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La luce fa riflettere, Il "Tossico" indipendente |
“Il tepore del mio corpo mi urlava di piantarla, di comportarmi come se fossi ancora vivo. Ma le conoscevo le regole. Se fossi sceso da quell’utero di stoffa, sarei stato costretto a rinascere per forza, mentre l’unica cosa che volevo era non espormi.”
La pandemia che abbiamo
attraversato (e purtroppo non ancora del tutto superato) ha partorito diverse
‘creature’, più o meno belle. Tra le varie, numerosi libri sono stati scritti
spinti dalla forzata reclusione e dalla situazione paradossale.
Uno di questi è “La luce
fa riflettere” (Scatole Parlanti, 2022) che “Il ‘Tossico’ Indipendente (scrittore
che per molti anni è stato autore musicale e cantautore con ben tre dischi
all’attivo, laureato in Design e Comunicazione ha lavorato nel campo del
marketing per oltre quindici anni, dedicandosi parallelamente alla scrittura di
testi autorali e di racconti brevi) ha rigettato, come un urlo liberatorio,
durante il lockdown tramutandolo nel suo debutto nel mondo dell’editoria
italiana.
Il protagonista è Diego, uomo sui quarant’anni la cui vita precedente ha fatto sì che difficoltà e
malcontenti mai risolti si accumulassero e decidessero di farsi vivi
improvvisamente e tutti insieme. I trascorsi familiari lo hanno letteralmente
distrutto e hanno fatto sì, indirettamente, che diventasse dipendente da farmaci
e sostanze psicotrope. La solitudine ha fatto il resto fino a quel momento catartico
che potrà essere la fine o semplicemente un nuovo differente inizio.
Stare soli non porta mai
a nulla di buono, soprattutto dopo aver trascorso anni della propria vita in
mezzo a persone che spesso hanno disatteso le nostre aspettative e hanno reso
ogni situazione ancora più pesante.
“Mi sentivo troppo
bianco. Tutto quello che volevo fare era riempirmi di qualcosa, smetterla con
quell’assurdo vuoto cosmico che mi rendeva di cristallo.”
“La luce fa riflettere” è
un thriller psicologico che si presenta come un flusso di coscienza necessario
per la sopravvivenza, nonostante tutto il dolore e il desiderio di farla finita
una volta per tutte.
Una madre da seguire con
amore e fatica, un padre fuggitivo che nonostante le poche parole ha lasciato
nel figlio un profondo senso di colpa non del tutto giustificato.
“Non credo che occorra
descrivere cosa provi un bambino abbandonato prima dai suoi nonni materni, poi
da un padre impreparato che preferì fuggirsene al nord, infine, vessato da un
anziano ricco e frustrato, che anteponeva il mio malessere ai suoi giochini in
borsa.”
E poi l’amore per due
donne che sono state importanti in modi differenti e che hanno scavato in lui
solchi profondi fatti di spiragli di luce, di sentimenti e perdizione.
“Dopo quello che era
successo, sarebbe stato impensabile per me restare chiuso dei mesi in casa con
degli specchi come quelli, specchi intenti a rubarmi l’identità. Dovevano
sparire, ne avrei fatto tranquillamente a meno.”
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chi una serenità non l’aveva neppure prima di questo evento.
“La luce fa riflettere”
racconta questo e lo smarrimento di una vita circondata da ‘involucri di
ricordi’, come l’autore stesso li definisce.
Un romanzo davvero
particolare, molto ben scritto e scorrevole.
Non è semplice affrontare
una simile storia (in questo caso si tratta della biografia dell’autore), in
bilico tra vita e morte; ma cosa altro è la nostra esistenza, se non questo, un
tentativo di sopravvivenza alle mille maschere che gli altri ci impongono e la
quotidiana ricerca di un po’ di amore come spunto per andare avanti e non
arrenderci alle brutture attorno a noi e alla sofferenza.
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