giovedì 26 aprile 2018

“Un ragazzo normale” di Lorenzo Marone: quando la verità e la cultura sono i veri supereroi di questo mondo

Un ragazzo normale, Lorenzo Marone
“A ogni modo, questa è stata la mia infanzia, la mia vita da adolescente: uno stare tutti insieme, il respiro di uno sulla guancia dell’altro, senza alcuna possibilità di avere un momento e un luogo che fossero davvero miei. Fu proprio quella situazione di eterna condivisione a spingermi a isolarmi, a farmi rifugiare in un mondo solo mio che viveva di vita propria, e in quel mondo, in quei frangenti, imparai a non avvertire più il russare di papà, a non sentire le telenovele della nonna, i dibattiti politici del nonno o il ruminare rumoroso con il quale Bea masticava il solito chewingum. Il giorno che pensai di diventare un supereroe, non sapevo che, in realtà, io supereroe in parte già lo ero.”
Mimì ha dodici anni e vive in un condominio del Vomero, a Napoli, con i genitori, la sorella e i nonni. Lì va a scuola, gioca con l’amico Sasà, colleziona annunci funebri (attirato dai soprannomi che i morti avevano in vita), si innamora di Viola e conosce Giancarlo, il suo supereroe che gira con una Mehari verde. 

Quello non è un anno qualunque, è il 1985 e Giancarlo è Giancarlo Siani, giovanissimo giornalista de “Il mattino” ucciso dalla Camorra davanti al palazzo di Mimì. Ma non finisce qui, ci sono anche i libri, quelli dentro i quali Mimì ama perdersi, che si tratti di romanzi, di enciclopedie o di fumetti.

Ho scoperto Lorenzo Marone con “Magari domani resto” e mi sono innamorata di Luce e di quella prosa così riconoscibile e intima. Non potevo quindi non leggere “Un ragazzo normale” (Feltrinelli, febbraio 2018) e, come avevo previsto, ancora una volta mi sono innamorata del protagonista, Mimì. Un bambino come tanti in possesso di una spiccata intelligenza e di una passione per la cultura, nonostante la giovane età.

“Quei libri sono stati il mio prima mattone, la struttura sulla quale ho appoggiato la costruzione della mia vita, la mia pietra angolare. È merito di quei cinquanta volumi se sono diventato ciò che sono, merito di quelle sere passate con gli occhi infilati nelle pagine.”

Lorenzo Marone
Ci sono i grandi classici della letteratura, i fumetti più conosciuti, la musica, i film e i cartoni animati degli anni Ottanta. Ci sono ragazzi che hanno voglia di vivere un’estate spensierata, rimanendo aggrappati ad un qualcosa che non si sa quanto durerà.

“Allora non potevo saperlo, ma in seguito ho capito che le cose straordinarie, quelle che resteranno per sempre nella tua vita, arrivano spesso in punta di piedi e all'improvviso, senza tuoni e particolari avvisaglie. Proprio come una nevicata.”

È vero, è un romanzo in cui non accade tanto ma è forse proprio questo a renderlo così bello, con quell'atmosfera sospesa nella quale tutti possono sognare e durante la quale tutto potrebbe accadere.

E poi Mimì è tutto nel romanzo, nonostante gli accenni alla camorra e il ricordo di Siani questo non vuole essere il classico libro sulla Napoli bagnata dal sangue delle cosche ma una storia di formazione con protagonista un ragazzino che si rende conto di dover presto dire addio all'ingenuità aprendosi al mondo degli adulti, con tutti i pro e i contro.

“Un ragazzo normale” è tanto reale quanto trasognato, è forte, crudo quando deve esserlo e commuove dal profondo del cuore, un po’ per la storia di Siani e un po’ per il ricordo dei dolori dell’infanzia ormai trascorsa e di quelli dell’età adulta ancora in corso.


“Ho sentito dire che i dolori ti restano sul volto e ti rubano il sorriso, invece io credo che siano molto più riconoscibili le rinunce. Sono loro a deformare i lineamenti, spesso a incattivirli, loro a prendersi un pezzetto di pelle ogni volta.”

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