“Umberto se l’è chiesto più volte, in effetti, che cosa li lega, loro due. Perché di legame si tratta, anche se sembrano condividere solo il freddo della macelleria. Qualcosa scorre, tra l’essere di uno e l’essere dell’altro, come proveniente da lontano, come da un nonno in comune ormai morto, mai conosciuto.”
Umberto e Angela non
avrebbero mai immaginato prima di potersi incontrare. Lui sta per andare in
pensione, è un alcolista, è cresciuto a CEP, un quartiere popolare affacciato
sulla laguna di Venezia.
Lei ha da poco superato i venti anni, è appena uscita
dal carcere della Giudecca, proveniente
da una rispettata famiglia ottusamente cattolica, la cui infanzia è stata
scandita dalle ossessioni di un padre bigotto.
Umberto e Angela si incontrano in un supermercato di Mestre dove lui è
un burbero e apprezzato macellaio e lei, ospite di una comunità con la speranza
di ottenere l’affido di suo figlio Martin, è una stagista proprio in quel
reparto.
Lui è stato abbandonato
dalla moglie e dal figlio dopo una
terribile tragedia accaduta vent’anni prima che non ha mai smesso di
tormentarlo; lei ha creduto a Florian, il giovane padre di suo figlio, che l’ha
coinvolta in modo attivo e subdolo in una serie di attività criminali.
“Che deboli le persone, a
volte basta niente per piegarle. E poi ancora niente per raddrizzarle.”
Come era prevedibile
inizialmente Umberto e Angela si scontrano ma sono più vicini di quanto
pensano, con due passati diversi all’apparenza ma non nella sostanza, e si
ritrovano a proteggersi a vicenda, a scoprirsi con tenerezza e con quella
comprensione che da tempo mancava ad entrambi.
Con un finale inaspettato
ma intimamente toccante e importante.
“Sale in gola un fremito
leggero. Una dolcezza, un senso di pietà. Può anche provare ad ascoltarli,
questi piccoli sussulti che increspano il mare di stanchezza in cui galleggia.
Tanto, da perdere non c’è più niente. L’assenza è una forma di vita che non può
durare.”
Quella che ci regala Rita
Ragonese con “La vita contro” (Fazi Editore, 2024) è una favola per adulti in
cui un uomo e una donna tentano di ritrovate la propria dignità, il primo in
silenzio, senza disturbare, pensa di averlo fatto fin troppo nella sua vita; la
seconda con veemenza, trascinata dalla voglia di avere tutto e subito ma senza
credere abbastanza in se stessa.
Un romanzo che tocca nel
profondo, due personaggi che si fanno sentire e ricordare oltre la lettura, un'ambientazione differente che ci permette di conoscere una realtà poco nota dei dintorni di Venezia e Mestre. Rita Ragonese
“Lasciare là Martin e
andarsene, che follia. Angela però ci pensa, a come sarebbe: andare via da
sola, finalmente liberata da quel fardello che è la maternità.”
Un’immagine di maternità,
tra le tante, che esprimono la non meccanicità di tale esperienza.
Una storia difficile che
si riempie di speranza e amore, la consapevolezza che nessuno si salva da solo
perché siamo esseri sociali e nulla vi è di più importante del supporto
reciproco, se sincero, desiderato e voluto.
“Lo amava di amore
filiale, perché alla fine qualcuno bisognerà pure amare nella vita. Che se non
ami qualcuno non potrai mai capire quando odi qualcun altro.”
Link per l'acquisto qui
Nessun commento:
Posta un commento