Crepapelle, Paola Rondini |
“Il suo cuore, scrigno di doveri, cassetto stracolmo di scadenze rispettate e piccoli risparmi, si aprì a un mondo tutto nuovo, sbilanciato, tagliato e ricucito in modo inedito, volgare, libero. Volava sopra la città gocciolando sangue dalle cicatrici. Un sospetto di imprecisione lo assalì.”
Una donna fiorentina di
circa cinquant’anni decide di rivolgersi ad un chirurgo plastico, uno dei
migliori, per poter riuscire a guardare nuovamente il suo viso, per renderlo
più giovane. Il giorno prima dell’intervento però accade una cosa che
destabilizza il dottor Giacomo Selvi: uno sconosciuto anziano gli lascia in
macchina un bigliettino firmato “Crepapelle” con una scritta misteriosa ed
incomprensibile: “Due espressioni/ Vedi l’occhio diverso?/ Vibrazioni,
spostamenti/ La porta è sempre aperta”.
Cosa significa questo? E come non
pensare a tutte le persone che gli sono passate sotto le mani e a quelle che lo
faranno in futuro? L’unica cosa certa è che nulla potrà più essere come prima.
“Crepapelle” (Intrecci
Edizioni, 2017) è un romanzo davvero particolare e originale. Paola Rondini (è nata
e vive a Città di Castello; già autrice di “Miniature”, “I fiori di Hong Kong”,
Fanucci, e “Il salto della rana”, Fernandel) ha sondato, in meno di duecento
pagine, l’animo umano alla ricerca degli effetti di una delle paure più
ancestrali, quella della morte che si accosta al timore di invecchiare, di non
riconoscersi più di fronte ad uno specchio.
Disorientamento è il
sentimento che prevale in questa storia. Quale significato ha la vita? Vale
realmente la pena di essere portata avanti? Tutti prima o poi ci siamo posti
tali quesiti e darsi una risposta non è mai stato semplice.
Da una parte abbiamo
perciò il mito dell’eterna giovinezza, dall'altra la sensazione di non riuscire
più a concepire nulla, compresi noi stessi. Il tutto a causa, forse, della
società attuale, nella quale la perfezione, falso mito di ogni tempo, vorrebbe
divenire padrona delle nostre esistenze.
Paola Rondini |
“In ascensore, diede le
spalle allo specchio che, di sicuro, avrebbe mostrato impietoso lo scempio patetico
delle ultime ore e forse, indagando più dentro, un cuore a budino a corto di
elettricità.”
“Crepapelle” è tanto
paradossale quanto realistico e il linguaggio e lo stile adoperati dall’autrice
vanno oltre ciò che normalmente siamo abituati a leggere.
C’è della poesia in
questa storia che si presenta spietata, come la vita, come ciò che di brutto e
di bello può accadere nel corso di un’esistenza. C’è amore, anche dove questo
ormai è stato dimenticato in maniera che pareva indelebile.
Nulla è come sembra e
l’intreccio delle vicende dei tre protagonisti porta verso nuove riflessioni,
oltre ciò che possiamo aver ascoltato nel passato: ne scaturiscono una nuova
consapevolezza ed una nuova storia da accogliere senza timore di rimanerne
intrappolati.
Perché alla fine “Crepapelle”
non è altro che una deformazione di noi stessi, come la splendida copertina pseudo-cubista,
in continuo mutamento, ma con la speranza, o il desiderio, che il meglio possa sempre giungere
quando meno ce lo aspettiamo.
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<3
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