mercoledì 8 febbraio 2023

“Il campo di Gosto” di Anna Luisa Pignatelli: i tormenti dell’animo nella lussureggiante natura della Toscana

Il campo di Gosto, Anna Luisa Pignatelli

“A volte si sentiva come un naufrago che, spinto dalle onde dopo tante traversie su una spiaggia deserta, non sapendo dove si trova, nell’assoluto silenzio che lo circonda, sente il peso di essere ancora vivo.”

Agostino, detto Gosto, da poco in pensione e ormai anziano, vive solo nel podere in mezzo alla campagna toscana lasciatogli anni prima in eredità dal padrino di battesimo. La moglie lo ha lasciato ed è tornata a vivere dalla madre e l’unica figlia non pensa altro che ai soldi del padre. 

Nonostante ciò lui crede ancora nel bene delle persone ma non è facile dimenticare quel padre che lo chiamava ‘storto’ e i compaesani che hanno sempre parole negative nei suoi confronti. 

Diffida del Terzi, prepotente del posto che ha sempre amato padroneggiare a discapito di tutto e tutti, vede nel meccanico Nuccio quasi un secondo figlio ed è convinto che sia accaduto qualcosa di brutto a Stella, quella giovane ragazza sparita improvvisamente dal paese, forse anche per colpa sua.

“Il campo di Gosto” (FaziEditore, 2022) è l’ultimo romanzo di Anna Luisa Pignatelli, scrittrice toscana, molto conosciuta in Francia, che avevo molto amato con il suo bellissimo “Foschia” (Fazi Editore, 2019).

Una storia triste, amara e molto profonda che ci conduce in una Toscana di altri tempi nella quale la terra era ciò che contava veramente; Gosto ama la natura e si gode ogni momento trascorso in mezzo ad essa ma neppure questo è sufficiente a scacciare i pensieri negativi e le voci della moglie e della figlia che prova di tutto per accaparrarsi i soldi del padre.  

Impossibile non farsi coinvolgere da quest’aura negativa e chiedersi quanto anche le offese del padre abbiano contribuito alla crescita di Gosto, tormentato dall’immagine di se stesso cresciuto male, convinto di aver fatto sempre il suo meglio ma che in realtà non ha fatto altro che scappare da tutto e da tutti.

Ci sono le vessazioni, le continue lamentele della figlia, il pessimismo della moglie, anche lei vittima di un trauma mai sanato, la soddisfazione di quell’eredità e del lavoro fatto con le sue mani, nonostante le invidie e le critiche.

“Zelia accondiscendeva con riluttanza a unirsi a lui, piena di disgusto per gli uomini a causa di quanto le era successo nella prima adolescenza con il padre, di cui non voleva parlare: anche per questo preferiva indagare sugli amori degli altri piuttosto che viverne dei suoi.”

Anna Luisa Pignatelli
Ma c’è anche tanta poesia, quella di un uomo semplice che trascorre i momenti più felice nel suo campo, tra gli alberi, ad ascoltare la natura e i suoi abitanti, ad ammirare i tramonti e ad ascoltare il fiume non lontano da lì.

“Amava sostare ai piedi del leccio, sul tappeto di foglie secche che si era accumulato sotto le fronde, per rimirare, appoggiato al tronco, il fiume in lontananza, che a volte, quando luccicava sotto il sole al tramonto, pareva quasi si potesse toccare.”

Gosto, che per alcuni aspetti ricorda l’Efix di “Canne al vento” di Grazia Deledda, crede ancora negli altri, è uno degli ultimi illusi, ma in fondo, e con gli anni, ha raggiunto la consapevolezza delle brutture di un’esistenza che comincia a pesare.

Anna Luisa Pignatelli, voce sempre riconoscibile e tra le migliori dell’attuale panorama letterario italiano, ha creato uno di quei romanzi senza tempo nei quali non accade poi tanto ma la ricostruzione dell’esistenza del protagonista, i suoi pensieri, le sue parole, i luoghi descritti ci seducono e ci trascinano con forza, durezza e poesia dall’inizio alla fine.

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