Come un giovane uomo, Carlo Carabba |
“Nel corso degli anni, ormai cresciuto, avrei tentato più volte, passeggiano o correndo, di risalire a quel tempo smarrito, sperando che il contatto con lo stesso suolo che avevo visto coperto di bianco – come nelle fiabe la ripetizione di un gesto che era stato familiare rivela alla principessa smemorata che è tornata a compierlo le sue nobili origini e che non è quella che sta vivendo l’esistenza a cui è destinata – sapesse ritrovare la vibrazione originaria che aveva prodotto l’eco di ricordi che da tanti anni risuonava nella mia mente, restituendomi il centro perduto della reminiscenza e dell’oblio di cui ignoravo tanto e da cui tanto di quello che ero e sono dipende: la mia infanzia.”
Ci sono libri che ci vengono regalati,
altri che troviamo in libreria, altri ancora che scopriamo per caso. Questo in
particolare l’ho scoperto con la pubblicazione dei dodici candidati al Premio
Strega 2018, la trama mi ha subito incuriosito e la copertina ancora più.
“Come un giovane uomo” (Marsilio, 2018) è la storia di
Carlo, o meglio di parte della sua vita, narrata a partire da due coincidenze:
la caduta della neve a Roma (dopo vent’anni dalla prima volta in cui la vide) e
l’incidente di Mascia, caduta a causa della neve che si scioglieva, ora in
coma. Quella stesse neve che una volta fu fonte di felicità ora diviene
presagio negativo di un futuro incerto. Nasce così una lunga riflessione che
parte dall’infanzia di Carlo, che altro non è che l’autore stesso, tra amicizie
trovate e altre perdute, questioni familiari complicate e desideri inespressi a
causa di un animo fragile e troppo spesso incerto.
Carlo Carabba |
Per gran parte del libro le frasi si
trascinano lunghe e a tratti pesanti ma c’è qualcosa in profondità, qualcosa di
forte e poetico, che fa andare avanti nella lettura, per la curiosità di conoscere
l’intera storia, per la voglia di scoprire se quell'agognata serenità e quel
desiderato sfogo dell’anima abbiano poi preso vita.
Non è un libro semplice da leggere, manca
forse un po’ di leggerezza a smorzare i toni cupi forieri di dolore, una sofferenza
labirintica che si muove tra infanzia e adolescenza, verso un’età adulta che si
impone con prepotenza.
L’elaborazione del lutto è la vera protagonista, attorno
ad essa si dipanano i dubbi e le insicurezze dell’autore, Carlo Carabba, – ragazzo e uomo, e
soprattutto la paura di non riuscire a gestire le emozioni. Ma va letto per lo
stile riconoscibile e sentito, per ricordare che non tutto va come ci
aspettavamo ma che nonostante il dolore la vita ha un senso, sta a noi la
decidere da che parte dell’esistenza stare.
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