lunedì 17 aprile 2023

Il libro nipponico del mese di Serena Lavezzi: “La casa della luce” di Ogawa Yoko

“Penso che l’essenza di un’azione pura consista nel raggiungere lo scopo dopo aver sfiorato l’abisso.” Mishima Yuko

Aprile, dolce dormire. Ma noi preferiamo dedicarci alla lettura tra un sonnellino e l’altro. E naturalmente diamo la preferenza ad un bel libro nipponico!

Serena Lavezzi
Questo mese parliamo de “La casa della luce” di Ogawa Yoko, considerata tra le più importanti narratrici contemporanee giapponesi. Tre racconti apparentemente slegati ma in realtà profondamente connessi l’uno all’altra, ambientazioni che ci portano a riflettere su noi stessi e sulle nostre emozioni.

A consigliarci questo quarto libro del 2023, per la rubrica Il libro nipponico del mese, è sempre la nostra Serena Lavezzi, scrittrice piemontese autrice di diversi romanzi e saggi ambientati in Giappone e nell’Asia orientale, colei che gestisce un Profilo Instagram sempre ricco di attività e che di recente si è arricchito grazie ad un Gruppo di Lettura, che si riunisce una volta al mese, dedicato al Giappone.

Attenzione: per mantenere l’atmosfera della cultura giapponese Serena Lavezzi ha scelto di mantenere l’ordine cognome – nome anziché adattarlo all’uso italiano.

 

BREVE TRAMA: tre storie narrateci in prima persona da due ragazze e una donna. I temi fondamentali sono l’adolescenza, l’estraniamento dalla realtà, la ricerca di un posto nel mondo che possa essere definito proprio. Come nel caso del primo scritto in cui una ragazza ci racconta la gravidanza della sorella maggiore. Vivono tutti e tre in un piccolo appartamento, l’occhio della ragazza è indiscreto e reagisce ai cambiamenti fisici e comportamentali della sorella, dovuti alla gravidanza, con sguardo stonato, disincantato, morboso.

Nel secondo racconto una donna, in attesa che il marito le scriva di raggiungerlo in Svezia dove si è recato per lavoro, aiuta il giovane cugino a trovare un pensionato studentesco. L’edificio, però, pare avvolto da superstizioni e leggende. Tanto che quando lei ritornerà per incontrarlo scoprirà che il ragazzo è scomparso nel nulla, quasi come se il dormitorio stesso l’avesse inglobato.

L’ultima storia, che dà il titolo alla vicenda, ci viene narrata da Aya. La ragazza è figlia dei gestori di una casa d’accoglienza per bambini e ragazzi senza famiglia. Diventando i suoi genitori padri e madri di tutti gli ospiti della Casa della luce, Aya si sente quella meno amata. L’unica persona con cui desidera costruire un rapporto, creare un contatto sincero e umano, è Jun. Il ragazzo è ospite della Casa e un abile nuotatore, Aya infatti passa i suoi pomeriggi a guardarlo mentre si allena in piscina.


PERCHÉ DOVRESTI LEGGERLO: in questa raccolta la Ogawa ci pone di fronte a delle macchie nere su un foglio immacolato, sbagli, sbavature che non dovrebbero esserci ma che ci sono. La scrittrice ama molto sottolineare le piccole manie, le pericolose morbosità insite nella natura umana, nella persona più comune di tutte.

 

CURIOSITÀ SULL'AUTRICE: è una delle autrici più tradotte in Italia, i suoi romanzi hanno vinto premi e ottenuto vari riconoscimenti.

 

  



TITOLO: LA CASA DELLA LUCE

AUTRICE: OGAWA YOKO (1962, Okayama)

CASA EDITRICE: IL SAGGIATORE

N° PAGINE: 155

ANNO PUBBLICAZIONE: 2011

LINK ACQUISTO QUI

PREZZO CARTACEO: € 7,84






martedì 11 aprile 2023

“Rapita” di Nicola Rocca: il nuovo thriller psicologico della serie con lo scrittore Roberto Marazzi

Rapita, Nicola Rocca

“Pare che a bordo di questo veicolo ci sia un uomo. Nessuno lo ha mai visto. Non si sa se sia giovane, vecchio, con gli occhiali oppure no, biondo o scuro. Oppure calvo. Non si sa niente di lui, soltanto che guida uno scassato furgone bianco. E che rapisce i bambini. La prima volta che Rosita sente parlare del furgone, si spaventa a tal punto che non riesce a prendere sonno. Rimane con gli occhi aperti sul buio della cameretta che divide con la sorella.”

L’assassina Eva Becker è scappata dalla REMS nella quale era detenuta, con l’unico scopo di ritrovare quell’uomo che in passato le ha rovinato la vita. 

Quando lo scrittore di successo Roberto Marazzi, a Roma per la presentazione del suo ultimo romanzo, viene a conoscenza dell’accaduto comincia a tremare, conscio del fatto che la donna potrebbe cercare proprio lui.

 Inoltre, lui ha una compagna e una bambina di un anno di nome Stella ed è principalmente per loro due che teme. Gli incubi ricorrenti divengono realtà nel momento in cui la compagna lo chiama comunicandogli che qualcuno è entrato in casa l’ora e ha rapito la loro bambina.

Marazzi è certo del fatto che la colpevole sia Eva Becker e la Polizia si è messa immediatamente alla ricerca della fuggitiva ma dove si è nascosta? E se facesse del male alla piccola per vendicarsi del padre? Ma non è tutto, ad intrecciarsi con questa storia c’è quella di un’altra bambina, Rosita, scomparsa più di trenta anni fa. Cos’hanno a che fare l’una con l’altra? E che fine ha fatto Rosita?

“Rapita” (Enneerre, febbraio 2023) è l’ultimo romanzo di Nicola Rocca, scrittore della bergamasca classe 1982, autore di numerosi romanzi e racconti di genere thriller.   

Il passato ci riporta ai tempi nei quali giravano le voci di un uomo che con un furgone
rapiva i bambini
, i nati tra gli anni Ottanta e Novanta se ne ricorderanno bene, e alla sensazione di paura che queste instillavano nei più piccoli. Da lì si sviluppano le due vicende e rievocano tutti i fatti di cronaca, dai più vecchi ai più recenti, di scomparse di bambini che mai vennero ritrovati.

Nicola Rocca
Si aggiungono le paure dei genitori, in questo caso il protagonista Roberto Marazzi, che si scontrano con qualcosa che qualcuno sta tenendo nascosto e potrebbe essere fondamentale per il ritrovamento di Stella.

I colpi di scena non mancano e non è difficile calarsi nei panni dei genitori, nelle loro angosce più profonde in simili situazioni.  

Poco più di trecentocinquanta pagine che si fanno leggere tutto d’un fiato, una volta aperto il libro è difficile fermarsi prima di aver scoperto come i fatti si sono evoluti e se tutto alla fine si sistemerà.

“Non era una questione di soldi, di tranquillità, di calore o di affetto famigliare. Era una questione di carattere. Le sue angosce erano la fonte del suo stress e del suo talento. Un binomio inscindibile. Era grazie a quel senso di malessere se ogni volta riusciva a scavare a fondo, fino a trovare l’idea perfetta per una storia.”

Una storia da brividi, un bel thriller psicologico, una nuova ottima prova letteraria di Nicola Rocca, che cattura subita il lettore e lo trascina in un vortice di angosce e tormenti che hanno come protagonisti i rapimenti delle due bambine, il male e i segreti di passati misteriosi.

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martedì 4 aprile 2023

“Dipendenza” di Tove Ditlevsen: l’ultimo viaggio della scrittrice danese tra dipendenza, aborti, uomini sbagliati e figli non desiderati

Dipendenza, Tove Ditlevsen

“Ormai i maschi sono del tutto esclusi dal mio mondo. Sono creature aliene, come se provenissero da un altro pianeta. Non hanno mai provato nulla sulla loro pelle. Non hanno organi delicati, teneri, nei quali un grumo mucido possa attecchire come un tumore e avere un’esistenza propria, del tutto indipendente dalla loro volontà.”

Terzo e ultimo capitolo della trilogia di Copenhagen. Per nessuno sarà semplice abbandonare Tove, e ancora meno lo sarà per la stessa Ditlevsen, nata nel 1917 e morta suicida nel 1976, dopo anni di depressione. “Dipendenza” (Fazi Editore, aprile 2023, traduzione di Alessandro Storti) è il preambolo di ciò che accadrà nel futuro di Tove, poetessa e scrittrice di narrativa che amava profondamente esserlo ma che non sempre le riusciva con la semplicità e la serenità che avrebbe desiderato.

Tove è ora sposata con un intellettuale, un editore, molto più grande di lei, sta scrivendo il suo primo romanzo ma le mancano la tenerezza e i gesti di affetto che il marito non sembra essere in grado di darle. Di uomini ne arriveranno altri e con essi delle gravidanze indesiderate, ma uno in particolare riuscirà a rovinarle la vita come nessun altro, spingendola verso il baratro delle dipendenze che pare essere senza via di uscita. 

All’uomo sbagliato ne succederanno degli altri e forse uno di loro potrà aiutarla a riemergere, tra le mille difficoltà. Sono anni di sofferenza profonda, di disorientamento, di desiderio di scrittura che si perde nei meandri della mente stanca e deviata.

“Parlano dei loro dipinti, delle loro esposizioni e dei loro libri e declamano le poesie che hanno appena composto. Per me, la scrittura è un po’ come nell’infanzia: una cosa segreta e proibita, piena di vergogna, da fare di nascosto in un angolino, quando nessuno vede.”

“Dipendenza” è senza dubbio il capitolo più sofferto della trilogia, quello nel quale impariamo a conoscere la Tove adulta che mantiene uno stretto legame con l’infanzia ma che si rende conto di quanto le cose siano cambiate e di quanto si senta quasi costretta a volersi sposata, con dei figli, a condurre una vita simile a quella della madre.

“Penso al fatto che abbia dato alla luce dieci figli, perché il marito voleva che la culla non restasse mai vuota e nessuno si preoccupava di chiederle cosa ne pensasse lei.”

Tove Ditlevsen
Era un mondo non pronto per lei o forse era lei, donna artista, a non essere pronta per quel mondo. Di certo non era pronta per le battaglie che avrebbe dovuto combattere, per quegli amori tormentati che avrebbero dovuto arricchirne l’esistenza.

Dopo “Infanzia” e “Gioventù” “Dipendenza” ci trascina in un viaggio in ciò che lei non avrebbe mai voluto, ci sconvolge e ci mostra il lato più intimo e crudo della scrittrice danese, tra uomini banali e distruttivi, amicizie importanti, aborti, bambini, disagio mentale e l’abisso dal quale tutte noi tentiamo di stare lontane, non sempre con successo.

Il capolavoro di una donna solamente ora riscoperta in Italia, grazie alla Fazi, da non dimenticare, da osservare e ammirare con profondo realismo, lucidità ed attualità, e della quale ci auguriamo di poter leggere presto dell’altro.

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