi nuovi, una risposta a "Istantanee Donna - Poesie al femminile" (2017) ed una testimonianza dell’evoluzione della maturità emotiva e spirituale dell’autore. 

Link per l'acquisto qui