lunedì 29 aprile 2019

“Lucia” il nuovo racconto di Mariarosaria Conte nella raccolta contro la violenza “Il dolore del silenzio”


“Niente da fare, nonostante tutto l’impegno, Lucia non riesce a non piangere. Inizia ad emettere, forse inconsciamente, una sorta di flebile lamento, quasi un pigolio. Lui è uscito dalla cucina, ma non è sicura che sia uscito dall’appartamento. Deve rimanere calma, se la sente piangere, potrebbe ritornare e non se la caverebbe con quattro ‘segni’. Lui trova una forza maggiore dalle sue lacrime, le sue lacrime gli generano una sorta di impeto satanico, di fronte al suo dolore lui è implacabile.”
Mariarosaria Conte è tornata con una nuova storia, quella di Lucia, giovane donna che ha avuto la sfortuna di nascere da due genitori troppo giovani e immaturi e di incontrare un uomo all'apparenza premuroso e gentile ma nella realtà instabile e violento. 

I risvolti, come potete ben immaginare, non sono positivi e le ragioni di lui, di una mente malata, sono tra le più assurde ma leggere tutto ciò su carta è da brividi. Vedere quelle scene, assistere a lei che desidera solamente essere lasciata in pace prima, e che spera in un aiuto salvifico poi, non è per nulla semplice.

“Lucia” nasce dalla penna sicura e incisiva di Mariarosaria Conte e finisce, scelto tra oltre duecento, nella raccolta “Il dolore del silenzio” (Edizioni MEA, 2019, parte del ricavato andrà in beneficenza a sostenere le iniziative della associazione Donne per il Sociale Onlus) grazie al contest letterario #dAmoreNONsimuore.

Presentato l’8 marzo, una data non certo casuale, questo libro ha come tema la violenza in ogni sua sfumatura. Gli autori sono 21, proprio come le storie che si alternano tra loro. Si parla di violenza fisica, di quella psichica, di quella ossessiva, con vittime, carnefici, spettatori inermi e risvolti troppo spesso prevedibili.
Mariarosaria Conte

Un tema purtroppo attualissimo, una vera e propria piaga del nostro tempo, per il quale è necessario informare e sensibilizzare le persone affinché le tendenze si invertano, perché tutto questo non è e non deve essere considerato normalità ma eccezione da non replicare.

“Lucia” è un racconto breve denso di emozioni, di rabbia, di voglia di rivendicazione e di amore per tutte quelle donne che si ritrovano a subire senza avere colpa alcuna.

“Lei era felice di essere invisibile agli occhi degli altri.”

Lucia resiste, prova a farsi forza ma non è semplice e arriva a desiderare di diventare invisibile, come già le sembra di essere. Qualcuno, fortunatamente, le farà cambiare idea, appena in tempo.

Un racconto per ricordare che nascere donne non è un peccato, che incontrare un uomo sbagliato non è la fine di tutto, che farsi aiutare è importante, fondamentale, che la mente è influenzabile ma pensare con il nostro cervello e soprattutto pensare a noi stesse, viene prima di tutto e tutti.

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mercoledì 24 aprile 2019

“Lettera a Thom sull'amore” di John Steinbeck: amore e saggezza per il figlio adolescente

Lettera a Thom sull'amore

“Secondo: esistono parecchi tipi di amore. Uno è un sentimento egoista, cattivo, possessivo, egocentrico, che scambia l’amore per presunzione. Questo tipo di amore è squallido e rovinoso. L’altro è un’espressione di tutto ciò che c’è di buono in te – gentilezza, riguardo e rispetto: non solo il rispetto delle buone maniere, ma quello più in alto, che consiste nel riconoscere un’altra persona come unica e preziosa. Il primo tipo di amore può renderti malato, piccolo e debole, ma il secondo libera in te forza, coraggio e bontà, e anche una saggezza che non pensavi di possedere.”
Appena trentadue pagine per una lettera densa di significato e di affetto per quel figlio adolescente che a quattordici anni confessò ai genitori di essersi innamorato, probabilmente per la prima volta.

Tutti noi conosciamo John Steinbeck come grande romanziere, colui che vinse il Nobel per la Letteratura nel 1962, ma sapevate che era anche un appassionato scrittore di lettere? Ne scriva a tutti, agli amici, ai familiari, al suo editor e a chiunque ritenesse necessario.

Anni dopo la morte dello scrittore americano, avvenuta nel 1968, nella sua corrispondenza è stata trovata una lettera indirizzata al figlio Thom che si era innamorato di Susan, una compagna di scuola. Presumibilmente conscio dell’esperienza del padre, Thom chiede
John Steinbeck
come affrontare questo sentimento per lui nuovo e tanto travolgente.

Il padre gli dedica così parole colme di dolcezza, di saggezza, consapevoli dell’inesperienza e dell’ingenuità del figlio ancora così giovane.

“Lettera a Thom sull’amore” (Bompiani, novembre 2018, traduzione di Betrice Masini) è reso ancora più bello dalle illustrazioni di Alessandro Gottardo, alias Shout.

Non nego che mi sarei aspettata qualcosa di più da un libro dal costo piuttosto elevato (15€) che si legge in cinque minuti ma è comunque di un testo particolare con anche, tra le ultime pagine, la versione in lingua originale, che non guasta mai.

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giovedì 18 aprile 2019

“La bambina con due papà”, testo e illustrazioni di Mel Elliott: perché ciò che conta è l’amore

La bambina con due papà

“Pearl non vede l’ora che sia domani. Se con il suo papà si diverte tantissimo, figuriamoci con due! A casa di Matilda passerà una serata fantastica! Se ai papà di Pearl piacciono le torte e le caramelle come al mio, forse per cena avremo un sacco di dolci!, pensa Pearl.”
Family Day, polemiche su adozioni da parte di coppie omosessuali, aborto… Ne abbiamo sentito di cotte e di crude nell'ultimo periodo. Ognuno può avere le sue opinioni, la libertà di parola e di pensiero è una grande conquista dell’umanità, ma talvolta tutti noi dovremo imparare ad andare oltre, tornando un po’ bambini e ricordando come pensavamo allora, senza preconcetti o tabù di alcun tipo.

“La bambina con due papà” (De Agostini, gennaio 2019, traduzione di Valentina Deiana), titolo che farà storcere il naso ai benpensanti, è un libro bellissimo che racconta l’amicizia tra due bambine piccole, una con una madre e un padre, l’altra con due papà.

La prima non sapeva ci fossero famiglie simili e si chiede quali meraviglie possa vivere la sua compagna di scuola, chissà cosa farà con questi due papà, mangerà montagne di dolci? Salterà sul letto tutto il giorno?

Poi un giorno viene invitata a casa della bambina e… sorpresa! Si fanno le stesse identiche
Mel Elliott
cose di casa sua! Le regole e i divieti non mancano. L’amica ha due papà che sono noiosi proprio come la sua mamma e il suo papà.

Pearl è delusa ma ora sa che la sua amica Matilda è come lei, poco importa chi la attende a casa o va a prenderla a scuola. Sono due bambine felici perché hanno genitori che si vogliono bene e che vogliono bene alle loro figlie.  

Questo è sufficiente e le bambine non si pongono altre inutili domande.

Trentadue pagine arricchite dalle splendide illustrazioni dell’autrice Mel Elliott, pagine dense di amore. Quest’ultima è la parola fondamentale, nient’altro conta, nessun’altro concetto o quesito potrebbe spiegare o dire di più al riguardo.

Adatto ai bambini dai 4-5 anni in su e consigliato a tutti quegli adulti bigotti che ancora faticano a comprendere e ad aprire gli occhi.

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sabato 13 aprile 2019

“Bugiarde verità” di Nicola Rocca: amore, violenza e rivendicazioni inattese

Bugiarde verità, Nicola Rocca

“Da allora, nulla, fra me e mio marito, fu più come prima. Qualcosa si era rotto. E capii che non si sarebbe mai più aggiustato. Ci sono linee di confine da cui, una volta oltrepassate, è impossibile tornare indietro.”
Matteo e Rachele si sono conosciuti casualmente in un locale, lei aveva appena lasciato il ragazzo dopo averlo trovato insieme ad un'altra. Il loro è un avvicinarsi per consolarsi a vicenda e in breve tempo si innamorano, si sposano e nasce persino una bellissima bambina. Gli anni però passano, gli equilibri si modificano e cominciano le liti, le urla, i tradimenti e la violenza.

Lui non l’ha mai picchiata ma in un momento di collera ci è andato molto vicino e le scuse successive non sono state sufficienti. Il gesto non è certo piaciuto a Rachele e non riesce a dimenticare. La mente umana è complicata, le idee che possono passare per la testa sono infinite, talvolta terrificanti, e la mente della giovane donna elaborerà un piano che travolgerà tutto e tutti.

Ma cosa è accaduto realmente e chi ha ragione? Si parla di omicidio… Le voci sono tante, diverse, ognuna esprime la sua verità e chissà quale tra queste risulterà migliore…

In attesa del prossimo romanzo Nicola Rocca è tornato con un nuovo atteso racconto, “Bugiarde verità” (Enneerre, 12 aprile 2019), anche stavolta un noir, nel quale la tematica centrale, purtroppo attualissima, è la violenza sulle donne.

Un uomo tenta di alzare le mani su una donna, sua moglie, e, pur non uccidendola, le
Nicola Rocca
conseguenze sono catastrofiche. Ci si chiede quindi quale sia il confine tra simulare un gesto violento e metterlo in pratica. Vi è forse una scala di gravità che giustifica il primo e condanna il secondo?

A tal riguardo è interessante e intrigante sentire le voci dei soggetti coinvolti, formulare una propria idea per vederla scardinata un attimo dopo.

“Del resto, la verità è una puttana che nessuno vuole portarsi a letto.”

Ancora una volta nulla è come sembra e ben presto ci rendiamo conto che la verità non è assoluta, tantomeno in questo racconto.

Se non altro, per quanto questo non possa essere considerato un vanto, per una volta i ruoli si invertono e il finale è ben differente, e più machiavellico, da quello che si potrebbe dedurre inizialmente.

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giovedì 11 aprile 2019

“Sentirai parlare di me. Vita e avventure della prima reporter della storia” di Sara Rattaro: l’incredibile storia di Nellie Bly

Sentirai parlare di me, Sara Rattaro
“Non riuscivo a smettere di pensare a lei e alla passione che metteva nel suo lavoro. Non era il solito resoconto di qualcosa che è accaduto. Vittoria sembrava voler capire tutto di ogni cosa, senza farsi sfuggire nemmeno un dettaglio, e non aveva paura di niente. C’era della magia nelle sue parole o almeno così era per me.”
Ricordate “Il cacciatore di sogni” (Mondadori, 2017), il racconto della vita dello scienziato Albert Bruce Sabin, noto per aver sviluppato il vaccino contro la poliomielite?

Sara Rattaro è tornata con una nuova biografia romanzata, “Sentirai parlare di me” (Mondadori, febbraio 2019), la storia di Bianca, che frequenta la scuola media, che vorrebbe fare la giornalista. Si occupa del giornale della scuola insieme all’amico Martino e le piacerebbe coinvolgere anche Matteo per il quale ha una bella cotta. 

Poi un giorno a scuola arrivata Vittoria, una giornalista che viene invitata nella sua classe per raccontare il suo mestiere e Bianca ne rimane affascinata come non mai. Riesce poi ad incontrarla fuori scuola e prova a chiederle consigli per un articolo che vuole scrivere su un misterioso street artist ma viene coinvolta in una misteriosa indagine. 

Sarà anche l’occasione per scoprire l’incredibile vita dell’americana Elizabeth Jane Cochran, alias Nellie Bly (1864-1922), la prima giornalista investigativa della storia che non rinunciò alla sua passione nonostante le idee dell’epoca che vedevano la donna succube dell’uomo e impiegata solamente in faccende domestiche.

“Sentirai parlare di me” dovrebbe far parte di quei libri la cui lettura è obbligatoria alle scuole medie. Tutti dovrebbero conoscere la storia di Nellie Bly, bambini e bambine, soprattutto queste ultime nella cui educazione è fondamentale la conoscenza di personaggi femminili che hanno fatto la storia.

“Ecco, cosa imparai, quel giorno, grazie alla mia professoressa. Anche se quello a cui
avevo assistito poteva sembrare banale, trovare il modo giusto per raccontarlo non lo era affatto. Descrivere i
Sara Rattaro
fatti, si chiama fare giornalismo.”

Nonostante gli anni nei quali ci troviamo l’ignoranza è ancora tanta e in troppi sostengono ancora oggi che certi mestieri non sono accessibili alle donne. Ma secondo quali criteri? Solo per il fatto di trovarci in un mondo governato dagli uomini?

La scrittura di Sara Rattaro, autrice di questo piccolo gioiello letterario, è ancora una volta affascinante, chiara e diretta, e riesce a coinvolgere anche i più piccoli portandoli in mondi lontani intrinsecamente connessi al nostro.

La storia di Nellie Bly poi è incredibile, era una donna appassionata, ha sfidato tutto e tutti, si fece perfino ricoverare in un istituto psichiatrico femminile per indagare sul trattamento delle donne al suo interno.

Le dobbiamo tanto e in molti, me compresa, non erano neppure a conoscenza della sua esistenza e del suo coraggio.

Ben vengano libri del genere, per conoscere, per crescere, per far sì che ogni bambino e bambina, nel futuro uomini e donne, viva con consapevolezza, senza discriminazioni, senza violenze di genere, e con la libertà di fare ciò che desidera.  

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lunedì 8 aprile 2019

“Breve storia amorosa dei vasi comunicanti” di Davide Mosca: quando l’amore nasce per osmosi


Breve storia dei vasi comunicanti
“Lui supera i cento chili, lei non arriva ai quarantacinque. Cominciano a parlare. Continuano a parlare. Parlando, discutono e s’amano per sei mesi, o almeno ci provano. La notte di Capodanno salgono sulla bilancia per la prima volta da molto tempo. Lui pesa settanta, lei cinquanta. Che sia l’inizio o la fine non importa a nessuno dei due.”
Ci sono storie che ti entrano nel cuore, sai che non le dimenticherai e hai la consapevolezza che non sarai l’unica ad avere questa percezione. Questo è quanto ho provato leggendo “Breve storia amorosa dei vasi comunicanti” edito pochi giorni fa dall'Einaudi.

Se ne parlava un po’ ovunque da un mese circa, se non più, mi incuriosiva ma mi insospettiva un po’ tutta quella pubblicità. Ora posso dire che Davide Mosca, autore di una decina di romanzi e direttore di una libreria a Milano, ha fatto centro con pagine forti e colme di sentimento.

“Le favole non esistono. A meno che tu non ci creda.”

Remo ha ventiquattro anni, è uno scrittore, o prova ad esserlo, ed un peso che aumenta di giorno in giorno. La sua consolazione è il cibo, o almeno così crede. Si sente un fallito, persino la ragazza non ha retto e se ne è andata. Poi c’è Margherita, conosciuta per caso nel bar che frequenta con gli amici, Sta per diplomarsi, lavora la sera nel ristorante dei genitori e annota maniacalmente ogni caloria che ingurgita. Lui è bulimico, con i suoi oltre cento chili, lei anoressica e non raggiunge i quaranta. Entrambi combattono con demoni che hanno colonizzato le loro esistenze ma può un incontro cambiare qualcosa? Se ballare insieme significasse riconoscersi e rinascere?

“Breve storia amorosa dei vasi comunicanti” è bellissimo e questo è senza dubbio l’aggettivo che più gli si addice. Comincia con parole dirette e d’amore e termina allo stesso modo.

È uno di quei libri pieni di frase belli, da segnarsi, da ricordare, da fare proprie.

Remo e Margherita sono tanto complicati quanto affascinanti in maniera sfacciatamente normale. Le loro vite non sono semplici per diversi motivi, lui ha voglia di parlare e di essere ascoltato, lei desidera essere lasciata in pace e vuole allontanarsi da chi non fa altro che chiedere senza dare nulla.

“Io ballavo il sabba con i miei demoni ogni giorno. E ogni giorno era buio. Ero inquisitore e strega. Bruciavo il demone e il demone ero io.”

La voce narrante è maschile e anche questo rende il romanzo particolare. Remo cresce e
Davide Mosca
acquisisce coscienza pagina dopo pagina con il dubbio che possa non farcela. Ma quando incontra Margherita tutto cambia e lui quasi non se ne accorge o comunque non subito.

“Mi zittii, stanco della mia voce. Non parlavo così tanto da mesi. Quella piccoletta aveva il potere di farmi credere che le mie storie fossero interessanti. Che potesse esservi qualcuno desideroso di ascoltarle. E fin quando le storie continuano, è come se la realtà non esistesse più.”

È una storia intima e al tempo stesso plateale, è la scoperta di due coscienze che faticano ad emergere e che trovano la forza l’uno dall'altra.

“Prima o poi tutti abbiamo l’impressione che qualcosa ci chiami su una strada. Era bello tornare a percepire quel genere di voci. Margherita era la mia.”

“Breve storia amorosa dei vasi comunicanti” mostra come per cadere verso il basso basti un nulla mentre ciò che è difficoltosa è la risalita; è la storia di due disagi, di come vengono vissuti nella quotidianità, nelle notti di insonnia, nei momenti di crisi, di solitudine, di confusione.

“Due occhi bastano per vedere la bellezza, ma ne servono quattro per viverla.”

“Breve storia amorosa dei vasi comunicanti” è una bellissima e concreta storia d’amore, un romanzo come pochi altri, diverso non tanto per ciò che racconta ma per come lo fa.

Intenso, reale, commovente, indimenticabile, denso di significato e di sensibilità.

“E mentre ci dimenavamo nell'odore penetrante dei nostri copri pensavo che essere innamorati è davvero essere cretini insieme.”


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mercoledì 3 aprile 2019

Intervista a Cristina Biolcati, alla sua passione per lettura e scrittura e al suo ultimo “L’uomo di marmellata”


“Avrei stretto quella mano nella mia, avrei ballato senza chiudere gli occhi. Avrei trattenuto dentro di me ogni singolo atomo di Alice, della sua giovane vita. Le avrei chiesto perdono perché la stavo lasciando. Non rimanevo a proteggerla quando lei aveva più bisogno di me. Fallivo miseramente, mentre lei doveva rimanere.” (“Balla per me”, C. Biolcati)
Sono certa che tanti tra voi hanno sentito parlare di Cristina Biolcati e letto qualche suo romanzo breve, racconto e/o lirica.

Scrittrice talentuosa, leggete qualcosa di suo se non l’avete ancora fatto, ha cominciato a pubblicare e partecipare a concorsi nel 2013 e da sempre è una lettrice fortissima e appassionata di scrittura, sia in prosa che in poesia.

Non essendo troppo avvezza all'utilizzo dei social la trovate solamente su Facebook ma è sufficiente per rimanere aggiornati sulle nuove uscite, sui Premi letterari ai quali partecipa e per avere un contatto diretto con lei, sempre interessata a conoscere il parere dei suoi vecchi o nuovi lettori.

Il suo stile riconoscibile e l’incisività ed eleganza della scrittura rendono i suoi scritti particolari e sempre originali.

Cristina ha gentilmente dato disponibilità per questa intervista e sono certa che sarà interessante sentirla parlare di sé, delle sue esperienza con case editrice e selfpublishing, le sue preferenze da lettrice, il suo ultimo romanzo breve e perfino un appello finale.
Lascio a lei la parola e buona lettura!



Cristina Biolcati
Benvenuta sul mio blog Cristina. Sono felice di poterti ospitare, dopo diverse recensioni ai tuoi
libri. Come e quando hai cominciato a scrivere?

Un saluto a te, Rebecca, e a tutti i tuoi lettori. Sono onorata e ti ringrazio per lo spazio che mi concedi. Non è retorica, ma seguo sempre il tuo blog, perché qui trovo recensioni a libri particolari e di qualità. Non ti limiti a leggere quel che va per la maggiore, ma hai un tuo criterio selettivo che io apprezzo. Per quanto mi riguarda, ho sempre scritto, fin da quando avevo quattordici anni. Però, se vogliamo contare da quando ho iniziato a pubblicare e fare concorsi, dobbiamo andare al 2013.



L’ultima tua pubblicazione è per la Delos Digital, parlaci di questa esperienza.

In realtà, le mie ultime tre pubblicazioni sono con Delos, una casa editrice specializzata nel digitale. A gestire il tutto, anche se lui è schivo e rimane dietro le quinte, c’è Franco Forte, lo stesso editor che cura la collana Giallo Mondadori e scrittore a sua volta. Per cui ho pensato di essere in buone mani! E così ho continuato a cavalcare l’onda, dato che la Delos ha dimostrato di apprezzare i miei scritti, che non sono mai lunghi. Pena l’assenza del cartaceo, è vero, però io la ritengo una casa editrice di qualità e sono soddisfatta.



In passato hai ottenuto pubblicazioni da parte di altre case editrici ma ti sei anche autopubblicata. Come è stata l’esperienza del selfpublishing? E quale è il tuo parere rispetto all’attuale panorama editoriale e la possibilità sempre maggiore di autopubblicarsi?

Penso che un aspirante scrittore non possa affacciarsi al mondo della pubblicazione senza avere provato anche il self. Perché non potrebbe poi parlare di qualcosa che non ha sperimentato. L’autopubblicazione rappresenta una grande opportunità, in quanto permette di velocizzare il processo e di essere notati. Però è anche un’arma a doppio taglio: non garantisce la qualità. È un inizio, certo, che dovrebbe essere supportato, in un secondo momento, dal lavoro di una casa editrice (assolutamente non a pagamento). L’autopubblicazione fine a se stessa, a lungo termine non paga. E io la consiglio soltanto a chi dovesse avere una folta schiera di conoscenti su cui contare. In caso contrario, la scrittura rimane una passione senza sviluppi.



Ci racconti in breve “L’uomo di marmellata”?

L’uomo di marmellata” è nato un po’ per gioco. Ho pensato a una ragazza giovane che, oltre ad avere perso l’amore della sua vita (quello che lei reputava tale), viene anche beffata dalla nuova coppia di amanti che si è costituita. Perché la sua rivale, non paga di averle portato via il fidanzato, ha anche commesso un terribile plagio: le ha rubato un manoscritto e ne ha fatto un romanzo. Uno scritto pessimo che, sfruttando la sua popolarità, sta avendo purtroppo un discreto successo. Mi sono quindi focalizzata sulla vendetta. Come farla pagare ad entrambi? E qui spero di avere fatto sorridere il lettore. Confesso che, a tal proposito, mi sono tolta anche qualche sassolino dalla scarpa.



Un aggettivo per definirlo?

Variegato



Poesia e narrativa: in quale tra i due ti ritrovi maggiormente e/o a quale sei più legata e per quale
motivo?

Devo dire che la poesia è il mio primo amore. La soddisfazione che mi dà una poesia scritta bene (non capita spesso, eh?), non ha paragoni. Amo molto anche il racconto breve, nonostante la prosa sia venuta dopo. Alternare prosa e poesia è quello a cui mi vorrei dedicare.




La poesia in Italia viene letta da pochi e di conseguenza è complicato farsela pubblicare. Quale
pensi sia il motivo di tale difficoltà?

Qualche nuovo scrittore riesce ad emergere, e case editrici importanti pubblicano i suoi romanzi. La stessa cosa non avviene nel campo della poesia, è vero. Molti editori nemmeno la trattano e continuano a “sfornare” nuove edizioni di raccolte di classici. La moltitudine di gente che scrive poesie, oggigiorno, è davvero notevole, grazie anche ai social e all’autopubblicazione. Per cui emergere è difficile. Se poi aggiungiamo il fatto che non ci sia nemmeno troppa volontà di selezionare, da parte degli editori, e che i lettori preferiscano dedicarsi ad altro, secondo me rimangono i concorsi. In questo caso, almeno, con la poesia le soddisfazioni arrivano!




Che tipo di lettrice sei? Quanti libri leggi, in media, in un anno? Generi preferiti?

Sono una lettrice “onnivora”. Leggo un po’ di tutto, con la predilezione per i thriller e per i classici. Non saprei dirti quanti libri leggo in un anno, ma comunque sono tanti.



L’ultimo libro letto?

“Conversazione su Tiresia” del maestro Camilleri.



Chi vorresti ti leggesse? Hai un pubblico in particolare al quale ti rivolgi?

Vorrei mi leggesse in particolare chi non mi conosce, perché sarebbe libero da pregiudizi. “Alieno da ogni piaggeria”, come si suol dire. Considero però un piccolo miracolo quando qualcuno mi dice che ha letto un mio libro. Quindi sono benvenuti tutti, nessuno escluso.



Nuove tecnologie, e-books… cosa ne pensi e quali ritieni siano i lati positivi e quelli negativi per gli aspiranti scrittori e/o per quelli con più esperienza? Te lo chiedo tenendo in considerazione anche la tua esperienza di recensionista.

Una cosa che ha il potere di stranirmi, però in senso positivo, è l’immediatezza con cui ci si può rendere partecipi dei successi (o insuccessi) altrui. Oggi lo scrittore non è più un essere isolato che possiamo conoscere solo attraverso la sua opera. Coi social, sappiamo sempre dove si trova e cosa sta facendo. Il lettore (o il recensore) interagisce con chi ha scritto quel romanzo che, fino a pochi minuti prima, stava leggendo con tanta passione. Addirittura, io ho una scrittrice affermata che si rivolge a me chiamandomi “amica mia”. E trovo che questo sia stato un grande passo avanti per far sì che scrittura e lettura convergano, almeno un pochino.



Progetti futuri? Stai forse lavorando a qualche nuova pubblicazione di narrativa e/o poesia?

Lo confesso solo a voi: vorrei cimentarmi in un thriller. Ma è un genere difficile, dove nulla è lasciato al caso. E io non so a chi far fare la parte dell’assassino! Questo la dice lunga. Quindi meglio tornare a un genere che mi sia congeniale: la poesia. Ho raccolto una silloge, di testi che hanno partecipato a dei concorsi. E sono in cerca di un editore. Anzi, potrei mica fare un appello?


Biografia di Cristina Biolcati:

Cristina Biolcati è ferrarese, ma padovana d’adozione. Laureata in lettere, ama molto leggere. È autrice di poesie e racconti brevi. Fra le sue passioni: gli animali, l’arte e la filosofia. Collabora con alcune riviste digitali, dove scrive recensioni di libri e articoli letterari.

Opere pubblicate: Nessuno è al sicuro (Edizioni Simple, 2013), un saggio sugli attacchi di squalo in Italia dal 1926 a oggi; Ritorna mentre dormo (DrawUp Edizioni, 2013), una silloge poetica; L’ombra di Luca (Leucotea Edizioni, 2014), una raccolta di racconti brevi; Allodole e vento(Pagine srl, 2014), una seconda raccolta di poesie; Balla per me (Youcanprint, 2017), un romanzo breve; Se Robin Hood sapesse (Delos Digital, 2017), racconto rosa; Ciclamini al re (Delos Digital, 2018), racconto lungo, L'uomo di marmellata (Delos Digital, 2019).

Partecipa spesso a concorsi letterari, e spesso li vince anche, ed è presente coi suoi racconti e poesie in molte antologie collettive.

 Pagina Facebook Cristina Biolcati qui




lunedì 1 aprile 2019

Il gufo e la bambina di Beppe Tosco con illustrazioni di Zosia Dzierzawsk: quando il tempo è tutto

Il gufo e la bambina, Beppe Tosco

“Il gufo e la bambina vivevano in un grande bosco. La bambina era rimasta sola, e il gufo le teneva compagnia. La bambina si chiamava Stella. Il gufo era assai vecchio e la bambina sapeva che un giorno sarebbe morto, e lei sarebbe rimasta per sempre da sola. Questo pensiero la accompagnava tutti i giorni e la bambina era triste.”
Un altro libro illustrato davvero carino con la particolarità che scrittrice e illustratore interagiscono creando una storia divertente, dolcissima e unica nel suo genere.

Stella è una bambina che ha come amico un gufo, un merlo e un porcello. Il gufo sta invecchiando rapidamente ma né lei né gli altri amici vogliono che muoia e quando incontrano lo strano mago scoprono che il problema è il tempo che scorre inesorabile e che troppo spesso viene sprecato. I quattro decidono così di intraprendere un incredibile e pericoloso viaggio alla ricerca del tempo perduto che potrà allungare la vita dell’amico gufo.

Detto così non rende abbastanza, ma immaginate questa trama intramezzata da situazioni divertenti, quasi comiche, e dai litigi tra scrittore e illustratrice con pagine che di tanto in tanto rimangono bianche.

L’età di lettura è dai 5 anni in su, sarà divertente leggerlo con i più piccoli ma non è male neppure per un adulto che si trova a riflettere sulla difficoltà che può subentrare nel corso di
Beppe Tosco
una collaborazione simili.

Non sempre le esigenze dello scrittore incontrano quelle dell’illustratore e chissà quante discussioni possono nascere per lavori simili.

"I quattro erano felici, in casa c'era allegria, e i soldi in più che guadagnava il porcello servivano per comperare quelle che cose che prima Stella, quando era sola col gufo, non si poteva permettere."

Al tempo stesso è davvero divertente perché quando l’illustratore non segue le indicazioni dello scrittore nascono personaggi assurdi che a volte si inseriscono addirittura nella storia e lo scrittore è obbligato ad aggiungere, levare, creare nuove avventura improvvisamente.

“Il gufo e la bambina” (Bompiani, 2018) è l’originale creazione di Beppe Tosco (scrittore e autore televisivo, creatore di numerosi testi comici) e Zosia Dzierzawska (polacca classe 1983 che si è innamorata del corso di illustrazione editoriale di MiMaster che l’ha portata a disegnare fumetti e libri illustrati in tutta Europa), alias Leandro, una fiaba per piccoli per grandi con tanto di morale.

Un libro imprevedibile, un po’ come la vita nella quale non sai mai cosa potrebbe accadere, illustrazioni bellissime, una storia di amicizia e di consapevolezza della preziosità del tempo.

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