lunedì 11 giugno 2018

Aspettando il Premio Strega 2018: “Anni luce” di Andrea Pomella, on the road tra le capitali europee sulle orme della generazione grunge anni ‘90

Anni luce, Andrea Pomella

“È la storia di un’amicizia, e riguarda, certo, anche i Pearl Jam, Ma non solo i Pearl Jam. Riguarda tutto ciò che si metteva in moto quando dalle casse dello stereo usciva una loro canzone, il vortice di angosce, divertimenti, memorie, furori, gioie, inquietudini che si incanalava attraverso la loro musica. Non solo i Pearl Jam, perché non si possono raccontare i Pearl Jam senza accennare a cosa è stato il grunge, e quindi senza allargare il cerchio a quelle band di Seattle che, tra la fine degli anni Ottanta e i primi Novanta, sconvolsero il mondo della musica scatenando l’ultima, grande fluttuazione della storia del rock, prima dell’attuale glaciazione.”
Tutti noi abbiamo vissuto quello strano e contrastante periodo che va dall'adolescenza all'età adulta, ognuno in modo differente e con sfondi e colonne sonore diverse. Il protagonista del romanzo è un giovane ragazzo romano degli anni ’90, frontman di una band che ha come punto di riferimento la musica grunge ed in particolare i Pearl Jam

C’è l’amicizia con Q, il chitarrista con il quale si crea un rapporto quasi simbiotico. E poi quel viaggio in Europa, sui treni e per le strade delle capitali e delle città più piccole e se il whisky è finito tornare in Italia perché lì costa meno e poi ripartire subito, macinando chilometri ed esperienze nuove e inaspettate. Un viaggio iniziatico che porta verso la conclusione di quel primo periodo della vita, o forse addirittura verso la conclusione di un’intera generazione.

“Anni luce” (ADD Editore, febbraio 2018) è la visione di quegli anni di Andrea Pomella, l’autore di questo particolare romanzo di formazione che rievoca emozioni e sensazioni forti che si mescolano con le parole di Eddie Vedder che hanno narrato una generazione. Ma non è necessario amare i Pearl Jam per apprezzare questa storia on the road: è sufficiente dotarsi di sensibilità e voglia di osservare questi ragazzi in balia di un’età bastarda la cui
Andrea Pomella
voce andava seguita per godere appieno, o così almeno credevano, di ciò che la vita offriva loro proprio in quel momento.

“Ero la vittima di uno scippo o forse quello era l’unico momento di tutta la mia vita in cui l’alba, la volpe, la città, il cielo rosato, il vento che proveniva dal mare, la fame e la sete, la via lattea, il gelo vellutato che copriva l’erba del prato, il mio zaino da vagabondo, le anime calde che ancora dormivano intorno ai piedi della collina nelle loro case di Scozia, tutto – all'improvviso – faceva di me un’unica, immensa cosa consapevole.”

Ci sono le incertezze, le speranze, la voglia di cristallizzarsi in quei giorni incredibili così pieni di vuoto e paura. C’è una società italiana che stava cambiando inevitabilmente, nella quale anche il pensiero mutava e finalmente il divorzio era legale. “Credo di appartenere alla prima generazione dei figli di divorziati” scrive Pomella, e non si sapeva bene come parlare di quella ‘cosa’ che provocava ancora scandalo, e gli altri “non sapevano come comportarsi con me”.

“Anni luce” è intenso, veloce, disorientante, ricco di musica, di impressioni, di ricordi, di passato e soprattutto uno dei più interessanti candidati al Premio Strega 2018.

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