“I ricordi adesso erano una poltiglia di terra impastata di rosso, ce l’avevo in bocca, scricchiolava tra i denti, gli colava sul mento. Aveva l’odore che saliva dalla tonnara durante la mattanza. Si alzò di scatto rovesciando la sedia e corse fuori, si sporse dal parapetto e vomitò l’anima.”
Il figlio prediletto, Angela Nanetti
Giugno 1970, piccolo
paese della Calabria. Tutto comincia dentro una macchina, dove Nunzio e Antonio,
giovani promesse del calcio, consumano il loro amore segreto.
Improvvisamente alcuni
uomini incappucciati e armati tirano fuori i due giovani dal veicolo e li
colpiscono violentemente, uccidendo Antonio.
Tre giorni dopo Nunzio Lo Cascio,
dolorante nel corpo ma soprattutto nell’anima, viene fatto salire su un treno con
destinazione Londra. Il padre e i fratelli hanno voluto tutto questo e ora
Nunzio dovrà trovare da solo la forza per andare avanti e costruirsi una nuova
vita. Anni dopo a ripensare a questa storia è la nipote di Nunzio, Annina, giovane
donna anche lei in fuga da una realtà nella quale gli uomini comandano e le
donne ubbidiscono, approdata in una Londra dalle mille possibilità con sempre
in mente il pensiero della madre e della nonna rimaste a casa.
“Perché le madri non muoiono,
sono come le montagne, anche le sante Rosalie. Muore l’Aspromonte? No, moriamo
noi.”
“Il figlio prediletto” (Neri
Pozza, 2018) è una storia straziante e davvero forte. Da una parte la
ribellione nei confronti di una realtà assurda, dall'altra la mancanza di
fiducia nell'umanità.
Angela Nanetti |
Nunzio e Annina sono
legati da un filo rosso che non può essere spezzato, nonostante le differenze
di età. Entrambi lottano per una libertà della quale sono stati privati, ma
qualcosa di forte li riporta alle origini, verso madri enigmatiche e sofferenti
e padri da cancellare.
A fare da cornice il
contesto storico, quello dell’Italia con i suoi immigrati verso il nord
dell’Europa e quella dell’Inghilterra che vedeva una donna, Margaret Thatcher,
imporsi al governo, nel bene e nel male.
“Il figlio prediletto”
colpisce dritto al cuore, il lettore soffre con Nunzio, con Antonio, con
Annina, e non li dimentica, mai, neppure dopo aver lasciato quelle pagine così
importanti e grevi.
Un romanzo inquieto, una scrittura, quella di Angela
Nanetti (scrittrice e autrice principalmente di libri per ragazzi), che si mostra con tutta la sua forza e prepotenza; è davvero un
peccato che non sia presente nella cinquina dell’ambito Premio Strega 2018.
Nessun commento:
Posta un commento