domenica 11 giugno 2017

“La fioraia del Giambellino” di Rosa Teruzzi: il ritorno delle investigatrici milanesi, tra nuove indagini e vecchie sofferenze

La fioraia del Giambellino, Rosa Teruzzi 
“Penso che Vittoria aveva ragione: il suo tempo aveva subito un’accelerazione, come se la ricerca di verità per un’altra donna avesse comportato una crescita per lei. Si alzò e mise il tè a bollire sul fuoco. Era il momento delle scelte adulta, si disse.”
“La sposa scomparsa” (Sonzogno, 2016) mi era piaciuto davvero tanto e sapere, dalla stessa Rosa Teruzzi, in occasione di Tempo di Libri, che era in procinto di uscire il seguito, non poteva che essere una piacevolissima notizia per me.

Posso ora dire, dopo aver divorato “La fioraia del Giambellino” (Sonzogno, maggio 2017) che non vedo già l’ora di leggere il terzo capitolo!

Protagoniste indiscusse sono ancora una volta loro tre, Libera, Vittoria e Iole, madre, figlia e nonna. Un terzetto dai caratteri differenti tra loro ma tutte caparbie e sempre pronte a mettersi in gioco. Ed ancora una volta Vittoria si è fatta convincere da una giovane ragazza in procinto di sposarsi ad indagare sul suo passato, alla ricerca di quel padre mai conosciuto e del quale la madre non hai mai voluto parlare. Iole non potrebbe essere più felice di occuparsi di questo caso, il suo animo da detective ci mette un attimo a manifestarsi nuovamente ma dall'altra parte la nipote Vittoria non è troppo felice di queste iniziative che potrebbero rivelarsi pericolose. Ma lei stessa rischia di cacciarsi nei guai continuando ad indagare sulla morte del padre.

“La fioraia del Giambellino” ci riporta nella Milano del precedente capitolo, in quel casello ferroviario divenuto casa delle protagoniste, realmente presente nel capoluogo lombardo e in via di riqualificazione (con il desiderio di tramutarlo in un luogo in cui incontrarsi e parlare di libri) grazie ad un progetto di Rosa Teruzzi in collaborazione con alcune associazioni di quartiere.
Rosa Teruzzi, ©Rebecca Mais 

Vittoria è un personaggio bellissimo, una donna con mille incertezze, una creatività da esprimere, lo fa principalmente attraverso i fiori e il loro significato, la voglia di vivere un amore da troppo tempo desiderato e sognato ed una solitudine profonda difficile da arginare. 

Vittoria è reale e con essa il mondo che la circonda, un mondo talvolta difficile da comprendere ma anche colmo di opportunità, seppure non sempre positive.

“La fioraia del Giambellino” ha una copertina bellissima, è divertente (come non apprezzare le idee stravaganti della più anziana ed intraprendente del trio, Iole) è coinvolgente e perché no, anche sognante e ricco di fascino.  


In un unico libro si hanno tre visioni della vita, non meno importante delle altre quella della figlia Vittoria, ferma in quella fase in cui si cerca giustizia a tutti i costi, e si ha l’opportunità di scoprire quelle stradine di una Milano troppo spesso stereotipata ma che in realtà nasconde tanti meravigliosi angoli da percorrere con la scrittrice ed eventualmente recandocisi di persona. 

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