Il tram di Natale, Giosuè Calaciura |
“Quel bambino era perfetto: con gli occhi chiusi, abbandonato al sonno con la fronte serena, le orecchie piccolissime lavorate nel marzapane, il meno lucidato a passate gentili di carta smeriglio, il naso minimo per respiri come aliti di vento, le braccia robuste di benessere che terminavano nei piccoli pugni chiusi, preceduti dalle fossette della carne nuova, croccante come appena sfornata, profumata di arancia. I piedi uscivano fuori dalla coperta così disegnati e puliti che sembravano scolpiti con il marmo delle chiese. Ogni tanto, un leggero fremito li scuoteva.”
Anche quest’anno le
festività volgono al termine e un mese fa circa ho letto questo bel libro, che
da tempo avevo in lista, ambientato nel periodo natalizio ma che può
essere letto tutto l’anno per il suo messaggio universale valido ogni giorni
della nostra vita.
“Il tram di Natale”
(Sellerio editore Palermo, 2018) è l’ultimo romanzo del giornalista e scrittore
siciliano, classe 1960, Giosuè Calaciura.
È la vigilia di Natale e il
tram viaggia lungo la periferia di una città italiana trasportando principalmente persone povere che hanno appena terminato la loro giornata.
Incontriamo e conosciamo una
prostituta africana e il suo cliente, un’infermiera che si sente sola in quanto
la sua ultima paziente, nonché amica, è morta, un clandestino che vive di
espedienti, un artista che non vuole arrendersi alla malattia degenerativa che lo
ha colpito.
Giosuè Calaciura |
Ma su quel tram c’è anche
un piccolo viaggiatore, un bambino che è stato lasciato lì da qualcuno,
attaccato ad uno dei sedili così bene che curve frenate del mezzo non lo
disturbino. A un certo punto qualcuno si accorge di lui ed è una sorta di
piccolo miracolo, un simbolo di speranza, quel tram si trasforma nella grotta nella quale Gesù nacque, con
tante persone ad ammirarlo e adorarlo.
Ma chi avrà abbandonato lì quel bambino? E
perché?
“Il tram di Natale” è
bello, poetico, reale. Un viaggio in un mondo che esiste ma che talvolta viene
ignorato perché andare oltre, chiudere gli occhi è spesso più semplice e meno
doloroso.
Un inno alla fratellanza,
quella vera e non artificiosa.
Una piccola opera d’arte di Calaciura,
un “Canto di Natale” moderno che racchiude sofferenze e difficoltà, che mostra
l’importanza del non soffermarsi all'apparenza e di aprire gli occhi e
mostrarsi gentili, in ogni periodo dell’anno, con chi di gentilezza non ne
incontra tanta.
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