giovedì 9 maggio 2019

“La memoria che resta”, Absence 3, l'intenso volume conclusivo della trilogia di Chiara Panzuti


“Ero pronta. Pronta per l’ultima prova, che altro non era se non una goffa imitazione della vita: andare avanti, nella consapevolezza di essere soli con noi stessi; visibili, senza bisogno di conferme da parte dell’esterno, reali e veri in ogni nostra imperfezione. Ero pronta per avanzare nel nulla, preoccupandomi solo dei miei passi, ed ero pronta anche a dimenticare, a essere dimenticata.”
Devo confessare di non essere una da trilogie, non che abbia qualcosa in contrario al riguardo ma devo proprio trovarmi davanti a qualcosa di valido per decidere di avventurarmi in una storia che so non avrà termine nell'immediato.

Quando lessi, due anni fa circa, la trama di “Absence: il gioco dei quattro” mi incuriosii davvero tanto e cominciò così il mio viaggio in compagnia di Faith, Jared, Christabel, Scott e tutti gli altri.

Il tempo purtroppo scorre così rapidamente e siamo giunti ad Absence 3, “La memoria che resta” (Fazi Editore, collana LainYA, 9 maggio 2019), l’epilogo di tutto ciò che abbiamo visto accadere nei primi due libri.

I ragazzi hanno intrapreso un incredibile cammino in giro per il mondo verso un qualcosa che non sanno cosa sia realmente. La loro invisibilità permane ma Faith, dopo ciò che ha vissuto con gli Alfa, è cambiata, è cresciuta e ha cominciato ad intravedere una parte di sé che le era fino a quel momento ignota. Ora comprendere cosa fare è per lei ancora più complicato e i Gamma, la sua famiglia, la guardano con occhi diversi, sospettosi, sembrano non fidarsi più di lei. 

A complicare le cose l’effetto dell’NH1 sempre più intenso e distruttivo e Jared sembra sopraffatto dalla rabbia, a discapito dell’affetto che provava nei confronti di Faith. 

Dall'altra parte gli Alfa proseguono dritti verso la loro strada, e quando Faith decide di tornare da loro solo Ephraim
Chiara Panzuti
dimostra entusiasmo. 

L’attrazione tra i due è indiscutibile e sempre più forte ma tutto sta per cambiare ancora e forse la fine della storia è vicina. Chissà se ci sarà tempo per l’amore, se esiste un antidoto al siero che è stato iniettato loro, se potranno mai tornare dalle famiglie di origine e soprattutto se tutti riusciranno ad arrivare al termine della missione, o meglio dell’esperimento.

“Io non volevo, non volevo, ma sembrava non esserci scelta, era come se il ragazzo che conoscevo si irritasse per ogni mio tentativo di avvicinamento. Parlavo e lui si infuriava, stavo zitta e lui si incupiva, respiravo e lui si peggiorava, cadeva sempre più in basso, quasi la mia presenza accelerasse il vortice degli effetti collaterali. Se prima ero il suo Nord, ora ero solo un elemento di disturbo, qualcosa che intensificava l’NH1, come se la frattura creata da Bintan fosse stata la spinta verso un baratro senza fondo.”

Se avete amato i primi due adorerete il terzo. L’atmosfera è più cupa, i protagonisti sono cresciuti, la storia e la scrittura stessa di Chiara Panzuti, giovane e talentuosa scrittrice milanese, si sono evoluti. Le domande alle quali speravamo di trovare una risposta sono davvero tante e nessuno rimane deluso.

I colpi di scena si susseguono uno dopo l’altro, la calma non si sa più cosa sia, scopriremo molto di più sull’uomo in nero, sull’illusionista e su questo esperimento che costerà la vita a tanti.

“Così come era accaduto col siero, tornare indietro non era la soluzione, perché nella vita non esiste indietro. Si può solo andare avanti e diventare chi siamo.”

Tra i tre questo è senza dubbio il capitolo più maturo, quello che fa riflettere a fondo su cosa significhi essere invisibili, soprattutto in senso metaforico. È proprio questo tema a rendere così bella e particolare, e perciò rivolta ad un ampio pubblico di lettori, questa trilogia.

Ci sono sì combattimenti e sparatorie e sappiamo che non esiste nella realtà un siero per l’invisibilità ma tutti abbiamo provato la sensazione di essere invisibili agli occhi degli altri o del mondo intero.

“Ricordi l’altro volto del cielo? Adesso ti ci devi aggrappare.”

Come sarebbero le nostre vite se questa condizione permanesse, se gli altri continuassero a non considerarci? 

“Absence” è questo, il racconto di giovani ragazzi che vivono la solitudine del passaggio tra l’infanzia e l’età adulta. Crescere non è mai semplice, si può essere circondati da migliaia di persone e nonostante tutto sentirsi soli al mondo.

La copertina poi è bellissima, con quel cuore nero rovesciato dentro un quadrato di ghiaccio: è il cuore di Faith e dei suoi amici ma è anche il cuore dei lettori che si ghiaccia pagina dopo pagina per poi sciogliersi al termine della storia, rimanendo però comunque ed irrimediabilmente capovolto.

“Si fece strada sotto il mio cappuccio e mi baciò, premendo con forza le sue labbra sulle mie. Non riuscii nemmeno a ragionare sul da farsi. Il secondo prima lo avevo davanti, il secondo dopo lo avevo addosso, e l’unica reazione del corpo fu di avvolgere le braccia attorno al suo collo. Andai in tilt. Letteralmente.”

Non mancano alcune scene d’amore molto belle ed intense, anche queste inedite nei primi due libri della trilogia.

E poi “La memoria che resta” è piena di frasi belle, di quelle da annottare, da ricordare nel tempo, sulle quali riflettere e sognare.

Mi fermo qui, non voglio dire altro (anche se vorrei) ma rischio di essere accusata di spoileraggio!! Quindi… buona lettura!

“Con la mano nella sua, capii che si può amare, perdere e perdonare in tanti modi, e che l’essersi incontrati, a volte, è più importante del rimanere insieme.”


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