Cambio di rotta, Elizabeth Jane Howard |
“Ma quella sera, quando ho visto Lillian e lei mi ha sorriso, ho capito all'improvviso il perché di tante cose. Non ero innamorato di lei, non la desideravo, piuttosto ero caduto in uno stato di adorazione. Già allora avrei fatto qualunque cose per preservarla così com'era.”
Ovunque, e ormai da tempo,
si parla di Elizabeth Jane Howard per “La saga dei Cazalet” ma se in troppi
leggono qualcosa io tendo a rifugiarmi verso altre letture meno ‘praticate’.
Quando però mi è stato proposto di leggere e recensire “Cambio di rotta” mi
sono detta ‘perché no!’. E posso dire che non me ne sono pentita, tutt'altro.
“Cambio di rotta” (Fazi
Editore, settembre 2018, traduzione di Manuela Francescon) è un romanzo che
inizia in sordina, almeno per le prime dieci – venti pagine. Una ragazza ha
rischiato di morire, una segretaria innamorata del suo capo che però non la
ricambia. Quest’ultimo, Emmanuel, è sposato con Lillian, una donna più giovane
di lui e di salute precaria. Lui è un drammaturgo di successo ma questo non gli
basta e tradisce la moglie in continuazione, senza che questo rappresenti un
problema per lui. Tra loro Jimmy, che si destreggia tra gli affari che
riguardano il teatro, la fragilità di Lillian e le controversie tra marito e
moglie.
La vita dei tre si svolge tra Londra, New York e mete esotiche per le
vacanze, fino a quando non arriva Alberta, giovane ragazza inglese che diventa
la nuova segretaria di Emmanuel venendo così catapultata in realtà per lei
inedite, ancora così ingenua e all’oscuro del fascino che emana. La sua
presenza disegna una svolta per i tre e una vacanza in Grecia cambierà
inaspettatamente ogni cosa.
“Cambio di rotta” è un
romanzo sorprendente, di quelli che non ti aspetti perché leggendo la trama ci
ritrovi degli aspetti interessanti ma mai immagineresti di attaccarti tanto ai
protagonisti.
Elizabeth Jane Howard (1923-2014) ha uno stile così pulito e chiaro,
si sofferma sui singoli personaggi scavando nella loro anima e al tempo stesso
compie lo stesso lavoro con il lettore che, inerme, si ritrova immerso in una
storia che non credeva gli sarebbe stata tanto a cuore.
Nonostante il romanzo
risalga ad oltre cinquanta anni fa sorprende l’attualità delle situazioni e
delle descrizioni dei personaggi. La storia è un susseguirsi di pensieri e
sensazioni, tra momenti di sconforto, speranze per il futuro e scoperte
giornaliere, scoperte dell’anima.
“Eppure quel grumo
minuscolo conteneva una
moltitudine di vite, e ella maggior parte di esse lui
non sapeva un bel niente: era un’antichità che la sua mente non riusciva
nemmeno a concepire. La sua grandezza e varietà era troppo per lui: si sentiva
un essere insignificante.”
Elizabeth Jane Howard |
Lillian è la donna che
sovrasta tutti: nonostante la sua salute e la perdita della figlia non ha mai
smesso di andare avanti e farsi valere per quello che è, arrivando al punto di
rischiare la propria vita pur di godere di piaceri come quello di nuotare nel
mare aperto.
Poi c’è Emmanuel, sospeso
nel nulla, ottimo come scrittore ma appena sufficiente nella vita di tutti
giorni e, a suo parere, senza età. Emmanuel Joyce,
un cognome importante se accostato al grande James, in contrasto con quel Young di Alberta, che giovane lo è
davvero, in ogni sua caratteristica fisica e spirituale.
E, last but not least, la Grecia, sospesa nel tempo, tra le sue case e
stradine bianche, simbolo di libertà, e Julius, il ragazzino curioso che, come
un giovane Omero, difende il classicismo e la sua superiorità indiscussa.
“Ci sono due strade. Una
sale direttamente verso il paese, tutta gradini e stradine strette in mezzo
alle case; l’altra serpeggia lungo la costa per il breve tratto compreso tra il
porto e il paese dove abitiamo. La prima è tutta di pietra candida dove le
ombre si stagliano nere e definite, con angoli aguzzi, e si scorge dappertutto
la presenza delle persone; l’altra è selvaggia, deserta, i colori sono quelli
del mare e degli scogli che vi piombano a picco, l’aria è come miele
trasparente, ci sono fiori e uccelli marini e quella strana calma immobile che
si posa sul confine tra acqua e terra alla fine di una bella giornata.”
Un romanzo lei cui pagine
vanno centellinate e del quale va tenuto in considerazione, fin dalla prima
riga, che al termine se ne sentirà inevitabilmente una nostalgica mancanza.
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