Nessuno come noi, Luca Bianchini |
“La primavera ha la capacità di rendere più bella la felicità e più cupa la tristezza, come se quei colori pastello esaltassero gli stati d’animo. Quindi, malgrado i prati verdi e gli alberi in fiore che circondavano il cortile della scuola, Cate vedeva tutto nero, come la faccia di Vince, che aveva trascinato fuori per essere sicura che nessuno potesse sentirli.”
“Nessuno come noi”
(Mondadori, 2017) è uno dei libri tra i più reclamizzati e letti di questo ultimo
mese. In tanti l’hanno atteso con ansia e avendo già letto in passato libri di
Luca Bianchini mi ha incuriosito e così ecco che anche io mi sono ritrovata tra
le pagine insieme a Vince, Cate, Romeo e gli altri.
“Nessuno come noi” è una
storia con protagonisti adolescenti degli anni Ottanta alle prese con la
scuola, con le amicizie, con genitori esigenti ma sempre pronti ad esaudire le
richieste dei figli, e con i primi amori.
Fino a qui potrebbe
risultare qualcosa di trito e ritrito e confesso che dopo qualche pagina avevo
paura di trovarmi davanti ad una sorta di lista di tutto ciò che si poteva
trovare in quegli anni, dal marchio più noto di zaini alla soap opera di cui
tutti parlavano. Ma è stato sufficiente andare avanti di poco per capire che
c’era di più.
C’è la voglia di
ricordare degli anni che per milioni di italiani sono stati indimenticabili,
anni nei quali si guardavano quei cartoni animati che oggi non trasmettono più,
nei quali le mamme, ma non solo, si lasciavano travolgere dalla telenovelas mania, nei quali non c’erano telefoni cellulari e le chiamate si
facevano sul fisso ignari di chi ci avrebbe poi risposto.
“Nessuno come noi” è il
romanzo di chi, come lo stesso Bianchini, quegli anni li ha vissuti in modo profondo
perché erano i suoi e ciò che c’era allora non c’è più stato. Sono
duecentocinquanta pagine circa pregne di atmosfere, sensazioni, emozioni,
volti, strade, città, ricordi, speranze.
Luca Bianchini |
Un romanzo di formazione
che si trasforma in un viaggio nel tempo, una sorta di ripasso per chi ha
vissuto in quel modo la propria adolescenza, per chi era nella Torino delle
fabbriche e della mitica Fiat, o nel resto d’Italia, per chi ricorda i
paninari, per chi, con pochi spiccioli, comprava la merenda dai bidelli della
scuola e sognava di fare acquisti sfogliando il catalogo Postal Market.
Insomma, una storia che
coinvolge il lettore non tanto per i personaggi, che sono comunque carini e piacevoli, e nei
quali ci si può identificare piuttosto facilmente, ma soprattutto per
l’atmosfera che si respira, un qualcosa di passato che alberga però, sempre
presente, nei cuori di tante persone.
Da leggere tutto d’un
fiato, un’occasione per fare un sogno ad occhi aperti rendendosi infine conto
che dopotutto in quelle pagine ci siamo anche noi, e che di quegli anni,
ricordando Raf che si chiedeva ‘cosa
resterà di questi Anni Ottanta’, ci è rimasto molto più di quanto avremmo mai
potuto immaginare!
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