“Ero intrappolato in una terra di nessuno, paralizzato da qualche parte tra il mio passato e il mio futuro, incapace di muovermi o sognare o gridare aiuto, o perfino di morire.”
A diciassette anni Mel si convinse di essere un uovo e gli psichiatri, dopo aver espresso la loro diagnosi, gli dissero che non avrebbe mai potuto avere una vita normale e fare ciò che desiderava. Il primo passo fu la prescrizione di farmaci ma Mel se ne fregò di quanto gli venne detto, si sposò con Elvira, ebbe due figlie e fu un appassionato e gentile insegnante, amante della natura e della flora in particolare.
Quella di “Swing Low” (Marcos
Y Marcos, 2021, traduzione di Maurizia Balmelli) è la sua storia scritta dalla
figlia Miriam, talentuosa scrittrice canadese, che in prima persona visse gli
alti e bassi del padre, che si godette i momenti buoni e provò ad esserci in
quelli negativi.
Depressione e psicosi
maniaco depressiva caratterizzano numerosi momenti dell’esistenza di Mel, un
uomo che non si fece mai schiacciare dai pareri delle altre persone ma che
talvolta dovette arrendersi alla sua condizione, rallentare e prendersi cura di
sé.
Le parole sono quelle di
Miriam che scrive come avrebbe fatto il padre, con dolcezza e risolutezza.
Ci sono le descrizioni delle
lunghe passeggiate terapeutiche, delle vulcaniche idee che lo portarono ad
essere tanto amato a scuola, dei momenti di smarrimento e delle paure di
risultare un peso per le persone che gli orbitavano attorno.
Quello di Mel non è un percorso semplice, è una vita fatta di tante soddisfazioni ma anche di momenti non semplici, di silenzi forzati, di giornate trascorse a letto in attesa che tutto passi.
Vita e scoperta sono
fondamentali per questo uomo che ha vissuto una esistenza piena nonostante tutto e
tutti, un po’ per la sua determinazione ma anche per la fortuna di aver trovato
persone intelligenti e premurose che hanno compreso il suo potenziale e si sono
presi cura di lui in ogni momento facendolo sentire desiderato e sempre
incluso.
“Leggiamo per sentire che
non siamo soli. A mio avviso C.S. Lewis era un uomo geniale. Credeva in Dio,
era a detta di tutti un buono scrittore e una persona gentile. Una domanda che
tuttavia avrei voluto fargli è la seguente: come fa uno a sentirsi meno solo
quando non riesce più a leggere?”
A rendergli in alcuni
attimi un po’ più complicata la vita fu l’essere nato in una comunità mennonita
di stampo patriarcale. È interessante scoprire alcune caratteristiche di questo
poco conosciuto movimento religioso molto particolare (e non in positivo) e con
delle similarità al più noto mormonismo.
“Swing Low” è un
bellissimo omaggio al padre morto suicida, un atto d’amore, una testimonianza
lucida e commovente da parte di una figlia che da lui ha preso l’esempio di
forza e coraggio senza tralasciare i momenti di fragilità, anch’essi
altrettanto importanti ed indimenticabili.
“Continuai a sognare
senzatetto due o tre volte a settimana, e ogni sogno finiva in nero come se mi
avessero svuotato nel cervello una vernice densa e scura per coprire tutto
quanto, ogni singolo puntolino di luce che fosse fortuitamente filtrato nel mio
inconscio, come un bambino piccolo che si avventura nel traffico, troppo
piccolo, troppo bello, troppo prezioso per trovarsi in un luogo tanto
pericoloso e caotico.”
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