martedì 27 marzo 2018

“Wild Lake” di Bianca Ferrari: amore, passione e sofferenza tra i laghi e le foreste dell’Oklahoma


Wild Lake, Bianca Ferrari

“Il ragazzo rimase fermo, incapace di gestire quel contatto fisico. Era già successo che si toccassero, giocando o aiutando Andrew a salire e scendere dalla macchina, ma non erano mai stati da soli, né avevano alle spalle i discorsi appena conclusi. Il posto, la solitudine e l’atmosfera che si era creata parlando, rendevano quel gesto così intimo da farlo sentire fragile, in balìa del desiderio di stringerla forte e tuffare il naso nei suoi cappelli stropicciati, ma frenato dalla paura di fare qualcosa di sbagliato.”
J.Lee, adolescente originaria del Maine, si è trasferita in Oklahoma e, nonostante il suo carattere solare, gli occhi verdi e i cappelli ricci rossi, la sua vita non è stata per nulla semplice e nasconde un dolore profondo e incancellabile. A sorreggerla emotivamente Andrew, anch'esso deluso da un accaduto che lo ha portato a stare su una sedia a rotelle divenuta ormai scomoda. Le cose cambiano però quando arriva, o meglio torna, Nathaniel, l’amico di una vita di Andrew, un ragazzo bello e tormentato che non passa certo inosservato agli occhi di J.Lee.

Il loro incontro potrebbe scaturire in una grande felicità o in una sofferenza ancora maggiore, ampliati dalla loro giovane età.  

Wild Lake” è il primo romanzo di Bianca Ferrari pubblicata dalla neo – nata collana Un cuore per capello (PubGold, febbraio 2018), il genere è Young Adult, tra i più amati dai giovani (ma non solo).

Una storia nata sulla piattaforma Wattpad nella quale l’amore è il vero protagonista ma che non si limita a questo.

J.Lee è una ragazza come tante che come poche ha vissuto delle situazioni dolorose che avrebbero buttato giù chiunque, ma non lei. Lei è diversa, è stata forgiata con un carattere bello forte e grazie a questo primeggia sui due ragazzi che l’accompagnano nel percorso di vita. È la forza di una donna che fin da piccola ha dovuto combattere in contrapposizione con quella di uomini che faticano a trovare un senso alla propria esistenza.

In “Wild Lake” ritroviamo la fatica quotidiana del vivere impregnata di gioia per ciò che di bello può accadere in qualsiasi momento. Ci sono la positività, che sovrasta tutto, e la voglia di non arrendersi ma di andare avanti nonostante tutto e tutto.

E poi c’è una bellissima storia d’amore (che sfocia verso l’erotico), passionale, travolgente e arricchita da quelle piccole sfumature che la rendono ancora più interessante da leggere ed immaginare.

Un interessante esordio per Bianca Ferrari, una scrittura piacevole e scorrevole, una storia emozionante della quale sentire la mancanza al termine dell’ultima pagina.  






TITOLO: Wild Lake
AUTORE: Bianca Ferrari
EDITORE: PubGold, collana Un cuore per capello
GENERE: Young Adult
NUMERO DI PAGINE: 379
PREZZO ED. CARTACEA: 14,19 €
PREZZO ED. DIGITALE: 1,99 €
LINK D’ACQUISTO QUI







Biografia di Bianca Ferrari

Bianca Ferrari è lo pseudonimo di una donna qualsiasi che, abbandonate da tempo le velleità artistiche della sua vita precedente, si è riscoperta desiderosa di raccontare storie romantiche, dense di sentimenti e di emozioni. 

Con l’obiettivo di far battere i cuori dei lettori per i personaggi che animano la sua fantasia, di trasmettere messaggi positivi di forza, resilienza e determinata volontà di crescita, narra vicende in cui l’amore (per se stessi, per la vita e per la persona giusta) vince tutto, perché fervida sostenitrice che “La bellezza salverà il mondo”.

Pagina Facebook Bianca Ferrari
Profilo Instagram Bianca Ferrari
Profilo Wattpad Bianca Ferrari

mercoledì 21 marzo 2018

“La scatola dei bottoni di Gwendy” di Stephen King e Richard Chizmar: tra incubi kinghiani e terribili tentazioni

La scatola dei bottoni di Gwendy, Stephen King, Richard Chizmar

“La ragazzina si è scordata di avere avuto paura dell’uomo. È affascinata dalla scatola e l’afferra non appena lui gliela porge. La immaginava pesante, in fondo il mogano è un legno solido e poi chissà che cosa c’è dentro, ma si sbagliava. Potrebbe farla rimbalzare su e giù sulle dita intrecciate. Sfiora la superficie trasparente e leggermente convessa dei bottoni, quasi sentendo i colori illuminarle la pelle.”
Gwendy Peterson è una ragazzina sovrappeso che subisce le prese in giro del bullo della suola, nella sua cittadina, Castle Rock, nel Maine. Non è nella sua indole arrendersi o disperarsi così decide di trascorrere quell'estate correndo, per perdere peso e non essere più infastidita. 

Un giorno, durante una delle sue corse, nota la presenza di un uomo alto, occhi azzurri, un lungo e caldo pastrano e un piccolo cappello nero sulla testa. Gwendy normalmente non parla con gli sconosciuti ma stavolta è diverso, lui si dimostra sensibile e convincente. 

E ha un regalo per lei, una bellissima scatola di mogano con bottoni di diversi colori. Quando lei la vede sa immediatamente che le appartiene, così accetta e la porta a casa con sé, con la consapevolezza che ciò che accadrà premendo quei bottoni dipende solo da lei e non sempre il risultato potrebbe essere positivo.

Come Gwendy ha avuto un colpo di fulmine per la misteriosa scatola io l’ho avuto per la bellissima copertina di questo nuovo libro di Stephen King scritto a quattro mani con Richard Chizmar (autore di diversi lavori di narrativa tradotti in tutto il mondo) e, come potete bene immaginare, dal momento che il libro è uscito martedì 20 marzo, l’ho letteralmente divorato.

“La scatola dei bottoni di Gwendy” (Sperling & Kupfer, 2018, traduzione di Giovanni Arduino) più che un romanzo è un racconto lungo molto piacevole e scorrevole, reso ancora più gradevole dalle illustrazioni di Ben Baldwin e Keith Minnion.

I due autori americani ci riportano nella mitica Castle Rock (gli affezionati di King sanno!) dentro
Stephen King, Richard Chizmar
una storia in bilico tra bene e male, tra realtà e magia, tra gli orrori della quotidianità e gli incubi della notte.

Una protagonista con un nome simile (che ingloba Wendy di Peter Pan!) non potrebbe non essere speciale e nonostante l’ambientazione, sono gli anni Settanta, è davvero attuale e ripropone, fra gli altri, il tema ormai trattatissimo del bullismo.

Ma non è solo questo, “La scatola dei bottoni di Gwendy” trascina la curiosità del lettore verso nuovi mondi, cosa avremmo fatto al posto della inizialmente ingenua ragazzina? 

Dove ci avrebbe portato la tentazione di scoprire il funzionamento di quella bellissima scatola? E cosa farà Gwendy, così giovane e desiderosa solamente di essere lasciata in pace?

L’unico difetto di questa storia sta nell’esigua lunghezza, le pagine scorrono fin troppo in fretta ma nonostante ciò non si rimane delusi, anzi. E chissà che non possa venirne fuori una bella serie tv o addirittura un film.


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giovedì 15 marzo 2018

“Il tempo degli amaranti” di Antonio Mocciola: la sofferenza e il timore di rivelare se stessi


Il tempo degli amaranti, Antonio Mocciola
“Spense la luce e si avvicinò al suo corpo addormentato, immaginandoselo al buio. Lui dormiva, e Silvana rimase a vegliarlo mentre i minuti passavano. Sentiva il suo respiro regolare, impercettibile, il movimento del lenzuolo leggero che seguiva il battito del cuore. Aveva sempre freddo, Alberto, pure d’estate. E si copriva tutto, fino al mento. A Silvana sembrava una negazione, una protesta verso di lei. Ne parlava con le amiche: è timidezza, sentenziavano. E così di notte faceva l’amore con lui accanto, senza di lui.”
Napoli, anni ’50. Alberto e Silvana si conoscono da sempre e la loro unione è ormai divenuta quasi un’abitudine per tutti. Il matrimonio e la nascita di un figlio sono gli esiti naturali di tutto ciò ma Alberto continua ad essere tormentato da quella madre sempre in pena per il marito scomparso tanti anni prima e dalla sorella maggiore che ha preferito farsi suora anziché affrontare quella vita che per lei era diventata troppo pesante. 

Fino a quando non decide di confessare a se stesso ciò che ormai aveva compreso da tempo, ossia che a lui piacciono gli uomini e non le donne. Ora tutto potrebbe essere più semplice, sarebbe sufficiente abbandonare quella vita imposta per potersi esprimere al meglio, ma le complicazioni non hanno mai fine: chissà se Alberto avrà il coraggio di compiere quel passo e se il lui dal quale è attratto lo corrisponde.

Il tempo degli amaranti” (Milena Edizioni, narrativa LGBT, con una prefazione di Claudio Finelli) è l’ultima pubblicazione di Antonio Mocciola, scrittore, giornalista pubblicista, conduttore e autore radiotelevisivo napoletano classe 1973, un romanzo che potrebbe essere definito rosa ma che è molto di più.

È la storia di un pezzo di Italia che, nonostante la sua bellezza, faceva tanta fatica a comprendere situazioni simili a quella raccontata qui. 

L’omosessualità, così come l'eterosessualità è sempre esistita ma ci sono voluti millenni perché si cominciasse a non considerarla una malattia e a smettere di sentirsi in colpa per una tendenza sessuale differente.

L’amaranto, il fiore che secondo la tradizione greca non appassisce mai, è il protagonista di
questa storia permeata da una tensione e da una inquietudine che non ha fine.
Antonio Mocciola


Un romanzo che si legge tutto d’un fiato, che appassiona, che fa riflettere e riporta a tempi e mentalità purtroppo, in alcuni casi, non troppo lontane da noi. Un protagonista maschile con una serie di donne, tutte importanti, nello sfondo.

È una storia di amore, amore per la vita che in alcuni casi manca, è la storia di formazione di un ragazzo prima e uomo poi alle prese con scelte per nulla semplici. 

È la sua difficoltà a guardare la propria realtà con occhi sinceri, influenzato dai pensieri degli altri e dal timore di deludere tutti.

“Quando dalla finestra aperta la luce furibonda dell’alba si rovesciò nella stanza, i due uomini si svegliarono contemporaneamente, bianchi tra le lenzuola bianche, naufraghi in porto.”

È anche un romanzo ricco di speranza e con un messaggio molto importante, quello di non smettere mai di dedicarsi a se stessi, di coltivare le proprie aspirazioni e soprattutto il proprio modo di essere, in ogni piccola sfumatura.

Una storia da leggere senza paura per provare a capire, per comprendere che l’amore non ha limiti e che in fondo i sentimenti sono tutti uguali, proprio come la sofferenza di un uomo e di una donna.

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martedì 6 marzo 2018

“Il ragazzo della scogliera” di Domenico Dentici: un esordio ricco di silenzi, smarrimento e sangue

Il ragazzo della scogliera, Domenico Dentici

“Nella sua mente, ancora pulsante, cominciarono ad affiorare i primi ricordi di una vita passata, sognata o vissuta, sulla quale non era pronto a scommettere. Alcuni ricordi cominciarono a tornargli nella mente, come i lampi che squarciano il cielo. Ricordò di una spiaggia, la stessa sulla quale aveva incontrato poco prima Rosalie. E un fuoco, un falò, forse. Poi niente di più, solo queste immagini che si ripetevano ogni volta che provava a pensarci.”
Francis è confuso, si trova in una stanza bianca, con sé solo un registratore e una cassetta. I suoi ricordi sono confusi, molto confusi. Perché si trova lì e cosa è accaduto? Ricorda la sorella ma dove si trova lei in questo momento? Meglio registrare quei pochi ricordi per poterli poi eventualmente riascoltare in seguito, come prova tangibile della sua esistenza. Ma chi sono quelle persone con il camice? E quel sangue da dove viene? Il mare è sempre lì con la sua spiaggia e la scogliera, ma sono reali o solo il frutto dell’immaginazione di quel ragazzo sconvolto?

“Il ragazzo della scogliera” (La strada per Babilonia, dicembre 2017) è la prima pubblicazione di Domenico Dentici (conosciuto come ‘Danpo’), giovanissimo autore siciliano di Sciara, provincia di Palermo, studente al Liceo Scientifico.

Un romanzo breve molto particolare, tutto parte come una storia sospesa nel tempo e nello spazio. Il bianco ricopre tutto, il silenzio è assordante e la confusione nella testa del protagonista diviene la nostra. Proprio come lui non capiamo cosa stia accadendo e quando si intravede del sangue si comincia ad intuire che qualcosa di grave ha macchiato il passato, o il presente, del giovane uomo.

Vedi, Francis, io credo che i ricordi siano la cosa più bella che la mente ci abbia donato.”

Domenico Dentici
La suspense si impadronisce del lettore che va avanti nelle pagine con il timore e il presentimento di qualcosa di terribile. E quando tra le mura bianche giunge la sorella di Francis è come se i colori ricoprissero tutto. Lei potrebbe essere la salvezza per quel fratello che ha subito un trauma o forse si tratta ancora una volta di una allucinazione, di un qualcosa creato dalla sua testa.

Coinvolgente, deviante, ricco di amore in ogni sua forma ma anche di violenza inaspettata e priva di senso in contrasto con la tranquillità del mare e con la tonalità chiara della sabbia.

Ne “Il ragazzo della scogliera” tutto è il contrario di tutto, i colpi di scena non mancano di certo e per essere un esordio, per giunta di un così giovane scrittore, è piuttosto notevole.



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