Fedeltà, Marco Missiroi |
“E ora che si faceva toccare dal suo fisioterapista con un’intensità giusta in una zona di confine, nell’attesa di comunicargli dove fosse il punto esatto del dolore, Margherità torno lì: suo marito, la porta del bagno, edificio 5 dell’università, piano terra, toilette femminile. Era quello il punto esatto che le doleva da due mesi.”
È tra i libri dei quali
si parla maggiormente in questo momento, almeno per quanto riguarda gli
scrittori italiani. Con “Il senso dell’elefante” (Guanda) nel 2012 Marco Missiroli ha vinto il
Premio Campiello Giuria dei Letterati, il Premio Vigevano - Lucio Mastronardi e
il Premio Bergamo; nel 2015 con “Atti osceni in luogo privato” (Feltrinelli)
vince il Premio SuperMondello e il Premio letterario Elba.
Di quest’ultimo mi sono
innamorata per la scrittura, per il sapore di romanzo di formazione di altri
tempi.
E quando ho saputo della pubblicazione di “Fedeltà” (Einaudi, febbraio
2019) non potevo che esserne entusiasta ed incuriosita.
Ammetto che non si
è trattato di una lettura così scorrevole, non perché mi sia annoiata o perché
la storia fosse pesante ma perché si tratta di un libro che va masticato
lentamente, poi digerito con calma e infine ripensato per non rischiare di
commettere l’errore di giudicare fatti e/o persone.
“Fedeltà” è la storia di
Carlo e Margherita, ma anche quella di Andrea e di Sofia. I primi due sono
sposati, e tutto nasce da un presunto malinteso nato nel bagno dell’università
dove Carlo è stato visto con una studentessa. Lui dice di averla soccorsa,
Sofia, la studentessa, conferma la versione del Professore, ma nella mente
della moglie si insinua immediatamente il tarlo del dubbio.
Non sono in crisi,
la loro intesa è quella di sempre ma il tradimento potrebbe cambiare tutto tra
i due. Carlo insegue qualcosa che apparteneva al passato e Margherita si
accorge di desiderare qualcosa di simile nel momento in cui incontra Andrea,
fisioterapista, più giovane di lei e in possesso di quella leggerezza che non
ricordava più. E poi c’è Anna, la madre di Margherita, che con la sua
esperienza è colei che supervisiona le varie situazioni e tiene insieme i
legami tra loro.
La trama è forse un primo
indizio per comprendere la particolarità di questo romanzo, non si
Marco Missiroli @ Rebecca Mais |
parla di un tradimento come tanti altri letti altrove, ma di ciò che i protagonisti vivono di fronte al bivio della fedeltà. Carlo si chiede “se tradire, per lui, fosse stato il modo per tornare a essere fedele a Margherita?".
E questo è il punto
cruciale: amore e fedeltà sono forse due cose differenti, amore nei confronti di una
e desiderio dell’altra, senza voler rovinare il rapporto con la prima ma anzi
con l’intento di rafforzarlo?
“Invece rimasero qualche
minuto, poi lui si alzò dal divano e per salutarla la baciò, quando uscì
dall'appartamento fu certo di fuggire. Dalla casa che l’avrebbe seppellito di
debiti, dal tentativo di riparazione materiale, dal sigillo di una maturità
ufficiale.”
La necessità di sentirsi
desiderati, di tornare a periodi più leggeri e privi di responsabilità sono la
vera chiave di un rapporto?
Non è forse una mera
necessità fisiologica della quale potremmo fare tranquillamente a meno? Ma
soprattutto, evitare il contatto fisico con la persona desiderata ci fa essere
comunque fedeli al nostro partner?
E dove si trova il
confine? Il punto di rottura?
“Poteva concedersi un
vaso comunicante, la compiutezza con una moglie e la compiutezza con un’amante.
Che parola sbagliata, amante. Che parola sbagliata, tradimento. Rispetto a cosa
avrebbe tradito? Cosa toglieva consumarsi con un’altra ragazza, accaparrandosi
una gioia momentanea e dando, possibilmente, una gioia momentanea.”
“Fedeltà” fa riflettere e
fa venir voglia di scagliarsi contro i protagonisti con le loro scelte spesso
poco condivisibili. “Fedeltà” è il continuo ideale di “Atti osceni in luogo
privato”: nel primo Libero sperimenta e si scopre, ora quel tempo è passato ma
forse qualcosa rimane di quell'età, di quelle scelte.
Anche Milano è diversa, è
una città dal passato importante (con le vecchie vie raccontante dal grande
Buzzati) ma ora più matura che dona ma pretende anche tanto e si contrappone
alla Rimini, luogo di nascita e formazione dell’autore, simbolo di leggerezza e
poesia.
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