Le tre del mattino, Gianrico Carofiglio |
“Quando finì, inseguendo il senso di ciò che aveva suonato in due scale conclusive e malinconiche, scoppiò in un applauso pieno di simpatia. E anch'io applaudii e continuai a farlo finché non fui sicuro che mi avesse visto, perché cominciavo a capire che esistono gli equivoci e non volevo che ce ne fossero in quel momento.”
Primi anni Ottanta. Antonio
è un ragazzo al termine del liceo che a causa di un enigmatico problema di
salute si ritrova a Marsiglia per sottoporsi ad una visita da uno specialista
del posto. Ad accompagnarlo il padre, un uomo con una brillante carriera da matematico che fatica però ad esprimersi con il figlio. Quest'ultimo nutre un
profondo rancore nei suoi confronti, in particolare per aver lasciato lui e la
madre soli da ormai tanti anni. Marsiglia per Antonio non è altro che una città
pericolosa, con nulla di interessante, pur non essendoci mai stato, ma si
rivelerà ben diversa da come pensava e soprattutto sarà qui che padre e
figlio troveranno finalmente un punto di contatto e l’occasione per conoscersi
per la prima volta.
“Le tre del mattino”
(Einaudi, ottobre 2017) è l’ultimo romanzo di Gianrico Carofiglio, scrittore
pugliese noto soprattutto per i suoi thriller legali che di tanto in tanto ci
delizia con romanzi che potrebbero essere definiti di formazione, come in
questo caso.
Si tratta di una storia
che si fa leggere con molta semplicità ma per nulla banale. Al centro
l’esplorazione del mondo di due uomini, uno il giovane Antonio, l’altro l’ormai
adulto padre. Il primo alle prese con le decisioni sul futuro e la visione di
una vita ancora così poco definita, il secondo ancora attaccato ad una donna,
la madre di suo figlio, elemento imprescindibile della sua esistenza nonostante
la separazione.
E poi c’è
quell'occasione, quel periodo sospeso dall'essenza delle storie lascive
francesi, una sorta di limbo in cui tutto potrebbe accadere e all'interno del
quale i due riescono finalmente a parlare; tutti i
pregiudizi reciproci
svaniscono e si accorgono anzi di avere in comune molto più di quanto avrebbero
mai immaginato. E il tempo assume un nuovo valore, si dilata, con la
consapevolezza che tutto dipende da questo.
Gianrico Carofiglio |
“L’essenziale, spiegò
come se ci stesse impartendo una lezione (e in realtà era proprio così), era
non lavorare più di quanto fosse necessario, magari solo mettendo da parte un
minimo di riserva per le emergenze.”
In qualche modo mi ha
fatto pensare al romanzo di Marco Missiroli “Atti osceni in luogo privato”
(Feltrinelli, 2015), forse perché il protagonista è maschile, forse perché si
parla di altri libri, forse per l’atmosfera che si respira, sebbene si tratti
di storie differenti.
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