Manifesto per una vita analogica, Julius Hendricks |
“Mi chiedo solo perché la gente non legga più. Di recente ho letto in un articolo che l’internauta tedesco passa in media due ore e mezza al giorno su Facebook, Twitter, e simili. Se si considera che il lettore medio può registrare e comprendere qualcosa come duecento parole al minuto e che una pagina di romanzo ne conta circa 250, potrebbe benissimo leggere una cinquantina di pagine al giorno sottraendo non più di un’ora al tempo dedicato ai social network.”
Siamo ormai circondati
dalle tecnologie e nonostante i numerosi vantaggi spesso ce ne lamentiamo. Ricordate per esempio quando non
c’erano i telefonini e potevamo andare in giro indisturbati senza l’ansia che
qualcuno potesse chiamarci o inviarci un messaggio da un momento all'altro? E
quando non c’era Facebook e le persone si incontravano fisicamente o scrivendo
una bella lettera?
“Ma ovviamente non è vero
che passiamo due ore al giorno seduti davanti al computer a rispondere a
richieste di amicizia e a condividere immagini e video divertenti. No, ci
stiamo tutto il giorno, sempre con un occhio alla rete e senza mai badare
veramente a quello che stiamo facendo.”
Tempi passati e
dimenticati, dirà qualcuno, ma chi ci impedisce di fare, di tanto in tanto, un
passo indietro e goderci la tranquillità che, per quanto ci paia lontana,
esiste ancora?
“Manifesto per una vita
analogica” (Corbaccio, 2017) mostra come si possa modificare il nostro stile di
vita per dedicarci maggiormente alle cose importanti (o almeno tali per noi)
mettendo da parte tutto ciò, o quasi, che fa parte del mondo multimediale.
Ciò significa dedicarsi
ai libri senza distogliere lo sguardo ogni due secondi per vedere se qualcuno
ci ha scritto su WhatsApp, osservare la natura, le persone e quant'altro di
bello è stato creato per essere guardato.
“Perché allora oggi
nessuno ha più tempo per leggersi un libro in tranquillità? Per la stessa
ragione per la quale nessuno ha più tempo per pensare: perché mentre lo si fa
non si riesce a fare nient’altro.”
Julius Hendricks |
Ciò che sorprende è che Julius
Hendricks (studente di Storia dell'Arte e Comparatistica all'Università di Bonn
e dipendente in una libreria di Colonia), l’autore di questo che può essere
definito un piccolo manuale di analogical
lifestyle, è un vero e proprio nativo digitale, classe 1993, nato e
cresciuto tra i tanti dispositivi tecnologici.
“Al mattino per prima
cosa apri la finestra, non Windows.”
Ci si aspetterebbe un
discorso differente mentre ecco che la tendenza si inverte e anziché portare
avanti un discorso pro-tecnologie avviene il contrario, vi è una riscoperta di
ciò che si usava e si faceva anni fa, un ritorno all'analogico che permetta di
vivere meglio la propria vita, con minor stress e permettendo al tempo di
scorrere in maniera meno frenetica.
“Non uscire mai di casa
senza un tascabile. Quando senti il bisogno di dare un’occhiata al cellulare,
leggine un paio di pagine.”
Dopo una parte
introduttiva le pagine sono dedicate a brevi consigli per un ritorno rapido, ma
il più possibile indolore, all'analogico. Suggerimenti per chi si sente
assuefatto da telefonini, tablet e computer e per coloro i quali non
ammetteranno mai di esserlo ma che sotto sotto cercano un modo per uscirne
fuori almeno in parte.
Al centro di ogni
riflessione l’importanza dei libri, delle librerie, la magia e le atmosfere che solamente
questi ci possono regalare.
Ciò non significa perciò
abbandonare le tecnologie ma provare a concentrarci meno su di esse, riscoprire
ciò che forse avevamo dimenticato e leggere per vivere nuovi inimmaginabili
mondi.
“Metti il naso fuori
dalla finestra per vedere che tempo fa invece di controllare sull’app meteo.”
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