mercoledì 9 gennaio 2019

“Senza mai arrivare in cima. Viaggio in Himalaya” di Paolo Cognetti: alla scoperta della montagna e delle sue tante anime


“Forse lassù, mi dicevo, avrei potuto vedere il Tibet che non esiste più, che nessuno di noi potrà più vedere: ecco il viaggio che desideravo per i miei quarant'anni, adatto a celebrare l’addio a quell’altro regno perduto che è la giovinezza.”
Vi è mai capitato di essere attratti da libri di scrittori che però non vi convincono? Di quelli che mettono dei contenuti particolari nei loro scritti ma poi si comportano in maniera differente? In pratica libri di persone che ‘predicano bene ma razzolano male’?

Per quanto mi riguarda è il caso di Paolo Cognetti, scrittore venuto alla ribalta con “Le otto montagne”, vincitore del Premio Strega” e autore di “Senza mai arrivare in cima. Viaggio in Himalaya” (Einaudi, 2018) pubblicato nel periodo natalizio.

Ho adorato “Le otto montagne” seppure con la consapevolezza (confermata da una presentazione del libro con lo scrittore presente) che non si trattasse di qualcosa di particolarmente originale visti i vari riferimenti al “Walden” di Thoureau o al più noto “Nelle terre estreme” (da cui il film “Into the wild”) di Krakauer.

La scrittura è davvero bella, trascinante, forse anche per via del periodo storico così frenetico nel quale stiamo vivendo ma per qualche motivo Cognetti non mi convince. Forse perché non è quell'eremita che vuol far credere, o così si descrive, nei libri, forse perché anche quest’ultimo è una sorta di rielaborazione del romanzo precedente e di suoi resoconti di viaggio già pubblicati.

In ogni caso anche “Senza mai arrivare in cima. Viaggio in Himalaya” mi ha convinto e rapito, nonostante tutto, nonostante l’autore. Si racconta il viaggio di Cognetti tra Nepal e Tibet e, anche grazie ai disegni, è un po’ come essere in quel gruppo che tenta di conquistare la montagna, senza mai arrivare in cime ma abbracciandola da ogni lato e comprendendo ogni suo abitante vivente.
Paolo Cognetti

“Kora in tibetano, circumambulanzione in italiano: i cristiani piantano croci in cima alle montagne, i buddisti tracciano cerchi ai loro piedi. Trovavo della violenza nel primo gesto, della gentilezza nel secondo; un desiderio di conquista contro uno di comprensione.”

La montagna è viva sotto gli sguardi di chi la sente realmente, nasconde emozioni, sensazioni, demoni e spiriti di altri mondi.

Ritroviamo anche Remigio, vero amico e vero eremita di ogni storia di Cognetti, l’amico dell’anima, quello con il quale non sono necessarie troppe parole.

“Senza mai arrivare in cima. Viaggio in Himalaya” è il viaggio che Cognetti compie per inaugurare i quaranta anni ed accogliere un nuovo percorso della propria esistenza.

“Ecco il quarto animale-guida, pensai: un leopardo, un lupo, un cane, una lepre.”

Non importa in questo caso chi sia l’autore, perché rileggerei questo libro e lo consiglio a coloro che vogliono perdersi in luoghi e culture lontane, che vogliono credere che vi sia qualcosa di superiore nella natura, quella vissuta profondamente, con sincerità, grati della sua magnificenza.

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