sabato 13 maggio 2017

“L’Arminuta” di Donatella Di Pietrantonio: un romanzo indimenticabile tra figlie, madri e affetti mancati

L'Arminuta, Donatella Di Pietrantonio
“Nel tempo ho perso anche quell'idea confusa di normalità e oggi davvero ignoro che luogo sia una madre. Mi manca come può mancare la salute, un riparo, una certezza. È un vuoto persistente, che conosco ma non supero. Gira la testa guardarci dentro. Un paesaggio desolato che di notte toglie il sonno e fabbrica incubi nel poco che lascia. La sola madre che non ho mai perduto è quella delle mie paure.”
Lei è l’Arminuta (la ritornata), l’altra sua sorella Adriana. Poi il fratello Vincenzo e quei genitori “veri” che dopo quattordici anni l’hanno ripresa con loro, nonostante lei fosse cresciuta con altre persone. Un giorno così, senza preavviso, ha dovuto raccogliere le sue cose e trasferirsi dalla città sul mare, in Abruzzo al paese di montagna che la vide nascere. Ma lei non capisce il perché di tutto questo. Ha fatto qualcosa di male per il quale motivo si siano stancati di lei? E quanto i suoi veri genitori sono felici di riaverla lì? Forse non hanno neppure il tempo di pensarci, presi dal lavoro e dalla numerosa famiglia. Se non altro c’è Adriana, quella sorella fino a poco prima sconosciuta, così diversa ma così simile nel profondo. E poi chissà, forse un giorno gli altri genitori la vorranno nuovamente con loro e sarà stato tutto un sogno

Non avevo mai letto nulla di Donatella Di Pietrantonio ma da tempo vedevo girare questo libro la cui trama mi incuriosiva. Poi il messaggio di un’amica, una lettrice assidua ed appassionata, che ne parlava come di uno dei più bei libri mai letti, e mi ci sono buttata. Posso ora dire che aveva ragione. “L’Arminuta” (Einaudi, febbraio 2017) è un qualcosa di unico, una storia raccontata in maniera così diretta da colpire con ogni parola ed immagine. 

Definirlo romanzo di formazione sarebbe riduttivo perché è molto di più. Si scava tra i sentimenti umani, con uno stile scarno e per questo ancora più diretto l’autrice sonda i misteri dell'essere madre e tutto ciò che essa implica. Lo fa dal punto di vista dei figli, di ciò che loro percepiscono e talvolta fanno fatica a comprendere. Osserva i comportamenti dei figli e dei genitori, senza tralasciare nulla né da una parte né dall'altra. 

Ed il lettore ascolta inerme, si immerge nella storia, vorrebbe poter abbracciare le protagoniste, queste donne così forti ma umanamente sensibili e talvolta sfinite in maniera inevitabile.
Donatella Di Pietrantonio

“L’Arminuta” è spiazzante, ti travolge e ti lascia così, senza parole per quelle verità scomode e per troppo tempo nascoste, senza la possibilità di versare una lacrima per quelle bambine e donne che hanno dovuto affrontare una realtà non certo semplice. 

E poi ci sono le madri, la madre, quella biologica, povera di gesti d’affetto per i figli, l’altra madre, quella che ha rimandato indietro la figlia come un pacco divenuto indesiderato, e la madre dell’amica che tenta di donare un po’ del suo affetto.

C’è poi l’Abruzzo con la sua terra aspra, la montagna, il mare e c’è Adriana, la sorella inattesa, così piccola e selvaggia e fonte preziosa di amore, comprensione, così giovane ma testimone involontaria di storie e fatti che l’hanno fatta crescere troppo in fretta. Un pezzo di storia italiana tra i più veri. 

“Ci siamo fermate una di fronte all’altra, così sole e vicine, io immersa fino al petto e lei al collo. Mia sorella. Come un fiore improbabile, cresciuto su un piccolo grumo di terra attaccato alla roccia.”

Ci si ritrova così a riflettere sull’importanza dell’infanzia ben vissuta, sul rapporto tra figlia e genitori, sul passato e sul futuro. E l’Arminuta diventa una sorta di metafora della vita, la protagonista di una storia che potrebbe essere reale, uno dei più bei personaggi femminili della letteratura italiana. 

L’Arminuta non si dimentica, la si ama e conclusa l’ultima pagina si continua a stare con lei e a chiedersi cosa stia facendo ora senza di noi.



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