martedì 16 giugno 2020

“Stalker (l’altra faccia delle bugiarde verità)” di Nicola Rocca: la rapida discesa dall’amore all’ossessione

Copertina Stalker di Nicola Rocca
Stalker, Nicola Rocca
“Non sono una cosa da prendere e mettere dove vuole, che se ne sta ferma immobile fino al momento in cui non le trova una nuova collocazione. Non sono neppure un animale, che lo segue e rimane in attesa dei suoi ordini. Io amo Manuel, non le sue regole assurde, O meglio, io amo il Manuel dei primi tempi, non questo.”

Sveva e Manuel si sono incontrati quasi per caso e il loro è stato da subito un amore profondo. La scelta di convivere è stata naturale e da quel momento hanno condiviso ogni cosa. Fino a quando lui non ha cominciato a mostrare atteggiamenti differenti, sintomo di qualcosa di cui lei non si era mai accorta prima. Una morbosità che lei non conosceva e con questa la paura di non riuscire a gestire la situazione e il tentativo di risolvere tutto nel migliore dei modi. Ma queste situazioni non sono mai semplici ed è sufficiente pensare ai ben noti fatti di cronaca per convincersene.

“Stalker (l’altra faccia delle bugiarde verità)” è l’ultimo racconto di Nicola Rocca, scrittore della bergamasca classe 1982, autore di diversi romanzi (il più recente “Scheletri nell’armadio") e racconti.

La storia potrebbe essere una delle tante delle quali abbiamo sentito parlare ai telegiornali e nei programmi di cronaca nera.

Si parla di stalking, di uomini violenti che non sopportano il non poter tenere sotto controllo ogni situazione e soprattutto la donna che sta loro accanto.

Fotografia Nicola Rocca
Nicola rocca

Vicende non nuove, purtroppo, ma a rendere particolare il racconto è la narrazione che parte dall’inizio della relazione dei due fino all’apice fatto di paura e brutalità.

Una climax di fatti, di emozioni, di incomprensioni, di reazioni negative, di soprusi.

“Se lo amo ancora come due anni fa? Certo che sì! Più di prima. È per questo che, ogni tanto perdo la testa e do fuori di matto. La gelosia mi parte da sotto i piedi e arriva fino ai cappelli. Non potrei neanche immaginare Sveva tra le braccia di un altro uomo. Guai.”

Sveva e Manuel sono due di noi ma il finale potrebbe non essere così scontato come inizialmente ipotizzato.

Un racconto da divorare, da affrontare con apprensione e curiosità e da terminare con un sorriso ambiguo, quasi diabolico.

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lunedì 8 giugno 2020

“Lo scarafaggio” di Ian McEwan: quando la vera bestia schifosa è l’uomo

Copertina del libro Lo scarafaggio di Ewan McEwan
Lo scarafaggio, Ewan McEwan

Quella mattina Jim Sams, un tipo perspicace ma niente affatto profondo, si svegliò da sogni inquieti per ritrovarsi trasformato in una creatura immane. Per un pezzo rimase disteso sul dorso (non precisamente la sua posizione preferita) a osservarsi costernato i piedi lontanissimi, l’esiguità degli arti. Appena quattro, naturalmente, e pressoché inamovibili. Le sue zampette brune, per le quali già provava una certa nostalgia, si sarebbero agitate disinvoltamente in aria, seppure invano.”

Cosa può esserci di peggiore per uno scarafaggio di svegliarsi nei panni di un umano? Questo è ciò che capita una mattina a Jim Sams, ora uomo, non uno qualsiasi bensì il primo ministro del Regno Unito.

Per Jim tutto è nuovo, deve prendere confidenza con quei lunghi e pochi arti e capire come funziona quel mondo che lui osservava dal basso; una cosa però l’ha capita subito: questo popolo può essere facilmente governato, è sufficiente trovare la politica giusta.

È così che Sams riunisce il Consiglio dei ministri e decide che il suo scopo sarà raggiunto quando nel Regno Unito verrà approvato l’Inversionismo, in parole povere una politica che rovescerà tutto ciò che era stato fatto fino a quel momento, coinvolgendo principalmente il mondo del lavoro.

“Dunque come poteva fiorire l’economia inversionista in un mondo cronologista?”

Lo scarafaggio” (Einaudi, maggio 2020) è oggi più attuale che mai ed è scaturito in modo così naturale dalla mente di un Ian McEwan sempre attento ai cambiamenti della società e protagonista di un movimento, quello della Brexit, che cambierà radicalmente la vita della popolazione inglese.

Omaggiando chiaramente Franz Kafka e rifacendosi agli spassosi pamphlet satirici di Jonathan Swift

Ian McEwan
McEwan mostra uno dei tanti paradossi che ritroviamo a vivere in questo periodo storico.

A suscitare ripugnanza non è l’uomo che si sveglia scarafaggio ma lo scarafaggio che si ritrova nel corpo e nella mente di un uomo, essere solitario che si fa avanti tradendo, fingendo, mostrandosi egoista.

Ma è veramente l’uomo ad agire in questo modo o assistiamo ai piani di uno scarafaggio che tenta di traslare nel nostro mondo il suo modo di vivere?

Centoventi pagine ricche di ironia che fanno tanto riflettere apparendo a tratti quasi macabre ed un finale inaspettato del quale godere pienamente per l’assurdità dello stesso e, forse soprattutto, per lo scampato pericolo.

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mercoledì 3 giugno 2020

“L’invenzione di noi due” di Matteo Bussola: la fatica dell’amarsi e l’importanza delle parole

L'invenzione di noi due, Matteo Bussola

“Cominciai a scrivere a mia moglie dopo che aveva del tutto smesso di amarmi. Solo allora mi venne l’idea. È triste, tragico persino, ma torniamo a occuparci delle cose quasi sempre quando sono finite. Forse la fine è l’unica condizione in grado di smuoverci davvero. Forse è solo che, per risvegliare il nostro desiderio di agire, abbiamo bisogno di una distanza, la sensazione di dover recuperare un’opportunità che ci appare lontanissima, perduta. Irrimediabile.”

Di storie d’amore ne leggiamo e ne circolano davvero tante ma quante di queste potrebbero essere descritte come verosimili e in quante riusciamo realmente a rivedere noi stesse/i?

Sì, non nego che sognare ad occhi aperti a volte sia piacevole ma lo è ancora di più ritrovarsi tra pagine che raccontano verità.

“L’invenzione di noi due” (Einaudi, maggio 2020), ultimo romanzo di Matteo Bussola, è la storia di Milo e Nadia, marito e moglie da anni e legati da qualcosa che credevano fosse così forte che avrebbe permesso di non cambiare mai il loro amore

Ma la realtà non è così semplice, lei sembra essersi spenta e lui non sa più cosa fare per riportarla a sé. Fino a quando non gli viene l’idea di scrivere delle lettere alla moglie fingendosi un altro. Tra le parole che si scambiano ci sono tutte le paure, le speranze e quelle confessioni che mai si erano scambiati prima di allora. Nadia comincia a ritrovare la voglia di andare avanti, Milo se ne rende conto ma con la consapevolezza di non essere stato lui ad evocare tali emozioni e la gelosia fa capolino per la prima volta nel suo cuore. Ora non gli rimane più tanto, meglio fingere ancora o raccontare la verità?

“L’invenzione di noi due” è il racconto del cambiamento, perché nulla è statico, tantomeno le relazioni tra persone che stanno insieme da tanti anni. Una narrazione delicata che non si fa problemi a mostrarsi nella sua spietatezza, nel suo essere così reale, senza remore nell’esprimere emozioni vere, non edulcorate.

“Certi giorni, avrei voluto che Nadia non ci fosse per poterla desiderare ancora, per sognare che esistesse da qualche parte, per avere nostalgia di un chissà.”

Milo e Nadia sono due di noi: lei una donna all’apparenza complicata, ma che in realtà

Matteo Bussola
desidera solo evolversi insieme al suo compagno di vita; lui da’ tante cose per scontato, troppe, e fatica a cogliere i segnali che lei gli invia. Lui è arrendevole, preferisce lasciare le cose così come sono per timore di creare danni, ferito da esperienze passate che ancora bruciano.

“Ma è un fatto che chi ha perso un pezzo di sé, si tratti di un braccio o di un piede, passerà il resto della vita a cercare di tenersi insieme.”

La voce narrante è quello di Milo, un uomo, cosa che non capita così spesso quando si tratta di romanzi che raccontano storie di amore. Ed è forse proprio questo aspetto a renderla una storia per tutti, e in particolare per i lettori maschili, per riflettere, per capire che nulla mai va dato per scontato e che la diversità è ciò che sempre ci contraddistingue, con i suoi pro e i suoi contro.

“Scrivere un romanzo è come l’amore: l’ispirazione può avere la forma di una folgorazione iniziale, ma poi non procede per scatti brucianti, piuttosto si muove per passi lenti, sentieri tortuosi, e richiede una lunga, difficile fedeltà, mentre la storia ma mano si viene formando.”

“L’invenzione di noi due” è amore puro, sincero, forte, è un libro la cui lettura è necessaria e capace di cambiare la nostra vita.

È anche amore per i libri e per la scrittura, così importante e capace di scavare dentro di noi, tra le viscere, andando oltre ogni parola che potrebbe mai essere pronunciata da bocca umana.

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