lunedì 11 marzo 2019

“Fedeltà” di Marco Missiroli: l’amore, il desiderio e il coraggio di scoprire se stessi

Fedeltà, Marco Missiroi

“E ora che si faceva toccare dal suo fisioterapista con un’intensità giusta in una zona di confine, nell’attesa di comunicargli dove fosse il punto esatto del dolore, Margherità torno lì: suo marito, la porta del bagno, edificio 5 dell’università, piano terra, toilette femminile. Era quello il punto esatto che le doleva da due mesi.”
È tra i libri dei quali si parla maggiormente in questo momento, almeno per quanto riguarda gli scrittori italiani. Con “Il senso dell’elefante” (Guanda) nel 2012 Marco Missiroli ha vinto il Premio Campiello Giuria dei Letterati, il Premio Vigevano - Lucio Mastronardi e il Premio Bergamo; nel 2015 con “Atti osceni in luogo privato” (Feltrinelli) vince il Premio SuperMondello e il Premio letterario Elba.

Di quest’ultimo mi sono innamorata per la scrittura, per il sapore di romanzo di formazione di altri tempi. 

E quando ho saputo della pubblicazione di “Fedeltà” (Einaudi, febbraio 2019) non potevo che esserne entusiasta ed incuriosita.

Ammetto che non si è trattato di una lettura così scorrevole, non perché mi sia annoiata o perché la storia fosse pesante ma perché si tratta di un libro che va masticato lentamente, poi digerito con calma e infine ripensato per non rischiare di commettere l’errore di giudicare fatti e/o persone.

“Fedeltà” è la storia di Carlo e Margherita, ma anche quella di Andrea e di Sofia. I primi due sono sposati, e tutto nasce da un presunto malinteso nato nel bagno dell’università dove Carlo è stato visto con una studentessa. Lui dice di averla soccorsa, Sofia, la studentessa, conferma la versione del Professore, ma nella mente della moglie si insinua immediatamente il tarlo del dubbio

Non sono in crisi, la loro intesa è quella di sempre ma il tradimento potrebbe cambiare tutto tra i due. Carlo insegue qualcosa che apparteneva al passato e Margherita si accorge di desiderare qualcosa di simile nel momento in cui incontra Andrea, fisioterapista, più giovane di lei e in possesso di quella leggerezza che non ricordava più. E poi c’è Anna, la madre di Margherita, che con la sua esperienza è colei che supervisiona le varie situazioni e tiene insieme i legami tra loro.

La trama è forse un primo indizio per comprendere la particolarità di questo romanzo, non si
Marco Missiroli @ Rebecca Mais

parla di un tradimento come tanti altri letti altrove, ma di ciò che i protagonisti vivono di fronte al bivio della fedeltà. Carlo si chiede
“se tradire, per lui, fosse stato il modo per tornare a essere fedele a Margherita?".

E questo è il punto cruciale: amore e fedeltà sono forse due cose differenti, amore nei confronti di una e desiderio dell’altra, senza voler rovinare il rapporto con la prima ma anzi con l’intento di rafforzarlo?

“Invece rimasero qualche minuto, poi lui si alzò dal divano e per salutarla la baciò, quando uscì dall'appartamento fu certo di fuggire. Dalla casa che l’avrebbe seppellito di debiti, dal tentativo di riparazione materiale, dal sigillo di una maturità ufficiale.”


La necessità di sentirsi desiderati, di tornare a periodi più leggeri e privi di responsabilità sono la vera chiave di un rapporto?

Non è forse una mera necessità fisiologica della quale potremmo fare tranquillamente a meno? Ma soprattutto, evitare il contatto fisico con la persona desiderata ci fa essere comunque fedeli al nostro partner?

E dove si trova il confine? Il punto di rottura?

“Poteva concedersi un vaso comunicante, la compiutezza con una moglie e la compiutezza con un’amante. Che parola sbagliata, amante. Che parola sbagliata, tradimento. Rispetto a cosa avrebbe tradito? Cosa toglieva consumarsi con un’altra ragazza, accaparrandosi una gioia momentanea e dando, possibilmente, una gioia momentanea.”

“Fedeltà” fa riflettere e fa venir voglia di scagliarsi contro i protagonisti con le loro scelte spesso poco condivisibili. “Fedeltà” è il continuo ideale di “Atti osceni in luogo privato”: nel primo Libero sperimenta e si scopre, ora quel tempo è passato ma forse qualcosa rimane di quell'età, di quelle scelte. 

Anche Milano è diversa, è una città dal passato importante (con le vecchie vie raccontante dal grande Buzzati) ma ora più matura che dona ma pretende anche tanto e si contrappone alla Rimini, luogo di nascita e formazione dell’autore, simbolo di leggerezza e poesia.

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