I miei bambini hanno i superpoteri, Carlotta Jesi |
“Oggi mia sorella ha una laurea, due figlie e un lavoro che ama. E mentre affonda il cucchiaino nel cuore che il barista ha disegnato al centro del suo cappuccino, scoppia a ridere e mi consiglia: <<Diglielo che è dislessico e che, come me, crescerà più sveglio e in gamba di te, quella secchiona di sua mamma>>. Ci provo. Dopo che hai fatto i test. Dopo che ho imparato a districarmi tra una selva di sigle – DSA, ADHS, BES – e di possibili terapie.”
DSA, BES, PDP, PEI… ne
avete mai sentito parlare? Avete forse dei figli che vanno a scuola e siete
venuti a conoscenza del fatto che alcuni di loro usufruiscono di particolari
agevolazioni?
Ci troviamo in un periodo
storico in cui si tende ad indagare maggiormente, favoriti anche dall'avanzamento delle tecnologie, sui vari disturbi dell’apprendimento.
Spesso
sentiamo dire che Leonardo da Vinci fosse dislessico, che lo fossero anche
Albert Einstein, Roald Dahl e tanti altri personaggi ancora in vita.
Ma quando si tratta di
qualcosa di più reale, quando ci si accorge che si tratta di un disturbo molto
più diffuso di quanto potessimo immaginare forse le cose cambiano?
Perché dover
sentire genitori che si lamentano di queste ‘agevolazioni’ o altri che
ironizzano sul fatto che ‘oggi sono tutti dislessici’?
In fondo è un po’ come
quando si parla di cancro e si pensa che una volta non ci si ammalasse di
questo. Semplicemente non veniva diagnosticato e se una persona moriva per una
malattia sconosciuta non vi era molto da dire al riguardo. Fortunatamente la
medicina ha fatto progressi e tutto dovrebbe essere più semplice, a livello
personale e scolastico. Ma è davvero così?
DSA |
Carlotta Jesi ha scritto
un libro davvero utile per la comprensione di ciò che accade tra figli con DSA,
genitori, insegnanti, e personale medico. “I miei bambini hanno i superpoteri”
(Sperling & Kupfer, gennaio 2017) è lo sfogo, talvolta in forma ironica, sdrammatizzare
è più che mai necessario, di una madre che ha dovuto reinventarsi e ingegnarsi
per aiutare il proprio figlio a non sentirsi inferiore agli altri, nonostante
l’incomprensione degli insegnanti non ancora pronti, né istruiti a sufficienza, ad avere a
che fare con bambini dalle capacità superiori a quanto si potrebbe pensare.
Una madre volenterosa ma
che troppo spesso si è sentita sola, anche se ha letto di quel DSA sulla carta
e ha visto il PDP con l’indicazione degli strumenti compensativi per il suo bambino.
Perché la scuola non può
adattarsi all’idea che ogni studente possieda un suo cervello e che possa così
studiare e svolgere compiti in modo differente dagli altri? Per quale ragione
si continua a voler uniformare gli studenti, ottenendo invece il risultato
opposto?
Carlotta Jesi |
Carlotta Jesi ricorda i
vari momenti della giornata del figlio, la vita fuori e dentro la scuola,
l’importanza dello sport e delle attività extrascolastiche, le scoperte
riguardanti le sue intuizioni e la capacità di svolgere determinati lavori
con ingegno tanto spontaneo da lasciare strabiliati.
Una storia che potrà
essere utile ad altri genitori di figli con DSA, l’esempio di una famiglia alla
prese con momenti difficili, con una stanchezza fisica e psicologica complicata
da scacciare via, con la visione di un futuro che non potrà che essere
migliore, con l’impegno per un figlio che quando rileggerà queste pagine potrà
rendersi conto in maniera più consapevole di ciò che è stato e che si auspica
non sarà più, per lui e per tanti altri bambini.
Un libro che fa riflettere,
che suggerisce quanto possa essere sbagliato giudicare prima di conoscere i
fatti. E poi, avete mai pensato che, visti i numeri dei DSA, questi possano
rappresentare la ‘normalità’ e che ad avere ‘qualcosa che non va’ siano gli
altri?
“Ecco come ce l’abbiamo fatta! Imparando a riconoscere, e a usare, i superpoteri che la dislessia si porta appresso: immaginazione, intuito, creatività. Sfidarla con le sue stesse armi? L’idea è questa. Per sentirci ogni giorno un po’ più forti e rispedire al mittente l’infida tiritera che ti sussurra in testa: <<Non sei capace, non ce la farai mai, non vali niente>>. Scommettiamo che è il contrario?”
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