“Non v'è denaro nella poesia, ma del resto non v'è nemmeno poesia nel denaro.” R. R. Grave
Siamo al terzo
appuntamento con la poesia di Cristina Biolcati che ritroveremo poi a
settembre.
Come “Meriggio” e “Tracce di te (a miopadre)”, anche “Salsedine” è un inedito, per il quale ringrazio ancora una volta l’autrice.
“Salsedine” è perfetta
per l’estate che stiamo proprio ora attraversando.
Non vi aspettate però una
banale poesiola su mare, sole, amore. Quella che leggerete tra poco racconta
sì di mare ma di quanto esso, e soprattutto i suoi abitanti, debbano quotidianamente
sacrificarsi per far proseguire l’infinito ciclo vitale.
È vivida e spietata l’immagine
del gabbiano che cattura il pasto a pelo d’acqua, e ciò che solitamente viviamo
come luogo di relax e divertimento ci accorgiamo nascondere molto di più.
Il mare che ci appare
fermo e tranquillo può mutare in ogni momento ed è nei versi sottostanti che
possiamo intuire tali sussulti.Cristina Biolcati
Cristina Biolcati, scrittrice e poetessa ferrarese e padovana d’adozione, da anni ormai ci fa sognare e riflettere con i suoi racconti e con le sue liriche (per e con entrambi si è aggiudicata numerosi premi letterari); di recente abbiamo potuto leggere il suo primo romanzo thriller “Le congetture di Bonelli” (Delos Digital), pochi giorni fa l’abbiamo ritrovata nel racconto breve “Al riparo dai sogni” (Officina Milena, per la nuova collana Milena in love), ne “Il castigo dell’acqua” (il cui ricavato va a sostenere “Sorriso in viaggio”, associazione che supporta i bambini malati e le famiglie che devono affrontare spese di viaggio e assisterli nei continui spostamenti per le visite specialistiche) e nel nuovo romanzo breve “Il suono delle sue ferite” (Delos Digital Passport).
Sotto
un cielo plumbeo
s’incunea
la marina,
sì
che all’orizzonte
perlacea
gora appare.
È
il tremolare
prezioso
della trina
a
farla sfavillare.
Un
gabbiano osserva
dal
palo alto della rena,
compagnando
il guizzo
del
suo futuro pasto.
A
fior d’acqua cozzeranno
in
volo radente i corpi.
Un
pesce sonnecchia
nel
subisso, pronto
al
sacrificio estremo.
Pegno
che chiedono
le
città libere, sul mare.
Dove
non morire invano
a
nutrizione della vita.
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