sabato 27 novembre 2021

“Dimmi soldato”: la poesia di Cristina Biolcati

 

Eccoci tornati alla poesia di Cristina Biolcati, al sesto appuntamento che ci permetterà di conoscere ancora più in profondità l’estro creativo di questa scrittrice.

Come “Meriggio”, “Tracce di te (a mio padre)” e “Salsedine”, anche “Dimmi soldato” è un inedito, per il quale ringrazio ancora una volta l’autrice.

Siamo a novembre, un mese malinconico per antonomasia e in questa lirica il protagonista è un soldato che non potrà mai scordare la guerra vissuta. 

Un pesante fardello da portare sulle spalle: quali pensieri lo attraversavano mentre si trovava tra le trincee?

Quali sensi di colpa hanno pervaso la sua persona ricordando chi a casa lo aspettava speranzoso?

Cristina Biolcati
E quali le ripercussioni psicologiche di un conflitto che da esterno e terreno è divenuto interno e profondamente doloroso?

Cristina Biolcati, scrittrice e poetessa ferrarese e padovana d’adozione, da anni ormai ci fa sognare e riflettere con i suoi racconti e con le sue liriche (per e con entrambi si è aggiudicata numerosi premi letterari); di recente abbiamo potuto leggere il suo primo romanzo thriller “Le congetture di Bonelli” (Delos Digital), ad inizio estate l’abbiamo ritrovata nel racconto breve “Al riparo dai sogni” (Officina Milena, per la nuova collana Milena in love), ne “Il castigo dell’acqua” (il cui ricavato va a sostenere “Sorriso in viaggio”, associazione che supporta i bambini malati e le famiglie che devono affrontare spese di viaggio e assisterli nei continui spostamenti per le visite specialistiche) e nel nuovo romanzo breve “Il suono delle sue ferite” (Delos Digital Passport). 

 

Dimmi soldato se quello che senti

somiglia soltanto a un’eco di storia.

Se ancora ricordi l’odore dei fossi,

ferroso e ramingo, fra i fuochi caduti

insieme agli amici, nelle strette trincee.

Dimmi soldato se ancora la tieni

la testa reclina; se sempre ti pieghi

e raggiungi carponi la meta agognata.

Se nella penombra rivedi tua madre,

con gli occhi esangui e le preci

e la sua voglia di farsi abbracciare.

Dimmi soldato se tuttora ti penti

per le ore sottratte a quel padre malato

e ai fratelli cresciuti come foste stranieri.

Se sono le bombe a svegliarti nel sonno

e la guerra in ogni luogo ti attende,

in questa landa desolata.





lunedì 15 novembre 2021

“Quel che mi piace di te”: la poesia di Marco Giuli


Eccoci arrivati, in questo mese di novembre, al quinto appuntamento con la poesia di Marco Giuli.

“Quel che mi piace di te” è una delle cinquanta liriche della raccolta “L'anima de li pensieri mia” (gennaio 2021, autopubblicazione disponibile su Amazon).

Il linguaggio è semplice, popolare, dialettale, ma ogni parola è rilevante e portavoce di sentimenti profondi e talvolta di un disagio che stiamo ora affrontando, in parte, ma non solo, a causa del periodo storico particolare che stiamo vivendo.

Marco Giuli

Per saperne di più su questa raccolta poetica e sull’autore andate a leggere l’intervista che trovate qui.

“Quel che mi piace di te” è amore puro, l’amore nei confronti di qualcuno di importante, una persona che ha saputo trasmettere emozioni profonde condivisibili.

È il rivivere un sentimento passato dando importanza a quei particolari che una volta apparivano banali. 

È una dichiarazione, è un viaggio, quello dell’amore, della vita; è la voglia di amare ancora e di godere appieno della bellezza della vita. 

 

Tre coni di luce soffusa

illuminano timidi er tavolo in legno

accanto ho Tea che curiosa m' annusa

in attesa febbrile di un mio breve cenno;

 

davanti a me una pagina vuota

m’ illumina il viso che da tempo non ride

cercando un'idea, nella speranza remota

di regalarti dei versi pe vedette sorride;

 

sì perché, amor mio, i tuoi sorrisi so doni rari

e finalmente ora ho capito il motivo

quello che per gli altri è banale per me so’ regali

che io troppo spesso non capivo;

 

mi piace di te anche come mi guardi

quel modo di fissarmi senza parlare

momenti che non valgon cento miliardi

che poi non resisto dal volerti baciare;

 

mi piace quando m’ accarezzi la testa

mentre in macchina ti siedi vicino

il tuo carattere forte, il tuo essere onesta

mi piace quando ti avvicini e mi regali un bacino;

 

le corse per Ponza, quando al ritorno per poco perdemmo il treno

la pioggia d'inverno, il tuo stringermi forte contro il tuo seno

le strade infinite d'America, il sole di Vienna e poi quello sardo

gli scoiattoli al centro del parco di Londra, tutto racchiuso dentro un tuo sguardo;

 

mi piace pensarti mentre sei lontana

e so sincero lo faccio anche adesso

sotto la luce di una stella lontana

prometto di amarti ancora più spesso.




venerdì 12 novembre 2021

“Ombre nella pietra” di Alex Coman: un terrificante distopico tra mondi idilliaci e violenza inaudita

Ombre nella pietra, Alex Coman

“S’incamminò lungo il marciapiede, accontentandosi di sentire l’erba sotto le suole delle scarpe. Si concesse solo un secondo per alzare gli occhi sul soffitto della Bolla e osservare la proiezione del cielo sereno, decorato con qualche nuvola qua e là. Uccelli volavano spensierati sopra le fronde degli alberi, volavano e cantavano.”

Mina e Robi vivono a Monte Alto, circondati dall’oceano che porta un’aria fredda e corrosiva. L’unico modo per non morire è riuscire a trascorrere più tempo possibile nella Bolla, dove l’aria è pulita e la natura prospera. Sono però obbligati ad indossare l’ombra, rinunciando ad ogni libertà e dignità e a poter comunicare con i cittadini.

Il resto del tempo sono costretti a passarlo nella grotta, nel grigiore e sempre esposti ad ogni pericolo e minaccia da parte degli altri abitanti. Ogni persona indossa un collare ed è tramite questo che vengono assegnati gli incarichi. Ogni ordine, ogni informazione, anche vitale, è nota a tutti e tutti possono farne un uso che non sempre è lecito. Mina e Robi sono legati l’uno all’altro, l’una morirebbe per l’altro e viceversa.

Gli apparenti, e talvolta illusori, momenti di serenità possono ribaltarsi da un momento all’altro. Robi ha dovuto obbedire agli ordini ritrovandosi in una situazione da incubo e quando viene a sapere delle sobillazioni nei confronti di Mina s’infuria e si convince di dover fare qualcosa a tutti i costi.  

“Ombre nella pietra” (Delos Digital, maggio 2021) è l’ultima pubblicazione dello scrittore ternano (nato in Romania, si è trasferito a Terni all'età di tredici anni insieme alla famiglia) Alex Coman (da sempre appassionato di scrittura, fa parte dello staff del Terni Horror Fest, festival che si svolge ogni anno nella sua città; è uno degli ScrittoriSopravvissuti, una trasmissione su Radio Galileo in onda ogni giovedì ed è uno dei recensori del sito www.leggeredistopico.com; nel 2020 ha pubblicato il suo prima romanzo, “Tra le stupide righe”, Argento Vivo Edizioni).

Alex Coman

Un racconto lungo, cinquanta pagine circa, che ci catapulta in un mondo distopico dalle sfumature dark, quasi horror. L’uomo si trasforma in ombra, l’aria è tossica e la si può respirare per sole centocinquanta ore di fila, ed un collare collegato in rete tiene tutti sotto controllo e impartisce ordini che ledono l’emancipazione e la rispettabilità umana.

Il racconto contrappone i due mondi ancora esistenti, quello della Bolla, rigoglioso e colorato, e quello delle grotte, grigio e privo di forme di vita vegetali o animali.

Ad accumunarli è però la violenza, identica nelle sue forme, nel futuro distopico del racconto così come nella nostra realtà presente.  

“Mina si chiuse il piccolo cancelletto di ferro battuto alle spalle e si ritrovò sul marciapiede verde, piante e fiori alti fino alle ginocchia a delimitarlo dalla strada di prato, il verde puntellato dai colori dei petali. Si chiese ancora una volta se qualcuno si fermava mai a sdraiarsi sopra, a sentire l’erba tra le dita e sulla schiena.”

Un mix di fantascienza, thriller e distopico

“Ombre nella pietra” è spaventoso, intrigante, molto ben scritto. Le pagine scorrono veloci ma nulla di quanto leggiamo è banale ed è impossibile non rabbrividire al pensiero che, in un futuro non troppo lontano, potremo trovarci a vivere scenari simili.

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mercoledì 10 novembre 2021

“Progetto Mathilda” di Caterina Franciosi: il nuovo racconto lungo ad ambientazione distopica

Progetto Mathilda, Caterina Franciosi

“Fu colpa della ragazza se Calvin non si accorse dell’auto scomparsa dal nulla alla sua destra. Era così impegnato a fissarla che non vide la grossa berlina nera. Se ne accorse solo quando gli fu addosso. Il Lynx venne lanciato fuori strada. Forse si ribaltò. Forse la ragazza strillò come un’aquila. O forse fu lui a gridare. O magari tutto si svolse in una manciata di secondi silenziosi. Ma non aveva importanza. Tutto ciò di cui Calvin si rese davvero conto fu il buio in cui precipitò.”

Calvin Baker lavora come tassista ma in questo mondo a svolgere questo ed altri mestieri sono persone che hanno commesso un crimine e perciò condannate dal Neoministero del Lavoro a scontare una pena. Una notte a prendere il taxi è una cliente molto particolare, una passeggera a rischio che potrebbe mettere a rischio il suo lavoro e la sua vita. 

Poi quell’incidente, il buio e il risveglio in una clinica. Ma qualcosa non va e al posto del braccio destro c’è ora un moncherino. L’incidente era così grave? Come farà ora a guidare senza un braccio? E se un medico gli proponesse qualcosa di interessante come una protesi super innovativa gratuita? Qualcosa non torna: lui è solo una criminale, e se sotto ci fosse dell’altro?

Caterina Franciosi
“Progetto Mathilda” (Delos Digital, settembre 2021) è tra le ultime pubblicazioni di Caterina Franciosi, classe 1990.

Un racconto lungo fantascientifico che ci porta in un mondo distopico nel quale il futuro è tra i peggiori che potremo immaginare.

Uomini e robot convivono ma in modo molto particolare: è ancora l’uomo a comandare ma le macchine assumono un ruolo centrale ed è forte il pericolo che queste possano da un giorno all’altro primeggiare.

L’uomo è una specie in via d’estinzione, a lavorare sono i delinquenti e la diffidenza regna ovunque.

Una realtà ben lontana dalla nostra ma con delle immagini che ricordano il mondo che stiamo vivendo.

In “Progetto Mathilda” l’uomo è ancora più solo, l’estraniazione fa parte di una quotidianità che somiglia più ad un incubo che ad un luogo piacevole nel quale vivere.

Un racconto molto bello, vi ritroverete piacevoli e non troppo velati rimandi a grandi classici del genere, che porta a mille riflessioni e riconferma Caterina Franciosi come scrittrice dalla penna (o tastiera) abile e dallo stile riconoscibile.

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lunedì 8 novembre 2021

“Quando sarò grande” di Maria Dek: un libro per crescere, contare e volare lontano

Illustrazioni ©Maria Dek ©2021 24 ORE Cultura, Milano

“Farò 7 mestieri diversi, uno per ogni giorno della settimana. Ma il mio preferito sarà portare a spasso gli animali. Ne avrò 8 e insegnerò loro un sacco di prodezze.”

Probabilmente Debbie Bibo Agency non vi dirà niente ma si tratta di una agenzia specializzata in libri illustrati per bambini della quale fanno parte incredibili autori e illustratori del calibro di Benjamin Chaud (suo il mitico Pomelo), Barbara Cantini (Mortina è terrificantemente bella) e Gee Fan Eng (indimenticabile e tenerissima la sua Frida Kahlo), Philip Giordano (da sogno e davvero particolari le sue illustrazioni nipponiche) e tanti altri.

Mi voglio soffermare in particolare su Maria Dek, illustratrice polacca che vive e lavora a Białowieża, nel mezzo della più antica foresta europea. La natura è certamente la sua principale fonte d’ispirazione e lo si nota dai colori, dalle forme e dalle tematiche dei suoi disegni.

“Quando sarò grande” (24OreCultura, settembre 2021, traduzione di Chiara Bellifemine) è un raccolto illustrato (un bellissimo cartonato 20,8 x 25,8 cm), per bambini dai 3 ai 6 anni, dell’artista polacca che si diverte a giocare con le immagini e a stimolare l’immaginazione dei piccoli e dei grandi lettori.

Le quarantotto pagine interamente illustrate mostrano la vita adulta vista da un bambino.
Lui è piccino ma gli adulti sono enormi e così immagina di diventare lui un giorno. Farà tante cose che oggi gli paiono incredibili: porterà a spasso tanti animali di specie diverse, mangerà quantità di cibo giganti, avrà animali domestici inconsueti e tante altre cose, partendo dal numero e arrivando al 25.

Una sorta di calendario dell’avvento (valido non solo nel periodo natalizio ma tutto l’anno) per bambini che osservano e sognano l’età adulta.

Maria Dek
Maria Dek (autrice di numerosi volumi dal successo internazionale, conduce laboratori di illustrazione per bambini in tutta Europa) ama la natura e trasferisce tale sentimento a chi ne legge e osserva le storie che, con semplicità e bellezza, entrano nel cuore e portano verso luoghi inesplorati, stimolando la fantasia dei bambini che partono dalle sue parole e illustrazioni per andare oltre, come solo i più piccoli sono in grado di fare.

Un libro da leggere e rileggere, da guardare con occhi curiosi, da sfogliare ogni notte prima di dormire, da leggere con e per i vostri bambini, da amare e custodire per ogni emozione in esso custodita.

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