mercoledì 18 aprile 2018

“Non si uccide per amore” di Rosa Teruzzi: una nuova intima indagine investigativa tra fiori e amori mai appassiti

Non si uccide per amore, Rosa Teruzzi

“Alla fine, Libera sbucò in piazza Dumo. Il sole non era ancora sorto, ma già decine di persone la stavano attraversando come formiche operaie indaffarate, gettando solo uno sguardo di sfuggita alla mole imponente della Galleria e alle guglie della cattedrale. Come ogni volta che le ammirava, Libera sentì che il cuore le si gonfiava per il senso di amore e appartenenza. Ogni miracolo era possibile in una città come questa.”
Libera, la fioraia del Giambellino i cui bouquet si dice portino fortuna, è in piena crisi esistenziale. Il lavoro non manca ma da quando quel biglietto ingiallito è stato ritrovato nella tasca di quella vecchia camicia a quadri nulla è come prima e anche quelle poche certezze acquisite nel tempo sono svanite. 

Si potrebbe dimenticare tutto e cominciare una nuova vita ma Libera ha bisogno di fare chiarezza per provare a ritrovare la serenità e poi come dire di no alla sua voglia, e a quella della madre Iole, di investigare? Le due detective da Milano viaggeranno fino alla Calabria tra misteri, luoghi magici e… amore.

Per la terza volta Libera, Iole e Vittoria tornano tra le mani (e dentro le menti) dei lettori e sebbene si tratti del terzo capitolo (dopo “La sposa scomparsa” e “La fioraia del Giambellino”, entrambi per Sonzogno) potrebbe tranquillamente essere letto autonomamente.

La stessa indipendenza insita nelle persone delle tre protagoniste, tre donne tanto diverse tra loro, tre generazioni differenti, ma al contempo molto simili.

Non si uccide per amore” (Sonzogno, marzo 2018) di Rosa Teruzzi è forse tra i tre libri quello più sentito, più intimo, nel quale la protagonista indiscussa è Libera, quasi cinquantenne, rimasta vedova troppo giovane, alle prese con una madre figlia dei fiori e una figlia, Vittoria, che non le parla, quasi volesse attribuirle colpe immeritate. 
Rosa Teruzzi

Una donna affascinante, amante dei fiori e della lettura, le cui passioni non si sono mai esaurite ma la cui educazione la porta troppo spesso a chiudersi in se stessa e reprimere le proprie emozioni. Libera ama la bellezza, gode di ogni particolare della natura e della sua città, Milano, con scenari inediti, con la vista delle zone periferiche e ancora una volta con il fascino del casello ferroviario ora divenuto abitazione delle tre donne.

“Era proprio quello che ci voleva. La bellezza, per Libera, rappresentava l’antidoto perfetto alle asperità della vita e al suo gusto amaro.”

Oltre a ciò non mancano le risate: le parti più investigative del romanzo sono intriganti e divertenti, come potrebbe non esserlo con una vecchietta come Iole che si inventa di tutto pur di apparire giovanile e far colpo sugli uomini? Libera non può fare altro che lasciarsi trascinare e anche il viaggio in Calabria, per quanto doloroso, diventa una bellissima avventura che le porterà in posti magici e forse persino tra le braccia dell’amore.

Un romanzo da divorare, con un finale davvero inaspettato, che fa sperare in un graditissimo prosieguo.

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