martedì 14 marzo 2017

“Le otto montagne” di Paolo Cognetti: un viaggio di amore e amicizia tra le cime montuose italiane

Le otto montagne, Paolo Cognetti
“Erano i posti dove si erano innamorati, dopo un po’ lo capii anch’io: fu un prete a portarceli da ragazzi e fu lo stesso prete a sposarli, ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo, davanti alla chiesetta che c’è lì, una mattina d’autunno. Quel matrimonio di montagna era il mito fondativo della nostra famiglia. Osteggiato dai genitori di mia madre per motivi che non conoscevo, celebrato tra quattro amici, con le giacche a vento come abiti nuziali e un letto al rifugio Auronzo per la prima notte da marito e moglie. La neve brillava già sulle cenge della Cima Grande. Era un sabato di ottobre del 1972, la fine della stagione alpinistica per quello e molti anni a venire: il giorno dopo caricarono in macchina gli scarponi di cuoio, i pantaloni alla zuava, la gravidanza di lei e il contratto di assunzione di lui e se ne andarono a Milano.”
Negli ultimi due mesi del 2016 si è tanto parlato di questo romanzo, in ogni rivista, più o meno letteraria, se ne sono tessute le lodi ed è stato definito uno dei migliori libri dell’anno appena trascorso. Non amo mai leggere troppo su di un libro, principalmente per la paura che ne vengano svelati dettagli importanti, ma a primo acchito ebbi l’impressione di trovarmi di fronte all’”Into the wild” (film e romanzo di Jon Krakauer, in Italia per Corbaccio, 2008) italiano. Ma poi ho intuito che vi era dell’altro e per esserne sicura non dovevo fare altro che leggerlo. E così ho fatto!

“Le otto montagne” (Einaudi, novembre 2016) è la storia di una famiglia, quella di Pietro, che dalla montagna dovette trasferirsi in città, in quella Milano che tra gli anni Settanta e Ottanta mostrava, in quanto a grigiore, il peggio di sé e non era semplice abituarcisi per chi lì non ci era nato. Poi però ecco la scoperta di Grana, un paesino ai piedi del Monte Rosa

Quel luogo lì attendeva con ansia da sempre ed è così che anche Pietro, fin da piccolo, cominciò ad amare la montagna e a comprendere ciò che legava il padre e la madre ad esso. Il padre in particolare lo porterà ad esplorare le cime più alte nonostante il loro rapporto sempre in bilico tra amore ed incomprensioni. Un padre avido di parole, in netto contrasto con la madre che sulla socializzazione aveva basato la propria vita. 

E poi l’amicizia con Bruno, un amicizia al maschile, che raramente in letteratura troviamo rappresentata in maniera così realistica, che non avrà mai fine, nonostante le poche parole, i tanti sguardi e le lunghe lontananze.
Paolo Cognetti

“Le otto montagne” non è un libro per esperti di montagna, per quanto potrà appassionare chi lo è, ma una bellissima storia di formazione che si intreccia con i vissuti dell’autore Paolo Cognetti.

È sufficiente visitarne il blog per accorgersi quanto di lui ci sia in questo romanzo tanto semplice quanto poetico che in alcuni momenti, forse per il carattere del protagonista, nonostante si tratti di storie differenti, ricorda “Atti osceni in luogo privato” (Feltrinelli, 2015) di Marco Missiroli.

Ed è proprio nel blog che ne narra la genesi:
“Ero in cerca del mio Due di due e del mio Narciso e Boccadoro, del mio In mezzo scorre il fiume e del mio Gente del Wyoming. E quel giorno, nel Vallone della Forca, andando dietro al mio amico fuori dal sentiero, mi ricordo di aver pensato: ma ce l'hai già, questa storia, è tutta qui, non la vedi? La devi solo raccontare.”

“Le otto montagne” è la ricerca di se stessi con lo sfondo di un paesaggio che trasmette una profonda sensazione di libertà, è la difficoltà a relazionarsi con gli altri, la paura di soffrire, la voglia di scoprire cosa ci riserverà il futuro seguendo quel fiume che scorre inesorabile proprio come la vita.


Insomma, duecento pagine molto piacevoli e a tratti commoventi delle quali godere nei momenti di relax della giornata e forse, perché no, un invito a riscoprire quei luoghi, come la montagna, che hanno tanto da offrire anche a chi ancora non li conosce. 


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