Premetto che questo che
leggerete è solo il mio parere, che si tratta della recensione di chi ha letto
e amato il libro e che eviterò gli spoiler.
Ho atteso con curiosità
IT – Capitolo due (USA, 2019), nonostante il primo non mi avesse convinto
pienamente. Forse non era male come film horror a sé, sottolineo che ne ho visto
di migliori, mancava però la magia alla Stand by me che riempie le pagine del
romanzo di Stephen King e non capii, né capisco ora, perché sia stato
necessario modificare alcuni fatti e personaggi.
Mi basta pensare a Mike
rappresentato come una sorta di schiavo orfano che nel primo film avrebbe
potuto tranquillamente non esserci.
Sono consapevole del
fatto che non sia sempre possibile riprodurre tutto ciò che leggiamo, però
stravolgere i fatti, invertire ruoli, trasformare i luoghi non è mai la scelta
migliore.
È ciò che purtroppo
capita anche nel secondo capitolo, ancora una volta diretto dall’argentino
Andrés Muschietti. Venuta a conoscenza della durata della pellicola, ben 165
minuti, mi sono detta che in effetti per raccontare quanto mancava (viste le
oltre 1200 pagine del romanzo) di tempo ne era serviva tanto.
Ma andiamo alla trama. Sono
trascorsi ventisette anni dall’inizio delle vicende (da ricordare che non siamo
negli anni Ottanta come nel libro ma alcuni anni dopo il 2010), i sette ragazzi
sono cresciuti e Mike, che ha proseguito la sua vita a Derry nel Maine, ricorda
ancora tutto ciò che è accaduto e richiama gli amici perché sono ricominciati gli
omicidi e le scomparse. Avevano giurato di cancellare IT dalla faccia della
terra e questa torna ad essere nuovamente la loro missione. Il ritorno è per
tutti doloroso ma il sacrificio è necessario per ricordare il passato e tentare
di eliminare il clown assassino.
Fin qui tutto bene, la
prima ora del film non è male, peccato che le cose che dovrebbero spaventare sono
veramente poco realistiche, ci si solleva dalla poltrona solamente quando
qualche essere, non troppo inquietante, appare all'improvviso, e le volte non
sono tante.
Ci sono vari ruoli
invertiti, il perché andrebbe chiesto al regista, alcuni davvero fastidiosi per
chi ha letto il romanzo. Si ha l’impressione che abbia voluto inserire degli
elementi del libro per accontentare i lettori per poi cambiare rotta e fare un
po’ di testa sua.
Ora comunque capisco
perché alcuni lo abbiano scambiato per un film comico: troviamo un po’ di tutto,
dalle battute volgari che dovrebbero far ridere a Gollum che fa visita a IT (si
stava annoiando nella Terra di Mezzo), dal falò al volpino mannaro ma il clou
si raggiunge quando parte “Angel of the morning” nella versione di Juice
Newton... Splendida canzone, se nel giusto contesto.
Non parliamo del finale…
con scene ripetitive e… chi ha visto capirà cosa intendo.
Ma non dimentico il
bellissimo cameo di Stephen King in persona, uno dei motivi per i quali vale la
pena di sorbirsi quasi tre ore di film!
Nel frattempo io ritorno
col pensiero al romanzo, continuerò a chiedermi ‘perché????’ e a nutrire la
speranza che qualcuno riesca a creare una miniserie finalmente fedele nella
quale respirare le stesse atmosfere.
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