Il pesce che scese dall'albero, Francesco Riva |
“Credo infatti che ognuno di noi nasca per compiere una missione, una personalissima rivoluzione umana, e credo che ognuno venga al mondo con le capacità necessarie per poterla attuare e diventare quindi un esempio per gli altri. Grazie all’impegno costante nel coltivare le proprie passioni e credere nei propri sogni, con gli strumenti giusti si possono raggiungere risultati che nessuno si aspetterebbe. Nemmeno noi.”
Di recente avrete sentito
parlare della settimana dedicata alla dislessia, o meglio ai Disturbi Specifici
dell’Apprendimento (DSA). Se prima l’argomento era quasi tabù ora se ne
comincia a parlare ovunque e sorgono anche i primi dubbi sui numeri che
crescono di giorno in giorno. C’è chi si chiede se oggi tutti sono dislessici,
se stiano nascendo speculazioni riguardo le certificazioni (i cui costi non
sono per nulla bassi) e se chi opera nelle scuole (a partire dalla primaria)
sia adeguatamente preparato a cogliere caratteristiche degli alunni che
facciano presagire ad un disturbo dell’apprendimento e soprattutto ad
utilizzare misure dispensative e strumenti compensativi che non penalizzino gli
studenti.
Di storie ce ne sono
tante e di recente mi sono ritrovata a leggere quella di Francesco Riva, autore
de “Il pesce che scese dall'albero” (settembre, 2017) edito dalla Sperling
& Kupfer, casa editrice che ultimamente ha pubblicato altri interessanti
libri sull'argomento.
Francesco racconta il suo
percorso dalle scuole elementari ad oggi. Comincia con le difficoltà nella
lettura e nell'imparare le tabelline a memoria. Ecco quindi le classiche
accuse, Francesco non ha voglia di studiare, è pigro, e finisce in fondo
all'aula. Ma se fosse solamente dislessico? A pronunciare tali parole una
maestra lungimirante che cambia la prospettiva di Francesco e dei suoi
genitori.
Francesco Riva |
Sarebbe bello poter dire che da quel momento in poi fu tutta discesa
ma senza dubbio ebbe inizio il cammino alla scoperta delle sue capacità e degli
strumenti che gli sarebbero stati utili per compensare le sue difficoltà che
altro non sono che una maniera differente di funzionamento del cervello e non
una malattia come tanti forse credono.
E in mezzo a tante battaglie Francesco
diventa così bravo da entrare in un’accademia teatrale dove scopre che recitare
è una passione un’occasione per sperimentarsi. Nasce così uno spettacolo
teatrale, un monologo, che gira l’Italia e che racconta la sua storia di
‘dislessico felice’ come lui stesso ama definirsi.
“Il pesce che scese
dall’albero” è la storia di riscatto di un bambino, ora divenuto uomo, che non
si è mai lasciato trascinare dalla negatività o dagli ostacoli incontrati lungo
la via. Sono passati tanti insegnanti e tanti pregiudizi, ci sono stati
tentativi di sminuirlo affidandogli compiti differenti dai compagni, di farlo
sentire ‘diverso’ nel senso più negativo del termine. Ma Francesco non è mai
stato solo e in tanti, i genitori prima di tutto, l’hanno aiutato a comprendere
e a trovare gli strumenti più adatti a lui.
“Insomma, stavo applicando
lo strumento compensative delle mappe concettuali mentali: visualizzavo eventi
e concetti in forma di immagini e sensazioni, così da creare un piccolo schema
logico su cui basare il discorso senza perdermi in arzigogoli."
I disagi a scuola prima o
dopo li vivono tutti e spesso gli insegnanti contribuiscono a diffondere
un’aura negativa. Francesco espone, con anche esempi pratici, le sue difficoltà
e immedesimarsi nella sua storia risulta molto semplice. Al tempo stesso mostra
i suoi punti di forza e tutti quegli aspetti che hanno fatto sì che riuscisse
ad esprimersi al massimo nonostante tutto.
Francesco è sceso da
quell'albero ed è salito su un altro ancora più alto sul quale solo lui è in grado di arrampicarsi. E chissà che le sue parole non possano essere di conforto per chi ha
vissuto una storia simile alla sua o per chi solo ora per la prima volta scopre
i disturbi specifici dell’apprendimento e ha voglia di capire e saperne di più.
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