Il tempo degli amaranti, Antonio Mocciola |
“Spense la luce e si avvicinò al suo corpo addormentato, immaginandoselo al buio. Lui dormiva, e Silvana rimase a vegliarlo mentre i minuti passavano. Sentiva il suo respiro regolare, impercettibile, il movimento del lenzuolo leggero che seguiva il battito del cuore. Aveva sempre freddo, Alberto, pure d’estate. E si copriva tutto, fino al mento. A Silvana sembrava una negazione, una protesta verso di lei. Ne parlava con le amiche: è timidezza, sentenziavano. E così di notte faceva l’amore con lui accanto, senza di lui.”
Napoli, anni ’50. Alberto
e Silvana si conoscono da sempre e la loro unione è ormai divenuta quasi
un’abitudine per tutti. Il matrimonio e la nascita di un figlio sono gli esiti
naturali di tutto ciò ma Alberto continua ad essere tormentato da quella madre
sempre in pena per il marito scomparso tanti anni prima e dalla sorella maggiore
che ha preferito farsi suora anziché affrontare quella vita che per lei era
diventata troppo pesante.
Fino a quando non decide di confessare a se stesso
ciò che ormai aveva compreso da tempo, ossia che a lui piacciono gli uomini e
non le donne. Ora tutto potrebbe essere più semplice, sarebbe sufficiente
abbandonare quella vita imposta per potersi esprimere al meglio, ma le
complicazioni non hanno mai fine: chissà se Alberto avrà il coraggio di
compiere quel passo e se il lui dal quale è attratto lo corrisponde.
“Il tempo degli amaranti”
(Milena Edizioni, narrativa LGBT, con una prefazione di Claudio Finelli) è
l’ultima pubblicazione di Antonio Mocciola, scrittore, giornalista pubblicista,
conduttore e autore radiotelevisivo napoletano classe 1973, un romanzo che potrebbe
essere definito rosa ma che è molto
di più.
È la storia di un pezzo
di Italia che, nonostante la sua bellezza, faceva tanta fatica a comprendere
situazioni simili a quella raccontata qui.
L’omosessualità, così come l'eterosessualità è sempre esistita ma
ci sono voluti millenni perché si cominciasse a non considerarla una malattia e
a smettere di sentirsi in colpa per una tendenza sessuale differente.
L’amaranto, il fiore che
secondo la tradizione greca non appassisce mai, è il protagonista di
Antonio Mocciola |
Un romanzo che si legge
tutto d’un fiato, che appassiona, che fa riflettere e riporta a tempi e
mentalità purtroppo, in alcuni casi, non troppo lontane da noi. Un protagonista
maschile con una serie di donne, tutte importanti, nello sfondo.
È una storia di amore,
amore per la vita che in alcuni casi manca, è la storia di formazione di un
ragazzo prima e uomo poi alle prese con scelte per nulla semplici.
È la sua
difficoltà a guardare la propria realtà con occhi sinceri, influenzato dai
pensieri degli altri e dal timore di deludere tutti.
“Quando dalla finestra
aperta la luce furibonda dell’alba si rovesciò nella stanza, i due uomini si
svegliarono contemporaneamente, bianchi tra le lenzuola bianche, naufraghi in
porto.”
È anche un romanzo ricco
di speranza e con un messaggio molto importante, quello di non smettere mai di
dedicarsi a se stessi, di coltivare le proprie aspirazioni e soprattutto il
proprio modo di essere, in ogni piccola sfumatura.
Una storia da leggere
senza paura per provare a capire, per comprendere che l’amore non ha limiti e
che in fondo i sentimenti sono tutti uguali, proprio come la sofferenza di un
uomo e di una donna.
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