Anni luce, Andrea Pomella |
“È la storia di un’amicizia, e riguarda, certo, anche i Pearl Jam, Ma non solo i Pearl Jam. Riguarda tutto ciò che si metteva in moto quando dalle casse dello stereo usciva una loro canzone, il vortice di angosce, divertimenti, memorie, furori, gioie, inquietudini che si incanalava attraverso la loro musica. Non solo i Pearl Jam, perché non si possono raccontare i Pearl Jam senza accennare a cosa è stato il grunge, e quindi senza allargare il cerchio a quelle band di Seattle che, tra la fine degli anni Ottanta e i primi Novanta, sconvolsero il mondo della musica scatenando l’ultima, grande fluttuazione della storia del rock, prima dell’attuale glaciazione.”
Tutti noi abbiamo vissuto
quello strano e contrastante periodo che va dall'adolescenza all'età adulta,
ognuno in modo differente e con sfondi e colonne sonore diverse. Il
protagonista del romanzo è un giovane ragazzo romano degli anni ’90, frontman
di una band che ha come punto di riferimento la musica grunge ed in particolare
i Pearl Jam.
C’è l’amicizia con Q, il chitarrista con il quale si crea un
rapporto quasi simbiotico. E poi quel viaggio in Europa, sui treni e per le
strade delle capitali e delle città più piccole e se il whisky è finito tornare
in Italia perché lì costa meno e poi ripartire subito, macinando chilometri ed
esperienze nuove e inaspettate. Un viaggio iniziatico che porta verso la
conclusione di quel primo periodo della vita, o forse addirittura verso la
conclusione di un’intera generazione.
“Anni luce” (ADD Editore,
febbraio 2018) è la visione di quegli anni di Andrea Pomella, l’autore di
questo particolare romanzo di formazione che rievoca emozioni e sensazioni
forti che si mescolano con le parole di Eddie Vedder che hanno narrato una
generazione. Ma non è necessario amare i Pearl Jam per apprezzare questa storia
on the road: è sufficiente dotarsi di sensibilità e voglia di osservare questi
ragazzi in balia di un’età bastarda la cui
voce andava seguita per godere
appieno, o così almeno credevano, di ciò che la vita offriva loro proprio in
quel momento.
Andrea Pomella |
“Ero la vittima di uno
scippo o forse quello era l’unico momento di tutta la mia vita in cui l’alba,
la volpe, la città, il cielo rosato, il vento che proveniva dal mare, la fame e
la sete, la via lattea, il gelo vellutato che copriva l’erba del prato, il mio
zaino da vagabondo, le anime calde che ancora dormivano intorno ai piedi della
collina nelle loro case di Scozia, tutto – all'improvviso – faceva di me
un’unica, immensa cosa consapevole.”
Ci sono le incertezze, le
speranze, la voglia di cristallizzarsi in quei giorni incredibili così pieni di
vuoto e paura. C’è una società italiana che stava cambiando inevitabilmente,
nella quale anche il pensiero mutava e finalmente il divorzio era legale. “Credo
di appartenere alla prima generazione dei figli di divorziati” scrive Pomella,
e non si sapeva bene come parlare di quella ‘cosa’ che provocava ancora
scandalo, e gli altri “non sapevano come comportarsi con me”.
“Anni luce” è intenso,
veloce, disorientante, ricco di musica, di impressioni, di ricordi, di passato
e soprattutto uno dei più interessanti candidati al Premio Strega 2018.
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