Un marito illuminato, Ryūnosuke Akutagawa |
“Fosse quel che fosse, non perciò riuscivo a vedere la loro vita insieme come illuminata da quel breve scambio, quasi si fosse trattato di un fulmine rivelatore. A pensarci ora, mi sento come se fossi stato presente al sipario che si stava aprendo sulla tragedia della vita di Miura. A quel tempo, comunque, si trattò solo di un’ombra leggera di ansia che momentaneamente velò il mio spirito; subito dopo tutto tornò normale, mentre io e lui iniziammo un allegro scambio di calici.”
Ci sono piccole case
editrici che si occupano di grandi autori e pubblicano perle della letteratura
mondiale. Una di queste è l’italiana, o meglio pistoiese, Via del Vento
Edizioni, fondata nel 1991 da Fabrizio Zollo con l’intento di pubblicare testi
inediti e rari di grandi letterati italiani e stranieri del Novecento. Da
allora sono innumerevoli i testi pubblicati e le collane sono oggi ben quattro (due cessate di recente).
“Un marito illuminato”
(maggio 2017, Collana «I quaderni di via del Vento», traduzione di
Mami Tanaka e Francesco Cappellini), libretto di pregiata fattura, edito in
sole duemila copie singolarmente numerate, è un racconto di Ryūnosuke Akutagawa
(1892 – 1921), inedito in Italia.
Molti tra voi avranno
sentito parlare di “Rashōmon” (reso noto dalla trasposizione cinematografica di
successo di Akira Kurosawa del 1950) ma avete mai letto qualcosa di questo
poliedrico autore giapponese che visse un’esistenza travagliata e la cui fine
giunse troppo precocemente?
“Un marito illuminato” è
un piccolo capolavoro per la maestria con la quale descrive il sentimento di straniamento
imperante in quegli anni in cui l’Occidente, più o meno volontariamente, cominciava ad inserirsi nel mondo orientale. Un Occidente che attraeva ma che
metteva anche a rischio la tradizione millenaria giapponese. Il tono non è però
serio come si potrebbe pensare, l’ironia impera subdolamente, a partire dal
titolo.
Ryūnosuke Akutagawa |
E poi c’è l’arte, quella del periodo Edo di Hiroshige, di Utamaro e Hokusai, con i loro mondi fluttuanti (l’ukiyo-e) e i tratti così riconoscibili e fortemente radicati in quella cultura unica al mondo che ancora oggi è rimasta intatta, nonostante tutto.
“La baia di Tokyo incisa
con onde spumeggianti; piroscafi con le bandiere al vento; stranieri, uomini e
donne, camminavano per le strade; alberi di pino alla Hiroshige, i loro rami
protesi verso edifici in stile occidentale…”
E infine l’amore, il vero
protagonista del racconto, visto sotto diverse sfaccettature e messo a
confronto con la tradizione nipponica, con quella francese e con la percezione,
inaspettatamente molto attuale, che se ne aveva allora, con donne che, anche
per via del passato dell’autore stesso, sono crudeli e avvolte da un’aura non
certo positiva.
Un libretto prezioso, da conservare
con cura, da leggere e rileggere e del quale godere pienamente grazie alla
curatela di Francesco Cappellini.
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