Lo scarafaggio, Ewan McEwan |
Quella mattina Jim Sams, un tipo perspicace ma niente affatto profondo, si svegliò da sogni inquieti per ritrovarsi trasformato in una creatura immane. Per un pezzo rimase disteso sul dorso (non precisamente la sua posizione preferita) a osservarsi costernato i piedi lontanissimi, l’esiguità degli arti. Appena quattro, naturalmente, e pressoché inamovibili. Le sue zampette brune, per le quali già provava una certa nostalgia, si sarebbero agitate disinvoltamente in aria, seppure invano.”
Cosa può esserci di
peggiore per uno scarafaggio di svegliarsi nei panni di un umano? Questo è ciò
che capita una mattina a Jim Sams, ora uomo, non uno qualsiasi bensì il primo
ministro del Regno Unito.
Per Jim tutto è nuovo, deve
prendere confidenza con quei lunghi e pochi arti e capire come funziona quel
mondo che lui osservava dal basso; una cosa però l’ha capita subito: questo
popolo può essere facilmente governato, è sufficiente trovare la politica
giusta.
È così che Sams riunisce
il Consiglio dei ministri e decide che il suo scopo sarà raggiunto quando nel
Regno Unito verrà approvato l’Inversionismo, in parole povere una politica che rovescerà
tutto ciò che era stato fatto fino a quel momento, coinvolgendo principalmente
il mondo del lavoro.
“Dunque come poteva
fiorire l’economia inversionista in un mondo cronologista?”
“Lo scarafaggio” (Einaudi,
maggio 2020) è oggi più attuale che mai ed è scaturito in modo così naturale
dalla mente di un Ian McEwan sempre attento ai cambiamenti della società e
protagonista di un movimento, quello della Brexit, che cambierà radicalmente la
vita della popolazione inglese.
Omaggiando chiaramente Franz Kafka e rifacendosi agli spassosi pamphlet satirici di Jonathan Swift
Ian McEwan |
A suscitare ripugnanza
non è l’uomo che si sveglia scarafaggio ma lo scarafaggio che si ritrova nel
corpo e nella mente di un uomo, essere solitario che si fa avanti tradendo,
fingendo, mostrandosi egoista.
Ma è veramente l’uomo ad
agire in questo modo o assistiamo ai piani di uno scarafaggio che tenta di traslare
nel nostro mondo il suo modo di vivere?
Centoventi pagine ricche
di ironia che fanno tanto riflettere apparendo a tratti quasi macabre ed un finale
inaspettato del quale godere pienamente per l’assurdità dello stesso e, forse
soprattutto, per lo scampato pericolo.
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