domenica 15 settembre 2019

IT - Capitolo due di Andrés Muschietti: la trasposizione thriller-comica del romanzo di Stephen King



Premetto che questo che leggerete è solo il mio parere, che si tratta della recensione di chi ha letto e amato il libro e che eviterò gli spoiler.

Ho atteso con curiosità IT – Capitolo due (USA, 2019), nonostante il primo non mi avesse convinto pienamente. Forse non era male come film horror a sé, sottolineo che ne ho visto di migliori, mancava però la magia alla Stand by me che riempie le pagine del romanzo di Stephen King e non capii, né capisco ora, perché sia stato necessario modificare alcuni fatti e personaggi. 

Mi basta pensare a Mike rappresentato come una sorta di schiavo orfano che nel primo film avrebbe potuto tranquillamente non esserci.

Sono consapevole del fatto che non sia sempre possibile riprodurre tutto ciò che leggiamo, però stravolgere i fatti, invertire ruoli, trasformare i luoghi non è mai la scelta migliore.

È ciò che purtroppo capita anche nel secondo capitolo, ancora una volta diretto dall’argentino Andrés Muschietti. Venuta a conoscenza della durata della pellicola, ben 165 minuti, mi sono detta che in effetti per raccontare quanto mancava (viste le oltre 1200 pagine del romanzo) di tempo ne era serviva tanto.


Ma andiamo alla trama. Sono trascorsi ventisette anni dall’inizio delle vicende (da ricordare che non siamo negli anni Ottanta come nel libro ma alcuni anni dopo il 2010), i sette ragazzi sono cresciuti e Mike, che ha proseguito la sua vita a Derry nel Maine, ricorda ancora tutto ciò che è accaduto e richiama gli amici perché sono ricominciati gli omicidi e le scomparse. Avevano giurato di cancellare IT dalla faccia della terra e questa torna ad essere nuovamente la loro missione. Il ritorno è per tutti doloroso ma il sacrificio è necessario per ricordare il passato e tentare di eliminare il clown assassino.

Fin qui tutto bene, la prima ora del film non è male, peccato che le cose che dovrebbero spaventare sono veramente poco realistiche, ci si solleva dalla poltrona solamente quando qualche essere, non troppo inquietante, appare all'improvviso, e le volte non sono tante.   

Ci sono vari ruoli invertiti, il perché andrebbe chiesto al regista, alcuni davvero fastidiosi per chi ha letto il romanzo. Si ha l’impressione che abbia voluto inserire degli elementi del libro per accontentare i lettori per poi cambiare rotta e fare un po’ di testa sua.

Ora comunque capisco perché alcuni lo abbiano scambiato per un film comico: troviamo un po’ di tutto, dalle battute volgari che dovrebbero far ridere a Gollum che fa visita a IT (si stava annoiando nella Terra di Mezzo), dal falò al volpino mannaro ma il clou si raggiunge quando parte “Angel of the morning” nella versione di Juice Newton... Splendida canzone, se nel giusto contesto.

Non parliamo del finale… con scene ripetitive e… chi ha visto capirà cosa intendo.

Ma non dimentico il bellissimo cameo di Stephen King in persona, uno dei motivi per i quali vale la pena di sorbirsi quasi tre ore di film!

Nel frattempo io ritorno col pensiero al romanzo, continuerò a chiedermi ‘perché????’ e a nutrire la speranza che qualcuno riesca a creare una miniserie finalmente fedele nella quale respirare le stesse atmosfere. 





martedì 3 settembre 2019

Due figlie e altri animali feroci di Leo Ortolani: le peripezie delle adozioni internazionali e l’amore degli aspiranti genitori

Due figlie e altri animali feroci, Leo Ortolani

“E poi sono così piccole, che quando un po’ pioviggina, al pomeriggio, e le vesti con le mantelline di plastica colorate, una azzurra e l’altra gialla, sembrano due hobbit del SIGNORE DEGLI ANELLI, che camminano tra i fiori, più alti di loro, e vedi solo queste due testine che si raccontano qualcosa nel loro linguaggio, che pare un cinguettio, colorate come due pappagallini, gli uccellini più inutili del mondo. Che però tutti adorano.”
La calda estate pare essere al termine, il che significa meno caldo e il giungere dell’autunno, la mia stagione preferita. 

Spero abbiate letto tanto in questi ultimi mesi. Io l’ho fatto e tra i vari libri ci sono stati vari romanzi a fumetti, fra i quali “Due figlie e altri animali feroci” (Bao Publishing, aprile 2019) di Leo Ortolani.

Conoscevo questo fumettista, e sicuramente anche voi avrete sentito parlare del suo Rat-Man, ma non avevo mai letto nulla di suo.

Con “Due figlie e altri animali feroci” è stato amore a prima vista. Lo stile dei fumetti mi piace tantissimo e amo il fatto che questo libro sia nato da uno scambio di lettere internazionali che risale al periodo trascorso da Ortolani e la moglie in Colombia, per adottare due piccole e dolcissime selvagge.

Si parla di adozioni, delle difficoltà che due aspiranti genitori devono affrontare per riuscire a portarsi a casa un bambino, o in questo caso due bambine, molto legate tra loro, la burocrazia infinita, i ‘depistaggi’, le domande assurde, i bluff di alcune associazioni.

Un percorso non certo semplice, solo i più decisi ce la fanno, ma ricco di emozioni, soprattutto nel momento in cui ci si ritrova davanti a delle scricciole così curiose, ma anche impaurite e dai caratteri particolari e tutte da scoprire.

L’ironia è la protagonista principale, lo è in questo libro così come lo è nella vita di tutti giorni ed Ortolani ci mostra come sia importante sdrammatizzare anche nelle situazioni più complicate.

Leo Ortolani
Oltre centottanta pagine nelle quali Ortolani si trasforma in padre, con tutti i dubbi e le incertezze del caso, fa sfoggio del suo spagnolo, e scopre con Cate una Colombia non troppo inedita. 

Di inedito ci sono le due piccole delle quali è impossibile non innamorarsi, immedesimandosi nell’amore dei due neo genitori.

“E in questo Lucy Maria Repetita Iuvant non ha tutti i torti. In questo hotel, ma anche nell’hotel di Cali, quando chiediamo qualcosa, sembra sempre che non ci capiscano. Ora, se le cose le dico io, a meno che non incontri uno di Padova, qui in Colombia non è che parlino il veneto, e va bene, non mi capite, non c’è problema. Ma se parla in spagnolo la Cate, che lo ha studiato all’università e ci ha fatto pure la tesi, in spagnolo, allora cosa devo pensare?”

La mia prossima lettura di Ortolani sarà “Cinzia” (novembre 2018), la storia della transessuale platinata nata nella saga di Rat-Man.

Sono d’obbligo i complimenti a Leo Ortolani per il coraggio nello scrivere e disegnare storie di questo tipo e alla Bao Publishing che quest’anno compie dieci anni e vanta un catalogo (creato dalla collaborazione di sole 14 persone) ricchissimo e incredibilmente interessante.


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