“Tutto questo iniziò l’estate in cui Oliver venne a casa nostra. È inciso in ogni canzone che spopolava allora, in ogni romanzo che ho letto durante e dopo il suo soggiorno, in ogni cosa, dal profumo del rosmarino nelle giornate calde al frinire concitato delle cicale di pomeriggio: odori e suoni, in mezzo ai quali ero cresciuto e con cui fino ad allora avevo convissuto ogni anno della mia vita ma che poi d’un tratto riscoprivo eccitanti, arricchiti di una sfumatura particolare, per sempre colorata da ciò che accadde quell’estate.”
Metà anni Ottanta. Elio ha diciassette anni e come ogni estate sta trascorrendo le vacanze nella villa di famiglia nel Ponente ligure. Il padre, docente universitario, ogni anno invita uno studente a trascorrere con loro i mesi più caldi e quest’estate arriverà Oliver un ventiquattrenne newyorkese in possesso di dottorato di ricerca alle prese con la tesi postdottorato.
Qualcosa li attira l’uno all’altro, dal primo momento; è sufficiente uno sguardo ma per tanto tempo prevalgono l’indifferenza, simulata e la paura. Elio e Oliver non potranno non cedere al desiderio dando spazio ad una esperienza che resterà unica nella loro esistenza.
Confesso che prima che si cominciasse a parlare del film di Luca Guadagnino (Italia, Francia, Brasile, Stati Uniti d'America, 2017; Oscar a James Ivory per la miglior sceneggiatura non originale) non ne conoscevo il libro. Forse avevo intravisto la copertina tempo prima ma non ci avevo prestato attenzione.
“Eccolo là, il lascito
della giovinezza, le due mascotte della mia vita, fame e paura, che mi
vegliavano e mi dicevano: Tanti prima di te hanno sfruttato l’occasione e sono
stati ricompensati, perché non lo fai anche tu? Nessuna risposta. Tanti hanno
esitato, perché esiti anche tu? Nessuna risposta. E poi arrivò, più sprezzante
che mai: Se non dopo, Elio, quando?"
La curiosità è stata perciò
la motivazione principale che mi ha portato alla lettura diAndré Aciman |
Un uomo non qualsiasi,
uno di origine ebraiche come lui, amante come lui dei libri, della poesia e con
in comune una serie di innegabili passioni in comune.
“Era questo in fin dei
conti, ad attirarmi in lui, con un impulso irresistibile che travalicava il
desiderio o l’amicizia o il fascino di condividere la stessa fede religiosa.”
È un racconto intimo, che
non si risparmia in nulla e che per questo a tratti può risultare davvero forte
(come la famosa ‘scena’ della pesca) ma ancora più reale. Non c’è finzione, non ci sono giri di parole, Elio e Oliver tra le onde di quel mare e tra le viuzze della Roma più affascinante, sono nudi agli occhi del lettore. La loro è un’esperienza talmente profonda e totale da risultare una tra le più belle della letteratura europea contemporanea.
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