domenica 4 settembre 2016

“Nessuno esca piangendo” di Marta Verna: può una coppia essere felice anche senza figli?

Nessuno esca piangendo
“Questa infelicità a due è stata un’esperienza nuova, faticosa ed emozionante al tempo stesso. Mi stupisco nel pensare che essa abbia creato in noi un codice comunicativo talmente profondo ed esclusivo da ricordare beffardamente quel senso di magico isolamento dei giovani innamorati. Questa storia racconta di Caterina, che ancora non c’è, e di tutte le Caterine che già ci sono. Dice di una assenza e di molte presenze che cercano uno spazio sicuro dove convivere dentro di me.”
Spesso capita così, ti ritrovi sotto mano un libro, praticamente per caso, ti accorgi che è ciò che volevi leggere in quel momento e che oltretutto si collega ad alcuni fatti di attualità di cui tanto si è parlato in TV e sui social negli ultimi giorni. E allora cominci a leggere e non ti stacchi fino all'ultima pagina. Farlo prima significherebbe rompere quel filo conduttore che ti ha guidato fino al termine del libro e mettere in pausa le riflessioni raccolte nel corso della lettura.

Questo è quanto mi è capitato con “Nessuno esca piangendo” (Utet Libri, 2016) di Marta Verna, un memoir molto forte, a tratti spiazzante e commovente che riesce nel contempo a trasmette una inaspettata leggerezza.

Marta Verna è un medico, un'ematologa pediatrica, che ha deciso di mettere per iscritto una parte della sua vita piuttosto dolorosa trattando il delicato tema dell'infertilità di coppia

Tutto è cominciato quando, insieme al marito, hanno deciso di provare ad avere un figlio, la loro Caterina ‘che non esiste’. Dopo un primo periodo di tentativi hanno capito di doversi rivolgere a degli specialisti ma a nulla sono servite visite, cicli ormonali, fecondazione assistita e consigli degli esperti.

Marta non riesce però a farsene una ragione e non comprende da dove derivi questa sua necessità divenuta forse ossessione. Ci sono poi i bambini, quelli che incontra al lavoro, malati e talvolta condannati alla morte. Storie tristi che aiutano però a comprendere quanto di positivo si possa dedurre persino da queste terribili esperienze.

“Nessuno esca piangendo” è una confessione dolorosa di Marta in quanto donna. Una donna che fin da piccola ha ben chiari i limiti del genere femminile e che ha osservato la sua e altre famiglie svolgere percorsi ‘tradizionali’ comprendenti il matrimonio e l’arrivo dei figli.

Marta Verna
E leggendo le sue parole così dure e taglienti non si può non pensare alle trovate della Lorenzin, attuale Ministro della salute, di qualche giorno fa relative al “Fertility Day” con messaggi del tipo “La bellezza non ha età, la fertilità sì” o “Datti una mossa! Non aspettare la cicogna!”, come dire: muovetevi a fare dei figli o verrete esclusi dalla società perché la vostra esistenza non avrà un senso.

Marta si domanda ad un certo punto se questo suo desiderio derivi da un istinto insito negli esseri viventi, animali compresi, o se si tratti di una sorta di imposizione della società che mostra la donna come una ‘sfornatrice’ di pargoletti, la cui massima aspirazione debba essere quella di diventare madre. Con questo non voglio dire che avere figli sia una cosa negativa, assolutamente, ma si può essere madri in tanti modi diversi e lo si può essere senza costrizioni.

A parte questo, ogni donna sa di non poter avere figli dopo una certa età e che la menopausa segna il momento di cesura tra i due periodi dell’esistenza e questo crea una certa ansia. Ma è giusto che ciò accada? Che ci si debba sentire come se fossimo inseguite da un orologio biologico, il quale, scoccata la mezzanotte, si porterebbe via la nostra felicità? Ed è giusto che una coppia viva nell’infelicità per la non presenza di figli, qualunque sia il motivo del loro non arrivo?

Fertility Day
Non è semplice riemergere da questo libro senza piangere, come richiederebbe il titolo. Marta ha espresso e dato voce ad alcuni pensieri tra i più diffusi fra le donne e talvolta anche negli uomini, per quanto questi vengano sempre, o quasi, tacciati di insensibilità cronica.

Marta trasmette speranza, nonostante le sue insicurezza e il suo cercare di comprendere quale sia il reale traguardo di questa nostra esistenza.

Chissà quante coppie, quante donne, si rispecchieranno tra queste pagine, quanti genitori disperati o memori di fatti ormai lontani.

Marta infonde infine passione, quella che lei mette in tutto ciò che fa, il suo lavoro e la sua stessa infelicità, così profonda ma in fondo condivisa da molte più persone di quanto non si possa immaginare. 

Un libro in cui ritrovarsi, dentro il quale riflettere, una storia da condividere, da tenere nel cuore.



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