mercoledì 27 ottobre 2021

“Quel posto felice”: la poesia di Cristina Biolcati


“Non cercate di prendere i poeti perché vi scapperanno tra le dita.” Alda Merini

Novembre è oramai alle porte. È il mese dedicato alla commemorazione dei morti, un mese che porta con sé una certa malinconia, forse perché il penultimo dell’anno, forse perché ci fa ricordare con insistenza le persone ai noi care che non ci sono più.

Questo è il quinto appuntamento con la poesia di Cristina Biolcati che anche stavolta ci regala un inedito.

Una composizione delicata, nostalgica, il ricordo di un padre che non c’è più e l’immagine di chi è rimasto a riflettere sui tempi andati, sui cambiamenti del tempo che stiamo vivendo, dell’incertezza che sempre più ci circonda, suoi luoghi dell’anima che non scorgiamo da così tanto tempo.

Cristina Biolcati
E infine la domanda che di tanto in tanto ci poniamo con insistenza, ora più che mai: si stava davvero meglio quando si stava peggio? E poi: era davvero peggiore quel modo di vivere?

Cristina Biolcati, scrittrice e poetessa ferrarese e padovana d’adozione, da anni ormai ci fa sognare e riflettere con i suoi racconti e con le sue liriche (per e con entrambi si è aggiudicata numerosi premi letterari); di recente abbiamo potuto leggere il suo primo romanzo thriller “Le congetture di Bonelli” (Delos Digital), ad inizio estate l’abbiamo ritrovata nel racconto breve “Al riparo dai sogni” (Officina Milena, per la nuova collana Milena in love), ne “Il castigo dell’acqua” (il cui ricavato va a sostenere “Sorriso in viaggio”, associazione che supporta i bambini malati e le famiglie che devono affrontare spese di viaggio e assisterli nei continui spostamenti per le visite specialistiche) e nel nuovo romanzo breve “Il suono delle sue ferite” (Delos Digital Passport).

 

Potrà mai ritornare

quel posto nel mondo

dove i vecchi sono stati felici?

Allor che il sipario s’attarda

sulla nostalgia di mia madre,

non le risponderà mio padre,

liberato da tempo dal male.

Nelle case affollate si odora

sentore di un clima che spera,

mentre la solitudine preme

alla gola con gesti irriflessi

che celano il pianto.

C’è la paura in un cosmo

che cambia e forse poi muore.

Tanto che paiono occhi presenti,

e invece si perdono altrove.

C’è la prigionia del ricordo,

in ogni gesto che offusca

della fiducia il seme.

Eppure stavano bene!

Sospesi in una terra di mezzo,

il coraggio ostentato

ne pagherà il prezzo.




mercoledì 20 ottobre 2021

“La casa verde – Piante e composizioni per ogni stanza” di Irene Cuzzati: il perfetto manuale per una casa bella e green

Illustrazioni © Irene Rinaldi ©2021 24 ORE Cultura, Milano

“Il rapporto con le piante va affrontato con lo stesso impegno e lo stesso riguardo con cui accogliamo nella nostra vita dei nuovi amici. Anche con esse dobbiamo ‘fare conoscenza’, imparando le loro preferenze e cercando di farle sentire a loro agio nella nostra casa. Non dimentichiamo che ogni esemplare è diverso dall’altro, salvo restando le caratteristiche generale della specie cui appartiene.”

Il periodo storico che stiamo vivendo ci ha insegnato a trascorrere un tempo maggiore a casa e a goderne occupandocene in modo differente rispetto al passato.

Abbiamo imparato a personalizzare la nostra casa, ad aggiungere decorazioni e a farne di nuove con le nostre mani.

Ma sappiamo tutte e tutti che avere un riferimento visivo è sempre utile e a questo scopo un bel manuale può essere l’ideale.

“La casa verde” (24 OreCultura, settembre 2021) di Irene Cuzzaniti è perfetto per gli amanti del verde, per i più creativi e per quelli che vogliono diventarlo seguiti passo dopo passo dai testi di Arianna Ghilardotti, dalle illustrazioni di Irene Rinaldi e dalle fotografie di Emanuele Zamponi.

Si parte dall’ingresso per arrivare al balcone passando per soggiorno, cucina, sala da pranzo, bagno, studio e camera da letto.

Una bellissima poesia di Emily Dickinson apre questo bellissimo manuale; centosessantaquattro pagine, copertina in brossura cartonata e un formato, 21 x 25,5 cm, perfetto per un libro di questo genere.

Fotografie © Emanuele Zamponi ©2021 24 ORE Cultura, Milano
Con “La casa verde” verrete guidati alla realizzazione di centrotavola di fiori e ortaggi, dell’antica tecnica giapponese detta kokedama, terrari chiusi, aperti e acquatici, flower sticks e molto altro. Ogni tutorial è arricchito da aneddoti sulle specie usate o consigli per la cura delle piante e anche un po’ di sé stessi.

Perché gli effetti benefici del giardinaggio sono ormai noti, occuparsi di fiori e piante è rilassante, combatte lo stress, riduce l’ansia, migliora le funzioni cognitive ed è un toccasana per salute fisica e mentale.

"Oggi cenare insieme può voler dire anche semplicemente riunire gli amici per una spaghettata improvvisata attorno a un tavolo: che può essere in cucina o in un angolo del soggiorno, perché anche la tipologia delle stanze della casa è cambiata. A maggior ragione, sottolineare la presenza di ciascun commensale con un segnaposto fatto in casa sorprenderà i vostri
invitati molto più di una fila di bicchieri diversi e li farà sentire accolti con affetto. Per realizzarli potete utilizzare molto semplicemente le erbe aromatiche del vostro vaso." 

Illustrazioni © Irene Rinaldi ©2021 24 ORE Cultura, Milano
Ma non è tutto. Ne “La casa verde” c’è tanto Giappone, sono presenti numerosi riferimenti storici interessanti (oltre che utili per comprendere le origini delle composizioni e dell’importanza di questi nelle varie parti della casa), ci sono le piante più comuni e quelle meno note e particolari, si parla di piante e animali domestici (e come evitare che questi restino intossicati), di scoperte della NASA e si sfatano leggende metropolitane.  

“La casa verde” è uno di quei manuali di cui ci si innamora a prima vista, che si ha voglia di sfogliare infinite volte e del quale non ci si dimentica mai perché indispensabile per una casa green, ricca di decorazioni floreali particolari, all’insegna della tutela della salute e chic!

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lunedì 18 ottobre 2021

“Vita nostra” di Marina & Sergej Djačenko: vita, morte, amore, amicizia, amore, magia, paura nell’Istituto russo di Tecniche speciali

Vita nostra, Marina & Sergej Djačenko

“E se avesse urlato? Invocato aiuto? Nessuno avrebbe capito. Nessuno avrebbe capito. Nessuno avrebbe colto la ragione del terrore che Saška provava di fronte a quell’uomo tutto sommato ordinario. Sì, il volto pallido, gli occhiali scuri… Ma cosa le accadeva davvero quando lui la guardava in quel modo da dietro le lenti impenetrabili?”

Scrivere una sinossi e parlare di questo romanzo non è così semplice, un po’ per la complessità dello stesso, un po’ per la paura di spoilerare a svantaggio di chi non lo ha ancora letto.

Ma comincio col dirvi che si tratta di qualcosa di molto particolare e probabilmente non avete mai letto niente di simile prima d’ora.

Tutto comincia con Saška, una giovane ragazza che, durante le vacanze estive al mare con la madre, viene avvicinata da uno strano uomo con gli occhiali da sole che la obbliga ad eseguire dei compiti davvero singolari, come svegliarsi ogni mattina alle quattro e nuotare nuda dalla riva ad una boa e viceversa. 

Dopo ogni prova vomita monete.  Una volta tornata a casa le prove aumentano, così come le monete. Sempre spinta dalla paura l’anno successivo, terminate le scuole superiori, viene obbligata a trasferirsi in un piccolo paesino della Russia per frequentare l’Istituto di Tecniche speciali. Cosa si studi non è chiaro, così come poco comprensibili sono le materie e i loro contenuti. 

I docenti pretendono tanto, al limite della crudeltà, i compagni dello stesso anno sono spaventati e quelli più grandi sembrano essere altrove con la mente e talvolta con il corpo. Saška fa subito amicizia con Kostja, un ragazzo sensibile che più volte la riporterà alla realtà ma la fame di conoscenza e la voglia di andare oltre porteranno la ragazza ad innumerevoli metamorfosi e crisi. 

Niente è chiaro ma è certo che Saška dovrà decidere se andare avanti su questa strada o tornare indietro per ritrovare le persone alle quali è più legata.

Aliette De Bodard lo ha definito un ‘Harry Potter sotto steroidi’, Lev Grossmann afferma che ha avuto un grande ascendente sulla sua scrittura e Charlie Holmberg scrive che, cosa che personalmente posso confermare, ‘è come una droga: più leggi, più senti il bisogno di continuare a leggere’.

“Che senso aveva andare a scuola, o iscriversi all’università, se al mondo esisteva – se davvero esisteva – un uomo oscuro che nelle mani stringeva sogni, realtà, incidenti?”

“Vita nostra” (FaziEditore, ottobre 2021, traduzione di Silvia Carli e Denise Silvestri) romanzo pluripremiato dei coniugi Marina & Sergej Djačenko (originari di Kiev, attualmente risiedono in California; questo è il loro primo libro tradotto in lingua italiana) è difficilmente
collocabile in un unico genere: in parte è un fantasy ma c’è anche tanta filosofia ed è soprattutto un romanzo di formazione.

Marina & Sergej Djačenko
“Quando Saška si riconosceva come una Parola, si sentiva lieve come mai nella vita. Era la tranquillità con cui un dente di leone sbocciava per primo in un prato verde. Un felice istante senza vento, senza futuro e, dunque, senza morte.”

Saška è una ragazza come tante, in un’età di incertezze e alle prese con la scelta dell’università. Ma non sempre le cose vanno come avremo immaginato ed è proprio ciò che capita a lei quando viene ‘scelta’ per qualcosa che faticherà a capire dall’inizio alla fine.

Scoprirà anche che l’ambizione può portare lontano, troppo lontano a volte.

Il mito della caverna di Platone è senza dubbio il riferimento filosofico più evidente, ma c’è tanto altro: psicologia, fantascienza, magia, soprannaturale.

Si parla di rapporto tra genitori e figli, di amicizia, di amore sondato in profondità, a tratti persino cervellotico, “Vita nostra” potrebbe rappresentare una realtà dai risvolti simili ad un film dell’orrore o potrebbe essere la nostra realtà quotidiana vista da una prospettiva diversa, nascosta, visibile solo a pochi.

“Sono tutti parole. Le persone sono state pronunciate ad alta voce a un certo punto da qualcuno. E continuano a esprimere parole e concetti senza avere idea del loro significato autentico.”

Fantastico, poetico, labirintico (i mondi, quelli psichici, sono quelli di Escher e di Piranesi) spietato e commovente. 

“Vita nostra” è questo è tanto altro, un libro che sorprende, fa riflettere e al quale si continua a pensare anche una volta terminato.

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mercoledì 13 ottobre 2021

“Tutto il gelo che vuoi” di Adriana Fabozzi: un’avventura al femminile tra famiglie infelici e social networking

Tutto il gelo che vuoi, Adriana Fabozzi

“Avevo trentadue anni e un enorme fardello di dubbi sulle spalle. La vita mi aveva insegnato quanto potesse essere imprevedibile e strana e, quando meno te lo aspetti, era lì a dirti che doveva cambiare strada, che dovevi svoltare e andare in una direzione del tutto diversa da quella che avevi preso.”

Elisa e Patty sono due giovani donne sposate molto diverse tra loro ma accomunate dall’insoddisfazione per la propria vita. 

La prima ha un marito che è stato colpito da ictus e la vita con lui, che a volte non la riconosce neppure, non è più la stessa. Patty ha invece un marito maschilista e cinque figli che sono degli uragani: le mura di casa le stanno strette e più che donna si sente ormai una domestica

Le due, vicine di casa, diventano amiche e decidono di andare alla ricerca della felicità che spetta loro. 

Quasi per caso trovano su Facebook il ‘Trauma group’ i cui membri, che si riuniscono periodicamente, sono tutti vittime di traumi o disagi di vario tipo. Elisa e Patty si fanno prendere dall’entusiasmo e rischieranno di farsi travolgere da qualcosa che forse così reale non è.

“Tutto il gelo che vuoi” (Album Editori, 2021) è il divertente (ma non solo) ultimo romanzo della scrittrice aversana Adriana Fabozzi.

Una storia che racconta di donne stufe di una vita divenuta monotona e priva di stimoli.

Elisa vive con il senso di colpa dato dalla voglia di svagarsi, di vedere altra gente, di uscire da quella casa nella quale si trova un marito che ormai non ricorda quasi più nulla della loro vita felice insieme.

Ma nessuno le vieta di rifarsi una vita e dovrà andare oltre i pregiudizi che vorrebbero la donna accanto all’uomo senza mai lamentarsi e fingendo sentimenti da tempo sconosciuti.

Adriana Fabozzi

“Fino ad ora l’ho assecondata, ma è arrivato il momento che accetti la realtà, signora cara. Suo marito ha avuto un ictus e lei deve trovarsi un impegno, una distrazione, un hobby, qualcosa, insomma, che non abbia a che fare con lui.”

“Tutto il gelo che vuoi” è una storia di riscatto ma anche la consapevolezza di quanto fugace ed irreale sia ciò che transita per i social network.

Nessuno nega che si possano conoscere persone interessanti ed instaurare rapporti di amicizia ma è sempre opportuno cercare di capire cosa si cela dietro profili intriganti e se questi rispecchiano la realtà. Il fake è sempre dietro l’angolo.

Un romanzo ironico, non è mai male sdrammatizzare persino nelle situazioni più drammatiche, che sa anche commuovere e far riflettere nel profondo.

Unica pecca il finale che avrei visto differente e con un taglio meno netto. Ma forse è solo che mi ero affezionata alle due protagoniste e non mi sarebbe dispiaciuto andare avanti con le loro avventure.

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lunedì 11 ottobre 2021

“Leggermente distopico” di Paolo Pajer: quando il paradossale diviene realtà comica e toccante

Leggermente distopico, Paolo Pajer

“Allora accontentiamolo. Quanto vuoi che ci costerebbero, in termini economici, dieci anni di pensione di un impiegato qualsiasi in confronto a ciò che potremmo fare con il resto della sua vita? Potremmo addirittura definire un nuovo modello di prepensionamento, su domanda: ti godi un po’ di pensione, poi torno fra le nostre braccia. Per sempre.”

Immaginate un uomo italiano comune che da una vita lavora e che alla soglia dei sessant’anni si rende conto dei tanti anni che ancora gli mancano per approdare alla tanto agognata pensione.

 Immaginate che sempre lui decida di chiedere di poter andare subito in pensione e tornare al lavoro dopo dieci anni. E se la risposta da parte dell’istituto della previdenza sociale fosse positiva facendo avverare il suo sogno? E se ancora questo sogno si trasformasse in un incubo?

Questo ma non solo è “Leggermente distopico” (La Torre dei Venti Edizioni, 2021), il nuovo romanzo di Paolo Pajer, dopo i bellissimi, e tutti peculiari nelle loro diversità, “Il punto estremo” (Erga Edizioni), “Elementi” (Youcanprint) e “Per altre vite” (Il Ciliegio).

Non crediate che “Leggermente distopico” si limiti al racconto di un pensionato atipico che, detto così, potrebbe parere quasi noioso.

Questo è un romanzo nel quale l’autore si è lasciato andare ad un paradossale che ha tutto delle nostre realtà, ha utilizzato un sarcasmo che nasconde verità fin troppo note ed è riuscito a creare immagini (e nomi, con i quali Pajer si è divertito in modo particolare) che divertono e commuovono profondamente.

Il titolo non poteva essere più azzeccato e a mano a mano che si va avanti nella lettura si ha quasi paura di cosa potrebbe accadere, di scoprire le sorti del povero Giuseppe Rossi. Dal distopico ci si sposta senza troppi sforzi verso l’horror, un orrore così vicino a noi da lasciare attoniti.  

Paolo Pajer

“Giuseppe Rossi comprese improvvisamente, sentendosi accapponare la pelle, a cosa facesse riferimento Sottocolle. Gli parve di essere caduto in una realtà distopica, folle e impensabile allo stesso tempo, irreale e assurda, incredibile quanto concreta e invischiante.”

Un nome come tanti, il cognome più diffuso in Italia, Rossi, un nipote di nome Gieson, un funzionario, Clarisso Feroci, che detta legge e ripartisce scosse ma che a sua volta sottostà agli ordini dei piani più alti.

Nessuno regala nulla ma tutti sono pronti ad illudere in ogni momento e il burocratese al quale siamo abituati diventa ancora più assurdo e paradossale.

Un romanzo per tutti coloro che amano i libri belli e ben scritti, quelli che dell’ironia fanno il loro punto forte e che riescono a scavare nel profondo delle storie, dei personaggi e dei lettori stessi.

Infine, per i ‘vecchi’ lettori di Paolo Pajer sarà piacevole trovare dei riferimenti ad un suo precedente romanzo.

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