giovedì 31 maggio 2018

“L'incubo di Biancaneve: La città dei mercenari” di Scarlet Danae: l’avventura dark di una novella eroina


“Sorrisi e guardai la mela, che aveva cominciato e divenire nera come il petrolio, ricoprendosi di una sostanza appiccicosa che si scioglieva lungo le mie mani. Eppure, la trovavo ancora invitante, così le diedi un morso, poi un altro… ed un altro ancora. La mela perdeva un succo rosso e denso, colorando le mie labbra, macchiando le mie mani di un liquido viscoso. Il sapore era divenuto rugginoso ed aspro. Guardai in alto i colori luminosi, mentre le mie mani strizzavano la mela nera e lercia, che contrastava tra i colori accesi che mi circondavano. Conficcai le unghie nella polpa carnosa e viscida. Mordevo la mela, che ad ogni boccone diveniva sempre più pesante, ma io riempii il mio stomaco di quel peso finché non caddi in ginocchio.”
Bianca viveva serenamente prima che il padre morisse e la lasciasse con la seconda moglie, una donna meschina e interessata solo a sé e a sfruttare quella ragazza come prostituta. Certe situazioni non sono semplici e Bianca si ritrova nel tunnel della droga, una realtà ormai assimilata e paragonabile, per lei, alla realtà. 

Poi un giorno quell'incontro e la proposta di assaggiare una nuova droga che viene spacciata dentro le mele. La tentazione è grande ma a stupire è il mondo parallelo nel quale improvvisamente Bianca si ritrova: sette streghe lo governano e il suo primo, non accolto
favorevolmente, compito è quello di recarsi presso la città dei mercenari e salvare il principe Darknight. Riuscirà nella paradossale impresa?

L'incubo di Biancaneve: La città dei mercenari” (agosto 2017, selfpublishing) è il primo romanzo di Scarlet Danae, un dark fantasy molto particolare e coinvolgente, una rivisitazione della nota fiaba popolare (la versione che noi conosciamo è quella dei fratelli Grimm) “Biancaneve”.

Quella di Scarlet Danae è una versione molto più cupa, dark, rispetto alle rappresentazioni più note ed è anche presente un tono ironico, che sfocia di tanto in tanto nel sarcastico, a rendere ancora più godibile la storia.

La Biancaneve che conoscevate qui non esiste più, la grazia e la buona educazione non fanno parte del carattere e degli atteggiamenti di Bianca e la figura femminile assume un’importanza maggiore: non è più una donna succube e con l’unico desiderio di volersi sposare. Bianca sa il fatto suo e nonostante le fragilità è forte e determinata.

Una parte centrale poi è ambientata dentro un castello labirintico e perdercisi è tra le esperienze più piacevoli, oltre che divertenti, per il lettore.

Una scrittura scorrevole, uno stile semplice ma efficace, un esordio niente male con un buon margine di miglioramento futuro.





TITOLO: L’incubo di Biancaneve: La città dei mercenari
AUTORE: Scarlet Danae
GENERE: Dark Fantasy
EDITORE: Self Publishing
NUMERO DI PAGINE: 168
PREZZO ED. DIGITALE: 0,99 €
PREZZO ED. CARTACEA: 6,00 €
LINK D’ACQUISTO QUI







Biografia di Scarlet Danae:

Nata a Roma il 5 ottobre, in una stagione né troppo calda né troppo fredda, incarno alla perfezione il mio segno zodiacale, la bilancia, anche se mi trascino dietro un dispettoso ascendente scorpione. Secondo mia madre, ho cominciato a scribacchiare non appena ho imparato che la "A" era fatta da due linee oblique ed una orizzontale, anche se questi primi e fantomatici racconti abbondavano di errori grammaticali e nonsense a gogo. 

Ho sviluppato una vera e propria passione per la scrittura tra la fine delle elementari e l'inizio delle medie, influenzata da scrittori come Roald Dahl e dai manga che leggevo quotidianamente, veri e propri carburanti per la mia immaginazione. Non ho mai avuto un genere preferito, passo dal fantasy, allo psicologico, al sociale fino a letture trash del "o-mio-dio-ma-che-stai-a-dì-non-può-averlo-scritto-fatto-sul-serio". Attualmente i miei autori preferiti sono Murakami, Chuck Palahniuk, Stefano Benni e Terry Brooks (non solo questi in realtà), mentre sono innumerevoli i mangaka che seguo, ma particolarmente ammiro Ryohgo Narita e Hiromu Arakawa. 

Attualmente, ho nel cassetto - inteso come cartelle sul Desktop - innumerevoli storie, racconti brevi e schemi narrativi, ma mi sono decisa a pubblicare solo il 1 agosto del 2017 con il primo episodio della novella "L'Incubo di Biancaneve" col sottotitolo de "La città dei mercenari". I commenti positivi ottenuti fino ad ora mi hanno incoraggiata a pubblicare il secondo episodio, migliorando anche grazie ai consigli raccolti riguardo ai nodi deboli del racconto. Spero di poter proseguire quest'avventura, mettendocela tutta e continuando a conquistare le tappe per raggiungere un pubblico di lettori sempre più vasto e, soprattutto, vicino.


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lunedì 21 maggio 2018

Aspettando il Premio Strega 2018: “Come un giovane uomo” di Carlo Carabba - la fatica del vivere tra le impetuose emozioni dell’anima

Come un giovane uomo, Carlo Carabba

“Nel corso degli anni, ormai cresciuto, avrei tentato più volte, passeggiano o correndo, di risalire a quel tempo smarrito, sperando che il contatto con lo stesso suolo che avevo visto coperto di bianco – come nelle fiabe la ripetizione di un gesto che era stato familiare rivela alla principessa smemorata che è tornata a compierlo le sue nobili origini e che non è quella che sta vivendo l’esistenza a cui è destinata – sapesse ritrovare la vibrazione originaria che aveva prodotto l’eco di ricordi che da tanti anni risuonava nella mia mente, restituendomi il centro perduto della reminiscenza e dell’oblio di cui ignoravo tanto e da cui tanto di quello che ero e sono dipende: la mia infanzia.”
Ci sono libri che ci vengono regalati, altri che troviamo in libreria, altri ancora che scopriamo per caso. Questo in particolare l’ho scoperto con la pubblicazione dei dodici candidati al Premio Strega 2018, la trama mi ha subito incuriosito e la copertina ancora più.

“Come un giovane uomo” (Marsilio, 2018) è la storia di Carlo, o meglio di parte della sua vita, narrata a partire da due coincidenze: la caduta della neve a Roma (dopo vent’anni dalla prima volta in cui la vide) e l’incidente di Mascia, caduta a causa della neve che si scioglieva, ora in coma. Quella stesse neve che una volta fu fonte di felicità ora diviene presagio negativo di un futuro incerto. Nasce così una lunga riflessione che parte dall’infanzia di Carlo, che altro non è che l’autore stesso, tra amicizie trovate e altre perdute, questioni familiari complicate e desideri inespressi a causa di un animo fragile e troppo spesso incerto.
Carlo Carabba


Per gran parte del libro le frasi si trascinano lunghe e a tratti pesanti ma c’è qualcosa in profondità, qualcosa di forte e poetico, che fa andare avanti nella lettura, per la curiosità di conoscere l’intera storia, per la voglia di scoprire se quell'agognata serenità e quel desiderato sfogo dell’anima abbiano poi preso vita.

Non è un libro semplice da leggere, manca forse un po’ di leggerezza a smorzare i toni cupi forieri di dolore, una sofferenza labirintica che si muove tra infanzia e adolescenza, verso un’età adulta che si impone con prepotenza. 

L’elaborazione del lutto è la vera protagonista, attorno ad essa si dipanano i dubbi e le insicurezze dell’autore, Carlo Carabba, – ragazzo e uomo, e soprattutto la paura di non riuscire a gestire le emozioni. Ma va letto per lo stile riconoscibile e sentito, per ricordare che non tutto va come ci aspettavamo ma che nonostante il dolore la vita ha un senso, sta a noi la decidere da che parte dell’esistenza stare.


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giovedì 17 maggio 2018

“Io e Fata Mammetta” di Sophie Kinsella: quattro storie all’insegna della magica fantasia dei bambini


Io e Fata Mammetta, Sophie Kinsella
“E questa è la mia mamma. Sembra una mamma come tutte le altre… ma non lo è, perché può trasformarsi in una fata. Le basta pestare tre volte i piedi per terra, battere le mani, agitare i fianchi, dire <<Marshmallow>> e… PUF! Eccola trasformata in Fata Mammetta. Mi piace tanto quando è Fata Mammetta, perché le sue ali scintillano come cento arcobaleni. In testa ha una corona d’argento che brilla come le stelle. Può volare e diventare invisibile e fare veri incantesimi. E poi ha appena comprato una nuova bacchetta magica che è davvero fantastica.”
Nessuno sa che Ella da grande diventerà una fata, proprio come la mamma! Sì, la madre a volte è un po’ pasticciona e fa confusione con gli incantesimi ma c’è sempre Ella a darle una mano e alla fine tutto si risolve nei migliori dei modi. La loro vita è piena di magia e le avventure non hanno mai fine: una volta Ella e la madre, Fata Mammetta, sono persino finite sul tetto di una casa e non immaginate come sono riuscite a tornare a casa!

“Io e Fata Mammetta” (Mondadori, marzo 2018, traduzione di S. Bertola) è il primo libro per bambini di Sophie Kinsella (pseudonimo di Madeleine Wickham, che tutti conosciamo come autrice di romanzi rosa e chick lit), scritto ispirandosi ai suoi figli.

Le storie, legate l’una all’altra come fossero un’unica, sono molto carine e il lettore, più o
Sophie Kinsella
meno giovane (l’indicazione della lettura è dai sei anni in su), rimane immediatamente conquistato da Ella, dalla sua magica madre, dalla nonna che accorre quando i guai sembrano irreparabili, e dagli amici Tom e Lenka. 
Ad accompagnare le parole le bellissime illustrazioni di M. Kissi.
Al termine della storia troviamo poi una serie di pagine dedicate ai più piccoli con le ricette delle fate, spazi per disegnare e altre divertenti e magiche attività davvero carine e coinvolgenti. 

Pare che presto arriveranno nuove avventure con le due protagoniste, ancora più magiche, e sono certa che ci sarà da divertirsi! 

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giovedì 10 maggio 2018

“Absence. L’altro volto del cielo” di Chiara Panzuti: il secondo capitolo della trilogia young adult più affascinante e distopica degli ultimi anni


“Ma chi era lei per cancellarmi? Il suo capo si era già preso la briga di uccidermi una volta, e lo aveva fatto nel modo peggiore. Ero morta, non esistevo nei ricordi di nessuno, avevo perso identità, forma, spessore. L’illusionista lo aveva premuto quel grilletto, senza neppure preoccuparsi di chiedere, e i suoi tirapiedi dovevano smetterla di tormentare quella ferita. Perché c’era un effetto collaterale dentro di me, qualcosa che assomigliava alla follia di un topo in gabbia. Qualcosa che mi rendeva pericolosa. Capace di distruggere ogni frammento della vita di prima."
Un anno fa usciva nelle librerie “Absence. Il gioco dei quattro” e oggi, 10 maggio 2018, finalmente possiamo leggere l’attesissimo proseguo. 

Da mesi attendevo di scoprire che fine avessero fatto Faith e gli altri e se finalmente avrebbero potuto riavere indietro le loro identità.

Ora posso dire che le cose si sono complicate ulteriormente. Ma non solo. Dopo aver viaggiato da Londra per San Francisco de Quito, in Ecuador, per poi toccare la punta più estrema del Cile stavolta gli Alfa, i Beta e i Gamma si ritrovano in Asia, con un caldo umido e poco sopportabile. L’attesa sta mandando tutti fuori di testa e il siero NH1 loro iniettato a inizio gioco sta mostrando effetti collaterali per nulla piacevoli. 

C’è chi allena il fisico, chi trascorre le giornate studiando i possibili prossimi luoghi di scontro e chi cade nello sconforto più profondo. Faith, Jared, Scott e Christabel non se la passano troppo bene e sanno che i prossimi combattimenti saranno ancora più terribili dei precedenti. Tutti loro sono cambiati ma Faith in particolare sta scoprendo di avere dentro sé una forza sconosciuta, una seconda personalità, un po’ come Dr. Jekyll e Mr. Hyde. 

Riuscirà Faith a controllare tutto questo e a gestire le emozioni derivanti da alcuni fatti terribili ad opera dell’illusionista? E la storia tra lei e Jared avrà i tanto attesi romantici risvolti?
Chiara Panzuti

Nel primo capitolo della trilogia young adult, una delle più belle e appassionanti del momento, aleggiava un’atmosfera di smarrimento data dalla perdita di identità dei protagonisti, questa ora prosegue insieme ad un pizzico di rassegnazione a tale condizione. 

L’immedesimazione è dolorosa ma fortemente realistica ed attuale: come ci si sentirebbe ad essere invisibili e non essere più riconosciuti dai nostri cari? Dove finirebbe la voglia di andare avanti senza uno scopo concreto e certo?

“Io ero al di là della linea di demarcazione, oltre il limite
che divideva la vecchia Faith da quella nuova, ero furia opaca e svelta, unghie e morsi, ero tutto quello che lui non poteva togliermi.”

“Absence. L’altro volto del cielo” (Fazi Editore, collana laynYA maggio 2018), della giovane e talentuosa scrittrice milanese Chiara Panzuti, dopo una prima parte relativamente tranquilla vede un susseguirsi molto rapido di eventi, accade veramente di tutto e si assiste ad una evoluzione molto particolare dei protagonisti. 

Si intensifica anche la storia d'amore tra Faith e Jared e conosceremo meglio Ephraim che… beh, non vi svelo altro!

Non vi resta che acquistare il libro e immergervi in nuove e ancora più coinvolgenti pagine ricche di emozioni sperando, come me, di arrivare il più tardi possibile all'ultima pagina! 

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lunedì 7 maggio 2018

“Il diavolo dentro” di Roberto Ottonelli: un viaggio tra gli abissi, la paura e le atrocità dell’uomo



“Una volta in piedi, con le braccia ancora imprigionate, mi ritrovai a osservarvi nel piccolo specchio che avevo di fronte: il sangue mi colava dalla bocca lungo il collo inzuppando la maglietta arancione, il naso era tumefatto e avevo l’espressione di una appena uscita da un incontro col diavolo. Se anche fossi riuscita a liberarmi, dove mai sarei potuta andare conciata in quel modo? Abbassando il capo mi resi conto di essere ancora nude, dalla vita in giù; lo strano era che non ne fossi a conoscenza. Mi scorticai per tagliare il nastro adesivo contro l’angolo del tavolo, ma me ne resi conto solo osservando i rivoli di sangue lungo le braccia. Non avevo percepito nulla.”
Mi ero promessa di leggere questo libro mesi fa e in effetti cominciai ma non era il periodo giusto. Dopo una trentina di pagine circa, belle intense, desistetti, indirizzandomi verso qualcosa di più leggero. Immagino sarà capitato ad ogni lettore di ritrovarsi a dover cambiare libro, e non certo perché quel testo non fosse valido. 

Sono ritornata sulle pagine de “Il diavolo dentro” (Delos Digital, 2017) pochi giorni fa e mi sono bastati due pomeriggi per divorarlo.

Non avevo scordato la prima parte ma volevo ricominciare dall'inizio, per avere bene in mente ogni dettaglio, per conoscere meglio Manuela e Andrea, due bambini che si conoscono in un istituto per minori
Roberto Ottonelli

Un incontro come tanti lì dentro e non ci vorrà molto perché le strade dei due si dividano. Manuela passa da una famiglia all'altra, ambientarsi non è semplice, così come non lo è trovare una serenità personale. L’abisso è più facile da raggiungere e quando conosce Michele non capisce subito dove presto finirà. Poi c’è Pietro, carismatico ed enigmatico, ci sono i Doors e Marylin Manson, la religione, la droga, il sesso, quello malato e la voglia di andare sempre oltre.

Roberto Ottonelli (network engineer milanese classe 1978) si è liberamente ispirato alle Bestie di Satana per la stesura di questo suo primo romanzo. Un esordio davvero crudo, un romanzo che non conosce i giri di parole e che racconta i fatti con i relativi protagonisti con feroce realismo.

Sarebbe bello pensare che nulla di quanto leggerete (o avete già letto) sia frutto della fantasia dell’autore, e in effetti così è, ma il ricordo delle vicende dei ragazzi arrestati nel 2004 per gli efferati omicidi (compiuti in nome di Satana) fa davvero rabbrividire e ci ricorda che i meno sospettati, i nostri vicini più cheti, potrebbero compiere simili fatti. 

“Lui non aveva amici, non frequentava nessuno, così forse si convinse che quel genere di persone lo potesse in qualche modo capire, condividendo con lui la sua necessità via via più forte di sfogarsi. Manifestava infatti sempre più spesso degli scatti incontrollabili di violenza gratuita. Aveva il diavolo dentro.”

Lo stile asciutto e diretto di Ottonelli arriva al cuore del lettore, le pagine si fanno divorare ma non mancano i momenti nei quali si preferirebbe sollevare gli occhi dalle pagine per 'non vedere’ ciò che sta accedendo.

Diventa davvero interessante, al di là dell’efferatezza, capire come siano giunti a determinati comportamenti. 

Non si parla solamente dei protagonisti ma anche dei genitori, dell’interesse per l’occulto e di tutte quelle mancanze che hanno contribuito ad isolarli e a farli precipitare negli abissi più profondi.

“Il diavolo dentro” è l’eterna lotta tra il bene e il male con la supremazia di quest’ultimo, è un salto dentro quella parte più nascosta di ognuno di noi, è lo smarrimento totale dell’uomo, e in questo caso del lettore, che teme di rimanere avvinghiato ad una realtà che, una volta abbracciata, potrebbe divenire l’unica possibile.  

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