lunedì 4 giugno 2018

Aspettando il Premio Strega 2018: “La madre di Eva” di Silvia Ferreri: la disforia di genere e la ricerca di sé stessi

La madre di Eva, Silvia Ferreri


“È un sogno che avevo messo da parte finché non è rispuntato fuori e mi è arrivato in faccia violento e secco come un ceffone. Come una profezia inascoltata. Quando mi è tornato improvvisamente quel giorno, ricordo che mi fermai immobile sulla sedia, col fiato sospeso per paura che mi sfuggisse di nuovo. Perché non me l’ero ricordato prima? Per anni mi sono chiesta se quel sogno avesse potuto dirmi qualcosa, se avessi potuto darmi un indizio. O se fosse solo un sogno. Per anni mi sono tormentata con l’idea che avrei potuto fare qualcosa per cambiare il corso delle cose. Se solo fossi stata più attenta, più pronta. Invece che così lenta a capire.” 
Eva si è sempre sentito Alessandro, fin dai primi anni di vita. Da piccolissimo credevano si trattasse di un gioco da bambini ma ben presto genitori e insegnanti si rendono conto che c’è dell’altro sotto. Eva è nata nel corpo sbagliato, un corpo femminile che come un abito che non piace non sente suo e desidera solamente togliersi. Sono anni di tormento e malcontento, di contrasto con i genitori, di derisione

Finalmente al compimento dei diciotto anni può entrare nella sala operatoria di una clinica serba e cambiare sesso. A raccontare l’attesa di quei diciotto anni è la madre, stanca, impaurita, arrabbiata ma soprattutto piena di amore per quella figlia che non riesce a trovare pace.

La madre di Eva” (Neo Edizioni, 2017) è il primo romanzo della giornalista e scrittrice Silvia Ferreri, uno tra i dodici finalisti del Premio Strega 2018.

Una storia forte, l’immersione in un mondo ancora parzialmente sconosciuto, quello di coloro che necessitano di cambiare sesso a causa di un corpo che nulla ha a che fare con ciò che si sentono dentro di sé. 

Un viaggio lungo diciotto anni durante il quale l’intera famiglia è coinvolta: da una parte il desiderio
Silvia Ferreri
di vedere la propria figlia felice, dall'altra la difficoltà nell'accettare le scelte più difficili come quella di sottoporsi a delicati interventi chirurgici.  

Eva, un nome evocativo, la prima donna che procreò la stirpe umana, un nome beffardo che qui nulla ha a che fare con la femminilità e tutto ciò che le gira intorno.

Difficile schierarsi da una parte o dall'altra, entrambi hanno le loro motivazioni, le loro sofferenze, i loro dubbi. 

Ed entrambi infine si riconoscono in uno stesso obiettivo, per quanto percepito da differenti prospettive.  

Un romanzo attuale, crudo, spiazzante, un grido di libertà contro una natura che si mostra in tutta la crudeltà.

Un ottimo candidato al Premio Strega 2018!

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