Il giorno dell'ape, Paul Murray
“Prima di diventare padre, Dickie si immaginava che crescere un figlio fosse una versione più impegnativa di dell’avere un animale domestico. Un bambino, pensava, era una creatura essenzialmente passiva, un recipiente da riempire con il tuo amore. Quelle era almeno l’impressione che se ne ricavava dalla tv.”
La famiglia Barnes sembrava perfetta prima che il padre, Dickie,
portasse al fallimento la concessionaria affidatagli dal padre. Questo è
sufficiente a creare un disequilibrio che potrebbe non risolversi mai: Imelda,
la moglie, ha iniziato a vendere gioielli e mobili per guadagnare qualche
soldo, la povertà vissuta fino a poco prima del matrimonio la spaventa; Cass,
la figlia più grande, prima della classe, sta precipitando e crede che potrà
più frequentare l’università a Dublino; PJ, il figlio dodicenne, improvvisa
vittima di bullismo, tenta la fuga da casa per cercare di risolvere la
situazione.
Cosa accadde veramente il giorno dell’ape? E siamo sicuri che il
problema sia il tracollo lavorativo di Dickie? Come si è arrivati a tutto
questo?
“Il giorno dell’ape” (Einaudi, 2025, traduzione di Tommaso
Pincio), libro dell'anno per «The
New York Times», «The Guardian», «The Washington Post», «The New Yorker», «The
Economist». Finalista al Booker Prize, vincitore dell'Irish Book of the Year, del
Nero Book Award per la narrativa e del Premio Strega Europeo 2025, è l’ultimo
romanzo di Paul Murray, scrittore irlandese classe 1975.
Un romanzo il cui successo è innegabile ma i cui pareri sono spesso
contrastanti, talvolta, a mio parere, a causa di una non comprensione
dell’intento dell’autore e delle psicologie dei personaggi.
I capitoli, dedicati ai singoli personaggi, si alternano ed ognuno
presenta caratteristiche differenti e personali. Lo stile resta lo stesso ma,
per fare un esempio, quando la protagonista è Imelda, dal passato difficile e
con il desiderio di cambiare radicalmente vita, la punteggiatura sparisce e
tutto diventa un flusso di coscienza che ha fine solo con il termine del
capitolo. Ciò non rende meno piacevole la lettura né la appesantisce ma ci
permette di immedesimarci ancora di più in questa donna, ora madre e moglie, le
cui origini non smettono di avere un peso non indifferente.
“Le dispiaceva anche per l’ape. Le api stavano morendo ovunque, in tutto
il mondo: PJ ne parlava di continuo. Nessuno conosceva la causa, ma era un male
perché le api portavano il polline di pianta in pianta e, senza di loro, anche
la natura sarebbe morta.”
“Il giorno dell’ape” è anche un mistero nel momento in cui Cass viene a
sapere che il matrimonio della madre non andò come doveva a causa di un’ape e
con il coinvolgimento di uno zio, fratello del padre, del quale lei ha sentito
parlare solo in rarissimi casi.
Siamo in un’Irlanda con i suoi traumi, con le sue università prestigiose
e la vita non sempre semplice ed era quasi d’obbligo, tra le oltre settecento
pagine, ricordare l’orrore delle Case Magdalene.
“Facevano parte del convento, un tempo; per sessant’anni ci avevano
mandato le ragazze che avevano <<smarrito la retta via>>, per
tenere la comunità al riparo dai loro comportamenti peccaminosi. Alcune non ne
uscivano più; passavano la vita dietro quelle alte mura grigie a lavare
lenzuola dei preti e delle suore in punizione per i loro vecchi peccati. Erano
tutte morte adesso.”
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Paul Murray |
“Quando chiedevano a Frank cosa volesse fare da grande, lui diceva: Il
criminale, e tutti ridevano. Dickie si sentiva oscurato dal fratello. Frank era
il preferito di papà; Frank era il preferito di chiunque, madre a parte, che
ovviamente preferiva lui solo per pietà, per cui con contava.”
Gelosie tra fratelli, sessualità incerte, drammi familiari, tresche più
o meno nascoste, violenza domestica, povertà e ricchezza, il fascino di Dublino
e quello contrapposto delle zone rurali di un’Irlanda sempre meravigliosa.
Un romanzo che ho amato, ben scritto, che rileggerei e che non sarà
semplice dimenticare.
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