martedì 1 novembre 2016

Il consolatore di Jostein Gaarder: tra funerali e lingue nordiche la ricerca del senso della vita

Il consolatore
“La mia salvezza al liceo dello Hallingdal fu però uno stimolante professore di norvegese. Si chiamava Harald Indreeide e veniva da Sunnmøre. Non esagero se dico che fu lui a rendermi quello che sono oggi. Risvegliò il mio interesse per la lingua e la storia della lingua e soprattutto per la cultura norrena, con la letteratura delle saghe e il patrimonio dei vecchi miti, e anche la spilla del nostro costume nazionale. Anche se qui continuiamo a commettere un sanguinoso torto nei confronti degli islandesi. La letteratura norrena non è l’antica letteratura norvegese. È islandese.”
Era il 1994 quando in Italia apparve “Il mondo di Sofia” (Longanesi) del norvegese Jostein Gaarder. In Norvegia venne pubblicato tre anni prima e il successo fu immediato. Il romanzo che raccontava in parole semplici la storia della filosofia non poteva che conquistare il pubblico composto da lettori curiosi. 

Una leggerezza che per la prima volta veniva adoperata per narrare argomenti che così leggeri non erano. Tutti da quel momento hanno potuto approcciarsi alla filosofia e io mi ritrovai ad adoperare “Il mondo di Sofia” come affiancamento a ciò che in quel periodo studiavo al classico in filosofia.

Negli anni ci sono stati altri libri, tutti ben accolti dalla critica, da “Il viaggio di Elisabet” (Longanesi, 1997) a “C’è nessuno?” (Salani, 1996), passando per “La ragazza delle arance” (Longanesi, 2004). 

E dopo alcuni anni eccolo di nuovo nelle librerie italiane con “Il consolatore” (Longanesi, ottobre 2016) e, incuriosita dalla trama, non potevo non leggerlo!

Devo dire che l’ho divorato ma al tempo stesso ho trovato momenti per soffermarmi e riflettere tra un passaggio e l’altro.

“Il consolatore” racconta di Jakop Jacobsen, ex ricercatore dell’università di Oslo, studioso appassionato di linguistica e ora professore, che ha come passatempo quello di andare ai funerali di persone sconosciute in giro per la Norvegia e qualcosa anche in Svezia. Naturalmente prima di presentarsi a questi si prepara leggendo eventuali necrologi e facendo una ricerca per non rimanere impreparato in caso di domande da parte dei parenti del defunto. Jakop è anche stato sposato ma a mettere a prova il loro matrimonio è stata l’amicizia di lui con Pelle, un tipo molto particolare con il quale condivide la passione per la storia delle lingue e con il quale ama consultarsi di frequente. E poi un giorno incontra Agnes, tutto cambia nuovamente e comincia a scrivere per lei una lunga lettera rivelatrice.

Il nuovo romanzo di Gaarder è ancora una volta tutto da scoprire. Jakop è sì uno studioso, un erudito, ma c’è molto altro sotto, qualcosa di imprevedibile e sorprendente.
Jostein Gaarder

“Il consolatore” è la storia di un uomo che fatica ad interagire con gli altri, le convenzioni gli stanno strette, che sia crea una vita tutta sua che in pochi sono in grado di comprendere ma dentro la quale riesce ad essere realmente se stesso.

E poi c’è quella passione viscerale per le lingue, ogni occasione è buona per scoprire l’etimologia di una parola e risalire così alle originarie. Si parla così di norreno, di leggi fonetiche, di lingue germaniche e lingue indoeuropee

E non mancano numerosi riferimenti all'affascinante poema dell’Edda con tutte le influenze linguistiche rintracciabili in esso.

“Il consolatore” è la storia di una solitudine e delle sue conseguenze, del rapporto tra consapevolezza e genialità. Qual è perciò la differenza tra quella che classifichiamo come sanità di mente e la cosiddetta follia
E quanto influisce la morte, il pensiero di essa? Si tratta forse di una sensazione di agghiacciante paura o un avvenimento al quale partecipare?

Insomma un altro bellissimo romanzo di Gaarder del quale godere pagina dopo pagina, sul quale riflettere e nel quale il lettore si troverà anche a ridere, grazie a quel tono ironico, quasi sarcastico, che caratterizza gran parte degli scrittori scandinavi, forse proprio in quanto aspetto della quotidianità. 



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