“Stanno stretti sotto i letti, sette spettri a denti stretti.”
Fine anni Ottanta. Siamo
a Derry, cittadina americana nello Stato del Maine, in una piovosa e scura
giornata. Bill Denbrough costruisce una barchetta di carta per il fratellino
Georgie il quale, felice, va in strada per farla navigare spinta dalla pioggia.
Fino a quando la barca non finisce in un tombino e nel momento in cui il
piccolo si abbassa per vedere se riesce a recuperarla intravede qualcuno, un
clown che si presenta come Pennywise, il clown ballerino. È un attimo, il clown
gli strappa via un braccio con i denti e lo porta con sé nelle fogne.
Mesi dopo Bill e gli
amici Richie Tozier, Eddie Kaspbrak e Stanley Uris si ritrovano dopo l’ultima
giornata di scuola e si scontrano con il bullo Henry Bowers e scagnozzi. Ma ci
sono anche Beverly Marsh, Ben Hanscom e Mike Hanlon: la prima viene picchiata
dal padre, il secondo, obeso, è innamorato di lei, mentre Mike, ragazzo di
colore rimasto orfano, lavora nell'azienda di famiglia.
I Perdenti |
Tutti loro vedono IT in
diverse forme, corrispondenti alle loro più recondite paure, e saranno queste
esperienze, oltre alla scomparsa di Georgie, a portare gli amici ad allearsi
per sconfiggere l’inquietante clown.
Tra i film più attesi
dell’autunno “IT” (USA, 2017, regia di Andrés Muschietti) è già diventato l’horror
più visto di sempre negli Stati Uniti d’America e finalmente è uscito, il 19
ottobre, anche nelle sale cinematografiche italiane. Come la maggior parte di
voi sapranno “IT” è tratto (piuttosto liberamente direi) dal romanzo del 1986
di Stephen King.
Nel 1990 divenne famosa
la miniserie televisiva in due puntate (regia di Tommy Lee Wallace)
diventata cult e causa di incubi di milioni di bambini.
Ma possiamo affermare che il
film di Muschietti sia rimasto fedele a King? E a quanti è importato questo aspetto?
Va subito detto che andrebbero scritte due diverse recensioni, una per chi ha
letto il libro (in Italia edito dalla Sperling & Kupfer), una
per chi non l’ha letto e non gliene importa nulla.
Per i secondi,
probabilmente la gran parte e di età compresa tra i 15 e i 25 anni, si sarà
trattato di un film horror con scene sanguinolente e colpi di scena che li ha
fatti saltare due o tre volte dalla poltrona. Saranno usciti dalla sala
piuttosto soddisfatti ricordando i denti affilati del clown, i bulli che non l’hanno avuta vinta e le battute a sfondo sessuale.
Pennywise |
I primi invece si saranno
sì accorti dei colpi di scena ma la delusione avrà lasciato la sala con loro.
Con questo non voglio dire che si tratti di un film che non merita di essere
visto, anzi, ma perché non dedicare maggiore tempo alle scene dei sette amici
insieme? Dov'è finita l’atmosfera alla “Stand by me” che si respira nel libro?
Alcune parti sono
identiche al romanzo e la scena iniziale con Georgie protagonista è davvero
forte e ben fatta. Così come la casa di Neibolt Street è veramente bella, (da
fuori) ed esattamente come la si immagina durante la lettura.
Anche gli attori scelti
per interpretare i sette amici sono perfetti (Jaeden Lieberher è Bill, Wyatt
Oleff è Stan, Jeremy Ray è Ben, Sophia Lillis è Beverly, Finn Wolfhard è
Richie, già visto tra i protagonisti di “Stranger Things”, Jack Dylan Grazer è Eddie,
Chosen Jacobs è Mike), solo Beverly è forse già un po’ troppo grande. Anche Nicholas
Hamilton ha proprio la faccia del pazzo Henry Bowers.
Certamente non era
possibile trasporre un romanzo di milletrecento pagine così ricche di dettagli in
poco più di due ore di film ma perché modificare inutilmente alcune
caratteristiche importanti e rendere tutto troppo frettoloso? Passi il cambio
di ambientazione (dagli anni Cinquanta agli Ottanta) ma, per esempio, Mike
Hanlon risultava più interessante da orfano e con l’immagine di un nero
scampato alla schiavitù? E il lebbroso che sembra uno zombie (finto)?
Neibolt Street |
Per non parlare del
quadro di Stan (inesistente nel romanzo) che appare come un mix tra una donna
di Modigliani e Marilyn Manson!
E la diga, la fionda di
precisione, la mitica Silver (che si vede a malapena) e la prova del fumo dove sono finite?
Le scelte di Muschietti
sono state senza dubbio dettate dalla scelta di arrivare al più vasto pubblico
possibile e concentrarsi sull’horror puro (che poteva però risultare migliore);
ma così si ha l’impressione che IT (interpretato dallo svedese Bill Skarsgård) sia
il protagonista e il bellissimo rapporto tra i ragazzi va scemando, così con
quel sentimento ancestrale ed etereo che avvolge l’intera storia originale.
Ora non resta che
attendere la seconda parte (in tanti, da quanto si può leggere, sul web,
ignorano completamente l’esistenza di un sequel) che pare uscirà nelle sale nel
mese di settembre 2019 e vedremo se il regista argentino sarà in grado di
colmare alcuni di questi vuoti.
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