Il campo di Gosto, Anna Luisa Pignatelli
“A volte si sentiva come un naufrago che, spinto dalle onde dopo tante traversie su una spiaggia deserta, non sapendo dove si trova, nell’assoluto silenzio che lo circonda, sente il peso di essere ancora vivo.”
Agostino, detto Gosto, da poco in pensione e ormai anziano, vive solo nel podere in mezzo alla campagna toscana lasciatogli anni prima in eredità dal padrino di battesimo. La moglie lo ha lasciato ed è tornata a vivere dalla madre e l’unica figlia non pensa altro che ai soldi del padre.
Nonostante ciò lui crede ancora nel bene delle persone ma non è facile dimenticare quel padre che lo chiamava ‘storto’ e i compaesani che hanno sempre parole negative nei suoi confronti.
Diffida del Terzi, prepotente del posto che
ha sempre amato padroneggiare a discapito di tutto e tutti, vede nel meccanico
Nuccio quasi un secondo figlio ed è convinto che sia accaduto qualcosa di
brutto a Stella, quella giovane ragazza sparita improvvisamente dal paese,
forse anche per colpa sua.
“Il campo di Gosto” (FaziEditore, 2022) è l’ultimo romanzo di Anna Luisa Pignatelli, scrittrice toscana, molto conosciuta in Francia, che avevo molto amato con il suo bellissimo “Foschia” (Fazi Editore, 2019).
Una storia triste, amara
e molto profonda che ci conduce in una Toscana di altri tempi nella quale la
terra era ciò che contava veramente; Gosto ama la natura e si gode ogni momento
trascorso in mezzo ad essa ma neppure questo è sufficiente a scacciare i
pensieri negativi e le voci della moglie e della figlia che prova di tutto per accaparrarsi
i soldi del padre.
Impossibile non farsi
coinvolgere da quest’aura negativa e chiedersi quanto anche le offese del padre
abbiano contribuito alla crescita di Gosto, tormentato dall’immagine di se
stesso cresciuto male, convinto di aver fatto sempre il suo meglio ma che in realtà
non ha fatto altro che scappare da tutto e da tutti.
Ci sono le vessazioni, le
continue lamentele della figlia, il pessimismo della moglie, anche lei vittima
di un trauma mai sanato, la soddisfazione di quell’eredità e del lavoro fatto
con le sue mani, nonostante le invidie e le critiche.
“Zelia accondiscendeva
con riluttanza a unirsi a lui, piena di disgusto per gli uomini a causa di
quanto le era successo nella prima adolescenza con il padre, di cui non voleva
parlare: anche per questo preferiva indagare sugli amori degli altri piuttosto
che viverne dei suoi.”
Ma c’è anche tanta poesia,
quella di un uomo semplice che trascorre i momenti più felice nel suo campo,
tra gli alberi, ad ascoltare la natura e i suoi abitanti, ad ammirare i
tramonti e ad ascoltare il fiume non lontano da lì.Anna Luisa Pignatelli
“Amava sostare ai piedi
del leccio, sul tappeto di foglie secche che si era accumulato sotto le fronde,
per rimirare, appoggiato al tronco, il fiume in lontananza, che a volte, quando
luccicava sotto il sole al tramonto, pareva quasi si potesse toccare.”
Gosto, che per alcuni
aspetti ricorda l’Efix di “Canne al vento” di Grazia Deledda, crede ancora
negli altri, è uno degli ultimi illusi, ma in fondo, e con gli anni, ha
raggiunto la consapevolezza delle brutture di un’esistenza che comincia a
pesare.
Anna Luisa Pignatelli, voce
sempre riconoscibile e tra le migliori dell’attuale panorama letterario
italiano, ha creato uno di quei romanzi senza tempo nei quali non accade poi
tanto ma la ricostruzione dell’esistenza del protagonista, i suoi pensieri, le
sue parole, i luoghi descritti ci seducono e ci trascinano con forza, durezza e
poesia dall’inizio alla fine.
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